Intento del regista è dimostrare il colpevole silenzio del Vaticano durante la persecuzione ebraica ad opera dei nazisti; peccato che non tanto le interpretazioni quanto le ambientazioni siano veramente tirate via... Allora perché? Beh, c'è una sola scena che da sola vale tutto il film, e cioè i carri bestiame che vanno chiusi in una direzione e poi nella direzione opposta aperti e vuoti. La locandina fece tantissimo scalpore, all'uscita del film.
Il regista vuole fare denuncia del silenzio ufficiale ecclesiastico durante l'olocausto e sicuramente l'argomento merita la massima attenzione. Meritava però anche una sceneggiatura un po' meno didascalica e forse dei personaggi un po' più a luci e ombre. Sembra un film riuscito a metà: buone le intenzioni ma frettoloso.
Discontinuo film di Costa-Gavras che alterna cose buone ad altre meno buone: interessanti gli interrogativi posti e le tematiche affrontate (non solo quella del silenzio colpevole del Vaticano ma anche l'illustrazione del "sistema industriale" escogitato dai tedeschi per eliminare gli ebrei) troppo spettacolari e gratuite, a mio avviso, alcune scelte narrative (si veda il destino di Fontana jr). In ogni caso pur essendo lontano dalla perfezione è un film che pone domande ed invita alla riflessione. Visti i tempi che corrono non è poco.
Chi contava poco fece il poco che poteva per impedire con ogni mezzo l'orrore. Chi contava molto invece non fece nulla, pur sapendo. Orrore su orrore, responsabilità dirette e corresponsabilità morali. Uno squarcio doveroso sull'inerzia della chiesa di fronte all'olocausto, inerzia tanto più odiosa quanto criminale, specie nel dopoguerra, quando una parte della gerarchia vaticana si adoperò per mettere in salvo non pochi dei responsabili di quell'abominio. Ottimo film.
Con questo adattamento della pièce teatrale "Der Stellvertreter", Costa-Gavras ha toccato un punto dolente quasi mai esplorato dal cinema, ovvero il rapporto di complicità, quando non di sostegno, del Vaticano nei confronti del regime nazista. La descrizione di un orrore fisico e morale è giustamente fredda, senza concessioni al sentimentalismo, né al cinismo. Il punto debole è però l'aspetto visivo molto semplice, che non contribuisce molto all'efficacia della ricostruzione storica.
Meritorio l'intento del regista di raccontare una pagina oscura della seconda guerra mondiale, il collaborazionismo del Vaticano al regime nazista. Purtroppo il risultato non è all'altezza: qualche scena di indubbio impatto nel contesto di una narrazione "piatta", quasi da sceneggiato televisivo, con personaggi scarsamente interessanti interpretati da attori con poca personalità. Un'occasione sprecata, visto il talento del regista, forse dovuta ad un budget limitato.
La connivenza tra Wehrmacht e Vaticano, la vigliaccheria delle totenkopf e la pavidità della santa sede scrivono un pezzo di storia e dimostrano che la svastica altro non è che un crocefisso spezzato e ricomposto (e viceversa). Costa-Gavras lascia i fatti parlino da sé, usando come tramite e microscopio il bug di sistema della curiosa obiezione di coscienza schindleriana di una SS, che nulla può contro l'egemonia di un manicheismo binario che presto si ripercuote malamente anche su un film che ha comunque il pregio di rammentarci che ogni forma di futuro distopico è già alle nostre spalle.
Di film sugli orrori del nazismo e sull'Olocausto ne sono stati girati molti, ma ci voleva tutto il coraggio di Costa-Gavras per denunciare l'inerzia e il silenzio complice del Vaticano. La confezione un po' televisiva e qualche eccesso melodrammatico intaccano solo in minima parte la qualità di una pellicola scomoda, costruita con abile tensione narrativa e capace di far riflettere e di suscitare la giusta dosa di indignazione anche senza dover mostrare scene raccapriccianti. Nel suo genere - e non solo - una mosca bianca.
E' un film "bello" questo Amen? No, la regia è diligente più che ispirata, la messa in scena piuttosto piatta, le interpretazioni poco memorabili, il mescolare personaggi reali con altri di finzione lascia perplessi. E' un film comunque da vedere? Si, perché affronta senza ipocrisia un tema taciuto come la complicità della gerarchia della Chiesa cattolica con il regime nazista che la spinse a non intervenire in alcun modo per denunciare l'orrore dei campi di sterminio. Film modesto in se stesso ma in grado di suscitare interrogativi pesanti spingendo all'approfondimento.
Costa-Gavras si conferma regista impegnato e coraggioso scegliendo di raccontare - adattando il testo teatrale "Der Stellvertreter" - il colpevole e complice silenzio del Vaticano durante gli eccidi perpetrati dai nazisti. Il film è ben lontano dall'essere perfetto, la sceneggiatura è didascalica ma la tensione narrativa regge la durata e la descrizione del muro di gomma che si trovano ad affrontare Fontana e Gerstein è efficace. Tra gli attori Tukur non riesce a trasmettere pienamente i tormenti di Gerstein e Mühe ruba la scena a tutti. Belle le musiche di Armand Amar.
MEMORABILE: Gerstein che scopre l'uso della sua invenzione; I treni mostrati tristemente vuoti; Il dottore a casa di Gerstein; La parte finale.
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Ho visto il film al cinema, quindi un pò di tempo fa, ma ho ancora bene in mente l'impressione che mi fece, riportata nelle righe del mio commento.
Il tema è doveroso e indiscutibilmente importante ma le ottime intenzioni del regista si sono un pò arenate in una rappresentazione troppo superficiale e non abbastanza approfondita.
I personaggi mi sono parsi un pò abbozzati e troppo "simbolici" come l'etereo sacerdote che sta a rappresentare la parte più in buona fede del discusso e ambiguo clero.
Avrei preferito una rappresentazione legata a personaggi più definiti e meno allegorici, più "Storia" e meno "Metafora".
Non so se mi sono spiegato, gradirei comunque visionare ancora la pellicola, si tratta decisamente di un film coraggioso.
Complimenti a Kaciaro per aver introdotto una discussione su un film per nulla banale.
Lodevoli intento del film e il coraggio del regista. Peccato che la pellicola abbia troppi
aspetti poco convincenti non solo da un punto di
vista "storico" ma anche dal lato squisitamente filmico.
D'altronde la figura di Pio XII è una delle più controverse degli ultimi tempi, che spesso (va detto) viene però trattata con troppo pregiudizio.
Cotola ebbe a dire: Lodevoli intento del film e il coraggio del regista. Peccato che la pellicola abbia troppi
aspetti poco convincenti non solo da un punto di
vista "storico" ma anche dal lato squisitamente filmico.
D'altronde la figura di Pio XII è una delle più controverse degli ultimi tempi, che spesso (va detto) viene però trattata con troppo pregiudizio.
Assolutamente d'accordo. Diciamo che l'importanza dell'argomento meritava una pellicola più solida sotto molti aspetti.
Nel suo commento, Hackett ebbe a dire: buone le intenzioni ma frettoloso.
certo che (s)qualificare frettoloso un film che si prende ben due ore e un quarto per puntellare sulla connivenza tra wehrmacht e vaticano...beh... :D :D
Pensa che non ricordavo neanche fosse cosí lungo! in realtá mi ha lasciato poco, per questo lo considero un pó superficiale rispetto alle mie aspettative. Ovviamente é una mia personale opinione che non vuole accanirsi contro un film che comunque tenta qualcosa di coraggioso.
Hackett ebbe a dire: Pensa che non ricordavo neanche fosse cosí lungo! in realtá mi ha lasciato poco, per questo lo considero un pó superficiale rispetto alle mie aspettative. Ovviamente é una mia personale opinione che non vuole accanirsi contro un film che comunque tenta qualcosa di coraggioso.
sì, come puoi leggere dal commento anche a me non è che abbia fatto piroettar di gioia. voleva perlopiù essere una battuta. avevo comunque capito cosa intendessi. forse più che superficiale è un po' pedissequo, espositivo e televisivo rispetto ai fatti che intende riportare, e può dare l'idea di essere troppo tagliato col machete, ma alla fin fine a ben pensarci una SS che denuncia le SS è già in sé qualcosa di sfumato, una bella curiosità da museo. penso però che se il regista avesse preso accoratamente posizione metà degli spettatori gli avrebbero dato del fazioso e la metà più partigiana l'avrebbe difeso a spasa tratta.
è in ogni caso un pezzo di storia che, al di là dei mezzi e dei modi con cui lo si racconta, è stato giusto riconsegnare alla memoria soprattutto in un'epoca come questa.