Il giardino delle delizie - Film (2004)

Il giardino delle delizie
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Garden of Earthly Delights
Anno: 2004
Genere: drammatico (colore)
Note: Il titolo viene dal "Giardino delle delizie" di Bosch, celebre trittico del pittore olandese.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Più un film d'arte che d'autore, THE GARDEN OF EARTHLY DELIGHTS sposa (non è il primo...) amore e morte nella città che da sempre li sublima, Venezia. E' lì che vanno ad abitare Chris (Nightingale), ingegnere navale e Claudine (Spiteri), studentessa inglese chiamata a tenere una relazione sul “Giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch. Letteralmente innamorata del grande pittore olandese, Claudine legge e interpreta i molteplici, misteriosi simbolismi contenuti nell'opera. Alternando - senza necessariamente cercare un vero filo conduttore - scene di vita quotidiana filtrate dalla telecamera di Chris a dissertazioni sull'opera di Bosch, l'artista polacco Lech Majewsky porta i suoi protagonisti...Leggi tutto – tra le altre cose - a tentare d'imitare i comportamenti del dipinto che presta il titolo alla pellicola: li vedremo cercare di posarsi un uovo prima sulla testa e poi sulla schiena, rinchiudersi in quella che vorrebbe essere una sorta di ostrica, farsi camminare un rospo sul corpo nudo, dipingersi le natiche di note musicali; quella più stonata riguarda però la salute di Claudine: in ospedale per una visita, scopre di avere un tumore. Le danno al massimo un anno di vita e la piega degli eventi si fa drammatica. Chris non smette un attimo di riprendere ossessivamente con la sua telecamera e l'immagine sgranatissima, dai colori alterati (è sempre Majewsky a firmare la fotografia), diventa la principale forma comunicativa di un'opera insolita e a tratti ammaliante (grazie anche a una colonna sonora che valorizza al meglio la forza evocativa e straniante del pianoforte). I corpi spesso nudi di Chris e Claudine suggeriscono la natura profondamente artistica del lavoro di Majewsky, che preferisce lei a lui: molto più espressiva, di una bellezza algida non comune, Claudine Spiteri è la protagonista quasi sempre in scena; lui è immaginato dietro la telecamera, sul set le poche volte in cui lascia la telecamera a lei. Molti i dialoghi filosofico-esistenziali, affrontati tuttavia con la concretezza di chi di altro si occupa nella vita (curioso quando Chris mostra materialmente a Claudine di cosa è fatto il suo corpo riunendo nel salotto di casa le esatte quantità di gesso, zinco, acqua...). Venezia sfila sfuggente sullo sfondo: la camera a mano ne muove i contorni, la fotografia così insolita l'imbruttisce impastandola in un gelido affresco digitale. Majewsky distribuisce il fascino dell'ignoto inserendo qua e là i frequenti primi piani sui particolari del Giardino di Bosch che si deformano proiettati sul volto di Claudine durante il corso. E ancora prove d'abito di vestiti improvvisati, fermi immagine come fotografie di una mostra, la gondola come esempio di magica asimmetria. Suggestioni che Majewsky aggiunge volutamente senza approfondire, lasciando in chi guarda la sensazione di un'opera quasi astratta, magnetica ma a guardar bene meno misteriosa di quanto voglia apparire. E un po' forzata nell'obbligo di sancire l'inseparabilità della telecamera, presente anche nei momenti meno indicati andando a minare la credibilità dei comportamenti di Chris.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/05/17 DAL DAVINOTTI
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