Intervista a Silvio Spaccesi

3 Giugno 2015

INTRODUZIONE
(a cura di Zender)
La morte di Silvio Spaccesi, uno dei caratteristi più simpatici e vivaci del nostro cinema, ci ha colti di sorpresa. Il sempre fondamentale Geppo (Giacomo di Nicolò) l'aveva intervistato nell'ormai lontano luglio 2008 riproponendosi di terminarla più avanti, quando Silvio si fosse sentito meglio perché non stava passando all'epoca un gran periodo. Oggi, alla luce della sua morte, il nostro pensiero va a lui e abbiamo pensato di rendergli omaggio pubblicando quella che fu la prima parte di un'intervista che purtroppo non potrà più essere conclusa.

Giacomo: Lei è nato a Macerata. Com’è entrato nel mondo del cinema?
Spaccesi: Facendo il teatro. All’epoca venivano a teatro i registi come Nanni Loy, i fratelli Martino e qualche altro.

Giacomo: Il suo primo film è Adriana Lecouvreur.
Spaccesi:
Esatto. Mi hanno fatto un gran panzone ed ero appena uscito dall’Accademia. In televisione invece ho debuttato... Dunque, partiamo dall'inizio: stavo agli ultimi mesi, m’ha dato un permesso speciale Silvio D’Amico dopo tre anni e qualche mese per fare (io avevo la borsa di studio e normalmente non si poteva) “Gli innamorati” di Goldoni, con la Lazzarini. Ai tempi i televisori stavano sparsi nei bar, quindi è come se non l’avessi fatto; però per me è stato un’inizio... piccolo piccolo ma vero, fatto con la sincerità di chi ce l’aveva.

Giacomo: So che lei ha doppiato un personaggio che appare nei primi minuti in La polizia ringrazia. Mi sbaglio?

Spaccesi: Non posso ricordarmelo. Se me lo dice lei ci credo. Di voci fuori campo il sottoscritto ne ha fatte a centinaia. Non dipendevo dai partiti o dai politici, dipendevo solo dall’unica persona che ti può venire incontro e cioè chi va al botteghino e paga il biglietto, chi ti fa da manifesto perché, se non lo buggeri, se non gli rifili una serata triste... la voce passa. Non deve dire: 'E' carino, abbastanza... No; deve dire non perdere quello spettacolo!' Chissà poi quanti ce n’erano da perdere... ma io non ho mai offeso nessuno, né politicamente né con le parolacce, lo posso garantire. A me ha dato da vivere per 43 anni di seguito, il doppiaggio, e difatti il mio orecchio destro ha perso il 50%. Tre turni al giorno... Ho conosciuto tutti al doppiaggio perché ci passavano, tutti. Tempo fa, quando si girava un film, non esisteva la presa diretta; bisognava trovare (e in questo ho sempre aiutato i registi) l’elemento buono, la voce adatta, la faccia adatta. L’ho fatto per gli altri e per questo mi vogliono bene, un po’.

Giacomo: Negli anni sessanta lei poi ha continuato a fare vari sceneggiati televisivi. Ne ha fatti tantissimi... “L’istruttoria preliminare”, “Paura delle bambole”...
Spaccesi:
Sì, anche con Buazzelli ho avuto occasione di lavorare, il mio grande amico Buazzelli. Mi sta nel cuore e nelle orecchie perché mi diceva: 'Silvio, io da quand’è che faccio troppa televisione... A teatro viene il 40% di meno del pubblico; rimani a fare il teatro e qualche volta la televisione, se ti paga'. Perché son sempre stato pagato male, io. Ma non m’importa, non sono capace di arrabbiarmi per cose così; anzi, una cosa la dico: non ho mai avuto un press-agent, e di questo me ne vanto. Non faccio parte delle cosche, capito?

Giacomo: Qual è la differenza tra l’averlo e il non averlo, un press-agent?
Spaccesi:
Avere un press-agent vuol dire apparire in televisione come ospiti, che c’è qualcuno che va per te negli uffici della produzione. Però si prendono anche il 20%, o il 15, il 25... Si va avanti anche così. E sa perché non l’ho mai voluto un press-agent? Perché quando uno fa teatro e fa i programmi insieme ai proprietari di teatri e scrittura gli attori per 6-7 mesi... Chi ha il press-agent ti dice no, tu devi andare in Spagna quattro giorni, oppure in Francia, o a Napoli, o a Milano... Finisce che non sei padrone di te stesso. Il press-agent insiste per farti lavorare perché guadagna, naturalmente.

Giacomo: Arriviamo al 1971, anno in cui lei interpreta un personaggio importantissimo in Detenuto in attesa di giudizio, splendido film.
Spaccesi:
Già, Nanni Loy. Come in Cafè Express, Pacco doppio pacco e contropaccotto. Loy venne in un teatrino a via del Tritone una sera a vedere Povero Spaccesi nel 1970; se ne parlava un pochettino, poco  poco poco, qualche trafiletto sul giornale. Da quella sera siamo diventati amici e quello che mi promise lo mantenne. Stavo preparando un altro film mentre facevamo Pacco doppio pacco e contropaccotto... perché gli portavo delle piccole idee, mi permetto di dirlo, ci scambiavamo i bigliettini. Io volevo fare un burino col dialetto mio, un grande avvocato che vinceva tutte le cause sbagliando gli articoli. Era una satira incredibile!

Giacomo: E di
  Detenuto in attesa di giudizio cosa ricorda?
Spaccesi: L’incontro con un uomo che non doveva morire ma... è legge. Parlo di Alberto Sordi. Dico 'Vengo da lei in camerino a salutarla perché non le devo chiedere niente'. Mi sono messo il vestito più bello per farglielo vedere, perché c’ho anche un vestito bello. Dico 'Ho la mia compagnia...'  'Lo so, lo so', risponde lui, 'lo so perché un mio attore è venuto a fare la scuola di recitazione da lei”. Che poi la scuola di recitazione mia è sempre stata gratis. Lo capisce? Tutta gratis, perché vado a simpatia!

Giacomo: Sempre in Detenuto in attesa di giudizio è accanto anche a Lino Banfi.
Spaccesi:
Altro amico, carino. Ha cominciato proprio con quel film praticamente, una persona deliziosa. Poi mandano in onda quei filmacci e quando lo incontro qualche volta, qui sotto al bar, se magna le mani. Come la Fenech, no? Che ne sapeva che la televisione avrebbe ritrasmesso tutti quei film, un giorno?

Giacomo: Le commedie sexy intende, suppongo.
Spaccesi:
Banfi ha fatto dei film che si mangia le mani... Però sono televisioni private commerciali, tirano avanti... non deve rinnegare quello che ha fatto, perché se l’ha fatto è perché doveva lavorare, mantenere la famiglia, e non c'è davvero niente di male in questo.

Giacomo: Sono film oggi anche rivalutati.
Spaccesi:
Rivalutati, sì. Quelli che ho fatto con Sergio Martino, come Mezzo destro, mezzo sinistro, con Gigi e Andrea, la Vukotic, Gullotta... Ci ha fatto dopo le cassette (a noi non ha dato una lira), ha venduto migliaia e migliaia di cassette che ancora mi telefonano per sapere dove le possono trovare. Qui nei contratti bisogna leggere quello che è scritto piccolo piccolo...

Giacomo: Poi inizia una lunga collaborazione con Silvio Amadio.
Spaccesi:
Amadio era qui a casa mia spesso, ci consigliavamo. L’ha rovinato una collega molto bella, ma questa è un'altra storia. Era un uomo meraviglioso!

Giacomo: Nel 1973 la vediamo in un personaggio divertente in Il colonnello Buttiglione diventa generale
Spaccesi:
Andavo a fare qualsiasi cosa, bastava che attraverso la piccola importanza che avevo in quel momento non facessi del male a nessuno. E’ stata più la valanga di film cui ho detto di no perché eran quasi pornografici... Una volta è venuto un regista... dice: 'Ecco, questo è il copione, sono venuto a vederla al teatro, m’è piaciuto'. Il film comiciava che stavo sotto la doccia nudo insieme a una cinese. Ma dico: quando venite a teatro non faccio mica quelle cose... Tu fai un discorso in teatro per anni e anni, per tutto l’arco parlamentare e per tutti quelli che non vogliono sentire le parolacce che ci ha insegnato la televisione al tempo dei capelloni. E allora non lo puoi fare un film pornografico, scade tutto. Non per via dei soldi, naturalmente... è perché il cuore mio dice così.

Giacomo: Credo che questa cosa sia successa a Renzo Montagnani, un altro bravissimo attore di teatro.
Spaccesi:
Era un mio caro amico. Altro sfortunato che ha avuto una disgrazia familiare... E’ morto di dolore anche lui. Montagnani era simpatico, ha dovuto fare tutto perché gli costava tanto la famiglia, il figlio malato. Era una persona che faceva del bene. Era come Paola Borboni, aiutava i piccoli. La Borboni fu davvero un piacere conoscerla. Tutto si deve al fatto che a quell’epoca sposò quel giovane che tutti dicevano l’avesse sposata per l’eredità... E’ morto lui! Un giorno la Borboni al doppiaggio mi dice: 'Lei Spaccesi fa quella rubrica di poesie alla radio... Il mio uomo è un poeta'. Dico: 'Mi mandi il libretto'. Io gli ho letto tre poesie, un giorno, e da quel momento sono entrato nelle sue grazie.

Giacomo: Nel 74 la troviamo di nuovo con Amadio nella Minorenne, con Gloria Guida. Com’era la Guida sul set?
Spaccesi:
Una bella figliola. Oggi non so se funzionerebbe ancora la sua bellezza un po’... imbambolata; una cara persona, la moglie di Dorelli... non so se ha rinnegato quello che fatto. E poi che ha fatto? Ha mostrato un po’ di gambe, un po’ di sedere, un po’ di tette... E’ un fiore di Dio. Una cosa bella era, insomma.

Giacomo: Nel 1980 è accanto a un mio mito, Franco Franchi, in Un uomo da ridere.
Spaccesi:
Con Franchi ero di casa. Era il tempo in cui si era diviso da Ingrassia. Venne a casa mia un giorno un suo segreterio (di Franchi) e mi disse: 'Qui c’è un libretto di assegni. Scriva la cifra che vuole per stare almeno tre/quattro anni con Franco Franchi'. Dico: 'Io non posso, perché c’ho la compagnia'. M’ha chiamato Franchi, ci siamo dati un appuntamento sotto casa... ha capito che io ero fatto per il teatro, non per il cinema e per girare il mondo. Ho viaggiato molto con Forza venite gente, è vero, ma quella era una cosa mia e di Castellacci, grande poeta.

Giacomo: Nel 1983 la vediamo accanto ad Adriano Celentano nel film Segni particolari bellissimo.
Spaccesi: Ho fatto questo film con Celentano perché lui aveva visto Forza venite gente. L’aveva visto cinque anni prima di dirmi 'Vieni che fai il prete in Segni particolari bellissimo'. Tutta gente che s’è scordata, però ogni tanto finiva nella mia rete qualche pesciolino. Lo facevo per tirare avanti e pagare gli attori.

INTERVISTA RACCOLTA DA GEPPO IL 12/07/2008

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commenti (5)

RISULTATI: DI 5
    Didda23

    3 Giugno 2015 14:02

    Un omaggio sentito e meritato.
    Markus

    3 Giugno 2015 14:26

    Bellissimo lavoro ahimè uscito postumo e parziale. Ottimo lavoro Geppo. Ricordo quando nel 2008 me la feci ascoltatore.
    Herrkinski

    4 Giugno 2015 04:55

    Ottima intervista, peccato manchino commenti e aneddoti sugli altri suoi lavori degli anni '80. Tra l'altro ne ho visti alcuni proprio di recente. Grande Spaccesi.
    Herrkinski

    4 Giugno 2015 04:57

    Tra l'altro stavo vedendo tempo fa La Famiglia Brandacci su Iris ma non hanno trasmesso la seconda parte. Se qualcuno ce l'avesse mi contatti sul Davibook per favore..
    Tersilli

    23 Luglio 2015 20:29

    Bellissima intervista. Grande Silvio Spaccesi RIP