Polytechnique - Film (2009)

Polytechnique
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dalla Columbine a Montreal l'eccidio studentesco catalizza l'attenzione dei giovani autori; e Villeneuve sa che il parallelo diventa inevitabile. Anche perché l'approccio, per quanto non certo identico, non è nemmeno troppo dissimile da quello che Vas Sant usò per il suo ELEPHANT, né l'elegante bianco e nero molto cinematografico in sostituzione del colore più digitale marca una differenza significativa. Il punto è che tenersi a dovuta distanza dalle due menti malate all'origine dei massacri di nuovo pone in risalto la ricercata estraneità del regista, la volontà di documentare preoccupandosi di non indulgere mai in uno spettacolarismo che...Leggi tutto si percepirebbe inevitabilmente come scelta commerciale, impossibile da conciliare con la volontà di posizionarsi su di un piano artisticamente superiore, un piano in cui sperimentare con la forma, lavorare con l'ambizione di dare un'impronta decisa al film. Le motivazioni che spingono il killer ad uccidere 14 ragazze nella scuola di Montreal sono banali, non vengono indagate approfonditamente poiché si risolvono in un cieco odio contro il femminismo. Più interessante quindi spiegare il come che il perché, preparando la strada a uno sdoppiamento di vedute che porterà il film a seguire le diversissime vicissitudini di due tra gli scampati alla tragedia, un ragazzo e una ragazza; giocando come pare ormai impossibile rinunciarvi, in casi come questo, con lo sfasamento temporale. Partendo con i primi colpi e tornando subito dopo indietro alla preparazione dell'attentato. Ma è forse soprattutto il lavoro sul sonoro e la musica a caratterizzare meglio di qualsiasi altra cosa il film: le detonazioni sorde degli spari che risuonano nel silenzio o tra le grida, le note leggere e ricercate della colonna sonora prima ancora delle hit degli Anni Ottanta che echeggiano ovattate sullo sfondo di quando in quando. Villeneuve studia attentamente come alternare i colpi alle grida, all'audio che d'improvviso scompare; il tutto mentre naturalmente sa quanto la qualità delle riprese non passi inosservata (si pensi ai campi lunghi sulla neve nelle scene del suicidio) e anzi in più occasioni sia in grado di evocare anche attraverso l'uso per nulla pretestuoso del bianco e nero la cupa pesantezza della tragedia in atto. Lascia invece perplessi l'insistenza con cui si annientano le parole, ci si sofferma su primi piani o inquadrature che non sembrano poter ambire a raccontare molto più di quanto mostrano. Per questo l'assenza di una vera e propria sceneggiatura (poche frasi al servizio di scene che comunicano attraverso le immagini) definisce quella stessa forte subordinazione del pensiero alla forma che ritornerà in ENEMY, facendo percepire che qualcosa di non trascurabile manca, perché si possa considerare POLYTECHNIQUE un film davvero riuscito.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/05/10 DAL BENEMERITO BRAINIAC POI DAVINOTTATO IL GIORNO 16/03/18
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Brainiac 11/05/10 18:03 - 1083 commenti

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Mentre all'esterno infuriava la bufera, dentro un'aula dell'Università di Montréal, Marc Lépine (uno studente gravemente dissociato) separava gli uomini dalle donne. Nella sua delirante lettera d'addio si definiva anti-femminista e alla fine di quel "pomeriggio di un giorno da bestie" avrebbe ucciso quattordici donne. Polytechnique è la rievocazione di un dramma ancor oggi emblema della più turpe fra le misoginie. Il tono, è ovvio, non enfatizza le brutalità, ma così il film corre il rischio di apparire come un'ispezione-distaccata carpita a passo d' Elephant fra reiterati riallacci temporali.

Mickes2 29/03/11 10:23 - 1670 commenti

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La sequenza iniziale mi si è stampata in mente e non me la dimenticherò più. Detto ciò, questo è proprio un gran bel film: ottima regia, direi quasi glaciale nella narrazione e nel mostrare gli eventi con grande impeto e senza fronzoli. La psicologia del personaggio rimane in superficie, ma sinceramente poco importa, va benissimo così. In definitiva, trovo che Elephant sia superiore per narrazione, atmosfera e asetticità, ma Polytechnique è un degno erede/sostituto.

Rullo 15/04/12 21:53 - 388 commenti

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Esordi di quello che è e diventerà un gran regista. La strage in una scuola canadese, tutto per andare contro al femminismo. Per certi versi il confronto con Elephant è impossibile non farlo: questo è in bianco e nero, quello a colori, questo diretto da un novellino, quello da Van Sant. Il dramma è grande, purtroppo ogni tanto si perde per strada culminando in un finale deludente e soporifero.

Pigro 15/02/13 08:34 - 9623 commenti

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Accorata elegia funebre per il massacro di Montreal, dove un ragazzo uccise 14 ragazze, con strascico di studenti suicidi. Racconto di un’entropia inspiegabile nonostante la motivazione antifemminista del killer: il caos incontrollato nel cosmo coerente, che Villeneuve racconta in un b/n dolente, assediato da una neve silente, rovesciando le inquadrature o sovvertendo la cronologia, perché non esiste più ordine dopo il passaggio del disordine. Immagini raffinatissime, scrittura poetica, una sensibilità struggente che straccia Elephant.

Daniela 11/09/14 09:14 - 12606 commenti

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Nel raccontare questa strage di studentesse avvenuta nel 1989 a Montreal ad opera di un esaltato antifemminista, l'esordiente Villeneuve adotta una chiave di lettura simile nella forma a quella di Gus Van Sant con una decostruzione della cronologia dei fatti fra flashback, flashforever e reiterazioni di una stessa sequenza da diversi punti di vista. Nonostante l'ambientazione gelata, sottolineata dal ricorso ad un nitido bianco e nero, il risultato è però più "caldo" e coinvolgente di Elephant, anche se rimane una sensazione di incompiutezza, forse connaturata al tipo di approccio.

Schramm 12/10/14 20:52 - 3490 commenti

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Nell’esibire fiero i suoi pantaloni a zampa d’elephante nella cristalleria univeritaria, Villeneuve deloca subito quel che sembra un ovvio modello in quella linea maginot che unisce e divide la dissennatezza del coevo Boll e l’introspezione keviniana a venire, con l’eco di 'Vola Coloumbine bianca vola' e il mirroring cronachistico raffreddato e al contempo sublimato da un uso superbo del b/n e il ricordo volto al King di Ossessione, (divenuto suo malgrado foriero di certi incidenti). A restarci tra le mani, nella cervice e nel miocardio la migliore Guernica scolastica mai pennellata su schermo.

Cotola 23/09/15 22:36 - 8998 commenti

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Un elephante torna ad intraprendere i sentieri del cinema canadese. L'influenza di Van Sant è evidente anche allo spettatore più disattento e sprovveduto, ma ciò non si rivela un male. Villeneuve, infatti, ha i numeri e lo dimostra già in questo esordio girato in bello stile ed in un efficace bianco e nero. Inoltre evita anche lui, come il suo nume tutelare, di dare spiegazioni (sappiamo solo che il protagonista ce l'ha con le femministe) e giudizi. Alla fine il film fa il suo lavoro e resta nella memoria.

Saintgifts 9/11/15 17:44 - 4098 commenti

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Valérie (Karine Vanasse) è stata assunta dove ambiva, ma non gioisce; ha dovuto dichiarare che anteponeva il lavoro alla famiglia per convincere l'esaminatore, non favorevole alla scelta di una donna. Un altro modo di uccidere, non certo paragonabile a quello dell'antifemminista autore della strage, ma la radice sembra la stessa. Villeneuve amplia la visuale sulla strage del 1989 a Montreal e non si ferma al mero racconto, che da solo vale già l'appellativo di ottimo (per come è stato girato e montato). Bianco neve, nero sangue.

Capannelle 22/01/17 11:58 - 4394 commenti

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Narrazione calcolata quella di Villeneuve, a cui non interessa prendere posizione più di tanto (e questo qualche polemica la provocò) o scavare nei personaggi, quanto piuttosto rendere l'atmosfera vissuta da tutti gli occupanti del liceo e mantenere un ritmo misurato ma abbastanza penetrante. Sacrifica un tot di coinvolgimento ma dimostra padronanza del mezzo e che la scelta del bianco e nero non è un semplice vezzo.

Rebis 24/01/17 09:41 - 2331 commenti

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Se in Elephant la sottrazione di regia in lunghi piano sequenza che catturano gli accadimenti, produce - paradossalmente - una visione esiziale (elefantiaca?) cui soccombiamo, in Polytechnique la sofisticata elaborazione di immagini, montaggio e sonoro in un'attonita, algida apnea concettuale, rilancia la posizione frontale dello spettatore: impotente, moralmente inadeguato a quanto sta accadendo davanti ai suoi occhi. Non un'antitesi, ma un soggetto analogo sui cui si elevano due statuti autoriali, un confronto che ratifica Villeneuve tra i registi più significativi del cinema contemporaneo.

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Hackett 11/10/17 07:59 - 1865 commenti

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Visivamente pacato e neutro, il racconto della tragedia canadese fatto da Villeneuve non indugia troppo sulla figura del folle assassino, spostando lo sguardo intelligentemente su alcune vittime e sull'impatto che tale gesto ha avuto sulle loro vite. Film rigoroso, che riesce a essere anche documento della memoria asciutto e rispettoso di chi ha dovuto vivere, inerme, un'ennesima storia di follia.

Paulaster 7/11/17 11:28 - 4373 commenti

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Cronaca del massacro al Politecnico di Montreal del 1989 nel quale vennero assassinate quattordici studentesse: caso analogo a quello della Columbine High School causato da un sociopatico misogino. Motivazioni date dal disordine esistenziale (simbolico il "Guernica") e visione d’insieme dei fatti guardando ai soggetti coinvolti nella sparatoria. B/n funzionale alla tensione che cresce e buone idee, specie nei momenti di fuoco e di massa. Peccato per un finale che cade nel didascalico, perdonabile se trattato come un tributo alla memoria.
MEMORABILE: Il primo colpo di fucile alla fotocopiatrice; Il suicidio in macchina ripreso in lontananza.

Deepred89 16/11/17 11:31 - 3701 commenti

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Come vuole la tradizione dei recenti "tratto da una storia vera" su massacri scolastici, Villeneuve rifugge la narrazione lineare e la costruzione di una tensione costante, infarcendo il film di salti temporali e parentesi pre e post massacro con qualche moralismo di troppo: scelta banale e inefficace che non eclissa, in ogni caso, una notevole abilità nella gestione della suspense. Il materiale narrativo offerto dalla cronaca non è sconfinato, ma la veste elegante (b/n non necessario ma neanche stucchevole) e la breve durata aiutano molto.
MEMORABILE: La fulminea smitragliata che rade al suolo un gruppetto di studentesse.

Giùan 23/02/18 10:44 - 4528 commenti

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Operetta morale in cui Villeneuve fornisce un notevole saggio di regia cinematografica gestendo certosinamente la complicata messinscena in vertiginoso, perenne anticlimax (a rischio maniera). Il disorientamento dello spettatore è garantito da una pruderie (sempre latente in film che trattan temi di tale tenore) costantemente castrata da scelte stilistiche di glaciale e innevata coerenza. Si privilegia una fenomenologia nella quale i personaggi della stagista scampata al massacro, del soccorritore Jean Francois acquistano levatura e dignità universali.

Kinodrop 2/03/18 18:37 - 2908 commenti

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Un racconto molto misurato e quasi asettico della strage di giovani studentesse da parte di un folle esaltato. In una fredda e grigia mattina si stringe la spirale intorno alle vittime, protese nei loro sogni di realizzazione e spezzate da una pseudo giustificazione che è anche il risvolto di una mentalità antifemminista ancora non superata. Il regista non vuole percorrere la strada analitica e si concentra sul dramma individuale e psicologico, nella gelida cornice invernale in b/n che è allo stesso tempo simbolo dello spezzarsi di ogni sentimento.
MEMORABILE: Le elucubrazioni dell'assassino; La circolarità del montaggio.

Bubobubo 24/05/20 18:58 - 1847 commenti

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Entropia: misura del disordine in un sistema fisico. Il sistema è il Politecnico di Montréal nel gelido dicembre del 1989, il disordine quello di Marc Lépine, che ne percorre corridoi e vi irrompe nelle aule con il suo fucile da caccia, abbattendo con maniacale precisione ogni ragazza nel nome di una fantomatica lotta al femminismo. Buon film, anche se la prospettiva multipla da parte di alcuni dei protagonisti in campo, la dislocazione temporale e la drammatica asetticità del risultato (qui acuita dal b/n) non possono non rimandare a Van Sant.
MEMORABILE: L'insormontabile rimorso di Jean-François (Huberdeau).

Il ferrini 24/06/20 01:29 - 2337 commenti

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Un film di regia, girato in un elegante bianco e nero, in cui Villeneuve si preoccupa principalmente di restituirci quel senso di smarrimento e di paura che colse le vittime, evitando di indagare più di tanto sulle ragioni di quel massacro. Unico elemento che inevitabilmente traspare è l'avversione del carnefice per le femministe, o forse per tutte le donne. Dialoghi ridotti all'osso, molte scene hanno solo il commento musicale, eppure quelle poche parole son macigni, soprattutto nel monologo finale: "Suo figlio è morto, io sono viva, lui adesso è libero, io affatto".  

Galbo 6/07/20 20:04 - 12372 commenti

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Accecato da un odio anti femminista che si trasforma in follia omicida, Marc Lepine compie una strage in una scuola di Montréal. La documentazione di Denis Villeneuve è pura cronaca in un bianco e nero elegante senza interferenze di rilievo, almeno nella prima parte. La seconda sembra ribaltare la prospettiva, scegliendo due personaggi di cui è assai significativa (e opposta) la reazione emotiva. Il senso del film è la sua ragione di essere è probabilmente questo. 
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  • Discussione Pigro • 13/10/14 11:31
    Consigliere - 1658 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    e ora dirò una cosa che mi farà raccogliere una selva di buuuuuh!: a me elephant, per la sua calcolatissima freddezza e ragionata geometricità, manco piacque.

    Non sei il solo. Non dico che fosse brutto, ma mi è sembrato molto sopravvalutato. Per rispondere a Raremirko, non c'è proprio paragone: questo di Villeneuve è infinitamente superiore!
  • Discussione Rebis • 13/10/14 16:30
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Schramm ebbe a dire:


    e ora dirò una cosa che mi farà raccogliere una selva di buuuuuh!: a me elephant, per la sua calcolatissima freddezza e ragionata geometricità, manco piacque.


    Elephant ha sempre avuto estimatori e detrattori. Io l'ho amato molto e l'ho trovato tut'altro che freddo. Agghiacciante semmai... Però sono molto curioso di vedere questo film di Villeneuve: La donna che canta e Prisoners mi sono molto piaciuti, benchè un certo algore cerebrale la sua regia sì che ce l'ha, mentre di Van Sant non si può dire che sia una qualità che lo caratterizza :)
    Ultima modifica: 13/10/14 17:21 da Rebis
  • Discussione Buiomega71 • 13/10/14 17:23
    Consigliere - 25892 interventi
    Quanto detesto Elephant. Forse il film più odioso visto in vita mia, da dare veramente sui nervi.
    Ultima modifica: 13/10/14 17:25 da Buiomega71
  • Discussione Raremirko • 13/10/14 23:25
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    A me sono piaciuti entrambi, ma non mi pare che scavino troppo psicologicamente gli aguzzini.

    Mi pare che qua si dica che ci sia un sottointeso misogino, ricordo la lettera finale e poco altro.


    Comunque un grandissimo lavoro tecnico.
  • Discussione Daniela • 14/10/14 12:53
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Penso che un film ispirato ad un fatto di cronaca come una strage possa essere girato anche in modo distaccato, entomologico, "freddo" ma comunque non deve lasciare "freddo" lo spettatore, a meno di non risolversi in un esercizio di stile che può essere anche ben condotto ma lascia il tempo che trova. E' quel che mi è successo vedendo "Elephant" - coinvolgimento zero, anzi uggia ai confini dell'insofferenza - mentre questo Polytechnique, pur senza convincermi appieno come approccio narrativo, mi ha coinvolto eccome, e non credo solo per il fatto che le vittime fossero tutte ragazze.
  • Discussione Schramm • 14/10/14 13:05
    Scrivano - 7693 interventi
    va ricordato che se il paragone con gus è inevitabile per quello che racconta, è anche scongiurato per come viene raccontato. sono davvero due modalità solo apparentemente uguali.
  • Discussione Buiomega71 • 14/10/14 17:33
    Consigliere - 25892 interventi
    Quello che mostra e narra Takashi Miike nell'episodio La vita è una doppia spirale di MDP Psycho (sempre per restare in tema "stragi alla Columbine"), il buon Gus se lo sogna di giorno e di notte...
    Ultima modifica: 14/10/14 17:34 da Buiomega71
  • Discussione Raremirko • 14/10/14 23:49
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Quello che mostra e narra Takashi Miike nell'episodio La vita è una doppia spirale di MDP Psycho (sempre per restare in tema "stragi alla Columbine"), il buon Gus se lo sogna di giorno e di notte...


    Anche Uwe Boll ha provato a dire la sua sull'argomento, con Heart of America.
  • Discussione Schramm • 15/10/14 14:02
    Scrivano - 7693 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Quello che mostra e narra Takashi Miike nell'episodio La vita è una doppia spirale di MDP Psycho (sempre per restare in tema "stragi alla Columbine"), il buon Gus se lo sogna di giorno e di notte...

    se poi vogliamo restare sul takashi miike che dà fuoco alla fiamma dell'istruzione, allora il passaggio per il canone del male è cosa obbligata.