Rebis ebbe a dire:Ed eccomi giunto alla quinta notte buiesca, che ha raggiunto ormai una cadenza settimanale (ma mancano solo due titoli per concluderla).
Bellissimo. Senza mezzi termini. Un vero esercizio di stilizzazione visiva e narrativa, quasi un film "arty" (penso a tutte le sequenze girate dentro il faro, colmo di quadri surreali, espressionisti che creano false prospettive, azzardi cromatici, spaesamento; ma anche alle singole scene madri, sempre imprevedibili grazie all'uso del montaggio e del sonoro) che riesce a scatenare paura, incombenza, un senso tangibile di minaccia senza mai perdere di vista la ricercatezza - e la ricchezza - dello stile.
In buona sostanza è il riadattamento non dichiarato di un celebre racconto di Lovecraft "La maschera di Innsmouth" (sfruttato anche da De Ossorio per Terror Beach e da Gordon per Dagon) dove gli abitanti di un villagio in seguito a un patto ancestrale con le creature del mare cominciano a trasmuatre in pesci... Ma il film di Huyck è un post-Romero e quindi si aggiorna di buon grado alla zombificazione come processo pandemico (probabilmente anche per ragioni di budget: massima resa a costo zero). D'accordo, narrativamente il film non c'è, ma è notevole il modo in cui vengono sfruttati i pochi mezzi per generare un denso clima incubotico... e ci sono vere sequenze da antologia: quella del cinema naturalmente - che avrà scatenato non poca apprensione all'epoca negli spettatori in sala (fantastica la mano insanguinata che annaspa nello schermo bianco) - ma anche il lungo incipit è memorabile con la sagoma oscura che avanza lungo il corridoio della clinica farneticando; notevole quella del supermarket e d'effetto la "trasmutazione" della protagonista con rigurgiti di vermi e insetti. Ma il top è il ritorno del padre che, ferito, scivola in mezzo ai suoi colori impantanandosi in un amalgama di pittura e sangue! Pura pop art!Ah, Rebis, che delizioso commento lungo hai fatto ad uno dei miei horror settantiani di culto in assoluto (insieme al liebermaniano
La Sindrome del Terrore)
Agorafobico, notturno, inquietante e surreale, astratto e incubotico, diamante grezzo che ho preferito alle
Notti romeriane (ebbene sì)
L'incipt con i fidanzatini sul dondolo, la stazione di servizio notturna, il cinema (in netto anticipo sui
Dèmoni baviani), il supermarket, il senso di desolazione e di angoscia, l'auto della polizia che arriva (con agghiacciante sorpresa), il sangue dagli occhi (Fulci lo terrà bene a mente, anche perchè
Paura nella città dei morti viventi viene da quì), il furgoncino con gli "zombi" in catalessi che guardano alla luna, il finale terrifico d'assedio con gli "zombi" che scendono dal soffitto.
Vero, pare
La Notte dei Morti Viventi inzuppato di "pop art" e Gary Sherman se nè ricorderà per
Morti e SepoltiAh, che soddisfazione, Rebis, quando le notti "buiesche" danno questi entusiasmi :)