Le location esatte di "Chi l'ha vista morire?"

9 Dicembre 2008

Situazione al via delle ricerche: si sapeva che il film era stato girato a Venezia (generico) con alcune scene al vecchio Mulino Stucky (citato anche nei titoli di testa).

Il film di Aldo Lado venne girato l’anno prima di A Venezia un dicembre rosso shocking: una coincidenza non da poco, considerando la somiglianza delle tematiche affrontate nei due film girati a Venezia (la perdita di una figlia giovanissima in primis). Una coincidenza di cui parleremo prossimamente perché ci sono almeno due location comuni (di cui una discretamente importante) che stimolano la riflessione.
Intanto addentriamoci tra le calli di Venezia per capire dove è stato girato il film di Lado, specificando che la gran parte di esse sono state portate alla luce dalla solita Grada, che avendo cominciato a maneggiare internet e i motori di ricerca con abilità si trova in mano i mezzi giusti per supportare la sua ampia conoscenza della città.

Dopo un prologo girato in Alta Savoia sulle Alpi francesi, A Megève, un aereo arriva a Tessera (l’aeroporto di Venezia) e l’azione si sposta nel capoluogo lagunare. Partono un po’ di inquadrature da cartolina (Piazza San Marco coi piccioni, il Canal Grande con Ca’ Dario...) e finalmente si passa alla prima vera e propria location, subito difficilissima da scovare, di quelle da perderci la testa!

1. LA CASA (CON TERRAZZA) DI FRANCO SERPIERI
(Zender)
La piccola Roberta Serpieri (Nicoletta Elmi) sale sulla terrazza di casa e grida: “Colombiii... colombiii”. Procede camminando di fianco alle balaustre di legno mostrandoci così un po’ di panorama veneziano: da una parte case che affacciano su un campo, dall’altra tre campanili. Location troppo importante per fermarsi di fronte all’impressione che si tratti di impresa impossibile. Dopo aver cercato un po’ il campo ho capito che la risposta non poteva venire da lì (troppo scarsi gli indizi) ma dai campanili. Purtroppo essi si scorgono dalla distanza e, costruiti con quella forma, ne esistono in abbondanza a Venezia. Ad esempio quello che si vede quando Franco, suo padre (George Lazenby) entra nel giardino dove incontra l’uomo col quale gioca a ping pong pare identico. Mi convinco che sia quello (saran rimasti lì in zona, mi dico), ma non riesco in nessun modo a trovare una triangolazione decente con altri due campanili. Dopo ricerche estenuanti capisco che nonostante l’estrema somiglianza il campanile evidentemente non è quello di San Trovaso.
Mi lancio sui Frari, provo con altri... Niente da fare. Solo dopo giorni e giorni provo a ragionare sul campanile di Santa Maria Materdomini. Ipotizzo che sia quello e cerco di immaginare quali possano essere gli altri due. Il punto è che è pieno di campanili, in zona, come orientarsi senza avere la più pallida idea di dove possa essere la terrazza? Inutile raccontare quanto sia andato avanti a studiarci e a rivedere quella scena (sempre spallegiato da Grada, naturalmente). Solo da pochissimo ho infine raggiunto la soluzione. E ho capito che il campanile centrale è quello di Santa Maria Materdomini, quello a destra è San Stae e quello a sinistra la torretta di Palazzo Mocenigo, Salizzada San Stae 1992 (ora Museo e Centro della Storia del tessuto e del Costume). Mica era un campanile vero, insomma! Ma ho dovuto arrivarci a ritroso, dopo che a forza di triangolazioni e ipotesi ho beccato finalmente la terrazza, che si è rivelata affacciare su Campo San Polo (il più grande campo di Venezia dopo San Marco!), anche se molto nascosta. Dalle tavole capirete la posizione esatta.

2. IL BAR VICINO A CASA
(Grada)
Franco (Lazenby) e i suoi amici (insieme alla figlia) discutono e si ritrovano in un bar che diventerà, nel corso del film, piuttosto centrale. Verrà inquadrato di giorno e di notte, con luci che gli conferiscono un aspetto piuttosto inquietante. Pare un bar piuttosto isolato e a dire il vero è un po’ così anche nella realtà. La zona di Venezia che sta dietro alla Salute è poco frequentata dai giri turistici e gode di una pace impensabile, per il centro storico. Lì, esattamente alla fine di Rio terà dei Catecumeni (ora che sappiamo l’indirizzo esatto si può anche immaginare che sia proprio questo ciò che sta scritto nel cartello indicativo che si vede in alcune scene), al numero 128, il bar di allora è ancora lì, rintracciato come sempre dalla specialista Grada. Quando inquadra gli alberi, la macchina da presa ci mostra Rio terà ai Saloni: il bar sta proprio all’incrocio tra i due rii interrati.

3. LA CHIESA DI PADRE JAMES
(Grada)
Franco e Roberta, lasciato il bar, si ritrovano quasi subito nel campo dell’abbazia di San Gregorio (che effettivamente sta lì a due passi, sempre dietro alla Salute), dove incontrano Padre James (Alessandro Haber), al quale Franco promette dei disegni da offrire per l’asta di beneficienza. L’abbazia di San Gregorio la incontreremo ancora, più avanti, e il campo che la ospita è oggi in restauro, rendendo difficoltose le foto. Ancora merito a Grada che ha riconosciuto immediatamente la chiesa (d’altra parte una che ha una specializzazione in chiese e in Venezia non poteva sbagliare).

4. IL CAMPIELLO DEI GIOCHI
(Grada)
Quando vediamo Roberta giocare con le amiche in un campo ci accorgiamo che abbiamo a che fare con uno splendido scorcio veneziano.
Ed in effetti Grada non ci ha messo molto a scoprire che si tratta di Campiello Barbaro, uno dei luoghi più suggestivi della città e sempre citato tra i campi più affascinanti di Venezia. Siamo tra la chiesa della Salute e San Vio, alle spalle di Ca’ Dario, il celebre palazzo sul Canal Grande che si dice porti sfortuna a chi vi abita (Raoul Gardini fu uno dei tanti). Un campo caratterizzato da un’insolita aiola centrale ed effettivamente di grande fascino. Una scelta che un veneto come Lado non ha sicuramente fatto a caso. Quando vediamo sul ponte un uomo avvicinarsi in soggettiva al campiello dove gioca Roberta, vestito di nero, abbiamo subito l’impressione che si tratti di un assassino (d’altra parte Argento ci ha educati così...). L’inquietante musica di Morricone alza la tensione... Si tratta di un’altra location fondamentale, più volte ripresa nel corso del film.

5. IL FUNERALE
(Grada)
Roberta è scomparsa e il padre comincia a preoccuparsi. Dove mai potrà essere? Un’inquadratura scende dall’alto e riprende la pescheria di Rialto e lì, in acqua, mentre le musiche di Morricone caricano ulteriormente l’atmosfera di mistero, viene ritrovato il corpo della piccola, a pochi metri dalla riva, tra le barche del mercato. Il funerale si celebra lì dove è giusto si celebri, ovvero alle spalle dell’Ospedale Civile, sulla fondamenta (Fondamente Nuove) dalla quale si parte per raggiungere l’isola di San Michele, ovvero il cimitero dei veneziani. Che fossimo alle Fondamente Nuove non c’era dubbio, tutto stava a trovare il punto esatto, visto che il luogo prosegue per centinaia e centinaia di metri sempre uguale, tra ponti, pontili e interruzioni d’ogni sorta. Ci ha pensato chi lavorava lì in zona, che prontamente ha segnalato a Grada il punto esatto. Fatti i dovuti riscontri, abbiamo potuto identificare il posto (che segnaleremo con esattezza sul radar) e scattare le necessarie fotografie.

6. L’UOMO CHE GIOCA A PING PONG IN GIARDINO
(Grada)
C’è qualcuno che nasconde qualcosa, e Franco decide di interrogare i Marchesin. Peccato che nella casa dove dovrebbero stare ci sia solo un tizio che pare non c’entrar nulla. Vuole unicamente giocare a ping pong (“due colpettini soltanto”). Franco finisce con l’accettare e l’uomo si scioglie; inizia a raccontare la storia dei Marchesin e della loro figlia. Era un luogo molto difficile da ritrovare, ma fu invece uno dei primi ad essere identificato grazie all’occhio attento di Grada, che vedendo il campanile che spunta tra il verde di un giardino semi-incolto l’ha identificato con quello di San Trovaso. Nessuna sicurezza, inizialmente, ma con un po’ di verifiche si è arrivati a riconoscere il giardino in quello che oggi ospita (in parte) la facoltà di Economia Aziendale e che sta a ridosso della chiesa di San Trovaso. Ad entrarci si fa fatica a riconoscere il posto, ma il campanile che spunta è indubbiamente quello e trovare un altro giardino così ampio a Venezia non è affatto facile.

7. LA CASA DELL’AVVOCATO
(Grada)
L’avvocato Bonaiuti potrebbe aiutare Franco nelle sue indagini e questi non può non andare a trovarlo a casa. C’è uno scontro, tra i due, dopo il quale Franco viene sbattuto fuori. Uscito, se ne andrà in un bar lì vicino a telefonare. Il bar in questione (o osteria, come è più corretto dire in questo caso) reca l’insegna “Vini scelti ala Rivetta” ma la cosa non ha fatto altro che depistare. Perché esiste un’altra Trattoria Rivetta che non ha niente a che vedere con quella giusta. Di nuovo Grada ha provveduto a ritrovare il luogo corretto, che è nel sestriere di San Polo al 1479 (tra campo S. Aponal e campo S. Polo). La vecchia insegna, incredibilmente (e anche se molto in ombra), resiste tuttora a distanza di 36 anni!

8. AL CINEMA CHE NON C’E’ PIU’
(Grada)
I veneziani d’altri tempi lo ricordano tutti il “Teatro Cinema Progresso”: un cinemino in Strada nova che faceva parte di quei tanti piccoli cinema che sono scomparsi sempre più dalla città lasciando spazio all’unico presente oggi, il Giorgione (che un tempo proiettava solo film a luci rosse). Dentro al Progresso ci finisce Franco, ma ad avere sorte peggiore sarà qualcun altro. La scena ha insomma anche un certo valore storico, visto che testimonia indelebilmente della struttura della sala al suo interno. Oggi al suo posto (siamo in Strada nova n. 4273) c’è un negozio che si chiama “Acqua e Sapone”, ma come per Rivetta la vecchia insegna resiste al tempo e fa anacronistica mostra di sè sulla testa di un’esercizio che ormai col cinema non ha proprio nulla a che spartire.

9. LE LUNGHE SCENE AL MULINO STUCKY
(Zender)
Il mulino è oggi la sede del prestigiosissimo Hotel Hilton, che ha risistemato, restaurato, dato nuova linfa ad uno delle costruzioni più caratteristiche di Venezia. Affaccia sul Canale della Giudecca, staccato dall’isola principale ma fiero e imponente come sempre. Una location di grande suggestione, che avvolta nelle nebbie com’è nel film rappresenta il luogo ideale per ammantare definitivamente di mistero la storia scritta da Massimo D’Avack e Francesco Barilli. Nessun problema ovviamente a riconoscerlo: chi abita o ha abitato a Venezia non può confonderlo con nient’altro. I personaggi si muovono tra ambienti disabitati, scheletri di cemento, tagli di luce incredibili...

10. LA FUGA DELLA STRINDBERG 
(Grada)
Anita Strindberg torna a casa da Milano per un presentimento e cerca suo marito. Ma quando torna a casa si ritrova in un androne buio che svela a sorpresa la doppia natura dell’abitazione con terrazza in cui vive Franco. Siamo infatti (come ha incredibilmente scoperto Grada solo osservando le balaustre che circondano il cortile e grazie al colore rosso di una delle case che ci confinano) nel Palazzo delle Generali a San Stefano, oggi non fotografabile se non chiedendo permessi su permessi. Grada l’ha fotografato dall’esterno e abbiamo comunque cercato di far capire come sia costruito attraverso il sistema dei numeri, che vedrete nella tavola. Che il posto sia quello non v’è il minimo dubbio. Vi basterà controllare il palazzo rosso di cui si parlava e il muro che copre le spalle a chi si affaccia al cortile dalla "passeggiata" con le balaustre. Oggi non esiste più quella sorte di veranda dalla quale usciva la Strindberg e la "passeggiata" è divisa in più parti di proprietà dei singoli appartamenti.

11. LA CHIESA DI PADRE JAMES (INTERNO)
(Grada)
Dall’esterno, l’abbiamo già visto in precedenza, la chiesa è l’abbazia di San Gregorio dietro alla Salute, ma l’interno non vi corrisponde affatto. Perché indovinate dove siamo? L’ha scoperto di nuovo Grada (chiesa + Venezia, di nuovo non poteva fallire), stabilendo senza possibilità di errore che si tratta della medesima chiesa in cui Donald Sutherland compie i restauri in A Venezia un dicembre rosso shocking! Siamo insomma a San Nicolò dei Mendicoli, nella zona di Santa Marta, nel periodo immediatamente precedente gli ampi lavori di restauro compiuti dall’associazione “Venice in peril” che permetteranno a Nicolas Roeg di girarvi parte del suo film. Ma su questo indagheremo meglio in seguito.

12. FINALE ALLA SALUTE
(Zender)
Franco se ne va. Missione conclusa. Un amico tenta di raggiungerlo alla Salute ma lui è già andato via, perdipiù senza salutare (scena misteriosamente non presente nell'edizione dvd italiana del film, che risulta così tronca e poco significativa). Il motoscafo privato nel quale è insieme alla moglie si allontana verso San Marco e all’amico non resta che assistere alla scena proprio davanti alla chiesa della Salute (che curiosamente non viene inclusa nell’inquadratura finale).

Testi e foto: Zender (tranne per le foto dei Mendicoli e di San Stefano, Grada)
Compagni di viaggio: Zender, Grada, Pietro Dello Strologo
 
ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI GRADA E ZENDER

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commenti (1)

RISULTATI: DI 1
    Franz

    3 Giugno 2011 15:02

    Speciale a dir poco sublime: non ho ancora visto il film, ma leggere quanto amore e passione siano stati messi in campo per trovare angoli di Venezia tutt'altro che semplici da individuare, beh, mi ha entusiasmato! Sono, ça va sans dire, tutti luoghi dell'anima, per chi come me vive, ama e gira di continuo per la città. Un fatto divertente: 'Vini scelti alla Rivetta' che in un primo tempo vi aveva fatto pensare alla 'Trattoria Rivetta', non avrebbe fatto cadere in errore, invece, me, ma per un motivo puramente casuale: i proprietari del locale di Sant'Aponal erano nostri amici di famiglia, proprio dagli anni 70 in poi, e si frequentava assiduamente il posto, dunque 'La rivetta' per antonomasia per me è sempre stata quella e non la trattoria a San Filippo e Giacomo (la quale oggi, probabilmente, è ben più nota della prima, e forse lo era anche nel 1972). Sempre in quella location, commovente l'edicola che, riconvertita quasi in toto a chiosco che vende maschere e materiale per turisti, resiste tuttora! Bellissime poi le immagini a confronto tra il 1972 e il 2008 di campiello Barbaro: ho come l'impressione che lavori non indifferenti siano stati effettuati, rispetto al '72, sulla parete su cui affacciano le vetrine degli artigiani, in quanto vetrine stesse, porte e finestre sembrerebbero diverse (ma non vorrei sbagliare...). Forse un dato non citato esplicitamente, è che il motivo principale di attrazione di quel campiello è (almeno a parer mio) il ponte, perché costruito in muratura anche ai lati (dove di solito si mettevano ringhiere o colonnine) e perché dotato di arco a sesto acuto. Il cinema Progresso in Strada Nuova è anch'esso testimone, nell'insegna, di una Venezia che non c'è più: il negozio Acqua e Sapone che vi si era insediato, nel frattempo è stato sostituito da un altro mini-market (non ricordo il nome) che credo tratti analoga merce (prodotti di bellezza e per la pulizia). Riguardo allo Stucky: mi permetto una piccolissima correzione (una precisazione, meglio), ossia il Molino Stucky non è tra la Giudecca e Sacca Fisola, bensì è a tutti gli effetti facente parte della Giudecca, appunto con lo Stucky termina il lato occidentale giudecchino e, attraversato il lungo ponte di legno, si entra in Sacca Fisola. Ultima mia osservazione: curioso che il ponte che dall'abbazia di San Gregorio porta al campo della Salute fosse, già nel 1972 e chissà da quanto tempo, una sorta di ibrido di legno-marmo-cemento (?), di fattura comunque non classicamente veneziana. Ancora bravissimi per il vostro lavoro di Indiana Jones lagunari, Grada e Zender!!! Complimenti!!!