Probabilmente uno dei ruoli che nella carriera di Harrison Ford più ne hanno valorizzato le potenzialità: è infatti lui, prima di ogni altra cosa, a lasciare il segno, in questo dramma piuttosto bolso con un avvocato che una sera, durante una rapina in un negozio, viene raggiunto da due proiettili dopo aver sottovalutato le minacce di chi gli intimava di consegnargli il portafogli. Uno lo colpisce nell'unica zona del cervello "non a rischio", l'altro a un'arteria che spezzandosi gli provoca un'anossia (l'ossigeno non viene pompato al cervello). La conseguenza è che Henry Turner si ritrova sul letto d'ospedale in stato d'incoscienza e, quand'anche torna in sé, non parla né cammina. La moglie (Benning)...Leggi tutto non sa che fare, la figlia (Allen) sembra rassegnata. A forza di esercizi mentali e fisici, tuttavia, Henry riacquista la parola e persino la motricità. E' solo la memoria a non funzionare, ma quello forse non è il male peggiore; anche perché della vita antecedente il dramma non sappiamo poi molto e le sorprese per la coppia potrebbero non essere affatto positive. Un paio salteranno fuori, ma la parte più importante del film riguarda comunque la progressiva riabilitazione di Henry, sostenuta come detto da un Ford semplicemente perfetto nel rendere lo spaesamento del personaggio e i diversi gradi di miglioramento, mai definitivi. Perché c'è sempre qualcosa che sfugge, nel comportamento di Harry e non sempre si capisce di cosa si tratti. E' il punto di forza di un film in cui invece chi gira intorno al protagonista ricalca stereotipi poco interessanti; a cominciare dalla moglie, cui Annette Benning dà però buon spessore umano sia nei rapporti con la figlia che, soprattutto, nel confronto costante con Henry, inizialmente per nulla convinto di lasciare l'ospedale per andare a vivere con una donna che di fatto è come non conoscesse. A fargli cambiare idea (geniale) non l'affetto della donna ma il fatto di ricordare che in casa di lei c'è una moquette grigia, come se fondamentale per lui sia prima di tutto l'agganciarsi a qualcosa di tangibile che stimoli la memoria. Inevitabile (per comunicare un preciso messaggio) il ricorso a semplicizzazioni nel disegno del carattere di Henry in modo da far risaltare le due diverse facce dello stesso, puntando a valorizzare l'idiot savant come nella più tipica tradizione del cinema "educativo" statunitense. La regia di Nichols è in ogni caso solida e il film si fa seguire senza troppi rimpianti, anche se nella seconda parte tutto si fa più scontato e l'eccesso di zucchero e lacrime rischia di produrre un cocktail indigesto.
Abbondanza di melassa e buoni sentimenti. Henry (Harrison Ford), avvocato senza scrupoli e di successo, esce dal coma causato da un colpo di pistola di un rapinatore, ma si ritrova senza memoria. Rientra in famiglia ma scopre, progressivamente, che la sua precedente vita era un fallimento con gli amici e con la famiglia. Contavano solo i soldi e il successo. Il film in fondo è una variante del tema "crisi di coscienza di un avvocato" ma superficiale e troppo smielata. Bravi gli attori, che valgono la visione.
La storia di per sè è banale e poco originale: Henry Ford interpreta un avvocato di successo (ovviamente senza scupoli, sennò come potrebbe essere di successo?). La sua vita cambia drasticamente quando rimane vittima di un rapinatore e uscito dal coma non ha più nessun ricordo riguardo alla sua vita. Piano piano si renderà conto che i veri valori non sono solo il denaro e il successo. Buona la morale ma non buona la trama del film. Di valido rimangono l'interpretazione di tutti gli attori e la diligente regia di Mike Nichols.
Raccontino edificante dell'un tempo più caustico Nichols. Appena intascato un pingue assegno l'ex-brillante autore e l'eclettico Harrison Ford si affannano a propinarci la risaputa solfa "i-soldi-non-sono-tutto-nella-vita", con tanto di pirandellismi da mercatino dell'usato. A ripensarci, poi, con una moglie come la Bening (al solito simpatica come una fuga di gas) l'amnesia aveva i suoi vantaggi. Il che vale anche rispetto a questo film.
Film decisamente buonista per l'altrove molto più caustico (ed efficace) regista Mike Nichols. Lo stress post-traumatico trasforma caratterialmente il già cinico avvocato interpretato (bene) da Harrison Ford, imprimendo una decisa svolta alla sua vita. Il problema del film è il tono eccessivamente buonista impresso alla pellicola, che fa scivolare l'opera verso un eccesso di zuccherosità e melensaggine evitando (volutamente) di affrontare problemi ed insicurezza profonde dei soggetti colpiti da gravi traumi.
Un avvocato spocchioso ed antipatico finisce in coma a seguito di uno sparo ricevuto durante una rapina. Risvegliatosi si rivelerà essere un'altra persona. Dramma un po' scialbo e, forse, troppo buonista che tuttavia ha il pregio di essere esente da pugni nello stomaco dello spettatore e scene strappalacrime. La regia di Nichols è corretta ma nulla più essendo priva di guizzi ed osservazioni graffianti. Da uno come lui ci si aspetterebbe molto di più. In ogni caso si lascia guardare.
Il limite maggiore e più fastidioso di questa pellicola è la sua ostentata vena buonista, che ne permea ogni scena finendo per porci nella condizione di dover a tutti i costi commuoverci; ed è proprio lì che la lacrima fatica, se imposta! Buona la prova di Ford, non alla sua migliore interpretazione ovviamente, che a tratti gigioneggia eccessivamente. Nichols dirige senza troppa verve. Niente degno di nota!
Scontato e non particolarmente emozionante percorso di redenzione del solito ricco e cinico uomo che, avendo visto la morte negli occhi, decide di tornare sulla retta via. Ford all'epoca tentava di scrollarsi di dosso Indy accettando qualsiasi ruolo drammatico ma la banalità di questa trama non è stata certo una scelta azzecccata. Tutto prevedibile, lacrime e sorrisi.
Fino a circa metà pellicola, il film è più che vedibile, con Ford, praticamente tornato ragazzino dopo il fattaccio, che mette tutti in imbarazzo, colleghi del grande studio compresi (inclusa l'amante). Poi però, la quantità di melassa raggiunge via via livelli preoccupanti, trasformando il tutto in una favola a lieto fine, dove un padre ragazzino si riavvicina alla figlia e alla moglie, passo dopo passo, ingenuità dopo ingenuità. Mediocre e un po' troppo semplicistico.
MEMORABILE: Padre, madre e cagnolino vanno a recuperare la figlia in collegio (qui ormai ero quasi soffocato dalla melassa).
Guardate, Nichols e Ford, che mi avevate fatto commuovere con la storia di questo squalo (=avvocato) che grazie ad una pallottola perde la memoria ma così ha modo di riscoprire il valore degli affetti. Però avete esagerato ed il troppo stroppia. Che cavolo, ad un certo punto mi aspettavo che andasse a cercare il rapinatore per ringraziarlo del favore... Gli aspetti meno piacevoli vengono minimizzati (le difficoltà economiche, le reazioni dei colleghi) ed invece avrebbero potuto rendere più incisiva una storia troppo consolatoria.
Un film che fa dei buoni sentimenti la propria ragion d'essere, quindi non c'è da stupirsi della vena buonista e rassicurante che trasuda da ogni minuto. Per chi cerca quindi questa tipologia di pellicola il film è perfetto, agrodolce, con momenti ideali di pathos emotivo e un pizzico di humour quando serve; per gli altri, si rischia un'overdose di positività e melassa, nonchè un po' di noia. La verità sta nel mezzo, probabilmente, ma secondo me il maggior difetto sta nel troncare la vicenda quando comincia a farsi interessante. Ford convince.
Un film che magari non è da tenere in cineteca ma si lascia guardare quando ripassa in televisione. È vero che certe scene mielose si potevano risparmiare, ma Ford è qui davvero bravo in un ruolo per lui inconsueto. Non è un film da cani, anche se il cane Buddy avrebbe meritato più spazio!
MEMORABILE: Buddy il piccolo cane beagle che ubbidisce al comando di "seduto!".
Una delle migliori interpretazioni di Ford, lontano dai ruoli d'azione che contraddistinguono la sua carriera. È lui il vero punto di forza di un film molto interessante all'inizio ma poi via via sempre più sdolcinato. La Bening pure è molto brava come è simpaticissimo Nunn nel ruolo di Bradley, l'infermiere che aiuta il protagonista a rimettersi in piedi. Notevole perché sa commuovere, sa far sorridere senza mai scadere nella banalità di alcuni drammoni contemporanei.
Un avvocato va in amnesia per i postumi di una rapina e sono gli affetti familiari ad aiutarlo. La trama non manca di spunti morali positivi ma si eccede verso una positività che sfiora la retorica. Nichols si trova a suo agio con le ambientazioni di classe ma non sa imprimere brillantezza a uno svolgimento segnato da un'apatia che lo rende soporifero.
Un avvocato arrivista e senza scrupoli trascura la famiglia e se stesso fino al giorno in cui un grave incidente gli farà perdere la memoria. Film che fa riflettere sulle infinite possibilità che la vita ci può dare per riscattarci anche quando tutto sembra essere ineluttabilmente indirizzato verso un'unica via. Harrison Ford è molto convincente nella parte del protagonista.
MEMORABILE: La scoperta della precedente doppia vita sentimentale della coppia.
L'espressione stranita di Harrison Ford si attaglia alla perfezione al ruolo richiesto dal film di Nichols, in cui un avvocato deciso e senza scrupoli rimane ferito durante una rapina, perdendo la memoria. Dovendo ricominciare tutto daccapo, si trasforma in una persona migliore, gentile e disponibile. Molti i luoghi comuni e le situazioni mielose, però la visione è piacevole.
Avvocato di successo con famiglia come appendice a coronamento dei propri trionfi rimarrà ferito in una rapina; la riabilitazione lo porterà a comprendere che, nel campo della vita, giocava nel modo sbagliato e a riacquistare valori di più alto lignaggio. Film furbo che spinge forte sull'emotività dello spettatore, ma costruito con una discreta maestria e perizia. Bravi Ford e la Bening, molto azzeccato il ruolo di Nunn, qui più defilato eppure figura di rara importanza. Decisamente zuccheroso, ma abbastanza vedibile.
Insopportabile ipocrisia americana spacciata per buonismo: non è certo consequenziale che un marito fedifrago si redima a causa di un grave incidente che ne mette in discussione salute e condotta, poiché l'indole di una persona difficilmente cambia. L'unica cosa bella da vedere è la coppia protagonista, che ha un buon feeling, il resto (soprattutto la trama) è poca cosa. A tratti stucchevolmente imbarazzante.
Burbero avvocato ha un incidente e perde tutto: memoria, soldi, successo sul lavoro. Ma gli resta la famiglia. Classica vicenda di rinascita e rivalutazione degli affetti e dei valori (con tanto di cornice natalizia non necessaria, ma cinematograficamente perfetta), edulcoratissima e a volte fastidiosamente stereotipata (lo snobismo ipocrita dei vecchi amici ricchi, la sincerità e l'umiltà dei meno abbienti), ma narrata con tanta delicatezza che alla fine si scende a compromessi col cinismo e ci si lascia guidare dall'immediatezza dei sentimenti. Bravo Ford e simpatiche diverse gag.
MEMORABILE: Le uova piccanti; La fissa di Ford per i ritz; Al cinema porno; Il beagle; Imbarazzi durante la serata mondana; Lettere compromettenti nel cassetto.
Modesto dramma familiare che, seppur interpretato bene (uno dei migliori ruoli di Ford) non riesce a evitare facili sentimentalismi e lacrime. Qualche scena riuscita (Ford che deve ricominciare a leggere o quelle in tribunale) non riescono a risollevare il film, che si fa vedere fino alla fine solo per curiosità o per fan di Harrison. Da Nichols ci aspetta ben altro.
Film ottimamente interpretato e di piacevole visione, consigliabile tra l'altro agli aspiranti avvocati. Se ancora desidereranno svolgere questa professione dopo aver visto il film, molto probabilmente diventeranno avvocati di successo. "A proposito di Henry", pur non essendo un capolavoro, è una pellicola che si vede e rivede volentieri, più profonda di molto cinema cosiddetto impegnato; forse bisogna riflettere per comprenderne il significato più profondo, ma questo è un compito dello spettatore.
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Ford inzialmente non voleva recitare nel film perchè aveva poco tempo prima interpretato un altro avvocato e quindi non voleva correre il rischio di essere sempre identificato in quel ruolo.
Alla fine accettò quando vide che henry sarebbe stato avvocato solo nei primi 10 minuti del film.