Tutti gli episodi di Derrick commentati! - Stagione 15

26 Ottobre 2009

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1988 (STAGIONE 15):


159. UN UCCELLO IN VOLO (Fliegender Vogel)
*! Bettina esce di prigione dove ha scontato la pena per aver coperto (pare) il suo uomo, che Derrick ritiene responsabile di un omicidio. Una volta fuori va a vivere sotto tutela dalla psicologa, ma il suo ex si fa subito vivo e la invita a tornare a casa con lui. Lei, che è di fatto un vegetale incapace di spiaccicare una parola, finisce che col villanzone torna a vivere davvero: il figlio della psicologa, che ci si era affezionato dopo le prime diffidenze, ci resta malissimo; Derrick ancora di più, ma nessuno ci può fare niente. La scelta è sua, e il suo uomo gongola e si propone come il personaggio più divertente della puntata: irride tutti e approfitta dello stordimento della sua donna. Derrick si sente impotente e sbotta con Harry, che gli era partito con una triste metafora sul gioco d'azzardo. Ma i due sono vicini, Harry capisce che il collega vuole risolvere il vecchio omicidio rimasto senza colpevole e abbozza. Episodio basato tutto sui comportamenti dell'ennesimo vegetale e del suo partner guascone, con un Derrick che per l'intera durata non fa altro che seguire le mosse dei due appoggiandosi alla famiglia della psicologa. Il titolo fa riferimento a uno dei poster che Bettina appende in camera sua, la classica foto con gabbiano al tramonto (che la psicologa interpreta dozzinalmente, sbagliando). Finale sbrigativo, giusto per chiudere senza lasciare il passato in sospeso. Tristi break con concertini dell'esercito della salvezza, tanto per riempire... (Zender)

*! Dispiace dare voti bassi a Derrick, ma questa volta non se ne può fare a meno. La storia è poco credibile e si trascina noiosamente senza che nulla di avvincente possa aiutare lo spettatore ad affrontare il sonno incombente. L'uccello in volo, ovvero la protagonista, è di un'apatia che la rende antipatica come poche; la famiglia che la ospita non è molto meglio. Alla fine, il personaggio più credibile è quello del cattivo di turno, di certo meno noioso degli altri. Nel torpore, due spunti di interesse: primo, nell'episodio non si assiste ad alcun omicidio; secondo, ad un certo punto Derrick piazza un calcio nel sedere d'altri tempi a un rubagalline che stava pestando - anche giustamente - lo spasimante della protagonista. (Eresiarca) 


160. UN POTENZIALE OMICIDA
(Mordträume)
** Quanto miele, in apertura: "Mi ami?... Sì, ma quanto mi ami?" Lei chiama lui da una cabina solo per sentire la sua voce, lui ricambia, ma quando lei esce... bram, la tirano sotto con volo sul parabrezza e ricaduta splatter. L'omicida, una bionda, si accorge di averla combinata grossa e scappa via, ma un uomo la vede. Il marito (Mathieu Carriere) intanto, appena viene a sapere della disgrazia, comincia a sognare ogni notte di uccidere qualcuno e con la fissazione di beccare l'assassina si fa il giro dei bar la sera col testimone oculare sperando che questi la riconosca, e così il suo psicanalista sensibilizza Derrick sul tema durante una partita di biliardo. L'ispettore s'interessa molto al caso, al punto che si becca i rimbrotti del collega ("Se adesso cominciamo a preoccuparci anche dei potenziali omicidi...") ai quali risponde sgarbatamente ("ma che ne vuoi capire tu"...). Comincia a seguire il marito mezzo matto e il testimone nei night e addirittura nei bordelli assistendo senza molto reagire alle risse che questi regolarmente scatena, e tutto l'episodio va avanti così, tra una caccia notturna e continui botta e risposta col marito nel difficile tentativo di farlo rinsavire. Nessun tipo di indagine, nemmeno un omicidio vero visto che l'incidente fu... accidentale. Più che altro un lungo studio della psicologia del protagonista, della follia che lo conduce a un'ossessione. Curiosa la figura del testimone, un biciclettaio che asseconda il marito non si sa bene ricevendone cosa in cambio. (Zender)


161. LA CASA DI FRONTE (Eine Reihe von schönen Tagen)
** Due vecchini vedono dalla finestra di casa un omicidio: nel palazzo di fronte viene ucciso il procuratore di una ditta di import/export. Derrick comincia le indagini interrogando i soci della ditta, mentre i due vecchini vengono pagati con buste piene di denaro per tacere. Con Derrick negano, ma intanto spendono e... Episodio diviso in due: da una parte le indagini, dall'altra la vita e i dilemmi dei due anziani, la cui stanchezza fisica si riflette sull'episodio, privo di indizi interessanti, aggrappato alla vecchia idea di Hitchcock e povero di spunti. Un accenno di critica sociale col venditore d'armi, ma è solo un abbozzo... (Zender)

*** Episodio indubbiamente hitchcockiano della lunga saga del buon Derrick; infatti lo spunto è concettualmente estrapolato da La finestra sul cortile. I due vecchini protagonisti, o meglio testimoni  involontari del fattaccio, godranno di un periodo in cui riceveranno del denaro da parte dell’assassino (che si gioverà così del loro necessario silenzio). Per costoro inizia una nuova vita, fatta di piccoli lussi materiali e sperpero di danaro che fino ad allora non avevano certo potuto sperimentare (per il semplice fatto che non lo possedevano). Ho avuto compassione per i due anziani, quasi li ho adorati nella loro ingenuità… Un bell’episodio, valorizzato dalla divertente idea, oltre che da un impianto giallesco piuttosto efficace (seppur scontato). A parer mio uno degli episodi migliori dell’annata ’87. (Markus)

** Un episodio non del tutto convincente, perlopiù a causa di un ritmo fin troppo compassato e di un intreccio scontato, che dopo un avvio interessante si evolve senza suscitare particolare interesse. Certo, i vecchini che se la spassano col denaro dell'assassino che crede che lo abbiano visto per un po' divertono, ma ciò non basta a sostenere la puntata, che si risolverà con un trappolone teso dal nostro ispettore approffitando dei due finti testimoni. Buone nel complesso le prove dei comprimari, specie dell'omicida. (Gordon)

 
162. SENZA ALCUN RISCHIO
 (Kein Risiko)
***! Si inizia col classico giovane disperato pronto ad accettare cinquantamila marchi per fare fuori un uomo che non conosce. Gli arriva in casa la sorella che lo fa desistere e insieme i due van da Derrick a denunciare l'accaduto. Il committente però, uno psicoterapeuta, è un furbacchione e interpellato da Derrick dice che ha fatto la cupa proposta per un esperimento sociologico, per un libro che sta scrivendo, per vedere fin dove si può spingere un uomo per soldi e via dicendo. Intanto però un uomo muore davvero, sul lago, e Derrick si dice "sta a vedere che...". Stiamo infatti tutti a vedere, perché la puntata è ingegnosa, con una bella soluzione piuttosto contorta che l'ispettore è bravo a risolvere (persino con un aiuto inatteso di Harry, che sfodera un imprevedibile colpo di genio). Una bella sfida intellettuale e la dimostrazione che esiste nella serie la volontà di rompere gli schemi allontanandosi dalla banalità (l'omicidio da parte del giovane disperato appariva scontato, all'inizio). Giallisticamente intrigante, bella la figura dello psicoterapeuta (sopracciglia improbabili a parte). (Zender)
 
**** Episodio di eccellente fattura, dal soggetto molto originale e ben sviluppato alle prove impeccabili di tutti gli interpreti. Assai efficace e suggestivo anche il motivo musicale. Ambiguo il personaggio dello psicologo: più interessato ai suoi esperimenti sulla natura patologicamente omicida degli esseri umani o al vile denaro? (Kozincev)

***! Quasi due trame in una, in un episodio dai tanti (troppi?) co-protagonisti che dopo un inizio all'apparenza banale si trasforma in una delle inchieste più articolate dell'intera serie. Un'ora che passa rapidamente, mentre seguiamo Derrick e un particolarmente sveglio Klein alla ricerca tanto di un misterioso assassino quanto di un altrettanto misterioso mandante. Episodio curato, con locations affascinanti tanto negli esterni quanto negli interni e un parco macchine che sfodera il meglio dell'eleganza (soprattutto made in Germany) del tempo. Perla di saggezza di Harry: "Di quasi assassini ce ne sono tanti quanti onde nel mare". (Eresiarca) 

***! Un notevole episodio che si diverte a confondere lo spettatore. Inizialmente infatti sembrerebbe la classica storia di un alcolista assoldato da un individuo ambiguo e misterioso; poi l'alcolista scompare di scena e il morto non ha nessun legame con il presunto mandante. Da queste basi si svilupperà un'interessante indagine che impegnerà parecchio i nostri segugi, con Harry che arriverà financo a uno scenografico placcaggio. La regia inoltre, sebbene il ritmo non sia molto elevato, conferisce una certa scorrevolezza. Peccato solo per un eccessivo accumulo di personaggi e vicende diverse. (Gordon) 
 
 
163. SOPRALLUOGO MORTALE
(Auf Motivsuche)
*! Uno scenografo in cerca di location scompare per un giorno dopo essere stato in una fabbrica abbandonata a cercar location per il prossimo film. Il suo assistente, che ci torna per capire cosa è accaduto, ci lascia le penne, senza che peraltro nessuno, appreso della sua morte, lo degni più di un pensiero: serve solo per far arrivare in loco Derrick, che indaga su un traffico di banconote false guidato da un chimico "artistoide" mezzo pazzo (roba che il barone Frankenstein al confronto ci fa la figura dell'equilibrato). La prima parte funziona discretamente, ma quando si arriva al dunque la puntata crolla nel solito vano tentativo di pompare azione in un telefilm che per sua natura ci fa regolarmente a pugni (basti vedere la goffaggine di Derrick imbottito nel suo solito impermeabile clamorosamente oversize)! Finale con ostaggi e braccaggio da barzelletta, girata con spregio per il buon senso. Ma è un po' tutta la puntata ad allontanarsi parecchio della credibilità. E che dire dell'impoprovviso magic moment tra lo scenografo e la sua bella con musichetta da porno d'epoca e primo piano sulle mani che s'incontrano su sfondo rosa flou? Roba da fiction di quarta categoria... (Zender)

**! Parte bene, con una fabbrica dismessa che viene visitata da un tizio che cerca la giusta location per un regista un po' alternativo: "L'atmosfera deve ricordare aria di povertà metropolitana". E proprio l'atmosfera che si respira nel luogo prescelto, tetro e insidioso, sembra quasi argentiana, accentuata da una veloce discesa da una scala, in un altro posto, ripresa dal basso, con musica incalzante. Poi, quando si scopre l'inghippo, tutto si sgonfia un po' e l'indagine non è certo serrata e piena di colpi di scena, anche se la spiegazione dell'omicidio e del perchè il sospettato sembri aver avuto un coccolone dopo essere stato nella fabbrica regge piuttosto bene. 
Il buon Harry non serve praticamente a nulla e viene interpellato solo all'inizio da Derrick, per avere due notizie del cavolo. Il poveretto si rianimerà alla fine, quando, risvegliatosi dal letargo, farà notare a Derrick che non hanno avvertito chi di dovere dei soldi falsi messi in giro; e si sentirà rispondere: "Tanto quelli ci sono sempre". P.S. Qui Derrick fa anche l'esperto di soldi falsi: li fa frusciare vicino all'orecchio, poi tira due schicchere alla banconota e sentenzia: "Discreta fattura, ma falsa". Poco più tardi sarà sbugiardato da un esperto che dirà che la banconota è una schifezza.  (Puppigallo)

** Inizio di puntata tutto sommato stuzzicante, che lascia presagire sviluppi analoghi. Invece l'ambiente descritto nei primi minuti viene subito abbandonato e la sceneggiatura vira su un action movie in stile anni '70. Il problema è che Derrick, ma anche Harry non è da meno, non ha più il fisico per certe cose e la puntata si tramuta in un'operetta, rimarcata da una sceneggiatura alquanto improbabile. Peccato, perché il ritmo nei 60 minuti non era soporifero come altre volte. (Gordon) 


164. UNA GROSSA EREDITA'
 (Da läuft eine Riesensache)
*** Bella truffa architettata da paramafiosi e astiosi ex dipendenti: si uccide il padrone riccastro e si fa andare la grossa eredità del titolo a un attorucolo chiamato per l'occasione a interpretare il già defunto (ma nessuno lo sa) nipote della vittima, da 25 anni lontano da Monaco e residente a Roma. L'attore (un biondo palestrato dalla mascella volitiva) accetta e impara a memoria la parte per ingannare soprattutto la nipote sopravvissuta cui spetta l'altra metà dell'eredità. Il fascino della puntata sta proprio qui: nel vedere quanto il finto nipote riesca a reggere il gioco senza che nessuno lo scopra. Nel frattempo Derrick indaga sulla morte dell'imprenditore e piano piano comincerà a schiarirsi le idee. Una vera pista investigativa, finalmente, e anche se il finale è la solita parodia dell'action all'americana girato in replay (la polizia procede a trenta all'ora), l'episodio è interessante e ben congegnato, recitato al meglio e sceneggiato con attenzione anche nei suoi piccoli colpi di scena. Fino agli ultimi dieci minuti, con tanto di epilogo che ti fa prorompere in un "questo qui è più furbo che bello", ci si riesce ad appassionare alla vicenda e ai personaggi, e pur senza troppo esaltarci non possiamo che apprezzare. L'affiatamento Derrick/Harry funziona anche nella risoluzione del caso. (Zender)

*** C'è tanta Italia in questo episodio, anche se il Belpaese non si vede mai (al massimo vediamo un paio di volte il treno in arrivo a Monaco da Roma, in orario peraltro) e il personaggio italiano è, di fatto, uno pseudo avvocato mafiosetto che, insieme ad alcuni complici, architetta l'astuto piano per raggiungere la grossa eredità del titolo. La storia è interessante e si svolge con ritmo, sostenuta anche dalla valida recitazione di molti degli attori secondari e caratteristi. Difficile non provare simpatia per il biondone protagonista: sembra uscito da una serie americana anni 80 ma, a conti fatti, dimostra di avere del sale in zucca e sentimenti, oltre a un minimo di codice morale. (Eresiarca) 


165. AVVENTURA AL PIREO (Das Piräus-Abenteuer)
**! Una bella e paffuta hostess di ritorno dal Pireo (Pireo ovviamente assente, l'avventura del titolo è precedente a ciò che si vede, come sempre) telefona a Harry, suo vecchio amico: ha combinato una fesseria e non sa come uscirne. Ad Atene aveva conosciuto un biologo che le aveva chiesto di consegnare una misteriosa borsa a Monaco per conto suo. Aperta la borsa, la hostess aveva scoperto esserci un milione e mezzo di eroina e l'aveva buttata nel gabinetto! Da qui il giustificato panico, con Harry e Derrick quasi più preoccupati di lei. Harry poi la vive proprio male, visto quanto è chiaro che la ragazza lo attrae parecchio. Lei prende appuntamento col contatto di Monaco e Derrick le dice di riempire la borsa di farina, che poi seguiranno il narcotrafficante e lo beccheranno. Ma la narcotici si fa seminare e il panico aumenta ancor di più. Nessuna indagine per un episodio che punta sulla tensione e nel finale regala pure scazzottate, pistole spianate, lacrime e sangue sulle note della bella "San Francisco waitress" di Schoener cantata da Sting (ripresa anche per una scena in un pub gay). La sorella della hostess fa la smorfiosa con Harry e pure con Derrick, la narcotici cui l'ispettore chiede aiuto sembra una banda di straccioni e Berger fa il caffè (come al solito). Colpo di scena finale, ma insomma non è che l'episodio sia dei migliori, per quanto non demeriti. Si ricordano gli occhi della protagonista e qualche personaggio buffo (alla radio dove lavora la sorella, ad esempio)... (Zender)

**** Uno degli episodi migliori degli anni '80. La storia procede in modo serrato e il mistero si scioglie solo alla fine, quando Derrick capisce l'imbroglio architettato dalla furba protagonista e uno sconcertato Harry non vuole ammettere di essere stato raggirato. Tensione, inseguimenti, arresti; perfino una scazzottata conclusiva con una ginocchiata buffa di Harry. Bell'episodio, finale drammatico e splendide musiche. (Kozincev)

**** Uno dei migliori episodi della serie, peraltro uno dei meno tipici dato che il caso non riguarda un omicidio ma, piuttosto, una faccenda di droga che si dipana a partire dalla telefonata che un'amica di Harry fa a quest'ultimo per chiedere aiuto. Oltre al ritmo incalzante, alla trama che si va complicando e al conseguente crescendo verso il finale, sorprendono in positivo i tanti comprimari (nota di merito per la squadra narcotici di Monaco, non esattamente il massimo, ad essere onesti), la colonna sonora con diversi brani di qualità e, per coloro a cui piacciono, un paio di modelli di macchine che hanno fatto storia. (Eresiarca) 


166. LA VOCE (Die Stimme)
** La voce è quella di una ragazza, che telefona a un ricco solitario dicendogli di non andare alla scuderia perché c'è il rischio che gli sparino. Che fa lui? Prende l'auto e ci va lo stesso! E che gli capita? Gli sparano. Si salva per miracolo e una nuova telefonata della voce misteriosa gli suggerisce di non uscire nel giardino della sua villa di notte. Lui, furbo come una volpe, replica e... bang, stavolta lo beccano di striscio. Capisce che forse non è il caso di insistere e di chiamare Derrick, il quale comincia a indagare sui parenti dell'uomo per capire chi potrebbe avere interesse ad ammazzarlo. L'inizio della puntata non è male, l'idea della voce che non vuol rivelare il nome e i motivi per cui chiama è sfiziosa e a suo modo originale, solo che da metà episodio in avanti tutto si affloscia e si comincia a sperare che finisca presto. Non molto da segnalare quindi, se non il fratello grasso e ubriaco dell'uomo a rischio e la di lui figlia, che - attenzione - ci prova con Harry ("perché non resta qui a dormire?"... Ohibò, Harry approfittane, quando ti ricapita... E invece...). Non mancano il solito eroinomane di complemento e la puntatina al locale equivoco. (Zender)

*** Episodio pregevole, incentrato sul rapporto che si instaura tra il bravo protagonista e il suo angelo custode, oscillante tra curiosità e gratitudine. Buone le prove di tutti gli attori. Peccato per il ritmo che nella seconda parte diventa un po' fiacco; lo riscatta il bel finale, toccante e inedito. Nel complesso un bell'episodio, con un Harry più presente del solito che alza anche la voce con il flemmatico protagonista per il suo atteggiamento scarsamente collaborativo. Piacevole. (Kozincev)

**! L'inizio è originale e si avvale di alcune belle sequenze tra i verdi boschi della Baviera. Poi l'episodio perde un po' di verve, vuoi perché il protagonista è un brav'uomo dalla vita grigia, monotona e solitaria, vuoi perché nessuno dei tanti comprimari riesce a ritagliarsi un ruolo (e un minutaggio) consistente. Persino il mitico Sky Dumont può fare ben poco, comparendo per non più di un paio di sequenze e tre minuti in tutto. Finale tenero e certamente non prevedibile, prima del quale Harry perde l'occasione della vita rifiutando di passare una notte di torbida passione con la giovane e bella nipote del protagonista. (Eresiarca)

** L'episodio è ammantato di stranezza - si potrà obbiettare che la maggior parte degli episodi sono in grado di fregiarsi di questo vago aggettivo. Comincia bene - la voce al telefono (di giovane donna), distante e misteriosa, colora il clima con tinta enigmatica. Ma il comportamento della potenziale vittima (allertato dalla voce: vogliono ucciderti) non è spiegabile se non secondo i codici ardimentosi della serie. Poi appariranno Derrick ed Harry, con al seguito un alcolizzato e i due figli (un eroinomane e una bionda in odore di prostituzione - udite: lei ci prova con Harry; e la scena è deliziosa). Completa il quadro l'indomito e canonico locale ambiguo, con le immancabili facce da galera. Quale la qualità dell'insieme? Mediocre? Non male? Una via di mezzo (...il rischio del comico involontario è in agguato). (Faggi)
 

167. FINE DI UN'ILLUSIONE (Das Ende einer Illusion)
** Una prostituta viene spedita a scoprire i segreti di un ricco giocatore incallito per capire quanti soldi la casa da gioco può ancora fare alle sue spalle. L'uomo però pare rintronato e in perenne depressione: ha appena perso la moglie, è semicatatonico, gli muore pure il fratello... Una serie di disgrazie in cui la donna finisce suo malgrado in mezzo. Dopo oltre venti minuti salta finalmente fuori anche Derrick (che annaspa non poco, inizialmente). Chi ha ucciso il fratello? Soggetto piuttosto complesso. Indizi zero, come sempre, ma tra un paio di colloqui e qualche botta di fortuna non indifferente la verità viene a galla (con finale drammatico). Il rapporto tra la prostituta e il giocatore rallenta i ritmi, la sceneggiatura pare troppo abbozzata, l'omicidio del fratello è appiccicato malamente al resto. Noioso. (Zender)


168. UNA MORTE PREVISTA
(Mord inklusive)
*** Un tizio chiama Derrick nella notte: “Vogliono ammazzarmi, forse, non so, ho bevuto... Se muoio indagate sul signor Kranz” e sbatte giù. Il giorno dopo lo ripescano in fiume dentro una Golf e naturalmente che fa Derrick? Indaga su Kranz, un ragazzetto che era il socio del morto e appare sconvolto. E siccome questi ha una sorella che è una gran gnocca (fa la fotomodella) l'ispettore dice ad Harry di frequentarla per capirne di più di Kranz. Però anche Harry è di carne e la cosa gli sfugge di mano: confonde il dovere col piacere e impuccia il biscotto (pur senza mai perdere l'aplombe serioso di sempre). Intanto Kranz, tra una partita di squash e l'altra, si scopre che assieme alla sua ragazza e due amici (uno dei quali è Christoph Waltz, anche nudo sotto la doccia, 22 anni dopo premio Oscar con Tarantino) frequenta una vecchierella ricchissima, con cui pontifica sui massimi sistemi. Per un bel pezzo non si capisce dove voglia andare a parare l'episodio, ma i personaggi riescono ad essere interessanti e indubbiamente Harry in versione latin lover non si dimentica (e che bacio appassionato!), anche perché ci viene mostrato bene in che razza di appartamento extralusso vive il nostro (altro che la topaia di Derrick). In una scena alla centrale, di notte, forse per la prima volta un segno di vita nel palazzo di fronte all'ufficio di Derrick: in finestra passa un'ombra femminile, avanti e indietro, come fosse a carica. Un episodio quindi curioso per più motivi che si chiude però malamente, lasciando aperte troppe porte. Sceneggiatura non molto complessa, ma l'insieme resta piacevole e criptico fino all'ultimo. (Zender) 


169. IL CASO DRUSE (Die Mordsache Druse)
*! Eroinomane con boyfriend sano che prova a dissuaderla dal drogarsi: lei non pare convinta, lui (il Druse del titolo, di nome fa Bert) cerca lo spacciatore e, poco furbescamente, lo segue minacciandolo di svelare alla polizia i nomi dei suoi contatti dopo averlo pedinato. Tempo un'ora è già stecchito, prevedibilmente, agonizzante in cabina telefonica previo accoltellamento di loschi scagnozzi. L'eroinomane capisce che le hanno ammazzato il povero e stolto amico e cerca di aggrapparsi alla famiglia; ma il padre con cui vive è alcolizzato, la madre non si vede da tre anni (e quando torna combina un casino dietro l'altro). Derrick cerca di aiutare la disgraziatissima famiglia, mentre seguiamo contemporaneamente il tesissimo spacciatore, il quale ha come l'impressione che anche le sue ore siano contate. L'episodio, già soporifero di per sè, è ulteriormente rallentato dalla scarsa velocità di reazione della madre, che risponde ogni volta dopo cinque minuti, guardando nel vuoto. Per fortuna che Derrick appare risoluto e con qualche guizzo dell'antica ironia ("mi offra da bere... quando trovo l'assassino mi viene voglia di bere", dice guardando negli occhi l'uomo che sta cercando). Poco convinto il resto del cast per un episodio superfluo che rimesta nel torbido delle cattive abitudini riagganciandosi a un topos della serie (la droga, per l'appunto). (Zender)

*! Dispiace sempre quando capita di dover dare un punteggio basso a un episodio del buon Derrick. Tuttavia questa volta proprio non ci siamo e non bastano un paio di comprimari di lusso come Dirk Galuba e Sky DuMont - tra l'altro poco e male utilizzati - per salvare una puntata piuttosto scontata e soporifera. Il tema della tossicodipendenza è stato trattato altre volte in Derrick con maggiore efficacia e originalità. La protagonista è carina e nulla più, il padre beone è un topos della serie di cui questa volta avremmo fatto a meno, mentre la donna matura in versione risolutrice è davvero poco convincente: niente a che vedere, per esempio, con la protagonista femminile di un altro episodio dell'anno prima, "L'ultima volta di Koldau". Mettiamoci pure uno Stephan appesantito e un Harry in versione "fantasma" e la frittata è fatta. (Eresiarca)


170. DICIOTTO ANNI DOPO (Eine Art Mord)
***! Dopo diciott'anni di prigione (rapina e omicidio l'accusa) un uomo torna in libertà, e come prima cosa torna dal figlio, diventato insegnante e preside d'una scuola. Un giovane irreprensibile, che però a papà sputa metaforicamente in faccia. Non vuole proprio vederlo, e l'uomo ci resta male. Come seconda cosa andrà allora a vedere che fine ha fatto il milione di marchi che aveva nascosto dopo aver scassinato la cassaforte e col quale era scappato. Ahiahiahi... Lì dove c'era l'erba ora c'è... una villetta con giardino. Il bosco dove aveva seppellito la valigetta coi contanti è stato inglobato in un giardino privato, e in più suo figlio dice di non aver mai visto la lettera in cui lui spiegava alla moglie (ora defunta) come raggiungere il bottino della rapina. Ce n'è abbastanza per cedere le armi e chiamare (dopo venti minuti e più) Derrick. Si andrà insieme nel giardino, si scaverà nel punto esatto ma niente, la valigia non salterà fuori. Come mai? Un episodio molto ben congegnato, che si avvale nel ruolo del protagonista dell'ottimo Siegfried Lowitz (già visto in Derrick nella seconda puntata della serie, 15 anni prima), che da non molto aveva smesso i panni dell'indimenticato commissario Koster e appare davvero sfatto e stanco. Eppure la sua è una caratterizzazione perfetta per il ruolo, e l'originale soggetto permette di valorizzare il personaggio, che ottimamente duetta con Derrick (Harry decisamente nell'ombra). Notevoli i ripetuti colpi di scena, ben strutturata pur nella sua semplicità la sceneggiatura. Senza voler esagerare, uno dei più crudi e intensi episodi del periodo, molto interessante anche dal punto di vista psicologico. (Zender)

**** Tra le puntate anni '80 sicuramente una delle migliori. Il vero protagonista è Siegfried Lowitz, che appare stanco e invecchiato ma decisamente in parte nei panni dell'ex galeotto che vorrebbe mettere le mani su un vecchio bottino. Le cose non andranno come sperato, tra l'ambiente cambiato dopo anni e il rifiuto da parte della propria famiglia, figlio in carriera in primis. Proprio quest'ultimo è uno dei personaggi più viscidi e sgradevoli dell'intera serie, e rimane ben impresso nella memoria. Finale drammatico (e in cui Derrick risulta estremamente severo) ma coerente con l'atmosfera cupa dell'episodio, impreziosita dal brano AOR "Lying Eyes", smaccatamente anni '80 ma che quando entra in testa... non esce più. (Robykeys82) 

**** Un grande episodio, sicuramente sopra la media di quelli dagli anni '80 in poi. Tutto questo nonostante dei ritmi molto compassati - dovuti anche alla presenza di Siegfried Lowitz, che per quanto "bollito" tratteggia comunque ad arte la sua parte - e una trama tutta rivolta al passato, che tuttavia dà parecchi spunti di riflessione. Ad ogni modo il duello psicologico padre-figlio è ben impostato e Derrick (Harry come al solito fa mobilio) tenta di incunearsi, con un tono sorprendentemente severo nel finale. Da vedere. (Gordon)
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