Discussioni su Devil's knot - Fino a prova contraria - Film (2013)

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Galbo • 26/12/14 09:33
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Non so se sia un opinione condivisa da chi ha visto il film ma a mio parere un elemento che ha contribuito alla sua scarsa riuscita e la scelta di Colin Firth come coprotagonista. L'eccessivo aplomb dell'attore (utilissimo in altri film) rende in questo caso il personaggio poco credibile. Anche Reese Witherspoon non mi è sembrata il massimo.
  • Daniela • 26/12/14 10:49
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Condivido, infatti nel commento avevo definito le prove di entrambi gli attori - pur eccellenti in altre occasioni - "scarsamente incisive".
    Il che mi aveva sorpreso allora soprattutto per Colin Firth, attore fine e sensibile. Devo dire però che anche altre sue prove recenti non mi molto hanno convinto: i due film in coppia con Nicole Kidman sono a mio parere decisamente modesti. Certo non per colpa esclusiva dell'attore, che fornisce in entrambi i casi una prova professionalmente corretta.
    Ripensandoci, forse sta proprio qui il problema, in questa correttezza: quei ruoli, come quello in Devil's knot, avrebbero avuto forse bisogno di un'adesione più viva e viscerale al personaggio - se in un film a contenuto fortemente drammatico, il primo ad apparire poco coinvolto è proprio l'attore che lo interpreta, è difficile che lo possa essere lo spettatore...
    D'altra parte, tutti e tre i film presentano più o meno vari difetti a livello di scrittura e regia, ed una interpretazione più sentita da parte di Firth li avrebbe solo mitigati o resi meno evidenti.
    Sono pochissimi gli attori che, con la loro sola presenza, riescono a risollevare le sorti di film modesti o addirittura mediocri.
    Mi viene in mente, come esempio, l'ultimo film che ho visto con Billy Murray: St.Vincent è una saga di banalità, ma i momenti in cui è in scena, magari senza fare o dire nulla di particolare (vedi la sequenza durante i titoli di coda) rendono comunque meritevole la visione.
    Ultima modifica: 26/12/14 12:34 da Daniela
  • Buiomega71 • 7/10/17 10:05
    Consigliere - 25998 interventi
    L'inizio è grandissimo cinema, di quello potente e evocativo, dove la grande bellezza registica di Egoyan risalta toni quasi kinghiani (le riprese avvolgenti del bosco di "Robin Hood" di notte, i tre bambini che con le loro biciclette attraversano il fiume, il panico per la scomparsa, le pareti del bagno del dinner imbrattate di sangue, l'agghiacciante e traumatico ritrovamento dei tre corpicini nudi, legati coi lacci delle loro scarpe e villipesi) e dona squarci tragici in uno degli incipit più belli degli ultimi anni

    Purtroppo, però, il film si sgonfia nell'aula di tribunale con poca inventiva e scadendo nella convenzionalità, lasciando in bocca l'amaro sapore da film dossier televisivo trasmesso da mamma Rai

    Non tutto, per fortuna, e tribunale e quando Egoyan toglie lo sguardo dall'aula sà colpire nel segno (le tinte quasi horror del sabba notturno stile In corsa con il diavolo dove e testimone una madre, che forse lo ha visto solo in tv, le riprese in POV di quello che resta di un rituale satanico-l'altarino, la carcassa del cane-l'incubo di Firth sul bambino che si libra in bicicletta costretto da laccio, le terribili fotografie che ritraggono il volto dei ragazzini martoriati, il nero sanguinante nel bagno del dinner, la Witherspoon che indaga per conto suo e scopre elementi inquietanti-il coltellino- nella soffitta di casa) sottolinenando attimi da grandissimo thriller oscuro e spiazzante, dove il marcio cresce in una cittadina bigotta (il battesimo della Witherspoon) marchiando il "diverso", alimentandosi di testimonianze menzognere e false verità (le "false verità" che Egoyan conosce bene)

    Se per il sottoscritto Il Viaggio di Felicia è un una personale "palma d'oro" mancata, film che si avvicinava al meraviglioso e l'importanza del regista di Emily Rose in fase di sceneggiatura (che ha coniugato perfettamente il legal thriller al possession movie) le potenzialità del mezzo capolavoro vengono smussate in un racconto si appassionante (dopo aver visto il film non si può non documentarsi-almeno in parte-sul caso dei "tre di West Memphis") ma freddino e accademico quando si tratta di narrare la materia in fase processuale, dove ci si adagia su tutti i classici (e stantii) topoi che il cinema in aula richiede (a parte la scena delle tremende ragazzine accusatrici)

    Resta, alla fine, un senso di forte inquietudine (chi ha davvero ucciso i tre bambini? Perchè il DNA del padre di uno di loro sui lacci che li legavano? Perchè il coltellino del bambino nascosto dal padre? Chi era quell'uomo di colore imbrattato di sangue e fango chiuso nel bagno del dinner? E il ragazzo che vendeva gelati? Che fugge subito in California, confessa e poi ritratta? Perchè le tracce di sangue sul coltello da caccia del padre di uno di loro? E se la verità fosse ancor più terribile e sconvolgente come, forse, lo e?) e l'amarezza per i clamorosi errori giudiziari, la mancanza totale di prove contro i tre ragazzi condannati, i capri espiatori da dare in pasto ai media forcaioli, le superficiali e riprovevoli indagini della polizia (non solo in Italia mi verebbe da dire), l'impotenza davanti a un sistema giudiziario fallace e affrettato

    Almeno su questo piano Egoyan fà riflettere (magari dimenticandosi, qualche volta, del suo cinema) anche se , forse, era materia più consona per un documentario (già realizzato, tra l'altro)

    La falsa testimonianza del piccolo Aaron (mi facevano bere sangue da un bicchiere) mette i brividi, ma non per quello che racconta, ma come lo racconta.

    Ritmi altalenanti per un film dal grande potenziale non sfruttato fino in fondo

    Siamo andati in quel posto che chiamano la Tana del Diavolo e nessuno sa cos'è successo. Tranne me
    Ultima modifica: 8/10/17 19:16 da Buiomega71