il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

IL CASOLARE DELLE PIETRISCHE
insospettabile multilocation
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338241 commenti | 63932 titoli | 25344 Location | 12571 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Il buco in testa (2020)
  • Luogo del film: La palazzina dove abita Guido (Ragno), l'ex brigatista che Maria (Saponangelo) intende uccidere
  • Luogo reale: Via Sandro Botticelli 6, Milano, Milano
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  • Film: La rosa velenosa (2019)
  • Luogo del film: Il motel nel quale Carson (Travolta) prende alloggia quanto torna in Texas per indagare su Barbara V
  • Luogo reale: Savannah: Quality Inn Midtown, 7100 Abercorn Street, Stati Uniti, Estero
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Gennaro Di Napoli

    Gennaro Di Napoli

  • Maria Cebotari

    Maria Cebotari

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Luluke
Capolavoro di Lumet che declina in modo mirabile una sceneggiatura di Chayefsky (terzo Oscar per lui) realizzando così uno dei film più geniali della storia del cinema. Che non è sulla TV, ma su come le persone maneggiano quel mezzo per scopi personali, infischiandosene degli effetti sulla gente. C'è tutto: l'aziendalismo (il solito, splendido Duvall), il carrierismo al femminile (una meravigliosa Dunaway), la globalizzazione politico-finanziaria (il celebre discorso di Jensen) e altro ancora. Superata l'epica di Quarto potere: il vero parallelo è con il dramma radiofonico di Wells.
Commento di: Magi94
Film interessante ma piuttosto furbo, che con bello stile e narrazione seducente racconta una storia tutto sommato non nuova e con classico colpo di scena finale, lasciando agli spettatori la scelta delle diverse interpretazioni. Sarebbe stato forse molto più interessante e coraggioso proseguire sui binari già tracciati per capire a cosa questa relazione (pre)adolescenziale sarebbe potuta arrivare. Le Bon ha un bel tocco e grande senso dell'estetica, ma abusa del pruriginoso nel mostrare come si comporta Chloé, senza essere sorretta da una sceneggiatura adeguata. Comunque godibile.
Commento di: Silvia75
Tre uomini cercano di raggiungere una zona dove sembra sia caduto un meteorite e dove si possono realizzare i desideri. Uno è un accompagnatore chiamato stalker, il secondo è un professore di fisica, il terzo uno scrittore in crisi. Splendide inquadrature di Tarkovskij e grande fotografia. Ragionamenti sulla vita in un film filosofico, spirituale e poetico insieme. Ci sono anche alcune poesie scritte dal regista. Da vedere assolutamente.
Commento di: Kinodrop
In un resort circondato dall'inverno islandese, un turista inglese cerca di far conoscenza con una vicina di appartamento e così due perfetti sconosciuti si mettono a dialogare sui rispettivi pregressi più o meno problematici o traumatici. Una storia di autoanalisi in cui l'altro appare semplicemente una valvola di sfogo e non una reale controparte paritaria, che si articola in dialoghi estenuanti e piuttosto banali che aggravano la povertà di uno script che neanche il suggestivo paesaggio innevato riesce a rendere interessante. Una monotonia continuata e aggravata, cast compreso.
La peur des ombres (1911) di Romeo Bosetti con (n.d.)
Commento di: Caesars
Davvero niente male questo film corto diretto da Bosetti, soprattutto per l'uso efficace dello "split screen". La trama vede due donne, suggestionate dalle notizie dei giornale e terrorizzate da ombre minacciose, che chiamano la polizia. L'origine del "pericolo" sarà svelato nel divertente finale. Bosetti dirige con buona perizia tecnica e questo eleva il valore della pellicola. Prodotto interessante che vale la visione, almeno da parte di chi apprezza il cinema degli albori.
Commento di: Pigro
Stracciona e caricaturista: la coppia della pellicola si diletta nel creare buffi ritratti di uomini politici (e chissà quali altri vip dell’epoca) a spron battuto. Il gioco delle vignette bidimensionali e delle teste in plastilina è ingegnoso e vario, grazie alle diverse modalità di composizione che dalla materia inerte o dai frammenti cartacei fanno scaturire i buffi volti. Il corto è apparentemente ripetitivo e monotono: in realtà proprio la serialità suscita curiosità e divertimento, anche se oggi quei visi sono pressoché irriconoscibili.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

L'ennesima cronaca di un'impresa ci riporta questa volta indietro fino agli Anni Trenta (pare che Clooney ci abbia preso gusto a evitare la contemporaneità, nei suoi film), quando un gruppo di canottieri riservisti dell'università di Washington cominciò la sua marcia trionfale dalle acque del fiume Hudson.

Nel raccontare le gesta del gruppo di ragazzi in barca protagonisti del romanzo omonimo di Daniel James Brown del 2013, Clooney sceglie il profilo basso. Non rinuncia, per forza di cose, all'esaltazione del momento, ma riconduce la storia nell'ambito...Leggi tutto di una certa normalità ben calata nella realtà del tempo, nell'era della Grande Depressione. I ragazzi non sono figli della ricca borghesia come quelli che occupano le imbarcazioni "titolari", ma sanno imporsi grazie al cuore, alla tenacia, e questo è quanto il film porta in scena, senza dimenticare di descrivere - pur con una certa sbrigatività che si traduce spesso in superficialità - il mondo in cui si muove l'unico vero protagonista Joe Rantz (Turner), senza un dollaro in tasca e convinto a tentare la via del canottaggio solo grazie al consiglio di un amico, che gli spiega come stiano reclutando gli otto canoisti chiamati a fare le riserve pagando i prescelti un bel po' di quattrini.

L'occasione d'oro, per Joe, diventa il trampolino di lancio per comporre un equipaggio coeso come nessun altro, motivato a dovere da terra da un coach fondamentale (Edgerton). Le traversie che i nostri dovranno superare sono messe in scena fortunatamente senza grande enfasi ma con una buona attenzione per il contesto storico, anche attraverso una ricostruzione di pregio valorizzata da una fotografia scintillante. A fare la parte del leone, tuttavia, sono senza dubbio le riprese sul fiume, presenti in gran numero e ottime nella loro spazialità, nell'alternare con gusto panoramiche dall'alto e inquadrature a pelo d'acqua evidenziando lo sforzo degli atleti e l'affiancamento agli avversari durante la competizione. Sono i momenti che meglio rappresentano il discreto lavoro in regia, con una fluidità che mette in luce un'apprezzabile classicità nello stile, lontana dagli eccessi della spettacolarizzazione che spesso il cinema sportivo inserisce con esagerata enfasi.

Piacevole anche la parentesi alle olimpiadi di Berlino del 1936 (compresa di Jesse Owens, svastiche e con un Hitler contrariato presente alla finale), a conferma di un buon lavoro complessivo nella ricreazione di un preciso periodo storico. Ciò che manca è semmai una solida spina dorsale che dia una direzione decisa al film, che per lungo tempo procede apparentemente per inerzia, descrivendo piuttosto anonimamente e senza la giusta intensità quanto accade, fornendo un freddo resoconto che non coglie quasi mai highlights significativi. D'altra parte tutti sanno (o come minimo immaginano) cosa accadrà e quindi le sorprese sono al massimo la leggera malattia di qualcuno, la corsa a raggranellare i soldi necessari a finanziare una spedizione che in molti non vedono affatto di buon occhio... La scelta di filmare a lungo le sfide sull'acqua sottrae tempo alla caratterizzazione dei personaggi e la cosa si nota, lasciando l'impressione di un'opera condotta sapientemente ma priva di una vera anima, un esercizio di stile pacato e sobrio, a tratti un po’ grigio...

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Thriller acquatico con squalo a corredo ambientato nello spettacolare mare dei Caraibi. Naomi (Ghenea) e il suo boyfriend Jackson (Westwick) trascorrono le giornate insieme al un loro amico fino a quando, al momento di tornare, i due uomini partono con l’elicottero lasciando che Naomi faccia rientro con la sua barca, la Serenity, proprio nell’anniversario della morte dei genitori, che non sopravvissero a un incidente in mare durante una tempesta in cui si salvò solo lei (come si vede nell’incipit e in altri flashback traumatici).

Le previsioni del tempo non sono...Leggi tutto buone, ma Naomi salpa ugualmente dovendo tuttavia presto deviare dal percorso per raccogliere l’SOS di tre persone che fa salire a bordo. Reduci evidentemente da un naufragio, i tre si scoprono però essere tutt’altro che benintenzionati, trafficanti di droga che hanno perso il loro ingente carico di cocaina sul fondo del mare, nell’imbarcazione naufragata, e sono decisamente intenzionati a recuperarlo. Ci mettono un attimo a estrarre la pistola, prendere di fatto possesso della Serenity e costringere una sub esperta come Naomi a immergersi per riportare a galla la cocaina. Piccolo problema: lì nei pressi si aggira uno squalo affamato che non ci mette molto a mietere la prima vittima. Pericoloso? Amen, i pacchi di cocaina vanno ripresi assolutamente, per cui Maria (Gómez), che dei due fratelli sopravvissuti pare quella che comanda, spinge Noemi e suo fratello José (Coppet) a scendere fino al relitto e agire. “Tanto mi ammazzerete lo stesso, dopo”, soggiunge la prima; invece no: Maria e José non sanno guidare una barca come la Serenity e quindi, le dicono, di lei avranno comunque bisogno, per raggiungere le Florida Keys come nelle loro intenzioni. Rassegnata al compito, la bella protagonista mette la muta e comincia la discesa.

Quanto succederà in seguito si può facilmente immaginare: la tensione sale, i rapporti fra i tre in scena non migliorano e lo squalo tende ad attaccare appena qualcuno si tuffa e invade la sua zona. Il film ha di conseguenza uno stallo nella storia e la regia non offre riprese particolarmente interessanti che sappiano gestirlo con il giusto grado di spettacolarità. Intanto Jackson, da terra, capisce che qualcosa non va quando Naomi lo contatta e la conversazione cade, quindi comincia ad attivarsi per raggiungerla.

La Ghenea è indubbiamente bella nonché fascinosa e quanto a recitazione riesce a evitare di salire troppo sopra le righe offrendo una discreta performance, gli altri fanno da contorno con le solite facce dure e le reiterate minacce a mano armata. Fortunatamente non ci sono effetti troppo pacchiani, lo squalo se ne sta abbastanza in disparte senza intaccare troppo la credibilità del tutto e diventa realmente protagonista in un’unica scena, quando balza fuori dall’acqua ripetutamente e almeno una vittima l’addenta con furia. Non molto, per gli appassionati, ma qualcosa sì, e almeno per un paio di minuti non si ripensa alla scarsa incisività di quanto visto fin lì: i lunghi stazionamenti nel relitto, ad esempio, una prima parte tirata per le lunghe con la Ghenea che veleggia solitaria inquadrata spesso in modo tale da metterne in risalto il poderoso seno, la manfrina del suo ragazzo che non trova nessuno che l’accompagni nell’impresa di recupero, i flashback con i genitori di Naomi sperduti in mare durante la tempesta… Per quanto con una sua dignità dal punto di vista realizzativo e degli effetti, tiene lo squalo ai margini e ciò che sostituisce la sua limitata presenza non è certo di gran qualità, purtroppo…

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Sdoppiatasi con successo in X - A SEXY HORROR STORY, a Mia Goth non resta che interpretare il prequel nel ruolo di Pearl e il sequel in quello di Maxine, i due personaggi a cui ha dato vita nel prototipo. PEARL, lo si ricorderà, era l'anziana killer che eliminava i componenti della troupe del film hard, una Mia Goth cui era stato applicato un pesante make up con risultati a...Leggi tutto dire il vero non troppo soddisfacenti. Qui si ripulisce e, ritornando indietro al 1918, la ritroviamo adolescente nella stessa casa in Texas (con coccodrillo annesso) che sarà teatro del capitolo "di mezzo".

Naturalmente lo scopo è spiegare l'origine della psicopatia della protagonista, che conduce una vita quasi da reclusa con un padre (Sunderland) ridotto poco più che a un vegetale e una madre con la quale i motivi di attrito sono continui. D'altra parte la donna ha capito l'indole non esattamente bonaria della figlia e non sa bene come prenderla. Ma la Goth è brava a controllare gli scatti di follia di Pearl contenendosi e mostrandosi nel contempo capace di un atteggiamento quasi dolce, timido, di ragazza che sogna per sé un avvenire diverso, da star del cinema, quel mondo di cui s'è innamorata guardando il film "Palace follies" e che per lei rappresenta la fuga dal recinto in cui è confinata da sempre.

Come si può immaginare, però, la madre non è affatto incline ad assecondare i desideri di Pearl e punta a impedire che sua figlia si presenti per il provino che si sta svolgendo in quei giorni in chiesa con lo scopo di ingaggiare una ballerina. Sposata giovanissima con un ragazzo (Sewell) partito da tempo per il fronte, Pearl ha un chiaro deficit di affetto, di amore e pure di sesso (al punto che finisce per amoreggiare con uno spaventapasseri in una sequenza piuttosto indicativa della direzione intrapresa dal film), che inevitabilmente, al primo vero shock che arriva dal mondo esterno in seguito al rapporto avuto con il proiezionista (Corenswet) del locale cinematografo, perderà definitivamente la brocca.

Da qui Ty West, che fino a quel punto aveva descritto senza gran fantasia né estro la protagonista e le sue crisi trattenute, dà una scossa al film e comincia a tingere di nero la sua storia, entrando nel "genere" e potendo finalmente dare sfogo alle proprie qualità registiche sfruttando l'ottima aderenza di Mia Goth al personaggio. Già celebrata in X, l'attrice conferma la predisposizione al tema alternando momenti di lucidità e forse di consapevolezza ad altri in cui la furia si concretizza in azioni da perfetto serial killer attraverso l'uso degli strumenti a disposizione (asce, forconi...). Nessun flashback qui (non avrebbero senso), al contrario una limpida linearità che fa piacere ritrovare, nel cinema di oggi, e una tensione talvolta pregevolmente mantenuta.

Qualche buona intuizione come l'aggancio a quel cinema proto-hard che diventerà centrale in A SEXY HORROR STORY, un paio di monologhi efficaci della Goth, una conduzione nel complesso competente ma anche un approccio piuttosto superficiale che contrasta con le evidenti ambizioni del film. Non si rileva in sceneggiatura grande ricercatezza e la classicità nelle riprese andava associata a un approccio meno banale. Rispetto al capitolo girato in precedenza è comunque premiante la scelta di una naturalezza che non va a impaludarsi in modesti incastri psicologici o scene inserite solo per complicare inutilmente la vicenda. Un cinema semplice, un horror che flirta con generi anche molto diversi senza tuttavia sollazzare granché...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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