1980. La Fiat si ritrova a dover licenziare (almeno secondo i dirigenti) più di ventimila operai. In mezzo a tutto questo (marce, scioperi, scontri) nasce l'amore tra un operaio duro e puro e una laureanda che lavora ai piani alti e ha già una relazione con un ingegnere Fiat. Il vero merito di questo film è di costituire un notevole documento storico, con immagini di quel tumultuoso periodo. Per il resto, è la solita tiritera del trio amoroso (con padre scontento annesso). P.S. Pare che a lei basti sentire odore di olio-motore e sudore per sbarellare. Mah, sarà... Vedibile.
MEMORABILE: La canzone "Crapa pelata" durante i titoli di testa, con belle immagini d'epoca della Fiat.
Mediocrissimo film italiano. La storiella d'amore tra i due oltre ad essere banalissima è chiaramente un pretesto per mettere in scena i fatti sopra citati con un occhio chiaramente di parte (anche se la narrazione è lenta, estenuante e noiosissima). Tra tumulti vari, bandiere rosse un po' ovunque e scene troncate senza motivo, arrivare in fondo diventa un'impresa durissima e non aiuta di certo il cast, con un protagonista anonimo e inespressivo e una serie di attori pressapoco dello stesso livello. Da evitare.
Buon film italiano capace di coniugare storia personale con un pezzo di Storia d'Italia. Si apprezza il tono medio drammatico che non butta tutto in farsa alla Wertmuller (e i presupposti c'erano tutti). Buon uso di immagini di repertorio coniugate con le riprese d'oggi. Bravi i due protagonisti, ma spiccano anche i comprimari, capitanati dal sempre in gamba Colangeli. Non convince invece l'appiccicato epilogo nei giorni nostri... coi due protagonisti per nulla invecchiati. Da vedere.
Un po' a metà strada tra il bozzetto, con una storia d'amore stravista, ed il para-documentario caratterizzato dai molti filmati d'epoca (c'è pure un comizio di Berlinguer). Né carne né pesce dunque, anche se la notevole scorrevolezza della narrazione unita all'innata simpatia e al talento (qui mostrato solo a tratti) del Timi sono un buon motivo per vederlo. La Solarino zoppica un po' nella recitazione ma ha il suo perché. Certo è che se fosse stato ambientato ai giorni nostri in una qualsiasi fabbrica di elettrodomestici il film non si sarebbe fatto...
Non mi ha convinto. Con un occhio a La classe operaia di Petri (sacrilegio!) e uno a Love Story, il film scorre velocissimo senza che lo spettatore capisca il perché di certe azioni. Gli attori si impegnano (il migliore è Gifuni), ma è proprio la sceneggiatura ad ingabbiarli in una storia faticosa da seguire. Più interessanti gli inserti documentari, a cominciare dai titoli di testa con Crapapelada. Finale aperto (?).
Dopo La mia generazione, altro tentativo per Wilma Labate di approcciar la sfuggente realtà degli anni '80 italiani, tra energie che si pensava di poter ancora liberare e quel riflusso delle coscienze, i cui effetti non si son ancora attutiti nell'oggi politico-sociale. Alle alte ambizioni, però, corrisponde una visione cinematografica carino-minimalista a tratti fastidiosa, in cui la storia è del tutto affidata al materiale di repertorio, mentre la bravura del cast (notevoli Timi e Impacciatore) non sopperisce ad un impianto narrativo molto tradizionale.
Tristi amori in quel di Torino, nel corso delle proteste operaie contro i licenziamenti di massa della Fiat nel 1980... Se l'intento era quello di veicolare un pezzo significato della storia dello scontro di classe nel nostro paese attraverso una storia, accattivante per il pubblico, di contrasti sentimental/familiari, l'obiettivo non si può dire raggiunto: a parte i reperti documentari, il primo tema è affrontato in maniera piatta e didascalica, mentre il secondo non riesce ad interessare, non riuscendo a sublimare la banalità di fondo con lo stile o interpretazioni di particolare rilievo.
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CuriositàCangaceiro • 28/01/09 12:49 Call center Davinotti - 739 interventi
In uno dei vari filmati d'epoca è riconoscibile anche un giovane Piero Fassino mentre partecipa ad un corteo.
Questo film a mio avviso è un'occasione sprecata. Ci sono a disposizione due attori della nuova generazione, il "dannato" Timi e la Solarino apprezzata in La febbre, il sempre valido Gifuni, bravi caratteristi come la Impacciatore, e cosa ne viene fuori? Un colpo di fulmine rapidissimo dove il personaggio di Sergio ricorda vagamente il Gandhi- Pozzetto de La patata bollente!
Ciao Gugly.
Mha...grosso modo quello che penso del film l'ho espresso nel commento.Non la definirei un'occasione sprecata,più che altro ho avuto l'impressione che la regista e le altre sceneggiatrici non avessero addirittura ben chiaro quello che dovevano/volevano fare.
Forse non è un problema per una pellicola del genere,ma c'è da ammettere poi che è stata girata palesemente con 4 lire.
Gugly ebbe a dire: Esatto, regia e sceneggiatura non sapevano bene dove parare...certo il duro, puro e bruto umbro ha il suo perchè,ma non basta per un film :pGiusto...per me Timi è molto bravo ma qui è malsfruttato.