Il filo nero tra cinema italiano e formula 1

5 Luglio 2010

Potremmo forse definirlo il primo mondo-approfondimento della storia davinottica. Non voglio mettermi certo nei panni di Morra, Castiglioni e compagni, ma insomma, il tipo di argomento e il modo in cui è affrontato rischia seriamente di iscriversi in quell'ottica...
Un approfondimenti nato sostanzialmente dalla mia passione per la Formula 1. Il fatto è che non so come o perché, ma mi sono accorto che esiste un curioso legame che unisce i film italiani in cui si parla (anche marginalmente) di Formula 1 e alcune note disgrazie sulle piste. Prenderemo velocemente in esame alcuni film di genere e un documentario che ebbe una certa fortuna, da noi: Formula 1 febbre della velocità. In tutte le occasioni di cui parlereremo, i lavori anticipano di pochissimo un tragico incidente sulle piste legato proprio a personaggi visibili o citati nei film.
Non ci credete? Il primo caso che prendiamo in esame è proprio quello che riguarda il documentario firmato da Morra, Fabbri e Orefici, Formula 1 febbre della velocità: il tema, trattato con un approccio ai confini dello snuff, “denuncia” la pericolosità della F1 mentre, commentate dalle evocative musiche dei fratelli De Angelis, sfilano immagini tremende che ancor oggi colpiscono: la morte di piloti e addetti ai lavori sulle piste diventa “spettacolo”. 
Il particolare curioso, tuttavia, riguarda il momento in cui il film venne proiettato in pubblico la prima volta: era il settembre del 1978, più precisamente la vigilia del GP di Monza, e tra i pochi piloti presenti alla Prima (fa testimonianza il sequel, Pole position – I guerrieri della Formula 1, in cui l’evento è ripreso in apertura di film senza che si dica nulla di ciò che stiamo per notare) scorgiamo proprio un dimesso Ronnie Peterson il quale, in seguito alle ferite riportate durante un incidente occorsogli al via dell’imminente Gran Premio, morirà consegnando ahinoi l’evento alla storia nera dello sport. E’ possibile, ci si chiede, che la vista di un film simile abbia potuto in qualche modo condizionare i tragici eventi turbando i pensieri di chi stava per mettersi al volante di una F1? E’ sicuramente un'eventualità improbabile e non si vuol certo dare al film alcuna colpa, ma in quelle scene si vedeva anche Jochen Rindt morire proprio a Monza, ad un rettilineo di distanza da dove lo stesso Peterson sarebbe morto di lì a poco. Solo una tragica coincidenza, d’accordo. Non l’unica però.

Infatti, giusto a proposito di Jochen Rindt, va detto che esiste un film del 1971 con Franco e Ciccio (I due della F1 alla corsa più pazza del mondo) in cui la maggior parte delle riprese “dal vivo” sul circuito di Monza avvenne esattamente pochi istanti prima che il futuro campione del mondo (alla memoria, purtroppo) si schiantasse durante le prove di quello stesso Gran Premio (era il 5 settembre 1970)! 
Vengono spesso inquadrati i box e, tra le vetture presenti, è impossibile non riconoscere la Lotus n. 22 del grande pilota destinato a morire, nel giro di poche ore, all’entrata della “Parabolica”... Domenica la Lotus in segno di lutto non gareggerà e vincerà Clay Regazzoni, portato in trionfo dal popolo ferrarista (a sottolineare come un tempo la morte sulle piste non fosse un evento così inconsueto e traumatizzante come lo sarebbe ora), ma questa è un’altra storia. A imperitura memoria del grande pilota austriaco il regista Osvaldo Civirani, col suo film, ci lascia alcune tra le ultimissime immagini di Rindt in vita e in pista... proprio come una delle ultime immagini di Peterson vivo le troviamo in Pole position – I guerrieri della Formula 1.

Continuiamo l’inquietante carrellata con Troppo rischio per un uomo solo, film di Ercoli del 1973 che vede Giuliano Gemma nei panni del pilota argentino Rudy Patti. Ebbene, tutte le prime scene, in cui si vede un colossale incidente di formula 1, sono chiaramente riprese dal Gp di Gran Bretagna a Silverstone del 14 luglio 1973 (la certezza è data dalla prima fila formata da Revson, Hulme e Ronnie Peterson - ancora lui - con Jackie Stewart sulla sua Tyrrell appena dietro). Durante quel Gran Premio Jody Sheckter (futuro campione Ferrari allora poco più che uno scassamachine) sbandò al secondo giro rimbalzando contro il muro dei box e intraversandosi sulla pista, con alcuni piloti che lo centrarono in drammatica sequenza. La sua McLaren numero 30 venne colpita tra l’altro anche dalla March numero 14 di Roger Williamson, ripreso dalle telecamere. 
Allora non vi furono morti anche perché la scena era stata presa consciamente dagli autori e quindi non avrebbe potuto "valere" ai fini di questo speciale. Appena il Gran Premio dopo, però, la “maledizione” era in agguato e di nuovo a una scena utilizzata per un film italiano fa immediatamente seguito una tragedia: il 29 luglio, a Zandvoort, proprio lo stesso Roger Williamson (ben inquadrato nel film) fu protagonista del più drammatico incidente che la F1 ricordi (ampiamente documentato, come l’incidente di Rindt, in Formula 1 febbre della velocità): la sua March è ferma, in preda alle fiamme, a bordo pista. Il suo compagno di squadra David Purley prova a soccorrere Williamson cercando di fermare chi sta correndo in pista a pochi metri di distanza, ma nessuno si ferma: la gara, incredibilmente, continua come se nulla fosse, con le auto che sfilano a fianco del rogo in cui sta morendo il pilota. Sequenze agghiaccianti, che le musiche dei De Angelis drammatizzeranno ulteriormente dando all’episodio la corretta dimensione di terrore.

Ma non è ancora finita: Vittorio Brambilla, nel 1978 pilota della Surtees dopo una bella carriera con la March, partecipa (probabilmente per amicizia) all'episodio di Pozzetto in Io tigro tu tigri egli tigra, interpretando se stesso e incontrando Renato in una casupola dove “elaborano motocarri”, dalle parti di Gemonio (Varese). Una scena di pochi secondi, in cui Vittorio indossa la sua tuta ufficiale del tempo e si toglie il casco. La nemesi incombe, ancora una volta: siamo presumibilmente nel primo autunno del 1978 quando viene girato il film (che uscì nelle sale il 21 settembre); anzi, probabilmente proprio nei giorni immediatamente precedenti il Gran Premio d’Italia a Monza, che si svolgerà il 10 settembre 1978
Forse proprio perché era lì in zona, Brambilla gira la scena. Ebbene, il giorno del 10 settembre 1978 è ancora quello in cui si verifica l’incidente mortale di Peterson di cui abbiamo parlato poco più sopra, ma è anche il Gran Premio in cui, sempre nel medesimo incidente al via, una ruota alzatasi dalle fiamme del terribile rogo va a colpire in testa proprio Brambilla, che uscito dall’autodromo in barella, in coma (nei filmati del tempo si riconosce la tuta del film) rimane per giorni in serio pericolo di vita a causa di una pericolosissima frattura al cranio. Sulle prime pareva lui il pilota uscito peggio dal rogo (Peterson ancora si muoveva), ma il destino aveva deciso diversamente.

Ma andiamo avanti e continuiamo a seguire questa strana striscia nera con il misconosciuto Quelli dell’antirapina: i rapinatori ascoltano la radio per capire come essa riporti le loro gesta furfantesche, ma quando si passa alle notizie sportive ecco spuntare ancora la Formula 1. Il commentatore parla di Niki Lauda (all’epoca, siamo a metà Settanta, sulla cresta dell’onda) e dice che a Brands Hatch ha – tanto per cambiare – annichilito la concorrenza vincendo in carrozza. 
Non è vero: Lauda vinse realmente quella corsa (anno 1976, visto che nel 75 e 77 il Gp di Gran Bretagna si corse a Silverstone), ma dopo una decisione presa a tavolino due mesi dopo! La corsa in pista la vinse invece il futuro trionfatore del mondiale James Hunt, su McLaren (verrà squalificato per cambio vettura), con Lauda solo secondo. Non è chiaro quindi da dove possa essere scaturita la parzialmente inesatta notizia che si ascolta alla radio (e che nel film, ovvio, non ha la minima rilevanza): pare la cronaca immediatamente successiva al GP ma non può essere così, visto che Hunt aveva appena vinto. Ciò che però si ricollega agli esempi precedenti ha dell’inquietante: la radio si concentra su Lauda e questi, proprio nel GP successivo (appena due settimane dopo, 1 agosto 1976, circuito del Nuerburgring) andrà incontro al tremendo, celeberrimo rogo che rischierà di togliergli la vita.

Solo coincidenze, certo, e che altro potrebbero essere? Pare di stare in Final destination ma questa è la realtà. Coincidenze che comunque non inducono a pensare che il cinema italiano porti esattamente fortuna ai piloti di Formula 1...

BREVE, DRAMMATICA DEVIAZIONE ESTERA

Ma se non fossero solo "segnali" italiani? Facciamo attenzione ad esempio al film Un attimo una vita (Sidney Pollack, 1977): le immagini di Formula 1 sono tutte girate al Gran Premio di Jarama del 2 maggio 1976 (come si può leggere qui), ed è da segnalare che, oltre alle frequenti inquadrature alla macchina di Tom Pryce (morto sul circuito di Kyalami del 1977 in una tremenda scena ampiamente documentata in Formula 1 febbre della velocità), a colpire è il fatto che il protagonista del film, Al Pacino, indossi il casco e guidi l'auto di Carlos Pace, pilota che morirà in un incidente aereo pochi mesi dopo e che, all'uscita del film nelle sale, era stato già ampiamente sepolto!

APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ZENDER

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commenti (14)

RISULTATI: DI 14
    Markus

    5 Luglio 2010 21:15

    Si però la mitica saponetta di Niki Lauda la dovevi mettere, sei ancora in tempo Zender ;) Lo specialone qua presente sarà perciò sponsorizzato farloccamente dai Savons de toilette pour monsierur de Niki Lauda. ahahah

    Vedi DISCUSSIONE GENERALE di Formula 1, febbre della velocità.
    Stefania

    5 Luglio 2010 21:50

    [quote=Markus]Si però la mitica saponetta di Niki Lauda la dovevi mettere, sei ancora in tempo Zender ;) Lo specialone qua presente sarà perciò sponsorizzato farloccamente dai Savons de toilette pour monsierur de Niki Lauda. ahahah

    Vedi DISCUSSIONE GENERALE di Formula 1, febbre della velocità.

    Ma Markus, possibile non ti riesca di restare serio neppure di fronte a sì tragici eventi???
    Veramente, Zender, complimenti per il suggestivo approfondimento che ha appassionato anche me che non sono una patita né della F1 né ai film che vi si ispirano. Per qualche attimo, ho subito anch'io la morbosa fascinazione di questi spettacolari incidenti... mi sono sentita come il folle dottor Vaughan del bellissimo romanzo "Crash" di Ballard! Ma è stato solo un attimo :)
    Zender

    6 Luglio 2010 07:54

    Ma sei matto Markus? Non posso distruggere tutto questo misticismo con la saponetta Lauda. Già sono rimasto appena appena ai confini della follia... Grazie Stefania, in realtà come dicevo è più che altro dedicato agli appassionati di F1 e forse di complottismo mistico. Il paragone col Ballard di CRASH (e quindi con Cronenberg) ci può stare, indubbiamente. Ti sconsiglierei però film come LA FEBBRE DELLA VELOCITA', possono davvero colpire a fondo... Le musiche dei De Angelis sono di una drammaticità terrificante!
    Caesars

    6 Luglio 2010 09:01

    Davvero un bell'approfondimento, che ho gradito assai come appassionato di F1 anni 70/80 (dopo mi ha stufato). Le immagini dell'incidente di Williamson e dell'eroico tentativo di Purley di salvarlo, rimangono indelebilmente impresse nella memoria di chiunque le guardi. Non sospettavo minimamente che i film italiani che parlano, anche marginalmente, di F1 portassero "sfiga" ai piloti. Certo che al giorno d'oggi la sicurezza sulle piste è tutt'altra cosa, ne sono stati fatti di passi in tal senso. Solo una domanda: sei sicuro che le immagini che commentano il tragico incidente di Zandvoort del '73 siano dei De Angelis? So che la colonna sonora del film l'hanno fatta loro, ma forse quelle musiche in particolare potrebbero essere di qualche gruppo più "dark".
    Zender

    6 Luglio 2010 14:36

    Non credo Caesars, ho guardato bene e non c'è nessun altro credit per le musiche né all'inizio né alla fine. Mi sembra una musica molto synth in linea col resto (l'ho appena risentita), cupa come in molte altre fasi del film. L'ho appena risentita, il marchio De Angelis a me pare evidente (però poi ovvio, potrei sbagliarmi). A meno che tu non abbia visto il filmato su yt e non provenga da quel film... Poi il fatto che i nostri film portino sfiga è tutto da dimostrare. Sono coincidenze, per quanto curiose.
    Stefania

    6 Luglio 2010 15:26

    @ Zender
    No, tranquillo, quel film non lo guarderò mai, pensa che neppure ho visto Crash di Cronenberg, mi aveva già colpita abbastanza il romanzo di ballard... pure senza le musiche di De Angelis :)))
    Powerglide

    6 Luglio 2010 16:47

    Appassionante approfondimento che mi riporta ai tempi di Gilles Villeneuve e Pironi.
    Grazie Zender.
    Caesars

    7 Luglio 2010 10:59

    Penso che tu abbia ragione Zender, in tempi recenti devo aver visto un video con musica diversa da quella del film (pensavo che fosse tratto da lì, probabilmente così non è). La pellicola la vidi in prima visione e poi mai più. Se mi capita cercherò di recuperarla. Ancora complimenti per l'interessantissimo special.
    Geppo

    8 Luglio 2010 22:47

    Complimenti Zender, approfondimento molto particolare e interessantissimo.
    Zender

    9 Luglio 2010 09:25

    Beh grazie ancora ragazzi. So bene che non è cosa per tutti, resta un approfondimento curioso e fine. Caesars, ma tu hai visto il film in prima visione al cinema???