Tutti gli episodi di Derrick commentati! - Stagione 17

26 Ottobre 2009

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1990 (STAGIONE 17):


183. NESSUN LIETO FINE (Kein Ende in Wohlgefallen)
*! Derrick sulle tracce dei Vanzina: un giovane se ne viene da Augusta fino a Monaco per scoprire che la sorella (una modella) si è tolta la vita dopo essere stata violentata ad un party "allegro" da due grossi affaristi. Con l'aiuto di una collega della sorella che presenziò alla festa comincerà a indagare nell'ambiente. Un'autentica rivisitazione di Sotto il vestito niente con Derrick nel ruolo che quattro anni prima fu di Donald Pleasence (e infatti Harry è praticamente assente). Certo, la patinatura vanziniana è un miraggio così come costumi, musiche e ambienti (qui le solite quattro mura domestiche) sono imparagonabili, ma il punto di riferimento sembra proprio essere il celebre giallo vanziniano (con tanto di flashaback del party galeotto). Qui tuttavia a morire non saran più le modelle quanto i due affaristi responsabili della violenza, e Derrick ce la mette tutta non indagando ma ripetendo ad ogni incontro al giovane di confessare, che sarà una liberazione. Ma sarà davvero lui il colpevole? Esaurite le parentele col modello vanziniano l'episodio ritorna nel grigiore abituale, col ragazzo protagonista che gioca a fare il filosofo e Derrick dietro perché l'argomento come sempre l'appassiona (quando c'è da pontificare sui massimi sistemi non si tira mai indietro). Peccato per la resa così triste della quotidianità del fashion, ma i difetti stanno anche in uno script povero di spunti che sotto il profilo dell'intrigo ha davvero poco da dire. (Zender)


184. BREVETTO MORTALE (Tödliches Patent)
Il titolare di un brevetto, che lavora in azienda, viene corteggiato dalla concorrenza e, dopo che abbiamo visto sfilare una serie di strani personaggi che entrano in scena comportandosi in modo che non riusciamo bene a decifrare, finisce steso in un archivio, con la testa fracassata (scopriremo che in una colluttazione è scivolato su uno skateboard, oggetto che notoriamente nei polverosi archivi si trova con estrema facilità). Il colpevole è un omino in apparenza inoffensivo e che avrà ben poca parte nell'episodio. Come Derrick, tra l'altro, visto che lui e Harry si presentano tardissimo e si affacceranno nella storia solo di tanto in tanto. Quando si parla di spionaggio industriale e brevetti segreti stiamo pur certi che con Derrick si capisce poco e ci si annoia terribilmente. Regola confermata: episodio sfibrante, per lunghi tratti incomprensibile e dal finale irritante. Da cancellare. (Zender)

Spesse volte capita di criticare la tragica monotonia della serie nel riproporre i soliti cliché. Quando però si esce dal seminato si possono fare anche danni ben peggiori, come in questo episodio. L'avvicendarsi di individui ambigui, la presenza di un omicida che definire poco carismatico è un eufemismo e infine una nebulosa storia di spionaggio industriale sullo sfondo rendono la puntata tutt'altro che memorabile. Non parliamo poi della piattezza di Derrick e Harry, evidentemente ben consci di non poter incidere più di tanto. Nota di demerito infine per la totale inverosimiglianza della dinamica dell'omicidio. Da cancellare. (Gordon) 


185. LA FINE DI TOSSNER (Tossners Ende)
*** Tossner è uno speculatore terribile e spietato (almeno così ce lo presentano): un bimbetto la cui famiglia deve sloggiare di casa perché l'immobiliarista ha comprato tutto, disperato si tuffa dalla finestra e il suo insegnante se lo vede dall'alto spiaccicato in cortile. Naturale che pensi di ammazzare il responsabile, ovvero Tossner: lo sogna di notte e confessa i suoi pensieri omicidi a una vicina di casa che fa la psicologa, la quale poco professionalmente racconta tutto al fratello; questi, disoccupato, pensa di andare da Tossner e chiedere un impiego per dirgli che sa che qualcuno lo vuole ammazzare. La verità è che Tossner qualcuno lo ammazza davvero, ma non si sa chi. L'insegnante? Derrick non ne è troppo convinto e fa partire l'indagine (Harry lo rimprovera di voler salvare il prof solo per simpatia e si becca la lassica ramanzina derrickiana), mentre capiamo che anche la moglie della vittima uno stinco di santo non è: trascurata sessualmente, comincia a spassarsela col fratello della psicologa e l'affare si ingrossa (ehm...). Puntata intrigante e piuttosto ben studiata, con indiziati subdoli e un finale per una volta credibile quanto in qualche modo "aperto". Ben scelti gli interpreti, scrittura intelligente. Niente di particolare, lo schema è abbastanza tradizionale, ma pur con i suoi limiti l'episodio si lascia piacevolmente guardare. (Zender)


186. JUDITH (Judith)
*** Muore nei bagni d'una birreria l'ennesima tossicomane. L'incipit insomma è dei più classici, con la figlia che prima di morire chiama la madre e quest'ultima che, tornata di corsa a Monaco dalla sua tournee americana (incredibile, l'apertura è sui grattacieli di New York!), decide di indagare personalmente e punire i colpevoli di quello che lei chiama omicidio e che la polizia ha invece già catalogato come morte per overdose. La prima mossa della bella e affascinante signora è parlare con Derrick, che casca dal pero e non sa dire perché non sia arrivato nel suo ufficio il caso (appunto, overdose...). Si capisce presto che al centro della puntata sta la donna, con Derrick in disparte, ma va detto che rispetto al solito la recitazione complessiva è decisamente superiore e ci si riesce spesso addirittura a commuovere. Soprattutto quando in scena c'è anche il cameriere della birreria, un poveraccio che non sa dove sbattere la testa combattuto tra l'amore per la donna e il terrore che parlando troppo arrivino a fargli la pelle. Poca azione e poco giallo, ma personaggi ben delineati e un ottimo finale, a conferma di una puntata semplice, lineare ma avvincente, profondamente umana e credibile. Spesso in sottofondo si sente la misconosciuta, struggente "Codeword Elvis" di Sting, che già avevamo sentito in "Chi ha sparato ad Asmy". Berger ripreso nella sua importante mansione di procacciatore di brioche per l'ufficio... (Zender)

186. JUDITH
*** Inizia la puntata. Stop, rewind, controllo del titolo: siamo a New York, nella notte illuminata dalla Statua della Libertà e dalle luci delle torri gemelle: non può essere Derrick! E infatti a New York non c'è l'ispettore, ma la protagonista della storia che, peraltro, tornerà a Monaco nel giro di cinque minuti. La trama non è banale perchè molto più che sul delitto - la "solita" morte di una eroinomane - punta quasi esclusivamente sui confronti psicologici e verbali tra i vari personaggi, convincenti e spesso inquadrati da lunghi primi piani. Nota di merito per la protagonista, l'affascinante Evelyn Opela che - essendo moglie del produttore della serie Helmut Ringelmann - ritroveremo anche in altre stagioni della serie. Harry in penombra. (Eresiarca) 


187. CADUTA AGLI INFERI (Höllensturz)
** Prima scena: Derrick e Harry in auto chiamati per un omicidio. Sirena e si arriva subito sul posto, dove i due trovano un uomo stecchito in poltrona col telefono in mano. Derrick clicca il tasto "redo" sull'apparecchio (nessuno gli ha detto che se la telefonata la stava ricevendo lo scherzetto non funziona?): l'uomo stava telefonando alla polizia, scopre con sagacia Derrick, ma della sua morte sembra che nessuno se ne voglia occupare. Si passa infatti a seguire tutt'altro, ovvero la storia di un falsario che arriva a Monaco e sbologna la valigia colle matrici a un ragazzetto appena conosciuto in treno, così da passare indenne i controlli dell polizia in stazione. Recupererà la valigia in un secondo tempo, invitando il ragazzetto a fare la bella vita con lui, presentandogli subito una svampitella disponibile. Notevole la figura del falsario, uomo di ghiaccio e dalla risposta sempre pronta. Già si pregusta il momento dell'arresto perché non si capisce come lo si incastrerà, ma il metodo... ahinoi, sarà il solito, con le indagini che si arenano in fretta per passare alla tortura psicologica delle menti deboli. E la caduta agli inferi? Il quadro di una pinacoteca il cui significato il nostro falsario illustrerà pedantemente a Derrick. Peccato per la poca fantasia sottesa al tutto, perché i personaggi erano ottimi, gli scambi/sfida coll'ispettore sarcastici al punto giusto. Però il finale è davvero inaccettabile, così come la sbrigativa risoluzione dell'omicidio iniziale... (Zender)

**! Il fulcro dell'episodio è nella figura del criminale (un geniale falsario), che rifiuta ogni empatia, pratica il plagio delle menti e considera la realtà come banco di prova delle sue teorie ciniche ed eversive nei confronti della morale. Il resto è puro contorno, compreso l'omicidio iniziale e la sparatoria finale. Le parti migliori sono nei duetti tra l'ispettore e il falsario e lì dove quest'ultimo tenta la sua opera di persuasione sul giovane che gli è capitato a tiro (servendosi anche di una provocante ragazza). Nell'insieme prevale un'atmosfera improbabile (ma non è una novità in Derrick), giustificabile in parte dal tono fatalista del finale. (Faggi)

** L'episodio parte subito in quarta, con l'uccisione di un tizio che si scoprirà essere un poco di buono. Poi entra in scena il vero protagonista, nonché unico motivo d'interesse, della puntata, ovvero il misterioso falsario. Tralasciando il modo rocabolesco con cui i nostri riescono a mettersi sulle sue tracce, la sceneggiatura aggiunge una certa surrealtà al tutto sfornando i classici dialoghi filosofeggianti derrickiani, per quanto essi siano spigliati e godibili. Il finale purtroppo rovina quanto di positivo (non molto, onestamente) fatto in precedenza. (Gordon) 


188. IL SOLITARIO (Der Einzelgänger)
** Gran brutta vita quella degll'infiltrato: sempre a contatto con gente equivoca... e poi magari finisce pure che ci lasci pure le penne. Come càpita all'amico del protagonista, ammazzato e abbandonato in una cava dopo una serata in sala biliardi. Rimasto da solo, il nostro Ingo decide di trovare chi gli ha ammazzato l'amico e comincia a frequentare la sala biliardi, approfittandone intanto per farsi una mignottella del posto (tanto per gradire). Derrick, che intanto comincia a fare i suoi primi esperimenti con occhiali dalle montature vistosissime, cerca di far capire a Ingo che è bene si trattenga e si controlli, che avverta sempre il dinamico duo prima di fare qualcosa... ma non è facile. Ingo vuol far di testa sua, prende a incontrare un giocatore di poker del locale e intensifica i rapporti con la mignottella (e lo dice spudoratamente alla sua fidanzata, che tanto bene non la prende). Uno di quegli episodi tutti centrati sul personaggio principale, con Derrick defilato e Harry non ne parliamo. Finale fiacco, ma l'insieme non è così disprezzabile; anche perché la colonna sonora infila una canzone dietro l'altra, da Sting agli Alan Parsons Project fino a raggiungere il classico pezzo cardine più volte ripetuto e che in questo caso è "Living my way" del solito Frank Duval. Indagini scarsissime, ma qualche buon dialogo e una recitazione complessiva superiore alla media. (Zender)


189. STUDIO DAL VERO (Des Menschen Feind)
***! Barbona strangolata nella sala d'aspetto della stazione. Perché? La prima cosa strana che Derrick viene a sapere da un "collega" della donna è che un'anziana attrice un tempo di grido passava ogni tanto le giornate con lei per studiare la parte (uno Stanislavskij alla tedesca). A quanto pare è vero, lo conferma anche il regista del film, mentre il marito dell'attrice si dimostra subito insofferente con la polizia porconando a ogni nuovo interrogatorio. Intanto i personaggi della storia aumentando, si abbozzano alibi e spuntano misteriose fotografie che ritraggono altri barboni "di passaggio". Insomma, un quadro indagatorio complesso assai, che riserverà anche un ottimo colpo di scena conclusivo. La sceneggiatura è architettata bene e sa incastrare bene le tessere del mosaico col risultato di dare a Derrick una delle migliori puntate degli ultimi anni nonché una delle prime in cui l'ispettore comincia a indossare occhiali (ancora di foggia bizzarra, bisognerà aspettare ancora un po' per la montatura definitiva). Harry fa il simpaticono in più d'un'occasione e l'episodio non manca di sprint (si fa per dire...). (Zender)

*** Bell'episodio incentrato sul rapporto tra povertà reale e povertà spirituale che, nello specifico, si articola nel confronto e nella relazione che si costruisce tra una matura attrice snob e benestante da un lato, e una povera barbona dall'altro. L'intreccio nasce proprio dall'omicidio della barbona, che Derrick, Klein e Berger risolveranno attraverso un buon lavoro d'equipe e un'indagine piuttosto accurata, che li porterà a conoscere sia i deliri narcisisti del jet set che lo squallore delle notti nelle stazioni bavaresi. Scopriamo, di passaggio, che Harry ha un nipote chiamato Markus, appassionato di cinema. Finale con colpo di scena forse prevedibile, ma non scontato. Efficaci le ultime sequenze. (Eresiarca)

**** Finalmente una puntata che unisce il whodunit a una trama lineare e vivace, invece degli intrecci bolsi a cui la serie ci ha abituato nei suoi ultimi anni. I nostri due segugi paiono ringiovaniti, se non fosse per le varie imbarazzanti montature d'occhiali indossate da Derrick, e dopo un attento lavoro di indagini e interrogatori arrivano a una soluzione convincente, sebbene intuibile. Apprezzabile anche la ricostruzione dell'ambiente degli emarginati alla stazione. (Gordon) 


190. MORTE AL LIMITE DEL BOSCO (Tod am Waldrand)
*** Bella ciclista notturna fatta secca nel bosco. Non è la prima volta, in Derrick, e il colpevole sembra proprio essere il suo ex, appena mollato e attaccatosi alla bottiglia per la disperazione. Ha chiamato alla scuola di ballo, è andato a prenderla e poi... puf... stacco. Lo si rivede che confessa a babbo e mamma di averla uccisa in piena crisi di panico. La patata bollente arriva direttamente all'inedita coppia Harry/Berger, visto che Derrick ha problemi di pressione ed è seduto sgonfiatissimo sul seggiolino del medico colla pompetta al braccio (unico consiglio via telefono? "Non saltare subito alle conclusioni Harry", conoscendo la sciagurata specialità del collega). Notevole la figura, centrale, del padre del giovane assassino (ridotto nel frattempo a vegetale semimuto, che fa il paio con l'altro sospetto, il fessacchiotto che ha rinvenuto il cadavere e primo sospetto), uomo viscido che pensa di poter coprire il delitto del figlio comprando tutti i possibili testimoni. Grazie a lui la puntata viaggia bene, ed Harry promosso a protagonista è meno spocchioso del suo capo: indaga a testa bassa e si presenta pronto per l'inatteso solpo di scena finale, prima che la puntata si chiuda sull'esplosione meravigliosa di "Shine On You Crazy Diamond" (in una scena notturna si era sentita anche "Careful With That Axe, Eugene", sempre dei Pink Floyd). Certo Berger come spalla non è esattamente il massimo per riflettere, e infatti Harry fa tutto da solo e bene. Piacevole, senza esagerare. (Zender)

**** Secondo, e presumo ultimo, episodio nel quale troviamo Harry assoluto protagonista. Puntata piuttosto avvincente in quanto di ambientazione agreste e notturna. Interessante, oltre a quanto già citato, in quanto si conclude sulle note del riff di "Shine On You Crazy Diamond part II". (Shangai Joe)


191. ABISSO DEI SENTIMENTI (Abgrund der Gefühle)
*! Un giovane viene strozzato per strada, all'uscita di un bar. Lo soccorre un medico, che diventerà il prezzemolo della puntata: nelle indagini Derrick se lo trova costantementre tra le palle. Si sente coinvolto, vuol capire chi è la vittima. E lo vorrebbe capire anche Derrick, visto che pure un amico del giovane ucciso viene a sua volta accoppato. La seconda vittima era un promettente chimico... Cosa c'è dietro? E chi è la ragazza drogata ridotta a vegetale causa droga (altro topos derrickiano)? Puntata poco interessante, se non per il fatto che mostra come il povero Berger venga utilizzato dai suoi superiori (specialmente Harry) per i lavori più infelici (qui viene mandato allo sbaraglio nella casa di un probabile assassino) e per un omicidio risolto a mo' di Jack Torrance in Shining. L'idea del medico ficcanaso era anche simpatica (arriva persino ad autoinvitarsi a casa Derrick), ma lo svolgimento è puerile e la sceneggiatura fiacchissima. Finale sbrigativo, intreccio riciclato e deludente. (Zender)

** Scialba puntata che ricicla in modo consueto i classici stilemi derrickiani. Non mancano infatti il giustiziere fai da te, il mondo della droga e i vegetali da essa causati. Se a ciò ci aggiunge lo spiccato protagonismo del colpevole, il che rende evidente ben presto ai nostri segugi e allo spettatore come si sia svolta la vicenda, i motivi di interesse latitano. Gli unici punti a favore sono un ritmo discreto e le scenette derivanti dalle umili mansioni cui i perfidi Derrick e Harry costringono Berger. (Gordon) 


192. IL MOMENTO DELLA VERITA' (Der Augenblick der Wahrheit)
*! Due pregiudicati rimasti senza una lira (ops, un marco) organizzano una rapina a una banca che prevede il sequestro dei due possessori delle chiavi della cassaforte. Tutto liscio col primo, ma quando arrivano sotto la casa del secondo qualcosa comincia ad andar storto: la ragazza del più giovane dei malfattori (che li aveva accompagnati) prende e se ne va senza un motivo mentre un tizio che per caso passa di lì e scopre che i due hanno una pistola gioca a fare l'eroe e viene fatto fuori. Tutto a monte. Nel frattempo Derrick riceve una telefonata da un vecchio amico che gli chiede di passare a trovare la figlia che s'è messa con un pregiudicato per capire se può essere l'uomo giusto per lei. Indovinate chi è la figlia? A volte si resta stupefatti dalla spudoratezza con cui certi episodi piazzano nelle storie coincidenze tali da rendere ridicola la vicenda. Questo è uno dei casi più eclatanti: Derrick finisce per pura casualità nell'appartamento dei colpevoli del caso sul quale ha appena iniziato ad indagare! E non ha alcun dubbio che la figlia dell'amico sia proprio la ragazza sfuggita durante la rapina finita male! Pazzesco! Qualche filosofeggiamento col criminale davanti a una birra conferma la tendenza tipica della serie a piazzare psicologia spicciola un po' ovunque, mentre l'immancabile confessione sgorga spontanea senza alcuna azione maieutica da parte dell'ispettore. Eh no, davvero troppo facile Derrick, questo caso lo risolvevo anch'io! Particolarmente inespressiva e insignificante la ragazza. E dire che non era nemmeno cominciato così male, l'episodio... Continuano i test dell'ispettore con le più improbabili montature di occhiali in attesa di trovare quelle definitive dalla stagione successiva. (Zender)

**! Partendo da un pretesto assai improbabile, la puntata si dipana in modo classico, con Derrick che si attacca come una cozza ai fidanzatini per farli cedere, ricorrendo anche ai soliti quesiti filosofici spicci. Il ritmo però è abbastanza sostenuto e le prove dei protagonisti convincenti. Memorabili le montature a dir poco ingombranti dell'ispettore. (Gordon)


193. UN TIPO GLACIALE (Eine eiskalte Nummer)
** Il tipo glaciale è quello che a inizio episodio torna a casa e ritrova lì due ladri che gliela stan mettendo a soqquadro in cerca di oggetti di valore. Neanche quando quelli gli puntano la pistola contro smuove un sopracciglio. Anzi, per tutta risposta offre da bere ai due uomini sbigottiti (padre e figlio, oltretutto) e gli offre 20.000 marchi per lasciarlo in pace e andarsene. Quelli accettano, arriva il galoppino dalla banca e presi i soldi i due se ne vanno. Usciti i ladri, arriva lì il socio del derubato che dice al tipo glaciale di volerlo denunciare per truffe assortite. Peggio per lui, visto che i ladri han distrattamente lasciato lì la pistola: accoppato il socio, l'uomo addossa ai ladri pure l'omicidio e pensa di aver risolto tutto. E sinceramente meriterebbe che gli andasse anche tutto bene, perché di prove Derrick e Harry (il quale peraltro segue supinamente il suo capo appena quello gli dice che è di opinione diversa dalla sua) non ne raccolgono manco mezza. Addirittura l'unico colpo di genio tocca a Berger con l'idea del pezzo trasmesso in radio. Il glaciale protagonista è comunque un bel personaggio e la puntata prosegue discretamente. Almeno fino all'ultima parte, quando entrano in scena gli attori di un teatrino amatoriale che trasformano il set in una pagliacciata (la definisce così, a ragione, pure l'accusato) e si avviano a una conclusione del tutto risibile e al di là di ogni credibilità. L'arresto è un'offesa al buon senso di chi guarda! (Zender)
 
** Uno di quei finali che ti lasciano l'amaro in bocca e anche la convinzione che, a volte, sarebbe meglio che il colpevole restasse impunito, se il prezzo da pagare per incastrarlo è ricorrere ad un trucco che, al massimo, potrebbe andare bene in un albo di Dylan Dog (e lo dico con il massimo rispetto per Dylan Dog...). Un vero peccato, perché il personaggio del titolo è interessante e, più in generale, l'episodio prometteva molto di più. (Nicola81)

*** Episodio molto interessante e ben interpretato, soprattutto dal glaciale protagonista. Notevole soprattutto la prima parte, dalla rapina trasformatasi in omicidio ai primi sospetti di Derrick. Poi entra in scena una serie fin troppo scoperta di spunti teatrali: di evidente derivazione shakespeariana sia la telefonata con la voce del morto imitata dal vecchio attore (il fantasma del padre che appare in sogno ad Amleto svelandogli l'assassinio di cui è stato vittima) sia la rappresentazione finale degli attori (la morte del padre messa in scena da Amleto con la compagnia di Elsinore). Episodio raffinato e godibile. (Kozincev)

*** Come da copione, il solito disonesto uccide il socio in affari ingenuo, sfruttando alcune coincidenze fortunate. La puntata si sviluppa quindi con i nostri due segugi, coadiuvati pure del povero Berger, che cercano di trovare un modo per far tradire il colpevole, che ovviamente non ha lasciato appigli alla polizia e ostenta un'impassibilità impressionante. Si ricorrerà a una tecnica metateatrale (copiata spudoratamente dall'Amleto), che rende più irrealistico un episodio accattivante ma già di per sé piuttosto fantasioso. Le prove dei protagonisti sono comunque convincenti (specialmente quella del fido Peter Fricke), così come il ritmo impresso alla storia. (Gordon)
 

194. ASSOLO PER QUATTRO (Solo für Vier)
**! Quattro vecchietti terrore del loro ospizio organizzano una rapina nella ditta dove lavorava uno di loro (che conservava ancora le chiavi): assoldano due scassinatori e li mandano a rapinare la cassaforte, ma tanto per cambiare salta fuori la guardia notturna e i due spietati malviventi l'accoppano. Derrick, grazie all'indicazione del principale della ditta che racconta di aver avuto un colloquio col suo ex dipendente poche ore prima (era lì per vedere se le chiavi funzionavano ancora), raggiunge i quattro vecchietti in ospizio e comincia a braccarli. Il più tosto di loro (gli altri sono un ex attore rincitrullito e una donna) è un ex ispettore di polizia, che comincia una sfida a due con l'ex collega, condita da un paio di partite a scacchi. Episodio che la butta quasi sulla tenerezza, con questi quattro disgraziati alle prese con un gioco più grande di loro, subito sgamati a bere Veuve Clicquot al bar da Berger in versione pedinatore (sua funzione abituale). A Derrick le cose son chiare fin da subito, ma al solito mancano le prove. Senza stupire granché un episodio piacevole, che mette in buona evidenza i pregi della serie, in cui i personaggi sono tutti ben caratterizzati e anche i dialoghi non sono quasi mai banali. Certo non c'è gran ritmo, ma seguire le piccole gioie dei quattro anziani e le tattiche di Derrick per smascherarli può risultare interessante. Finale improvvisamente concitato e drammatico. (Zender)
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