Il borgo di Castello di Rota

11 Dicembre 2009

Nota: IL CASTELLO DI ROTA FA PARTE DEI LUOGHI COMUNI DEL CINEMA ITALIANO (vedi Approfondimento relativo), ovvero di quelle location pluriutilizzate dal nostro cinema (di genere e non).

Parlare del Castello di Rota significa tornare agli albori del Davinotti, quando ancora qui si era in quattro gatti e si cercava molto artigianalmente di rintracciare location coi mezzi più rozzi e umili. Dopo La casa dalle finestre che ridono, l’altro film avatiano a cui ero fortemente interessato era L'arcano incantatore. Le location principali saltaron fuori con una certa facilità, ma una resisteva pervicacemente: era la chiesetta che Dionisi incontra scendendo dalla carrozza, posta in un borgo di cui si intuiscono solo vagamente le forme. Un luogo grazioso, che rappresentava secondo me il punto più difficile da rintracciare, quando partimmo per Todi.
Era lì a due passi come sembrava nel film? Si diceva che il film fosse stato completamente girato in Umbria quindi perché no? Tuttavia, dalle ricerche fatte su internet prima di partire, il posto non s’era trovato: la chiesetta romanica non saltava fuori! Mostrammo quella foto a tutta Todi e provincia, senza ottenere risposta certa. Decine di chiesette perse nelle campagne umbre visitate a vuoto, molti che dicevano sì è lassù, altrettanti che invece giuravano non fosse roba di quelle parti. La prima ricerca finì male e si tornò a casa con le pive nel sacco. Il caso della chiesetta montava e acquistò nuova importanza all’avvistamento della medesima in un vecchio film con Proietti: Meo Patacca. Fu il caro Legnani a lanciare l’allarme e la memoria non lo aveva tradito: era proprio la stessa chiesa, che nel film si vedeva far parte di un borgo ancor più ampio di quello che s’era immaginato vedendo L'arcano incantatore. Ma Meo Patacca era girato quasi tutto a Roma; che si va fino in Umbria per girare qualche scena? Sembrava difficile. Grazie a questo cominciò a farsi strada la convinzione che la chiesetta e il borgo fossero dalle parti di Roma.

Si scandagliarono la Tuscia e il Lazio intero, si contattarono archeologi e specialisti, mentre intanto Cesare Bastelli (che si occupò della fotografia, nel film), il quale in un primo momento aveva detto che il film era stato girato tutto in Umbria, ebbe un flash: “E' vero: a film finito ci fu un giorno di riprese extra. E lo girammo vicino a Roma, comunque nel Lazio. Io ricordo che feci una andata e ritorno da Bologna. E ricordo anche che girammo pure di notte e sotto un temporale...”. La prima conferma “ufficiale”: non si era dunque in Umbria, in quella giornata “misteriosa”, ma nel Lazio. Si passarono al setaccio decine e decine di siti, ma di quella chiesetta nessuna traccia. Cesare focalizzò ulteriormente, qualche giorno dopo: “Ricordo che quella location era vicina al Lago di Bracciano... Io purtroppo ricordo solo un posto piuttosto infrattato. Abbastanza isolato, molto nel verde. Ricordo un borghetto molto antico. Forse con un’antica villa o castello come nucleo centrale e qualche casetta addossata. Era a nord di Roma, cioè per noi che venivamo da Bologna era in un certo modo prima di Roma. Ricordo anche colli, un po’ brulli, non montagna vera e propria ma alture...”.

Bene, sapevamo pure che era vicino a Bracciano. Come non trovarla ormai? Chiesi alle proloco, spedii le foto della chiesetta a enti religiosi... Eppure, nemmeno dicendo che era dalla parti di Bracciano, saltò fuori nulla. Quante volte mi chiesi se quella chiesetta esisteva ancora! Niente da fare. Ai ricordi si aggiunse lo stesso Pupi Avati, che parlò invece di Trevignano (sempre sul lago di Bracciano) e di una tenuta privata. Niente nemmeno così. Quando ormai si era entrati nella fase della leggenda metropolitana Cesare mi disse che Antonio Avati, vedendo un altro film in tv, si era improvvisamente ricordato: quel posto era la Tolfa! Nuovo scandagliare da satellite e su Google alla ricerca delle chiese nella Tolfa. Possibile che neanche così si riuscisse a trovare la chiesa? Possibile: Google non restituiva alcuna foto del luogo in cui si vedesse la chiesetta. Dillinger, il nostro inviato a Viterbo, era via e non si sapeva bene come fare. L’intuizione geniale venne a Cesare Bastelli, a cui sembrava di ricordare che quel posto fosse stato suggerito agli Avati da quelli che affittavano la carrozza (probabilmente ci avevano già girato in altri film). Erano professionisti, gente di Roma che affittava le carrozze per il cinema. Oggi film in costume non se ne fanno quasi più e chissà se esistono ancora... ma se tu rintracciassi chi ha noleggiato la carrozza del film forse da loro sapresti il posto....”
Un invito a nozze praticamente! Trovato il primo sito di noleggio carrozze d’epoca (“Le carrozze d’epoca” in via Failla 39 a Roma), chiamai. Grande disponibilità e promessa da parte loro di fare un’indagine approfondita. Quando dopo una settimana davo già per scontato che nessuno telefonasse più, mi chiama Cristiana dicendo che erano riusciti a scoprire non solo che le carrozze ad Avati per L'arcano incantatore le avevano fornite loro, ma che il posto era uno in cui erano stati girati molti altri film (recentemente anche la fiction “Orgoglio”): si chiamava Castello di Rota, nella Tolfa! Avevano insomma ragione un po’ tutti: siamo vicini al lago di Bracciano, a Trevignano, a Tolfa... Guardando su Google comunque, di foto di quella chiesetta non ce n’erano, ed ecco qui spiegato il perché non si era finora trovata. Attivata la sempre in gambissima Grada al quartier generale delle location, è saltato fuori anche il punto esatto scrutando dal satellite. Siamo a metà strada tra Manziana e Tolfa, lungo la via Braccianese: si sale su e si arriva a Rota. Ci è andato per noi il recuperato Dillinger con Marge (ovvero miss Dillinger) e ha scoperto che il luogo è privato. Ha scattato un paio di foto ripromettendosi di tornare, ma almeno oggi abbiamo anche grazie a lui una volta per tutte almeno una magnifica foto attuale della benedettisima chiesa sconsacrata di San Girolamo al castello di Rota!

Proseguendo nel cercare location di altri film, successivamente, ci siamo trovati molte altre volte davanti al famoso borgo di Rota. Le segnalazioni si sprecavano, a cominciare da un vetusto spaghetti western di Corbucci (Johnny Oro, di nuovo beccato da Legnani con salto sulla sedia alla comparsa, dopo i titoli, della famosa chiesetta). Un altro importante passo avanti venne fatto dall’ottimo Iena, che riuscì a ritrovare il borgo nientemeno che nel Sorpasso di Risi (è il paesino dove stanno i parenti di Trintignant), mentre un nuovo punto di vista lo ottenemmo di nuovo grazie a Iena, che preso a cuore il posto lo beccò pure dal basso in Terror! Il castello delle donne maledette. Scopriamo così che a volte Rota è presente nei film anche solo ripreso dal basso, arroccato sul monte (vedi Roma di Fellini). O magari ne viene inquadrato solo l’arco d’ingresso come in Non ci resta che piangere.

Il borgo di Rota è molto ristretto (una decina di edifici o poco più), la chiesetta se ne stacca e si isola, mentre alla sua destra (uscendone) troviamo dei recinti che sembrano lì da tempo immemore. La strada che porta dal magazzino (riconoscibile dalle porte in ferro) alla chiesa, fiancheggiata da case in pietra, è quella che si vede più spesso percorrere nei film, anche se il punto più frequentemente inquadrato è quello tra le due file di case e che finisce con l’arco che vediamo anche in Non ci resta che piangere.  

Un microcosmo molto utilizzato dal nostro cinema dunque, che abbiamo qui isolato e raggruppato a livello anche fotografico in modo da renderlo il più facilmente riconoscibile da tutti. Perché salterà ancora fuori, nei nostri film, stiamone pur certi...

• Film in cui compare Castello di Rota e presenti nelle tavole:
Il sorpasso (1962) - Johnny Oro (1965) - Don Chisciotte e Sancio Panza (1968) - Mio padre Monsignore (1971) - Meo Patacca (1972) - Roma (1972) - Terror! Il castello delle donne maledette (1973) - Non ci resta che piangere (1984) - Il camorrista (1986) - L'arcano incantatore (1996)

• Film in cui compare Castello di Rota e di cui le foto abbiamo qui sotto:
Margherita da Cortona (1950) - Il giorno più corto (1963) - I due toreri (1964) - Due mafiosi nel Far west (1964) - I due figli di Ringo (1966) - C'era una volta... (1967) - Per 100.000 dollari t'ammazzo (1967) - Una colt in pugno al diavolo (1967) - Un buco in fronte (1967) - ...Dai nemici mi guardo io (1968) - Indovina chi viene a merenda? (1969) - Sai cosa faceva Stalin alle donne? (1969) - Quintana (1969) - Oh dolci baci e languide carezze (1969) - I leopardi di Churchill (1970) - Tre donne: La sciantosa (1971) - Arsenio Lupin (1971) - Equinozio (1971) - ...E lo chiamarono Spirito Santo (1971) - Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti impenitenti - Decameron n. 69 (1972) - Spirito Santo e le cinque magnifiche canaglie (1972) - L'Aretino nei suoi ragionamenti sulle cortigiane, le maritate e... i cornuti contenti (1972) - Storie scellerate (1973) - Cuore (1973) - La Badessa di Castro (1974) - Cagliostro (1975) - L'amaro caso della Baronessa di Carini (1975) - Il prefetto di ferro (1977) - L'ultimo sapore dell'aria (1978) - Il ritorno del Santo (1978) - Monsignore (1982) - Asilo di polizia (1986) - Artemisia - Passione estrema (1997) - Un viaggio chiamato amore (2002) - Elisa di Rivombrosa (2003) - Papa Luciani - Il sorriso di Dio La figlia di Elisa - Ritorno a Rivombrosa (2007) - Né con te né senza di te (2012) - L'ultimo Papa re (2012)















APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ZENDER

Articoli simili

commenti (10)

RISULTATI: DI 10
    B. Legnani

    11 Dicembre 2009 12:00

    Evvài!
    Gugly

    11 Dicembre 2009 13:29

    Non si dice la Tolfa, Tolfa è una cittadina laziale...
    Markus

    11 Dicembre 2009 13:32

    Sentiti rallegramenti. Molto interessante davvero, anche in virtù della particolarità del luogo. Bravissimi, in spacial modo a Grada che poi ha individuato il punto esatto, cosa che leggendo, mi è parsa impresa non facile!
    Iena

    11 Dicembre 2009 15:41

    Ottimo speciale per una delle mie location preferite, in particolar modo da quando ho scoperto essere una location del Sorpasso che cercavo da tempo.Davvero bravi anche a beccarla dato che come posto è un pò sperduto.
    Undying

    11 Dicembre 2009 16:12

    Altro tassello nel mappamondo davinottico.
    Ottimo approfondimento del buon Zender, come sempre...
    PagniMauri

    11 Dicembre 2009 23:07

    Bravo Zender!
    Il DAVINOTTI resta UNICO!
    Anzi... resterà unico... perché l'unico modo per eguagliarlo o superarlo E' COPIARLO!!!
    Zender

    11 Dicembre 2009 23:46

    Ehi ehi, grazie, era solo repertorio, questo, che meritava di essere trasformato in speciale. Mi son divertito a riorganizzare le varie scoperte nel tempo, soprattutto quelle di Iena che assieme a Legnani è quello che più l'ha fatta fiorire, questa location.

    P.S. per Gugly: si dice anche "la" Tolfa per indicare la zona, pure se c'è anche un paese che si chiama Tolfa. Vedi "i monti della Tolfa" ecc. E Antonio Avati disse appunto "la Tolfa" per indicare genericamente la zona.
    B. Legnani

    12 Dicembre 2009 01:22

    Stavo per dire anch'io dei Monti della Tolfa, ma l'ha già fatto Zender. Colgo l'occasione per ricordare la surreale telefonata (agosto 2008) con Mauro, realtiva al suo contatto con la società che affittava le carrozze e la sorpresa nel vedere la chiesa in MEO PATACCA e nel trailer di JOHNNY ORO su 7gold...
    Blutarsky

    13 Dicembre 2009 18:36

    ottimo speciale complimenti Zender!!
    Geppo

    15 Dicembre 2009 20:09

    Bravo Zender!!!