La grande promessa - Film (1996)

Satira grottesca sul mondo della boxe professionistica che negli anni di Tyson stava vivendo un periodo di enorme popolarità. Non a caso al centro della storia non ci sono tanto i pugili quanto il promotore del campione dei massimi, divo quanto e più del pugile stesso. Il riferimento palese è al celeberrimo Don King e Samuel L. Jackson ne dà una divertita rilettura prendendosi la scena. Dopo la vittoria per knock out del campione (Wayans), il "Sultano" (per l'appunto Jackson) deve trovargli un nuovo avversario, ma la non esaltatante eco mediatica raggiunta dall'ultimo incontro fa capire che va trovato uno sfidante diverso. Per cambiare davvero le carte in tavola la scelta ricadrà su un bianco,...Leggi tutto ma trovarne uno all'altezza non pare cosa semplice. Si andrà a scovare un ex promessa dei dilettanti che dopo aver battuto l'attuale campione (unico ad esserci riuscito) si era ritirato dalla boxe per finire a cantare con una hard rock band. Il nuovo Rocky Balboa (Berg) ci si mette d'impegno, al contrario del campione che si dà agli stravizi e si presenta alla pesa con una rotonda pancetta. Il film ricama sull'ambiente, prova a ironizzare su ciò che gira intorno a un grande match ma a dir la verità raramente c'azzecca, a cominciare da un Jeff Goldblum che non si capisce bene cosa c'entri lì in mezzo nella parte di un giornalista con velleità di promoter. Qualcosa di discreto c'è, ad esempio l'antidivismo un po' scemo dello sfidante, subito definito "irlandese" solo perché americano bianco e nonostante le origini ben diverse. Ma è poca cosa, così come non può bastare qualche rara battuta indovinata qua e là. Sprecatissimo il futuro premio Oscar Jamie Foxx nel ruolo di giovane secondo di colui che meriterebbe di combattere col campione ma che viene sistematicamente ignorato dal "Sultano", più interessato al business. Incredibilmente debole il match finale, al punto da far pensare che davvero sia uno scherzo... D'accordo che l'interesse non gira attorno a quello, ma un minimo di cura in più... Una commedia corale di livello medio-basso, con interpreti sottoutilizzati (Wayans l'unico che pare trovarsi a suo agio nel genere, come avrà modo di dimostrare in seguito), un Jackson che gigioneggia senza limiti, una sceneggiatura carente ma una regia che se non altro sa dimostrarsi sufficientemente agile.

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