Ti-Koyo e il suo pescecane - Film (1962)

Ti-Koyo e il suo pescecane
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1962
Genere: drammatico (colore)
Note: Da un racconto di Italo Calvino adattato dal romanzo di Clement Richer "Ti-Coyo et son Requin". Dallo stesso romanzo verrà tratto anche il film "Manidù uno squalo ribelle, un indigeno selvaggio, un fiore di ragazza" (1979).

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da un adattamento di Italo Calvino del romanzo di Clement Richer "Ti-Coyo et son Requin" (che quasi vent'anni dopo verrà ripreso anche in MANIDU' UNO SQUALO RIBELLE, UN INDIGENO SELVAGGIO, UN FIORE DI RAGAZZA) un film che Folco Quilici confeziona con passione da documentarista qual è approfittando degli splendidi scenari delle isole Tuamotu, al centro del Pacifico nella Polinesia francese. Qui, in un villaggio di capanne costruite sull'acqua, vive il piccolo Ti-Koyo (Pouira), che ha perso i genitori e se ne sta con chi si è preso cura di lui, l'anziano Cocoyo (Roau), sorta di guru locale...Leggi tutto che benedice i pescatori. Diverso dai suoi coetanei, Ti-Koyo fa amicizia con uno squalo appena nato che chiama Manidù (il nome significa "fratello" e indica chiaramente la funzione sostitutiva dell'animale, per un Ti-Koyo che non riesce a legare col prossimo). Lo fa crescere in una pozza dove gli porta cibo a volontà, lo protegge dai cani da caccia e ci familiarizza al punto da scambiarsi l'occhiolino! Quando molti anni dopo tornano al villaggio due fratelli che Ti-Koyo (ora interpretato dall'aitante Al Kauwe) aveva visto partire per l'America quand'erano bambini, le cose non sono granché cambiate: il pescecane è ancora un amico inseparabile e anzi, ora guida il suo padrone - che gli si aggancia in apnea alla coda - a scovare le conchiglie migliori. I due fratelli sono molto diversi: il maschio eredita le proprietà del padre e prende il comando del luogo con tutti gli attriti che questo comporta, Diana (Among) preferisce passare il tempo con Ti-Koyo nei paradisi naturali dove questi si diverte con Manidù. Il messaggio del romanzo e di conseguenza del film è palese, illustrando con dovizia di dolcezze e tenerezze la vita selvaggia, in contrasto con la rude praticità di chi pensa agli affari e agli agi della modernità. Commentato saltuariamente da una voce off che aumenta l'effetto-documentario, il film di Quilici è prima di tutto un grande lavoro sugli scenari mozzafiato e sulle riprese che mostrano lo squalo in tutta la sua sinuosa bellezza muoversi a pelo d'acqua e sui fondali. Il talento di chi sa cogliere il massimo dalle suggestioni paesaggistiche e naturali è evidente, mentre lasciano piuttosto a desiderare dialoghi e interpretazioni. Il risultato è assai puerile, con la storia che procede scontata senza mai evitare sdolcinatezze e ingenuità da film per ragazzi, soprattutto nel rapporto tra Ti-Koyo e la bella Diana. Se quindi l'occhio viene soddisfatto, altrettanto non si può dire per chi desiderasse uscire da un clima tutto rose e fiori pervaso da un manicheismo di maniera e da personaggi di carta velina. Fortunatamente la qualità della confezione (comprese le musiche di Francesco De Masi), la lodevole scelta ecologista e il clima giocoso permettono di sorvolare sui molti difetti lasciando anzi un vago senso di appagamento conseguente alla placida immersione in un mondo fantastico e lontano. Gli squali per una volta non attaccano nessuno; vengono anzi uccisi colle zucche bollenti (addentate, nascondono un cuore di fuoco che brucia in pancia) affiorando in gruppo tristemente senza vita.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/10/10 DAL BENEMERITO R.F.E. POI DAVINOTTATO IL GIORNO 24/11/17
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R.f.e. 4/10/10 11:33 - 816 commenti

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Un piccolo gioiellino oggi dimenticato, intriso di poesia - ma fortunatamente privo di melensaggini disneyane - e immagini di grande bellezza. Sorta di bildungsroman "in negativo" nel quale la storia dell'amicizia fra un ragazzo e uno squalo - animale in realtà nobile, da rispettare - serve a Quilici per sottolineare maliconicamente la perdita di spontaneità degli abitanti di una piccola isola nel Pacifico, nel loro rapporto con la Natura, contaminati dal cosiddetto progresso...

Lucius 14/11/14 11:10 - 3015 commenti

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Il grandissimo documentarista Quilici (in futuro autore dell'ottimo Oceano) centra il bersaglio con una pellicola venata di poesia sui valori dell'amicizia e dell'amore (l'amicizia del protagonista con il suo squalo, sentimento parallelo all'amore dello stesso per la sua compagna di giochi). Ed è ancora l'oceano, universo acquatico nonché elemento primordiale, a inglobare come in una sfera l'intera storia. La natura incontaminata da un lato, il progresso che avanza dall'altro. Un film memorabile, in grado di emozionare a livelli a cui non siamo più abituati. Poesia pura.
MEMORABILE: La pesca degli squali con lo stratagemma del frutti bollenti e la laguna segreta.

Deepred89 30/12/14 00:30 - 3701 commenti

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Avventura esotico-ecologista d'altri tempi: un film grazioso, affascinante, di tenerissima ingenuità, al quale si perdonano una certa lentezza e una scena sottomarina girata e montata maluccio. Tecnica semplice ma d'effetto, che conferisce ai meravigliosi scenari esotici i connotati di un'idilliaca, rilassante quotidianità, con un sapore nostalgico dato dall'efficace rappresentazione dell'invasione occidentale e da una colonna sonora (di Francesco De Masi) eccellente, che coglie nel profondo lo spirito del film. Attori credibili e spontanei.

Puppigallo 13/08/19 10:40 - 5250 commenti

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Favola caraibica agrodolce, con splendidi paesaggi e un mare, che fa venir voglia di tuffarsi attraverso lo schermo. Detto ciò, la sceneggiatura è semplice, lineare, con prevedibile epilogo. Ma la freschezza dei dialoghi e il rapporto tra il protagonista e lo squalo tigre fa sì, che lo si segua senza alcuno sforzo, riuscendo anche a immedesimarsi nel ragazzo, che fugge il processo, in grado di uniformare e inglobare tutti, cancellando il passato, in nome del mero guadagno. Ancora oggi, una pellicola piacevole.
MEMORABILE: L'enorme cernia trascina il fratello; La pulizia della bocca dello squalo con ramanzina; "Io vado solo dove arriva la mia piroga"; La manta venerata.

Reeves 2/10/20 12:03 - 2152 commenti

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Insopportabile commedia finto-naturalistica, con un doppiaggio dei personaggi davvero terribile e grande esibizione di riprese subacquee che all'epoca certamente erano una novità ma che oggi stimolano soltanto gli sbadigli. L'ecologismo da manuale, il mito del buon selvaggio, i dialoghi improntati a un umanismo primitivo completamente ricostruito: raramente un film porta su di sé così evidenti le ingiurie del tempo.

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