il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LA FORNACE DI CASTEL GIUBILEO
scomparsa e riconvertita
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338231 commenti | 63928 titoli | 25344 Location | 12568 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Il buco in testa (2020)
  • Luogo del film: La palazzina dove abita Guido (Ragno), l'ex brigatista che Maria (Saponangelo) intende uccidere
  • Luogo reale: Via Sandro Botticelli 6, Milano, Milano
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  • Film: La rosa velenosa (2019)
  • Luogo del film: Il motel nel quale Carson (Travolta) prende alloggia quanto torna in Texas per indagare su Barbara V
  • Luogo reale: Savannah: Quality Inn Midtown, 7100 Abercorn Street, Stati Uniti, Estero
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Maria Cebotari

    Maria Cebotari

  • Franco Doria

    Franco Doria

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Il ferrini
Brutto magari no, inutile sì, non aggiungendo niente di nuovo a ciò che già sapevamo da decenni. Trova spazio in quella serie di fan service che fanno della nostalgia il loro punto di forza e in questo caso più che mai, dato che per l'occasione si resuscitano perfino i morti (veri). Certo è bello rivedere quei tre/quasi quattro insieme dopo tanto tempo e diverte anche la sorpresa post credits, ma è un po' poco (parliamo di una sola scena) mentre i nuovi protagonisti non convincono (e faranno di peggio). Rinunciabile.
Commento di: Silvestro
Antonia, attrice trentatreenne, scopre di essere affetta da endometriosi. La malattia sarà un'occasione per fare un bilancio della sua vita. Serie tv interessante, con alcuni spunti di rilievo. Manca tuttavia qualcosa in termini di regia e sceneggiatura e non sempre il prodotto scorre come dovrebbe. Insomma, luci e ombre in una serie comunque tutto sommato abbastanza godibile.
Commento di: Reeves
110 anni dopo essere stato il protagonista di Cabiria, Maciste torna misteriosamente sulla terra e Steve Della Casa (l'unico che lo vede) gli mostra quanto il mondo sia cambiato. Poetica e originale ricostruzione del primo grande divo del cinema italiano, con Giuseppe Abbagnale che riesce a dargli un volto e una credibilità. Interessanti le notazioni critiche di Della Casa e di Stella Dagna, meno i discorsi istituzionali del Museo del Cinema e dei camalli del porto di Genova.
Commento di: Anthonyvm
Proprio come i bacarozzi umanoidi della storia imitano l'aspetto e la postura delle loro vittime, il sequel di de Segonzac replica la struttura e le dinamiche del predecessore, ma questa volta coi meno decorosi mezzi di una tipica produzione direct-to-video. Mutilazioni misteriose, indagini entomologiche, mutazioni gore e svolte adrenaliniche dalle parti di Alien (s): chi è in cerca di idee fresche resterà deluso. Sorprendono, tuttavia, un delineamento dei personaggi non così banale (la complessata protagonista in primis) e azzeccate sfumature erotiche alla Cronenberg. Rivalutabile.
Commento di: Magerehein
Reinterpretazione del Fantasma dell'Opera contaminata da Faust e Dorian Gray. Non è un film malvagio e senza dubbio ha delle frecce al suo arco (l'efficace e letteralmente diabolico Williams, l'abbastanza spassoso Graham, l'esordiente Harper dall'ottima voce, musiche e scenografie niente male), però tende ad assumere un'impronta esageratamente carnevalesca e faceta che rende difficile prenderlo sul serio o restarne inquietati in qualche modo (il look da tecno-rapace del fantasma gli dà tra l'altro un'aria più comica che non minacciosa). Chissà cosa ne avrebbe ricavato Landis?
Commento di: Thedude94
Senza dubbio Bradley Cooper e Lady Gaga sono una coppia che sullo schermo rende molto bene: l'affiatamento tra i due è evidente in questo film, che racconta una storia già vista in chiave più moderna e riesce anche a tratti a emozionare. La regia dello stesso attore protagonista è di buona fattura, così come ottime sono le musiche originali, rese alla grande anche dalla bravura della cantante. Nonostante qualche forzatura e i soliti tormenti e lamenti della star disperata, che si getta a capofitto in vizi e dipendenze, si tratta di un buon film godibile per tutti.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

L'ennesima cronaca di un'impresa ci riporta questa volta indietro fino agli Anni Trenta (pare che Clooney ci abbia preso gusto a evitare la contemporaneità, nei suoi film), quando un gruppo di canottieri riservisti dell'università di Washington cominciò la sua marcia trionfale dalle acque del fiume Hudson.

Nel raccontare le gesta del gruppo di ragazzi in barca protagonisti del romanzo omonimo di Daniel James Brown del 2013, Clooney sceglie il profilo basso. Non rinuncia, per forza di cose, all'esaltazione del momento, ma riconduce la storia nell'ambito...Leggi tutto di una certa normalità ben calata nella realtà del tempo, nell'era della Grande Depressione. I ragazzi non sono figli della ricca borghesia come quelli che occupano le imbarcazioni "titolari", ma sanno imporsi grazie al cuore, alla tenacia, e questo è quanto il film porta in scena, senza dimenticare di descrivere - pur con una certa sbrigatività che si traduce spesso in superficialità - il mondo in cui si muove l'unico vero protagonista Joe Rantz (Turner), senza un dollaro in tasca e convinto a tentare la via del canottaggio solo grazie al consiglio di un amico, che gli spiega come stiano reclutando gli otto canoisti chiamati a fare le riserve pagando i prescelti un bel po' di quattrini.

L'occasione d'oro, per Joe, diventa il trampolino di lancio per comporre un equipaggio coeso come nessun altro, motivato a dovere da terra da un coach fondamentale (Edgerton). Le traversie che i nostri dovranno superare sono messe in scena fortunatamente senza grande enfasi ma con una buona attenzione per il contesto storico, anche attraverso una ricostruzione di pregio valorizzata da una fotografia scintillante. A fare la parte del leone, tuttavia, sono senza dubbio le riprese sul fiume, presenti in gran numero e ottime nella loro spazialità, nell'alternare con gusto panoramiche dall'alto e inquadrature a pelo d'acqua evidenziando lo sforzo degli atleti e l'affiancamento agli avversari durante la competizione. Sono i momenti che meglio rappresentano il discreto lavoro in regia, con una fluidità che mette in luce un'apprezzabile classicità nello stile, lontana dagli eccessi della spettacolarizzazione che spesso il cinema sportivo inserisce con esagerata enfasi.

Piacevole anche la parentesi alle olimpiadi di Berlino del 1936 (compresa di Jesse Owens, svastiche e con un Hitler contrariato presente alla finale), a conferma di un buon lavoro complessivo nella ricreazione di un preciso periodo storico. Ciò che manca è semmai una solida spina dorsale che dia una direzione decisa al film, che per lungo tempo procede apparentemente per inerzia, descrivendo piuttosto anonimamente e senza la giusta intensità quanto accade, fornendo un freddo resoconto che non coglie quasi mai highlights significativi. D'altra parte tutti sanno (o come minimo immaginano) cosa accadrà e quindi le sorprese sono al massimo la leggera malattia di qualcuno, la corsa a raggranellare i soldi necessari a finanziare una spedizione che in molti non vedono affatto di buon occhio... La scelta di filmare a lungo le sfide sull'acqua sottrae tempo alla caratterizzazione dei personaggi e la cosa si nota, lasciando l'impressione di un'opera condotta sapientemente ma priva di una vera anima, un esercizio di stile pacato e sobrio, a tratti un po’ grigio...

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Thriller acquatico con squalo a corredo ambientato nello spettacolare mare dei Caraibi. Naomi (Ghenea) e il suo boyfriend Jackson (Westwick) trascorrono le giornate insieme al un loro amico fino a quando, al momento di tornare, i due uomini partono con l’elicottero lasciando che Naomi faccia rientro con la sua barca, la Serenity, proprio nell’anniversario della morte dei genitori, che non sopravvissero a un incidente in mare durante una tempesta in cui si salvò solo lei (come si vede nell’incipit e in altri flashback traumatici).

Le previsioni del tempo non sono...Leggi tutto buone, ma Naomi salpa ugualmente dovendo tuttavia presto deviare dal percorso per raccogliere l’SOS di tre persone che fa salire a bordo. Reduci evidentemente da un naufragio, i tre si scoprono però essere tutt’altro che benintenzionati, trafficanti di droga che hanno perso il loro ingente carico di cocaina sul fondo del mare, nell’imbarcazione naufragata, e sono decisamente intenzionati a recuperarlo. Ci mettono un attimo a estrarre la pistola, prendere di fatto possesso della Serenity e costringere una sub esperta come Naomi a immergersi per riportare a galla la cocaina. Piccolo problema: lì nei pressi si aggira uno squalo affamato che non ci mette molto a mietere la prima vittima. Pericoloso? Amen, i pacchi di cocaina vanno ripresi assolutamente, per cui Maria (Gómez), che dei due fratelli sopravvissuti pare quella che comanda, spinge Noemi e suo fratello José (Coppet) a scendere fino al relitto e agire. “Tanto mi ammazzerete lo stesso, dopo”, soggiunge la prima; invece no: Maria e José non sanno guidare una barca come la Serenity e quindi, le dicono, di lei avranno comunque bisogno, per raggiungere le Florida Keys come nelle loro intenzioni. Rassegnata al compito, la bella protagonista mette la muta e comincia la discesa.

Quanto succederà in seguito si può facilmente immaginare: la tensione sale, i rapporti fra i tre in scena non migliorano e lo squalo tende ad attaccare appena qualcuno si tuffa e invade la sua zona. Il film ha di conseguenza uno stallo nella storia e la regia non offre riprese particolarmente interessanti che sappiano gestirlo con il giusto grado di spettacolarità. Intanto Jackson, da terra, capisce che qualcosa non va quando Naomi lo contatta e la conversazione cade, quindi comincia ad attivarsi per raggiungerla.

La Ghenea è indubbiamente bella nonché fascinosa e quanto a recitazione riesce a evitare di salire troppo sopra le righe offrendo una discreta performance, gli altri fanno da contorno con le solite facce dure e le reiterate minacce a mano armata. Fortunatamente non ci sono effetti troppo pacchiani, lo squalo se ne sta abbastanza in disparte senza intaccare troppo la credibilità del tutto e diventa realmente protagonista in un’unica scena, quando balza fuori dall’acqua ripetutamente e almeno una vittima l’addenta con furia. Non molto, per gli appassionati, ma qualcosa sì, e almeno per un paio di minuti non si ripensa alla scarsa incisività di quanto visto fin lì: i lunghi stazionamenti nel relitto, ad esempio, una prima parte tirata per le lunghe con la Ghenea che veleggia solitaria inquadrata spesso in modo tale da metterne in risalto il poderoso seno, la manfrina del suo ragazzo che non trova nessuno che l’accompagni nell’impresa di recupero, i flashback con i genitori di Naomi sperduti in mare durante la tempesta… Per quanto con una sua dignità dal punto di vista realizzativo e degli effetti, tiene lo squalo ai margini e ciò che sostituisce la sua limitata presenza non è certo di gran qualità, purtroppo…

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Sdoppiatasi con successo in X - A SEXY HORROR STORY, a Mia Goth non resta che interpretare il prequel nel ruolo di Pearl e il sequel in quello di Maxine, i due personaggi a cui ha dato vita nel prototipo. PEARL, lo si ricorderà, era l'anziana killer che eliminava i componenti della troupe del film hard, una Mia Goth cui era stato applicato un pesante make up con risultati a dire il vero non troppo soddisfacenti. Qui si...Leggi tutto ripulisce e, ritornando indietro al 1918, la ritroviamo adolescente nella stessa casa in Texas (con coccodrillo annesso) che sarà teatro del capitolo "di mezzo".

Naturalmente lo scopo è spiegare l'origine della psicopatia della protagonista, che conduce una vita quasi da reclusa con un padre (Sunderland) ridotto poco più che a un vegetale e una madre con la quale i motivi di attrito sono continui. D'altra parte la donna ha capito l'indole non esattamente bonaria della figlia e non sa bene come prenderla. Ma la Goth è brava a controllare gli scatti di follia di Pearl contenendosi e mostrandosi nel contempo capace di un atteggiamento quasi dolce, timido, di ragazza che sogna per sé un avvenire diverso, da star del cinema, quel mondo di cui s'è innamorata guardando il film "Palace follies" e che per lei rappresenta la fuga dal recinto in cui è confinata da sempre.

Come si può immaginare, però, la madre non è affatto incline ad assecondare i desideri di Pearl e punta a impedire che sua figlia si presenti per il provino che si sta svolgendo in quei giorni in chiesa con lo scopo di ingaggiare una ballerina. Sposata giovanissima con un ragazzo (Sewell) partito da tempo per il fronte, Pearl ha un chiaro deficit di affetto, di amore e pure di sesso (al punto che finisce per amoreggiare con uno spaventapasseri in una sequenza piuttosto indicativa della direzione intrapresa dal film), che inevitabilmente, al primo vero shock che arriva dal mondo esterno in seguito al rapporto avuto con il proiezionista (Corenswet) del locale cinematografo, perderà definitivamente la brocca.

Da qui Ty West, che fino a quel punto aveva descritto senza gran fantasia né estro la protagonista e le sue crisi trattenute, dà una scossa al film e comincia a tingere di nero la sua storia, entrando nel "genere" e potendo finalmente dare sfogo alle proprie qualità registiche sfruttando l'ottima aderenza di Mia Goth al personaggio. Già celebrata in X, l'attrice conferma la predisposizione al tema alternando momenti di lucidità e forse di consapevolezza ad altri in cui la furia si concretizza in azioni da perfetto serial killer attraverso l'uso degli strumenti a disposizione (asce, forconi...). Nessun flashback qui (non avrebbero senso), al contrario una limpida linearità che fa piacere ritrovare, nel cinema di oggi, e una tensione talvolta pregevolmente mantenuta.

Qualche buona intuizione come l'aggancio a quel cinema proto-hard che diventerà centrale in A SEXY HORROR STORY, un paio di monologhi efficaci della Goth, una conduzione nel complesso competente ma anche un approccio piuttosto superficiale che contrasta con le evidenti ambizioni del film. Non si rileva in sceneggiatura grande ricercatezza e la classicità nelle riprese andava associata a un approccio meno banale. Rispetto al capitolo girato in precedenza è comunque premiante la scelta di una naturalezza che non va a impaludarsi in modesti incastri psicologici o scene inserite solo per complicare inutilmente la vicenda. Un cinema semplice, un horror che flirta con generi anche molto diversi senza tuttavia sollazzare granché...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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