Derrick: Luoghi comuni in catena di montaggio

25 Luglio 2012

INTRODUZIONE (a cura di Markus)

Molti ragazzi nati negli anni Settanta hanno con molta probabilità subito un trauma, nel decennio successivo, per via dell’obbligata visione di tutte - o quasi - le puntate de L’ispettore Derrick (allora trasmesse in prima serata su RaiUno), che molti genitori hanno imposto senza alcuna pietà all’allora giovane figliolanza la quale, evidentemente e vista la tenera età, aveva altri gusti. Il fatto nello stesso tempo divertente e drammatico (per certi versi pure storiografico), per quanto riguarda il “caso Derrick” negli anni Ottanta, è che in un momento in cui dall’America giungevano numerose serie-tv che mostravano come “cosa buona e giusta” la superbia, la bellezza fisica, l’essere uomini di successo professionale, avere un magnifico sorriso che si staglia su volti bruniti dal caldo sole californiano e vaporose pettinature ”post-atomiche” (si veda l'immagine qui sotto), abbiamo accolto a braccia aperte dalla gelida Germania l’ispettore Derrick e il suo fido aiutante Harry, che incarnavano l’esatto opposto: uno stile pacato e mai sopra le righe, un aspetto fisico dismesso, volti imbronciati, un pallore quasi ospedaliero e pettinature… beh, lasciamo perdere! Fantastico!
Il fatto ulteriormente spassoso è che la serie de L’ispettore Derrick - volente o dolente - ci mostra la Germania (e il suo popolo) come i nostri ridanciani cliché esigono, ovverosia il cielo perennemente plumbeo, i biondi con il naso rosso e la “panza da birra”, il terribile accostamento degli abiti (classicissimo il giubbotto da aviatore e il pantalone in gabardin verde-rana) e le birrerie, cui vanno aggiunte le icone strettamente congiunte al distretto di polizia dove Derrick e Harry lavorano: un terribile ufficio arredato con mobilio di scarso valore, il lavandino per potersi lavare le mani e sciacquare il viso imbronciato da una lunga giornata lavorativa, lo specchio, l’attaccapanni, la mappa (ingiallita) di Monaco di Baviera e le finestre con le pianticelle mezze morte. Punti fermi che, citando un noto film argentiano, “rimangono attaccate come solide ragnatele” nel nostro immaginario e che abbiamo imparato ad amare e che forse hanno contribuito a creare un popolo di vecchi dentro (e anche fuori). Quest’approfondimento curato dall’amico Zender saprà analizzare tutti i possibili e divertenti aspetti della serie teutonica per eccellenza. Buona lettura!








UNA PRIMA DOMANDA: PERCHÉ...?
Beh, perché quando hai alle spalle 281 episodi visti di una serie (quindi tutti, senza eccezioni), è inevitabile che ti venga voglia di scriver qualcosa a testimonianza del tuo tempo perso (seconda domanda: “ma non avevi niente di meglio da fare”?), anche per mettere in guardia gli sprovveduti che vi si avvicinano incauti; se queste mosche bianche esistono (ma andiamo, chi non conosce Derrick, in Italia?), che possano almeno sapere a cosa vanno incontro, se s'affossano in poltrona di fronte a quelle immagini un po' smunte da tipica fiction tedesca.

Ma non stiamo parlando della storia del telefilm, che si può facilmente trovare in rete con aneddoti allegati, quanto piuttosto di alcune caratteristiche che solo chi conosce a fondo Derrick può pensare di poter catalogare. Mi si perdonerà una certa ironia nei confronti di una serie che ahinoi viene spesso presa come simbolo del telefilm per anziani senza speranze; al contrario io ho amato questi tedeschi, solo che mi è parso inevitabile cogliere, nei personaggi e in alcune situazioni, tratti ad oggi un po' risibili. Il presente speciale è dedicato unicamente a chi sa di cosa sto parlando, e non a caso avete appena letto l'introduzione di Markus, che con me ha sempre condiviso lo stesso tipo di “visione”, circa questo singolare telefilm.

REINECKER “FACCIO TUTTO IO”

Le ha scritte tutte un’unica persona, le storie di Derrick... tutte lui! Dopo 281 episodi possiamo quindi forse rimproverare a quello stakanovista di Herbert Reinecker di esser ricaduto un po’ troppo in alcuni suoi “topoi”? Obiettivamente no, per cui cerchiamo pure di individuarli, questi veri e propri luoghi comuni (inseriti con regolarità tutta tedesca come in una catena di montaggio) in cui chiunque abbia visto un buon numero di puntate della serie si è inevitabilmente imbattuto. Non dopo una breve analisi dei protagonisti, naturalmente...


1. I PROTAGONISTI


STEPHAN DERRICK: Chi sia lo sanno un po' tutti. Stephan Derrick è il pacioso ispettore capo della sezione omicidi della polizia di Monaco. Veste classico (sempre con fazzolettino che spunta dal taschino in tinta con la cravatta), sfoggia un bell'orologione d'oro al polso e gira su una potente Bmw (quindi umiliando il povero Colombo ma prendendole dal buon Magnum P.I., per dire). Dalle stagioni del 1989 e 1990, per coprire due pesantissime borse sotto gli occhi, ha cominciato a provare occhiali di ogni tipo alla ricerca di quelli adatti. Dopo una serie di test terrificanti che lo hanno visto indossare diverse montature da circo, finalmente nel 1991 ne sceglierà un paio che non toglierà più. Predilige l'ossessionante interrogatorio con fini maieutici rispetto all'indagine, che conduce quasi sempre svogliatamente, ma gli va dato atto che dai e dai alla fine quasi sempre il sospetto, sfinito, pur di togliersi l'ingombrante rompipalle dai piedi vuota il sacco.

HARRY KLEIN:
Il braccio destro, il Robin che Batman-Derrick porta quasi sempre con sè e che ha l’onore di condividere con lui il poco lussuoso ufficio (con lavandino), è un ometto tracagnotto e dal capello molto curato, messo lì col compito di stimolare Derrick alla riflessione. Non è un caso che la gran parte delle volte in cui c’è da concludere qualcosa dopo i primi interrogatori, il nostro si rifugi nel classicissimo “Che ne pensi, Stephan?” evidenziando agli occhi di noi spettatori una preoccupante carenza d'intuito. Quando Stephan gli fa la grazia di esporgli le sue prime conclusioni, Harry di solito annuisce e butta lì una frase che ha l’unico compito di rafforzare la tesi dell’ispettore capo. Tipico del nostro è poi il saltare sempre alle conclusioni al primo indizio che pare indicare una direzione; così, la domanda “Cosa stiamo aspettando Stephan? Il colpevole è lui, lo sappiamo benissimo” precede quasi sempre la riflessione di Derrick che sovverte l’ingenua ipotesi dell’avventato aiutante. Più di una volta Harry si prende quindi delle belle lavate di capo, per la sua stolta mania di passare a veloci conclusioni. In tre o quattro puntate, con Derrick assente per ragioni diverse (vacanza, indisposizione, motivi familiari…) a Harry spetta di condurre le indagini in prima persona, ma Stephan in pensiero gli rompe l’anima ogni due-tre ore per sapere come proceda, dal momento che del collega, comprensibilmente, non si fida neanche di striscio.

WILLY BERGER:
Certo, tutti conoscono Harry; ma in quanti si sono accorti che, nel corso degli anni, un altro apparentemente inutile travet, passacarte grigio e semimuto, fa la sua comparsa in quasi ogni episodio? Parliamo di Willy Berger naturalmente (interpretato da Willy Schafer, si noti la poca voglia già nel trovargli un nome diverso da quello dell’attore), dapprima moro poi precocemente canuto e infine pure con occhiale da presbite. Mancava la versione con bastone ed eravamo a posto... Staziona nell’open-space subito davanti all’ufficio di Derrick e fa capolino di tanto in tanto per dare informazioni da poco o per svolgere le mansioni più umili che Stephan non ha il coraggio di affibbiare nemmeno a Harry. Sul luogo del delitto raccoglie solitamente indizi che il suo superiore non valuterà mai, si dedica a pedinamenti e a ruoli da occasionale guardia del corpo, ruoli che ricopre con la solita grigia abitudinarietà facendoci credere che se un giorno finisse ammazzato in azione gli farebbero un bel serioso funerale tedesco e il giorno dopo tutti a cercare il sostituto. Esordisce nel 1975 in Il segno della violenza e continuerà ad apparire fino agli ultimi anni.

GLI ALTRI: Detto di un aiutante da ufficio precocemente scomparso dalla serie (Schroeder) e di un altro collega molto più giovane che amava fumare la pipa, la fauna che si muove alla centrale è un gruppo anonimo di funzionari ampiamente intercambiabili. Quello che invece colpisce è la quantità di facce note che ritornano in continuazione nei ruoli più disparati. Chi conosce la serie se ne accorgerà ben presto: “Ma lo strozzino qui non è mica quello che l'altra volta faceva la guardia notturna?”. “Oh già, ma che dire del ragazzetto biondo? Era il fratello di Gertrud due puntate fa”. Il riciclaggio del cast raggiunge livelli anche impressionanti, in alcuni casi. Il primatista è Dirk Galuba, solitamente nei panni dell'uomo infido: s'è sparato 21 episodi senza fare una piega, passando in rassegna ogni tipo di personaggio! Quando poi anche in produzione si accorgono di averli sfruttati troppo li infilano in parti minori, da tappabuchi. Il giovane biondino Philipp Moog, ad esempio, spunta fuori con una frequenza allucinante: quando c'è bisogno d'un ragazzetto brillante eccolo lì (anche se poi per contrappasso gli han fatto fare pure il vegetale in A cena con Bruno). Pierre Franckh, ovvero il clamoroso sosia del nostro Puppigallo (che ha dovuto ammettere in sede privata la somiglianza), è un altro “ritornante” (lo ricordiamo nei panni del ciclopallista Pecko), mentre Sky Du Mont, col suo charme da uomo raffinato e lo sguardo penetrante, è uno dei più riconoscibili (anche per l'altezza non comune). Tra le donne le più individuabili sono forse Irene Clarin, occhi da gatta e sovente vestita molto male, e Sissy Höfferer, che si è ripassata un po' tutti i ruoli immaginabili da mente umana. Insomma, cominciate a seguire la serie e ci ritroverete in mezzo sempre le stesse facce, truccate vanamente con parrucche, baffi finti e occhialoni per nascondere la vera ragione dei troppi déjà vu dello spettatore.










APPENDICE TRISTE: LA SCIENTIFICA. A cosa serve la scientifica in Derrick? Vediamo i poveri colleghi dell'ispettore raccogliere spesso indizi, impronte, fotografare la scena del delitto, inserire in sacchetti di plastica oggetti rinvenuti che potrebbero tornare utili. Tutto questo perché? Quando mai capita che un caso nella serie si concluda grazie agli indizi raccolti in loco? Anzi, capita spesso che sia addirittura Derrick, con massimo spregio nei confronti di chi lavora per lui, a prendere in mano armi o altro senza mai indossare guanti che preservino le impronte dell'assassino. Pare quasi si diverta a sabotare subdolamente il lavoro dei colleghi meno in vista, i quali una volta capita l'antifona prenderanno a svolgere il proprio compito con inevitabile svogliatezza e superficialità.


2. PERSONAGGI RICORRENTI


EX GALEOTTI: Non si contano le volte in cui Derrick si ritrova tra i piedi gente che aveva spedito in galera anni prima (liberata spesso prima del previsto per buona condotta) o comunque ex galeotti in cerca d’identità. Di frequente sono dei piantagrane o combinano comunque qualche casino (la prima cosa che fanno è chiamare l’ex moglie per tormentarla), ma l’ispettore cerca sempre di combattere ogni pregiudizio per capire se la galera sia loro servita o meno. Saltano fuori un po’ dappertutto, in ogni occasione, e talvolta vengono accoppati un paio di giorni dopo aver tentato il difficile reinserimento in società. Altre volte organizzano invece vendette complicatissime e sfruttano una spiccata abilità dialettica per metter nel sacco i compagni delle proprie ex-mogli, solitamente tesi a considerare le paure delle consorti come esagerate (salvo poi ricredersi tragicamente). Quello che vedete qui sopra, ovvero Peter Kuiper, il protagonista della puntata "L'intruso", è il noto sosia del nostro Geppo.

Derrick ha un diverso comportamento nei confronti degli ex detenuti (quasi sempre finiti in carcere a causa dello stesso Derrick): o ricorda a tutti (specialmente a Harry, che ama le facili soluzioni e appena sente in giro odor di galera salta alle conclusioni più ovvie) che chi ha scontato la pena dev’essere considerato un uomo alla pari di tutti gli altri, o sottolinea che un assassino sarà sempre un assassino e chi uccide una volta non può cambiare. Non sembrerebbero due considerazioni in contraddizione, ma lo diventano quando il suo approccio a tali personaggi muta radicalmente da puntata a puntata, forse a seconda della simpatia che gli ispirano. Ad ogni modo la verità è che di questi ex detenuti la serie è stipata: pare che appena qualcuno esce di prigione finisca immancabilmente tra i piedi dell’ispettore, pronto a riaprire il caso. Curioso invece che tra di essi siano in minoranza quelli che davvero ce l'hanno con Derrick, che pure dei bei periodi non gli ha fatto passare. Anzi: lo rispettano quasi sempre e spesso lo invitano a cena, cercano la sua comprensione, gli piangono sulla spalla... Possibile che a mettere qualcuno in galera in Germania si guadagni così facilmente la riconoscenza del condannato? Eppure...

VEGETALI IN FORMA UMANA:
Il vegetale derrickiano non è una verdura o un ortaggio, ma ci può assomigliare molto, quanto a presenza scenica. Questi personaggi così caratteristici infestano la serie da sempre e continuano a timbrare il cartellino anche negli ultimi anni, quando invece di diminuire si moltiplicano arrivando a contaminare addirittura l’ispettore stesso, che dopo la duecentesima puntata rischia pure lui di finire servito in tavola col pesce. Di cosa stiamo parlando? Ma naturalmente dei tanti, tantissimi attori chiamati a fare per l’intera puntata scena muta o quasi perché il più delle volte vittime di shock terribili. Li vediamo magari nelle prime battute dire qualcosa ma poi, dopo l’evento luttuoso, sbarreranno gli occhi aggirandosi per il set come zombi o, nella migliore delle ipotesi, replicanti da far invidia agli ultracorpi di siegeliana memoria. Derrick gli parla, insiste, loro rispondono con lo sguardo attonito di chi è già all’altro mondo da tempo. Se stampano quattro parole di seguito è un evento, e indagare dovendo fare i conti con certi testimoni (o indiziati) non è facile. E non è facile nemmeno per lo spettatore, che preso da raptus di nervosismo vorrebbe entrare sul set e scuoterli violentemente per farli tornare in vita: già il ritmo della serie è catatonico, se ci si metton di mezzo pure i traumatizzati incurabili…

QUELLO CHE PARLA SOPRA: Dal momento che la serie pullula di vegetali è inevitabile che sorga chi ne fa le veci. In pratica, quasi ogni vegetale ha il suo “ventriloquo” personale; a volte è il padre iperprotettivo, a volte la madre o un fratello... Quando Derrick va a svolgere i suoi interrogatori s'imbatte spesso in questi fastidiosi ventriloqui: lui fa la domanda al vegetale, ma prima che questi possa provare in qualche modo a rispondere, ecco che il padre (o chi per lui) parla al suo posto. Un esempio? “Dov'era ieri tra le sette e le otto?”. Vegetale: “Bl... bl...”. Padre: “Mio figlio era a casa di mia moglie. Ha cenato alle sette e quaranta  con un paio di gallette, poco dopo si è coricato”. Derrick: “L'ho chiesto a suo figlio, signor Grundenberg, lasci rispondere lui”. Vegetale: “Bl... bl...”. Padre: “Si è svegliato stamane con l'acidità di stomaco ed è rimasto a letto”.

ALCOLIZZATI: ARRUOLATI PER UCCIDERE: Se la puntata comincia con un povero alcolizzato che si trascina sul set facendo incazzare i baristi sempre mal disposti a far credito, state pur certi che prima o poi salterà fuori qualcuno che lo contatterà per fargli la tipica proposta indecente. Prima all’alcolizzato viene mostrato il denaro, gli si offrono drink in quantità pagandogli tutto e facendogli capire quanto bella sarebbe la vita tra fiumi di alcol e poi, quando il poveraccio è cotto a puntino, eccogli servita la pistola ammazzaparenti. La reazione dell’alcolizzato sulle prime è schifata: non di rado rifiuta l’offerta magari facendo l’offeso (“ma per chi mi ha preso? Io non uccido la gente” bla bla bla) e riprendendo a vagare per i bar. Ma siccome la vita gli rifila solo schiaffi e pugni, l’avvoltoio si ripresenta con l'offerta (aspettava solo il momento buono, la ricaduta) e allora ecco che zac, l'alcolizzato cede e impugna l'arma per uccidere.

CORNUTI:
Non sarà la Svezia, ma in Germania l’adulterio si commette alla luce del sole. Almeno così pare, considerato che ogni volta che Derrick annuncia a un cornuto la sua condizione questi risponde con un’alzata di spalle o un “lo so benissimo” che ci fa capire quanto la segretezza, nel campo, non sia quasi mai richiesta. Attenzione però, perché gran parte delle volte il cornuto mantiene l’aplomb solo esternamente. In realtà è roso dal tarlo della vendetta e la gran parte delle volte è lui l’assassino del coniuge “allegro”. Insomma, perdòno solo di facciata e punizione severa alla prima occasione. Dategli una lupara, a questi bavaresi, perché da certe tradizioni barbare del nostro antico sud non aspettano altro che di imparare. Ce n’è un’infinità di varianti, senza distinzione di sesso, ceto sociale... Il tradimento è la regola, in Germania, e chi è cornuto lo sa sempre e pare accettare la situazione; l’atteggiamento più comune è in ogni caso la rassegnazione, accompagnata spesso da una trasformazione in semivegetale che porta il tradito a fissare lungamente il vuoto o a balbettare una frase ogni cinque minuti.

DROGATI: Lo zoo di Berlino non doveva essere molto meno frequentato dell’analogo bavarese. La Christiane F originale stava di là, ma tanti suoi emuli si trovano con facilità anche a Monaco, con Derrick che passa dal ruolo di consolatore e comprensivo amico (con i drogati) a quello di furioso e isterico oppressore (con gli spacciatori, trattati sovente a pesci in faccia). Una variante molto curiosa e frequentissima è poi quella della droga in classe, col professore che fa comunella coi suoi allievi per risolvere problemi più grandi di lui. L’ingresso in aula con interrogatorio a cui tutti rispondono solitamente con sguardo assente è un vero classico, a cui segue l’individuazione della vittima prediletta da torturare a colpi di pressanti interrogatori. Gli episodi che vedono Derrick alle prese con la droga (rigorosamente eroina) e con chi la vende sono davvero tanti, come se lo sceneggiatore ci si aggrappasse ogni volta che mancava l’idea buona.
 
PROSTITUTI:
Il mestiere più vecchio del mondo sappiamo tutti qual è, ma la serie di Derrick vuol fare a modo suo e inverte i sessi: il mestiere più vecchio del mondo sarà anche quello, ma attenzione perché Richard Gere a Monaco deve aver fatto scuola, e qui decine di maschi aitanti sono alle prese con vecchie babbione in cerca dell’amore perduto. Gigolo a profusione insomma, per professione o per necessità. Spesso nemmeno troppo attraenti, a dire il vero, ma quando si ha l’età di certe vecchie signore ingioiellate non si può mica andare troppo per il sottile... 
Se si hanno i soldi perché negarsi certe attenzioni? E allora eccoli qui i nostri eroi: in accappatoio, in versione casual o sfigatella, sfilano uno dopo l’altro con frequenza notevole, pronti ad acchiappare al volo la riccona di turno.

PRETI: Se in Derrick c’è di mezzo un prete state pur sicuri che per tutta la puntata si cucirà la bocca e invocando il segreto confessionale scuoterà la testa ad ogni domanda dell’ispettore. Il quale si irrita, ma sa che non ha potere, con questi pastori del Signore che preferiscono mandare a morte altre persone pur di non tradire il loro obbligo “professionale”. Certo, ogni volta passeranno minuti interi con gli occhi bassi, mordendosi le labbra, sapendo che per causa loro un assassino non viene preso. Ma evidentemente confidano in Derrick: come li porta alla confessione lui, i colpevoli, mai uno di loro potrà farlo... Colla differenza, poi, che quando quelli confessano a Derrick non se la cavano con tre Ave Maria e un Padre Nostro...


3. SITUAZIONI RICORRENTI


SE TOCCHI UNO MUORE: Comprensibile la decisione di non esagerare col sangue, di non insistere con i particolari macabri, ma qui si esagera: non si contano le donne a cui tappano la bocca per 30 secondi e stramazzano esanimi soffocate non si sa bene da cosa creando effettivamente sconcerto in chi voleva magari solo farle tacere. Se un uomo viene pestato da qualche scagnozzo per strada non di rado ci resta secco causa complicazioni, e più in generale c’è evidentemente da fare molta attenzione, vista l’estrema fragilità del popolo tedesco: basta un nonnulla per toglierci di mezzo per sempre, sembra essere l'inquietante messaggio del telefilm. Li sgambetti e cascano di testa fracassandosela, perdon l’equilibrio e si schiantano su tutti gli spigoli di casa, inciampano e rotolano a corpo morto finché non finiscono contro un albero, li sfiorano con l’auto e vengono proiettati a morte sull’asfalto... Insomma, c’è da manovrarli con cura, perché a giudicare da quanto accade nella serie sono un popolo ad alto rischio di morte…

LEI E’ IN ARRESTO!
Siamo abituati a vedere la polizia con le mani legate. Ci hanno sempre insegnato (soprattutto nei gialli d’oltreoceano) che senza prove non si può arrestare nessuno. Colombo, per citare il più celebre, prima di sconfiggere il suo avversario deve accatastare decine di indizi, annodare centinaia di fili che pendono, cogliere financo il colpevole con le mani nel sacco, ideare trappole subdole... A Derrick invece no: basta un vago sospetto e zac, manette e gattabuia! Qualcuno prova anche ad abbozzare un “ma lei non ha la benché minima prova, voglio il mio avvocato”... Niente da fare: Derrick non ci sente, ti arresta al primo sospetto e al limite ti rilascia qualche giorno dopo se non sussiste alcuna prova (almeno questo...). Deve perquisire una casa? Anche qui ci è stato detto che ci vuole il mandato... macché: Derrick apre la porta, entra e guarda dappertutto senza problemi. Se qualcuno fiata e gli dice che non può, lui risponde: “Infatti non posso, ma se lei mi dice di no mi deve dire perché e io comincio a sospettare”. Normalmente gli si risponderebbe con una risata in faccia, ma a Monaco la gente si zittisce e lascia fare. Quante code di paglia...

LA CONFESSIONE FINALE:
Derrick non è un abile investigatore, diciamolo subito. Ha i suoi metodi, ma nel 90% dei casi nel mondo reale essi non porterebbero a nulla. Non chiede mai alcuna informazione alla scientifica, difficile che analizzi l’arma del delitto, che scrupolosamente esplori la crime-scene, che si dedichi ad analisi che vadano più in là del riconoscere di che calibro è la pallottola (cosa che non gli serve peraltro mai a nulla). Non usa i guanti, prende in mano tutto senza curarsi di preservare le impronte digitali, tanto sa benissimo che non sarà quello che lo porterà alla soluzione del caso. Lui conta sempre sulla stessa cosa, e cioè sul fatto che il colpevole, roso dal rimorso, prima o poi confessa. Gli basta stargli dietro confondendogli le idee con fumose domande a sfondo filosofico, torturarlo psicologicamente con quesiti che all’interessato appaiono spesso fuori luogo... Dopo qualche giorno di simile trattamento il colpevole cede, persino quando è ormai certo di farla franca e a Derrick non resterebbe che rassegnarsi. Dipende anche da quanto s'è sforato coi tempi: spesso capita che si arrivi troppo in là con gli interrogatori e tocchi chiudere in fretta; in questi casi il colpevole se ne esce allo scoperto inatteso, come a dire: ragazzi, si chiude, è l'ora, vi dico io com'è andata.


4. MUSICHE


DISCOTECHE: Ma quanto gli piace a sti tedeschi la discoteca… Se andiamo a contare gli episodi in cui Derrick e Harry fanno la loro comparsa in un locale notturno, una disco o addirittura un bordello, rischiamo di usare dieci pallottolieri. Luci soffuse e rosse, tette al vento della starlette che danza scatenata, musica disco pompata alla grande e gente equivoca ad ogni angolo (affollamento di prostitute e drogati, pronti ad inserirsi nella storia come da tradizione). Nelle discoteche di Derrick c’è quasi sempre qualcosa che non va: luogo di ritrovo giovanile per eccellenza, qui assume un ruolo di vitale importanza; non si contano infatti gli episodi in cui vediamo l’ispettore e Harry aggirarsi tra luci stroboscopiche, lustrini e spettacoli di spogliarello (spesso con inquadrature insistite su seni in bella mostra). I due ostentano indifferenza, insensibili al fascino femminile e al richiamo delle sette note; non sembrano mai riconoscere una canzone, né accendersi se non per andare a rompere le scatole a qualcuno che è finito in mezzo al loro grigio caso. Un paio di volte s’è visto Harry gettarsi nella mischia, in pista, ma era solo perché attratto da una bella puledra.

LE CANZONI TORMENTONE: 
Non capita sempre, ma di quando in quando salta fuori la puntata col tormentone. Lo si capisce subito: cominciamo a sentire il pezzo verso l’inizio della puntata e nemmeno ci facciamo troppo caso, poi ci accorgiamo che la stessa identica melodia viene ripetuta infinite volte durante il corso della storia. Se ne estrapolano gli assoli, le strofe, vari momenti che ne mascherano l’eterna riproposizione, ma il tormentone salta fuori ad ogni pausa. Mai citati nei titoli di coda (dove si lascia lo spazio al compositore “ufficiale”), vanno scoperti uno per uno. Si passa dai nomi più noti (i Dire Straits, i Queen, Sting...) ad altri più  di nicchia, ma non si hanno problemi a saccheggiare anche i repertori di autentiche star della musica (i Pink Floyd ad esempio, ripresi nei loro momenti più psichedelici). Una bella caccia insomma. E’ divertente quando evidentemente, una volta pagati i salati diritti, gli autori fanno saltar fuori il pezzo ad ogni occasione (quando il protagonista mette su un disco, quando si va in discoteca...).


5. VARIE ED EVENTUALI


PUNTATE ALL’ESTERO: Ce ne sono, sì, ma solo sulla carta. Se leggete nel titolo Viaggio a Roma state pur certi che quel viaggio non si farà. I protagonisti si imbarcheranno in gran progetti ma poi si fermeranno a Monaco, stroncati sul nascere nelle loro ambizioni. L’uomo di Kiel? Sì sì, lui verrà da lì, ma noi lo vediamo quando è già a Monaco. Insomma, per uscire dalla claustrofobica ambientazione bavarese c’è da sudare, e lo stesso Derrick non va mai in vacanza o quasi (anche perché quando ci va tocca a Harry sbrigare i casi e per l’ispettore significa solo lavoro di costante monitoraggio dell’incapace). Solo una clamorosa eccezione: in “L'uomo di Portofino” esiste davvero un flashback girato a Portofino, con tanto di Amedeo Nazzari in Italia! Che fosse un filmino delle vacanze di Nazzari portato in dotazione dall'attore per farsi pagare di più? Il mistero sussiste.

1975: TU VUO FA' L'AMERICANO
: Cosa abbia portato Derrick, nel 1975, a una simile rivoluzione non è dato sapere, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti: i lunghi interrogatori in cui Stephan studiava la psicologia degli indiziati torturandoli mentalmente come nemmeno uno scanner cronenberghiano arriverebbe a fare sono un ricordo: nel 1975 Monaco diventa una succursale della New York più violenta, droga e narcotraffico s'intrecciano a complesse trame spionistiche, Derrick si incattivisce, talvolta grida in faccia al suo interlocutore o lo prende allegramente per i fondelli sogghignando, si lancia con Harry in pericolosi inseguimenti, salta, corre, sfonda porte mandandole in mille pezzi e, non di rado, sfodera la pistola e spara. Interagisce molto di più coi colleghi... Insomma, un Derrick all'americana, che fortunatamente l'anno successivo tornerà a occuparsi di casi più terra terra e indiziati rintronati. Nell'immagine qui a sinistra un bell'esempio dell'assurda carica spaccatutto di Derrick, che troviamo addirittura in palestra mentre prende a pugni un sacco, con tanto di guantoni! Harry faticherà a distrarlo...
 

Prima di chiudere voglio ricordarvi che TUTTI GLI EPISODI di Derrick sono commentati nell'APPOSITO SPECIALE
e che i capelli di Harry sono stati analizzati nello SPECIALE A LORO DEDICATO firmato MARKUS, che naturalmente ringrazio per la bella introduzione a questo speciale.

APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ZENDER 

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commenti (18)

RISULTATI: DI 18
    Puppigallo

    25 Luglio 2012 22:46

    Ah ah ah l'ufficio con pratico lavandino, le pettinature e persino colui che dovrebbe essere il mio sosia...e devo dire che un po' aria di famiglia c'è, anche se spero di essere meno faccia da pirla. Bello anche il paragrafo "Faccio tutto io". Complimenti vecchio bucaniere; uno speciale divertente, che anche il compianto ispettore avrebbe apprezzato. Su Harry ho qualche dubbio. Non mi sembrava molto sveglio e forse non avrebbe colto. Ma dovrebbe fare un monumento a Markus, che gli aveva dato per la prima volta un po' di importanza con lo speciale sui capelli, visto che nei telefilm era più un pupazzo nelle manone di Derrick.
    M.shannon

    26 Luglio 2012 08:12

    senza parole... anzi una ce l'ho: complimenti!!

    firmato: una vittima dell'imposizione genitoriale derrickiana
    Zender

    26 Luglio 2012 08:43

    Eheh, in effetti il tuo sosia che gioca a ciclopalla dovresti vedertelo, caro Puppi, per provare l'immedesimazione totale... Comunque non ha una faccia da pirla, è che ho preso l'unica foto che assomigliava un po' ai suoi tempi nel telefilm. Ti consiglierei anche la puntata in cui lui fa l'attore porno, sempre per un discorso di immedesimazione. Non credo comunque che il buon Stephan avrebbe apprezzato: si mette il dito nella piaga nelle gravi carenze del telefilm, carenze di cui si è in parte reso responsabile. Qui siamo sempre in attesa che tu riprenda la visione di qualche puntata.
    Shannon! Tu quoque... Non immaginavo fossi una vittima di Derrick. Ma quindi non per amore personale, solo per imposizione... :) Neanche un briciolo di interesse per questo povero tedesco e per il suo impegno a mantenere la legalità a Monaco...
    Powerglide

    26 Luglio 2012 11:33

    ECCEZIONALE, ECCEZIONALE, ECCEZIONALE!
    ...e che dire della sigla finale?
    Caesars

    26 Luglio 2012 17:46

    Grandioso...
    Uno speciale davvero divertente.
    Complimenti vivissimi sia a Zender che a Markus (per la splendida introduzione).
    E pensare che di episodi completi di Derrick devo averne visto uno solo ("Pullman di mezzanotte" per paragonarlo a "La ragazza del lago"), poi solo qualche spezzone... che cosa mi sono perso. Adesso credo che mi ci vorrebbe un'altra vita per rimediare; oppure no... mi accontento di questo spassoso approfondimento (unito a quello di Markus sui capelli di Harry Klein).
    Ancora complimenti vivissimi ad entrambi.
    Zender

    27 Luglio 2012 09:01

    La sigla finale è cupa, ma il tema cambia di volta in volta: spesso riciclano la canzone infilata nella puntata, se no roba di repertorio :). Grazie come sempre al buon Power e a Caesars (che deve rimediare, non si può vedere una puntata sola): vedrai che ancora qualche anno e poi comincerai ad apprezzare. Comincerai a schifare le varie serie d'azione e a rifugiarti nel tedio garantito del caro ispettore! Non sfugge nessuno alla regola, è solo questione di tempo...
    Markus

    27 Luglio 2012 18:50

    Grazie anche da parte mia, ma il merito è tutto di Zender (io ho scritto proprio due cavolate). Il mio Harry nun se tocca! ahah
    Cotola

    28 Luglio 2012 10:30

    Applausi a scena aperta. Oltre alla solita competenza di Markus e del
    Supremo Zender, divertimento assicurato con questo speciale e tutte le
    sue curiosità e note ironiche. Grazie Markus e grazie Maestro!
    Zender

    28 Luglio 2012 11:36

    Il sostantivo "maestro" può essere utilizzato solo per Marcel, se proprio si deve (e anche se è ovviamente ironico non è comunque il caso), lo sai Cotola :) Io non ho da insegnare proprio nulla; quanto al Supremo poi... Di supremo qui c'è solo Reinecker, che è riuscito a scrivere 281 puntate senza batter ciglio.
    Capannelle

    29 Luglio 2012 18:47

    ironia da manuale, compliments