Le location esatte di "Amici miei"

20 Giugno 2011

La situazione al via delle ricerche:
stranamente non molto si è fatto negli anni per cercare le location del film, nonostante l'importanza dello stesso. Al di là di Calcata, di qualche location sparsa (il bar Necchi) non s'è trovato nulla di molto studiato in tema. Anzi, anche su di un libro trovato a Firenze che annuncia “i luoghi del film” in copertina si son viste tre o quattro location di passaggio e un errore sul Mandela Forum, scambiato per il carcere di Sollicciano (errore molto comune, a quanto pare). Noi, semplicemente, le abbiamo trovate tutte (e non erano davvero poche...) per un lavoro che si è protratto per anni e che si è concluso con una gloriosa reunion davinottica durata addirittura due giorni (per alcuni tre) il 4/5 giugno 2011!

Il film: Amici miei si è ricavato negli anni una piccola nicchia, nell’ambito della nostra commedia all’italiana. Trasformatisi tutti in icone dai nomi indimenticati, Melandri Mascetti Necchi Perozzi e il Sassaroli sono un’unità inscindibile, la forza di un progetto che, nato dalla penna di Pietro Germi e con l'idea di essere ambientato a Bologna, si è trasferito poi (a causa della malattia di Germi) a Firenze sotto l’abile guida di Mario Monicelli, capace, anche grazie alla versatilità di attori d’indiscutibile caratura, di rendere plausibile la loro cittadinanza. Partendo dal palazzone del giornale per cui lavora il Perozzi (Noiret) fino a raggiungere le ultime scene del mesto funerale, la vicenda si snoda  attraverso innumerevoli location del capoluogo toscano che lo rendono vivo come non mai, inquadrato evitando i luoghi più scontati (niente Ponte Vecchio, Campanile di Giotto, Santa Maria Novella...) per concentrarsi su scorci ugualmente caratteristici e forse persino di più. Differentemente dalla maggior parte delle produzioni extra-romane poi, il ricorso a location esterne riconducibili alla capitale è quasi nullo (si contano giusto la casa della Dionisio e, risalendo, il paesino di Calcata, che tuttavia è già in provincia di Viterbo...), a dimostrazione della ferrea volontà monicelliana di non tradire l’autenticità del prodotto.


01. LA SEDE DEL GIORNALE DOVE LAVORA PEROZZI, IL BAR, LA PIAZZA, IL BENZINAIO
(Iena)
Il film si apre sul Perozzi (Philippe Noiret) che lavora come capocronista alla Nazione, il quotidiano di Firenze. E’ notte e il nostro sta finendo il turno. All’uscita, mentre cominciamo a conoscerlo attraverso le sue parole (il doppiatore è Renzo Montagnani, che nel sequel prenderà invece fisicamente il posto di Duilio Del Prete impersonando il Necchi), lo seguiamo mentre entra al bar di fronte alla sede del giornale e scherza con amici occasionali e prostitute di stanza lì.
Il palazzone è in via Magliabechi a Firenze, mentre il bar è nell'antistante Borgo Santa Croce, una viuzza in cui il locale oggi è sovrastato da un'insegna: l'Australiano. Terminato il caffè corretto con Fernet (“Branca eh…”), il Perozzi non ha voglia di tornare a casa a dormire, dopo una notte passata al giornale; capisce però che è troppo presto per andare a trovare gli amici e, dopo un girotondo nella vicina piazza Santa Croce, decide di rincasare. Sempre qui, davanti alla sede del giornale, è girata anche la scena del Mascetti (Ugo Tognazzi) che non riesce a far partire la sua auto scassatissima e chiede al Perozzi di spingerla.


02. CASA PEROZZI
(Iena)
Arrvato sotto casa, il Perozzi ci ripensa: parcheggiata lì di fronte c’è l’auto del figlio (“solo il figliolo del Perozzi può mettere l’impermeabile alla macchina…”) e il desiderio di fuggire si fa sempre più pressante ("quando penso alla carne della mia carne... chissà perché, divento vegetariano"). La casa è in Piazza dei Peruzzi (chissà se è solo una coincidenza, l'assonanza) a Firenze, ma la faccia sconsolata del nostro ci fa capire che non ci si fermerà nemmeno un po'. Infatti il Perozzi gira i tacchi e riprende una marcia senza meta, imboccando la viuzza che lo porta in via Borgo de' Greci


03. RETROMARCIA E AGGANCIO DEL MELANDRI
(Iena)
Arrivato a un incrocio con la sua auto, Perozzi non sa bene dove sbattere la testa. Si trova esattamente con la sua auto in Piazza Ghiberti, a Firenze, e sa solo che di tornare non ne ha proprio voglia. “A quest’ora dormon tutti. Però…” un’idea folgorante: “Almeno uno lo becco: Birillo è già fuori a pisciare di sicuro”. Birillo è il cane del Melandri (Gastone Moschin), e infatti dopo qualche curva ecco il nostro incrociare proprio il Melandri in via Tommaso Campanella, sempre a Firenze. L’uomo è letteralmente trascinato dal gigantesco San Bernardo. Perozzi affianca la strana coppia: “Io oggi mi sento parecchio zingaro… Guarda che giornata” annuncia. “Aspettami in piazza Beccaria!”, la risposta dell'amico, deciso a seguirlo. I due li ritroveremo in auto assieme in direzione di uno scantinato molto particolare…


04. LO SCANTINATO DEL MASCETTI
(Iena)
Perozzi e Melandri sono in auto lungo Viale delle Magnolie e frenano in Piazza dell’Isolotto, sempre a Firenze. In prossimità di Viale dei Pini girano ed entrano in quello che è lo scantinato dove vive il conte Mascetti (Ugo Tognazzi) con la famiglia (moglie e figlia). Lo chiamano dalla finestrella e lui accorre unendosi ai due amici dopo aver inscenato la pantomima classica con la moglie (Milena Vukotic): senza dire una parola (è mattina presto) si alza e finge sia accaduta una tragedia. Si mette le mani sul volto, è sull’orlo del pianto. Continuando a non fiatare se ne va e in tre sono pronti a partire. Lo scantinato del Mascetti si vedrà altre volte, nel corso del film, e scopriremo anche come venne acquistato e grazie a chi.
Siamo lungo via delle Magnolie, come detto, all'incrocio con Viale dei Pini. Sulla location ci diceva l'utente Martin: "Sono le cantine della Casa Ina di Viale dei Pini. A distanza di più di 30 anni l'ingresso è stato modificato (proprio in seguito alle riprese), ma il posto è ancora facilmente riconoscibile. Piccolo aneddoto: si scelse quello scantinato perché, al tempo, era l'unico talmente grande (100 metri quadri circa) da contenere attori, troupe e telecamere. In seguito tale spazio è stato poi suddiviso in tante piccole cantine quanti sono i condomini (6 in tutto) ma è rimasto ancora il lavabo originale (a Firenze lo si chiama "pilozzo") e la finestrella alla quale Tognazzi si affaccia per parlare con i restanti amici che lo vengono a prendere. E infatti, se guardate le tavole, vi accorgerete che è proprio così. Per quanto di dimensioni diverse, lo scantinato conserva ancora le due storiche finestrelle da cui si affacciava il Mascetti...


05. BAR NECCHI 
(risaputa)
L’ultimo amico da chiamare a rapporto è il Necchi (Duilio Del Prete), proprietario dell’omonimo bar. Perozzi, Mascetti e Melandri parcheggiano di fronte al bar e suonano il clacson per richiamare l’attenzione dell’amico. Il vigile si avvicina (è ancora mattina presto) e chiede loro perchè abbian “clacsonato”. Verrà allegramente preso in giro in ogni modo diventando la prima vittima ufficiale della “supercazzola” (“Tara Pia Tapioco… Prematurata la supercazzola o scherziamo?” “Prego…?” “No, mi permetta: no, io… scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribacchi a pofalina. Come antifurto, per esempio…!”).
Il povero tutore dell’ordine verrà rincuorato dal Necchi, che finite le pratiche amorose con la Carmen scenderà di casa (sta sopra al bar) aggregandosi infine alla comitiva. Il Bar Necchi si chiama oggi Bar Negroni ed è sempre in Via dei Renai 17 a Firenze. Internamente è completamente cambiato, mentre da fuori archi e finestre (comprese quelle della casa di sopra, dove abitava il Necchi) sono molto simili ad allora. Davanti al bar c'è il giardinetto dove il Righi (Blier) aspetta i quattro amici a cui deve riconsegnare lo zucchero (lui crede sia droga).


06. VERSO IL SASSAROLI 
(Drew, Iena)
Riunitisi insieme tutti e quattro (“C'è anche un quinto, il Sassaroli, che prenderemo a prendere a Pescia, ma quello è un caso a parte. I quattro vecchi del gruppo siamo noi”), Melandri, Perozzi, Mascetti e Necchi si avviano in auto verso le colline fiorentine. Il primo stop vorrebbe imporlo il Mascetti, che necessiterebbe di fare una telefonata alla sua amante, la Titti (Silvia Dionisio), ma arrivati di fianco a un caseggiato sulla strada, quando fa per scendere, il Melandri riaccelera e gli impedisce di fare ciò che deve (“Macché telefono… Che uno zingaro telefona?” “Ma avevo appuntamento con la Titti.
La dovrò avvertire no?” “Sei stato mezz'ora al telefono, ora basta”
). Il gruppo di case in questione è Monte Oriolo, a Impruneta (FI), dove ancora quasi nulla è cambiato (anche se le insegne di poste e telefono non ci sono più). Proseguendo, il gruppo raggiunge il bivio che da via Poggensi propone la deviazione per via Mugnana (siamo ancora più a sud) a Greve in Chianti (FI). Il Melandri, a sorpresa, la imbocca. “Ou, ma che fai, dove vai?” obietta il Mascetti. “Ho svoltato a sinistra”. “E che c'è a sinistra?” “So na sega. Lo zingaro quando gli gira... gira!”. La svolta che dà il via ufficiale alla zingarata è ancora lì, col suo bel cipresso in centro a dividere le due strade.


07. LA CLINICA DEL SASSAROLI 
(Manfrin)
Il primo dei tanti lunghi flashback su cui poggia buona parte del film in un gioco di rimandi cronologici spesso velati, ci presenta l’amico “aggiunto”, il Sassaroli, raccontandoci come i nostri vennero in contatto con lui la prima volta, quando mai avrebbero immaginato che sarebbe potuto diventare il “quinto zingaro”. L’episodio comincia con la degenza alla clinica di Pescia, dove il Sassaroli esercita come chirurgo e dove i quattro vengono ricoverati dopo essersi presentati lì di fronte, di notte, insanguinati all’interno di un'auto praticamente distrutta. Inizialmente convinti di poter fare come piace a loro, gli amici si divertono alle spalle delle suore infermiere, ma all’arrivo del primario, il dottor Sassaroli (“tre applicazioni di Aaafasol”...), finiranno sotto la sua furia (“un nazistoide”, verrà definito). La clinica di Pescia, dove più volte i protagonisti torneranno nel corso del film (per passare a prendere il quinto amico o per portarci il Righi, come vedremo) in realtà non è affatto a Pescia ma sempre a Firenze, giusto appena fuori dal centro storico e precisamente in Via Righi (altro riferimento non casuale, visto che Righi è il nome del personaggio interpretato da Blier?). Non è stato affatto facile trovarla, dopo mesi di segnalazioni sballate. Ci è riuscito Manfrin, che l'ha infine individuata nell'Istituto del Salviatino, poco sotto le colline di Fiesole.


08. IL MASCETTI SCAMBIA LA GAMBA FINTA CON UNA VECCHIA OLDSMOBILE
(Zender)
Perozzi racconta un po’ il personaggio Mascetti: in un altro flashback lo vediamo in piazza San Lorenzo (Firenze), sulle scalinate della chiesa, mentre discute di una gamba finta che sta cercando di piazzare: “Con una gamba ridotta così come minimo le danno 800.000 lire... già periziata dall’assicurazione”. Un affare insomma, che però non in molti sono convinti di accettare, e le offerte calano. Parole del Perozzi: “Finì per cedere i diritti sulla gamba a un ortolano di Candeli, in cambio di tre quintali di patate e di una Oldsmobile del ‘59 che avrebbe rifiutato anche lo sfasciacarrozze ma che invece ridette al Mascetti tanta fiducia nella vita”. E’ infatti qui che per la prima volta vediamo la scassatissima automobile del Mascetti, che impareremo poi a riconoscere per via dell’andamento “a scoppi” che lascia spesso il povero Conte a terra. Il punto dove avviene lo scambio è in via della Funga a Varlungo, a due passi da Firenze, sulle rive dell'Arno. Si riconosce in parte anche il vecchio mulino.

09. CASA SASSAROLI
(Iena)
Durante la degenza alla clinica di Pescia del Sassaroli, Melandri ha modo di innamorarsi di una bellissima donna (Olga Karlatos) che lui, preda ancora dello shock, vede come una Madonna passare nei corridoi dell’ospedale. In realtà si tratta della moglie del Sassaroli, in cura psichiatrica e non del tutto stabile mentalmente, pare. La corte viene fatta via telefono da Mascetti, Perozzi e il Necchi che si alternano alla cornetta ognuno sfoderando la propria tecnica amatoria (dal rantolo ansimante alla poesia improvvisata): la donna capitolerà e darà un appuntamento “live” al Melandri, che saprà a questo punto conquistarla definitivamente. Il marito di lei, ovvero il Sassaroli, non sembra affatto preoccupato: vuoi la signora? Ti prendi lei e tutto il “blocco”: le figlie, la governante, il cane (Birillo)... Melandri, soverchiato dalla quantità di impegni, scompare di fatto dalla circolazione e lo ritroveremo solo qualche tempo dopo quando i nostri lo intercetteranno davanti alla Villa di Pescia del Sassaroli durante il trasloco ddell’ntero “blocco” di cui sopra (trasloco orchestrato dal Sassaroli, ovvio). Naturalmente neanche questa volta non siamo a Pescia ma di nuovo a Firenze, zona sud. La “Villa Sassaroli” è in realtà Villa Machiavelli, al civico 27 sull'omonima via.


10. GLI SCHIAFFI IN STAZIONE
(Iena)
Una delle scene più famose, nonché forse la più simbolica. Arrivati appositamente in stazione per lo scherzo, i cinque amici prendono a schiaffeggiare i passeggeri affacciati ai finestrini dei treni in partenza (i quali non hanno modo di scendere e replicare, com’è facile immaginare), passando da un binario all’altro a seconda di dove esista un treno prossimo a partire. La stazione degli schiaffi è coerentemente quella di Santa Maria Novella a Firenze (ce lo conferma Iena visto che lo zio di un suo amico ha fatto la comparsa in quella scena), e una testimonianza ci viene anche dal sottopassaggio che conduce al binario 14 (quello di fronte alla farmacia), del tutto simile a com'era al tempo.


11. IL PAESINO DA ABBATTERE CAUSA SUPERSTRADA
(Zender)
Episodio breve e sintomatico: una zingarata senza alcuna complicazione, senza fronzoli, diretta ed eseguita in poco più di cinque minuti, separata da ogni altra implicazione legata ai personaggi. Individuato il paesino in cui mettere in scena lo scherzo, i cinque vi si dirigono con decisione. Fin dal basso capiamo che si tratta del paesino di Calcata vecchia, e una volta arrivati davanti alla chiesa ne abbiamo la conferma: si tratta appunto di Calcata, paese arrampicato su una collina di tufo nei pressi di Viterbo. Qui i nostri, in gran velocità, scendono dall’auto, piazzano i loro strumenti tecnici e cominciano ad allarmare la popolazione parlando di autostrade e tangenziali da far passare internamente al paese, segnando enormi X col gesso sulle porte degli edifici da abbattere senza pietà. Gli abitanti seguono le operazioni atterriti, fanno domande, ma le risposte sono sempre più tragiche, per loro. Concluso lo show, tutti in macchina e addio. Il parroco, per avvisare i paesani e chiamarli a raccolta, suonerà le campane. Anche vista da lontano la sagoma di Calcata è indubbiamente riconoscibile.


12. IN FABBRICA A VEDER LE DONNE
(Zender) 
Per ammazzare il tempo i cinque spiano dall’alto gli stabilimenti di una fabbrica facendo osservazioni sulla bellezza delle donne che ne escono, sulla grazia dei seni e quant’altro, non senza rendersi conto della prosaicità dei loro commenti: “Guardiamo la donna neanche come un oggetto... come allo zoo!” Dopo qualche minuto è però già ora di andare a mangiare “dal ramaiolo”, e c’è da decidere chi pagherà il pasto al Mascetti, come sempre alla canna del gas. Ma appena il Mascetti capisce che di elemosina si tratta decide di chiudersi in macchina e di aspettare gli altri lì, a costo di soffrire al solo pensiero... La fabbrica in questione oggi è la cartiera Carlo Brandigi. All'epoca ricordo che feci non poche telefonate per arrivare alla soluzione (visto che il nome non si legge di certo, nel film), ma possiamo ormai dirlo con certezza, visto che nel 2008 andai proprio a scattare le foto apposta. Siamo a Sant'Ellero, nel comune di Pelago, sempre nella zona di Firenze.


13. L’ALBERGO DOVE MASCETTI TROVA LA TITTI CON UN’ALTRA 
(evidente)
Mascetti è ossessionato dall’idea che la sua amante minorenne, la Titti (Silvia Dionisio), possa spassarsela con qualcun altro. Qualcuno della sua età, presumibilmente. Lei gli ha sempre giurato di non avere altri uomini nella sua vita, ma il Mascetti non ci crede e vuole vederci chiaro: la pedinerà quindi in via Monalda fino a che la vedrà entrare nell’albergo Porta Rossa, in Via Porta Rossa 19. La seguirà anche all’interno dell’hotel fino a scoprire in che stanza è entrata (la 18). Dopo aver aspettato un po’, decide di irrompere nella camera e scoprirà così l’inaspettato: lui è davvero l’unico uomo della vita di Titti, ma per un semplice motivo: alla Titti piacciono le donne! E’ infatti proprio con un’amica che lui la trova a letto, restando sconvolto dall’accaduto (“quando mi sono trovato a vedere quel groviglio di tette, di culi, di cosce... ho avuto un senso di nausea. Proprio il marchio della depravazione, del vizio… No, vi dico la verità: m’ha fatto proprio schifo”). Nessuna difficoltà nello scovare l'Hotel, dal momento che se ne legge l'insegna.


14. LA FARMACIA DELLE COMPRESSE DI CEFALO
(Iena, Giorgiop)
Per telefonare alla sua amata Titti e incontrarla, il Mascetti le inventa tutte. In questa occasione lo vediamo entrare di notte in una farmacia a chiedere “un tubetto di compresse di cefalo”. La dottoressa lo guarda dapprima stralunata, poi conclude che debba trattarsi di pastiglie per la cefalea. Mascetti dice che no, son proprio di cefalo quelle che cerca, e di dover telefonare al suo medico visto che lei non capisce. Si avventa quindi sul telefono e una volta raggiuntolo si apparta chiedendo alla Titti un appuntamento notturno. La farmacia è la Farmacia Pitti (tuttora esistente), in Piazza San Felice 4, praticamente accanto a Palazzo Pitti a Firenze. Un'altra location minore è la scuola dove il Melandri accompagna le figlie acquisite (le figlie di Donatella insomma), situata in Lungarno Amerigo Vespucci a Firenze. Oggi è completamente in ristrutturazione, coperta dalle impalcature, come vedrete nella tavola.


15. CASA DELLA TITTI 
(Sammo)
Dopo aver telefonato alla Titti in piena notte e avergli chiesto un incontro, i due si ritrovano davanti alla casa di lei, che finalmente ci viene mostrata, anche se solo in notturna. La sorpresa questa volta è però grande, dal momento che il bravo Sammo ha scoperto che la casa non è affatto a Firenze come si potrebbe credere (e dove Iena aveva invano cercato) ma a Roma! E’ difficile che in un film con tanti esterni Roma non salti fuori, visto che in fin dei conti ogni film si chiudeva come produzione nella capitale e se c’era da girare qualche scena di raccordo si preferiva non allontanarsi inutilmente. Ecco quindi spuntarti anche qui, nella notte, l’immancabile “pezza” romana: la casa della Titti è infatti in via De' Calboli a Roma.


16. SCUOLA DELLA TITTI
(Iena)
Il Mascetti ha deciso di parlar chiaro con la Titti: il loro rapporto è a rischio, c'è da mettere la testa a posto. Prendendo il coraggio a due mani, quindi, il Mascetti decide di andare a prendere la giovanissima amante (come detto è minorenne, cosa che ha appena portato la moglie del Mascetti, che aveva scoperto tutto, al tentato suicidio) e darci un taglio. Si veste anche con giacca e abiti seri. “Ma dove vai... a sposarti?”, domanda lei. “Ti accompagno”, risponde lui con piglio serissimo. La scuola della Titti è in realtà il Museo archeologico di via della Colonna, a Firenze, poco prima di Piazza Santissima Annunziata.


17. A PASSEGGIO COLLA TITTI
 (Iena)
Il Mascetti deve quindi spiegare alla Titti che la loro relazione è un amore impossibile e che è arrivato il momento di troncarla. Lei sorride, non immagina dove voglia arrivare l'uomo, lui prova a fare la faccia contrita, grave. Abbandonata la scuola vediamo i due passeggiare sul Lungarno della Zecca Vecchia per poi arrivare in Viale Gramsci, sempre a Firenze, in un parco che mostra bene i palazzi retrostanti regalandoci un altro bello scorcio fiorentino. La passeggiata si concluderà lì dietro l’angolo. O meglio così ci viene fatto credere, visto che invece, come abbiamo visto, la casa della Titti non è in realtà a Firenze ma a Roma. E’ proprio davanti a casa propria che la Titti, dopo aver ascoltato con insofferenza e disinteresse il pistolotto del Mascetti, risponde al suo “Addio Titti” con un esplicito “Addio merdaiolo, ci si vede domani al solito posto. A mezzogiorno” La risposta del Mascetti nega tutto quanto fin lì faticosamente programmato. “No, alla mezza, a mezzogiorno ho un pignoramento”...


18. FESTA IN VILLA
(Iena)
E’ il momento di concedersi un’altra zingarata: i cinque arrivano a una villa di periferia dove si sta consumando il classico ricevimento di lusso. Non sono invitati, naturalmente... “Ma che son problemi da zingari questi? In qualche modo si entra”, precisa il Sassaroli. E’ lui infatti che, una volta all’interno della villa, si fa indicare i padroni di casa e finge di essere loro grande amico presentandogli i suoi amici, inventando lì per lì di essersi a fatica liberato da un impegno alla Nato proprio per essere presente alla festa. Lo scherzo migliore qui lo architetta però il Necchi, che dovendo correre al bagno e trovando lì un bimbo sul vasino, ne penserà una di micidiale! La villa della festa è in realtà il Castello di Marignolle, lungo via Santa Maria a Marignolle, a ovest di Firenze.


19. DUE CINEMA, SEMPRE DI PASSAGGIO
(Iena)
In due momenti, nel film, si vedono sullo sfondo due cinema fiorentini, in entrambi i casi protagonisti della scena visto che non servono certo solo come inutile scenografia. Il primo è il cinema Astra 2 (ex Metropolitan, come si vede nel film) in Piazza Beccaria, dove il Necchi, durante uno di quelli che si definiscono “periodi di depressione esistenziale”, legge svogliatamente sul giornale i titoli dei film in programmazione: “Annabella la calda modella”... al Moderno “Queste sono cosce serie”, al Mazzini “La suora strega prima ti converte e poi ti fa una”. Una scena chiaramente interlocutoria, così come la seconda, che avviene durante un momento importantissimo della zingarata ai danni del povero Righi (Blier), un vecchietto che si limitava a rubacchiare qualche brioche al Bar Necchi, come vedremo: Mascetti non ammette distrazioni, nemmeno da parte della sua amata Titti che lo sta accompagnando in auto. Così, senza troppi complimenti, la scarica di fianco a un cinema (che è il cinema Odeon di via degli Anselmi, a due passi dall'Hotel Porta Rossa): “Ma insomma, lo vuoi capire che ho la responsabilità del clan dei marsigliesi! Tutto sulle mie spalle. Se non lo capisci...”. La risposta della Titti non è delle più concilianti. Anzi, non si fa pregare per madare al paese lui “...e tutta la tu banda de finocchi...”


20. IL FIORAIO DELLA PAROLA D’ORDINE
(Iena)
L’episodio più lungo, travolgente e probabilmente divertente dell’intero film è quello che assieme ai cinque amici vede in scena un vecchietto dall’aria sordida, tale Righi (Bernard Blier), un cliente del bar Necchi notato perché abitualmente divorava di nascosto cinque brioche pagandone poi al banco solo una. Gli verrà fatto credere di partecipare a grandi operazioni di narcotraffico orchestrate dai cinque. La prima volta gli riempiranno al bar le tasche di bustine di zucchero facendogli credere che sia droga, quindi lo porteranno al cospetto del boss, ovvero il Sassaroli travestito, per farlo accettare nella gang, infine si passerà all’azione: il Righi dovrà accompagnare gli amici ad esempio fin davanti a un fioraio da cui dovrebbero recuperare preziose informazioni previa parola d’ordine (che il Mascetti, chiamato in gergo “Zampa di volpe”, dimentica sempre, e sarà costretto a scrivere su un foglio: “Il fosso si salta senza rincorsa e la signora cammina con la borsa”). L’auto del gruppo si fermerà in piazza della Santissima Annunziata per poi farne scendere il Mascetti e il Righi, i quali si dirigeranno verso il fioraio che è in via dei Servi 51 a Firenze. Entrerà solo il Mascetti...


21. IL RIVENDITORE DI SCHERZI DI CARNEVALE 
(Giorgiop)
Per proseguire a prendere in giro il povero Righi c’è bisogno che l’uomo veda che si sta facendo sul serio. Così i nostri decidono di andare da “Pettinelli”, il negozio dove abitualmente si riforniscono di scherzi di carnevale utili alle loro zingarate, e di procurarsi un bel numero di banconote false: le faranno passare sotto gli occhi del Righi durante la spartizione del malloppo al bar stando ben attenti a non dargliene nemmeno una (il gioco si svelerebbe subito). L’uomo cercherà di ribellarsi, al fatto di non essere stato in preso in considerazione nemmeno per una banconota, ma proseguirà a fare ciò che gli altri gli chiederanno. Il negozio di Pettinelli è ancora oggi una cartoleria e sta in Via il Prato a Firenze, poco distante dalla scuole frequentata dalle bimbe del Melandri.


22. I DUE PONTI DOVE SI CONSEGNA E SI RITIRA IL MALLOPPO
(Drew, Giorgop)
Due scene, montate consecutivamente, portano i quattro amici (il Sassaroli segue a distanza) sui ponti della periferia fiorentina. Sono in auto assieme al Righi, impegnati a fargli credere di essere una vera banda. Arrivati al primo ponte, che è quello di Montebuono, a ovest di Firenze. Perozzi istruisce “Zampa di volpe” Mascetti chiedendogli di gettare un misterioso involucro nel fiume (“Dai Zampa di volpe, butta nel fiume”, ordina. “Sì capo”, obbedisce il Mascetti brandendo evidentemente l'involucro sbagliato. “Ma no, non quello... quello impermeabile! Zampa!” “Eh lo so, ma son tutti uguali: uno bianco, uno nero...”). Il viaggio continua e il gruppo si ferma su di un altro ponte (questa volta lungo la via Chiantigiana per il Ferrone, non troppo distante dal primo) per ritirare un pacchetto, questa volta, nascosto in una madonnina (“80 milioncini”) costruita su un altarino del ponte. Righi ne approfitta per scendere un attimo dall’auto e fare pipì, ma proprio in quel momento ecco sopraggiungere l’auto dei marsigliesi (in realtà guidata dal Sassaroli) a pistole spianate: Righi dovrà risaltare in macchina senza finire ciò che stava facendo...


23. LA DIVISIONE DEL MALLOPPO CON BLIER
(Iena)
Dovrebbe essere finalmente giunto il momento anche per il Righi! Recuperati lungo il tragitto misteriosi pacchi che dovrebbero contenere milioni di lire in banconote, i cinque amici si avviano a trovare il punto giusto, sufficientemente isolato, in cui fermarsi per dividere il bottino e spartirlo anche con il nuovo “affiliato”, dimostratosi sufficientemente abile e cinico (“e poi voi dite che è  droga... può essere... per me l’è zucchero”). Il punto ideale si rivela essere quello che oggi è il Mandela Forum a Campo di Marte, sempre a Firenze: grandi strutture in cemento dalla forma dinamica che oggi sono parte di uno stadio. Fino ad oggi si è creduto che la scena fosse stata girata alle carceri di Sollicciano, ma un edificio sullo sfondo e la forma della struttura smascherano l'errore fin qui fatto. Il cantiere è quello dell'attuale Mandela Forum a Campo di Marte, come detto. E per quanto siua stato ampiamente ristrutturato, in tavola troverete come sempre le prove dell'evidenza.


24. IL CANTIERE DELLA STRAGE DEI MARSIGLIESI
(Iena)
E’ passato più di un mese, dall’inizio dello scherzo al Righi, e si capisce che è ora di chiudere i battenti. Anche perché la Carmen, la moglie del Necchi, ha detto che non accetterà più che la cosa continui, e ha promesso sulla tomba del loro bimbo che se lo scherzo continuerà ancora lei piglierà quel vecchio e gli spiffererà ogni cosa. Sarà vero? Il Necchi dice di sì, che quando giura sulla tomba del bambino... Bisogna chiudere in bellezza però, “in un crescendo rossiniano”, come suggerisce Melandri; per cui niente di meglio di un sanguinoso rendez-vous coi marsigliesi, i fantomatici avversari del narcotraffico che Righi ha sempre sentito nominare ma non ha mai visto in faccia. Si preparano fuochi artificiali, sangue finto, pistole caricate a salve e mille altre diavolerie per un incontro che rischia di vedere persino qualche morto sul campo (e difatti il Sassaroli fingerà di morire, in un lago di sangue di bue). Righi non ha paura e andrà con loro in uno spiazzo in costruzione che è oggi un grosso comprensorio a nord di Firenze, precisamente in via dell'Argin Grosso, allora un cantiere, ai numeri 125/113. Oggi, lì dove c’erano solo scheletri di palazzi in costruzione, è possibile vedere come sono stati conclusi i lavori, immaginando il pandemonio che i cinque amici lì scatenarono nel lontano 1975.


25. LA PIAZZA DEGLI AUTOSCONTRI DOVE LA ZINGARATA FINISCE
(Iena)
Terminata trionfalmente l’ultima zingarata i cinque amici si ritrovano a sera inoltrata in una piazza occupata da una grande pista per gli autoscontri. Scarichi, sfiniti, soddisfatti, capiscono che è il momento di tornare alla vita di ogni giorno: “Il bello della zingarata è proprio questo: la libertà, l'estro, il desiderio... Come l'amore: nasce quando nasce e quando non c'è più, inutile insistere... non c'è più”. La piazza in cui tutto si conclude, curiosamente, non è a Firenze ma in un piccolo paesino a sud della città. Più precisamente è Piazza Acciaioli a Galluzzo. L'angolo dove il gruppo si ferma è quello con via del Podestà.


26. IL FUNERALE DEL PEROZZI
(Iena)
Dopo una breve agonia sul letto di casa, dove il Perozzi tra lo scherno di suo figlio e della ex moglie ha avuto il coraggio di azzardare l’ultima supercazzola proprio con il prete, al momento dell’estrema unzione, il poveruomo muore, rimpianto pare quasi solo dai soliti quattro, inseparabili compagni di tante avventure. Melandri, in un impeto di rabbia nel vedere i familiari così indifferenti, sogna per l’amico un funerale in pompa magna, con migliaia di personaggi importanti a piangere, ma il funerale vero sarà una cosa per pochi intimi, celebrato nella chiesa di Santo Spirito a Firenze, nell’omonima piazza. Quando tutto sembra concluso però, ecco la sorpresa: poco distante s’intravede la sagoma del Righi: è venuto a vedere e a chiedere cos’è successo, com’è possibile che il boss (Sassaroli) sia ancora vivo. Quando scopre chi è morto, domanda come sia avvenuto: “E quell'altro... Come è finito là dentro?”. “Era un traditore” è la risposta a bassa voce del Necchi. “Abbiamo dovuto eliminarlo”, soggiunge il Mascetti. E così sull’ultima, diabolica invenzione, Melandri, Sassaroli e Mascetti non riescono a trattenere le sommesse risate, anche in un’occasione così. Una scena che da sola simboleggia le due opposte anime che si compenetrano nel film di Monicelli come nell'intera commedia italiana. La degna conclusione di un film a suo modo perfetto.

Testi e tavole: Zender - Foto: Zender, Gugly, Giorgiop, M. Shannon - Compagni di viaggio: Il davinotti group della Grande Reunion del 4/5 giugno a Firenze: Blutarski, Buiomega71, Cotola, Deepred89 (and friend), Didda23 (3days hero), Ellerre (and family), Giorgiop, Gugly, Manfrin, Markus (and friend), M. Shannon (1day hero), Rebis, Stefania, Wupa Wump, Zender. Special guest stars: Il Gobbo & Supervigno (with Gobbina)

ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER E IENA 

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commenti (24)

RISULTATI: DI 24
    Gugly

    20 Giugno 2011 21:28

    Ecchime!!! Son soddisfazioni, braviiiiiiiiiiiiiii
    Capannelle

    20 Giugno 2011 22:18

    Anche per un fiorentino come me parecchie non erano facili, quindi complimenti alla squadra. Un lavoro pari al film!
    Iena

    21 Giugno 2011 12:02

    Specialone davvero questo!.Era da tempo che l'attendevo e devo dire che ne è uscito un lavoro straordinario.Ringrazio anche chi mi ha dato una mano a completarlo trovando le location che mancavano e fotografando.Possiamo anche dire di aver smentito il libro di Amici Miei con il Mandela forum.
    Didda23

    21 Giugno 2011 12:38

    Bellissimo speciale..Sono stati tre giorni fantastici!!
    Stefania

    21 Giugno 2011 13:39

    Preziosa documentazione di un bellissimo film, di una Firenze insolita e verace, e caro ricordo di una bellissima gita con simpaticissimi amici! Un lavoro ottimo, al quale non ho affatto partecipato, preferendo rimanere mollemente adagiata sulle poltroncine del ristorante chiacchierando con altri davinottici infingardi come me... beh, adesso capisco perché quando finalmente Zender, Wupa, Manfrin, Ellerre e Markus ci hanno raggiunti avevano l'aria così esausta! Grazie del bellissimo lavoro!
    Ellerre

    21 Giugno 2011 14:39

    Grazie Zender e Iena. Ottimo speciale assieme all'altrettanto ottimo ricordo dell'incontro.
    Pigro

    21 Giugno 2011 15:03

    Complimenti: davvero eccellente!!!
    Markus

    21 Giugno 2011 16:59

    Massimi rallegramenti ai benemeriti Iena e Zender, ma anche a chi ha contribuito ai ritrovamenti delle location "extra Iena". Un bell'approfondimento dato ora alla mercé della rete, ma è altresì il ricordo di un bel weekend che ormai contribuisce ad aumentare il volume delle mie note nostalgie del passato.
    Buiomega71

    21 Giugno 2011 18:52

    Non sono un fan del film, tantomeno delle location. Ma questa merita davvero, tre giorni indimenticabili , trascorsi assieme a persone FANTASTICHE, a discutere di cinema. Quindi sono particolarmente legato a questo approfondimento.
    Geppo

    21 Giugno 2011 20:08

    Ottimo lavoro ragazzi. Il Davinotti colpisce ancora!!!!