Discussioni su Oltre il guado - Film (2013)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 2/06/18 09:51
    Consigliere - 25998 interventi
    Bianchini affina la tecnica e passa dalla semiamatorialità al cinema professionale a tutti gli effetti.

    Fiaba nerissima incancrenita e necrofora, densa dell'elemento acqua (come gran parte degli horror nipponici) che tutto fagogita e inumidisce.

    Non solo streghe di Blair nel citazionismo bianchiniano, ma anche la narrazione lenta e sospesa (quasi anticinematografica) di un Herzog e soprattutto (per atmosfere plumbee e desolazione incrostata) di certo cinema tarkovskijano (e non solo perchè piove all'interno delle case)

    Denso di momenti davvero terrificanti e spaventosi (le riprese notturne con agghiacciante sorpresa, il macabro girotondo intorno all'albero, le gemelle che salgono le scale, il dopopasto cannibalico, il filmato dei partigiani con le gemelle legate alle sedie in preda a possessioni reganiane con tanto di minzione di una delle due, il loro giaciglio, le grida disumane che riecheggiano nel bosco e spaventano gli animali, i tendaggi suspiriani strappati e imbrattati di sangue), di tocchi poetici (le vestali delle gemelle trasportate dal fiume) nonchè di forte inquietudine (la foto di gruppo scolastica con il volto delle gemelle cancellato, le ciocche di capelli come avvisaglia del passaggio delle due sorelle)

    Ottima intuizione del regista friulano, poi, quella di non mostrare appieno il volto raccapriciante e corroso dal male delle due sorelle, che fa accrescere l'angoscia e dipinge due creature orribili davvero spaventose, dagli arcaici sapori lovercraftiani, che rimangono per un bel pò negli incubi (Bianchini, oltretutto, non spiega l'origine di questo assoluto male femmineo, lasciando allo spettatore il dubbio e le domande-come giusto che sia-se esse siano esseri demoniaci del folklore di quei posti inospitali che ritorna dal passato o delle "ragazze selvagge" che si sono adattate a vivere come bestie mutando nel fisico e nell'aspetto (leggi The Descent)

    Ma al di là delle personalissime chiavi di lettura, l'incubo bianchiniano trasuda di terrore atavico e paure ancestrali.

    Notevole il prefinale tra i tendaggi, tra le gemelle che urinano , la fuga disperata dell'etologo ormai preda sacrificale e i disturbanti post pasteggi (inutile e forzata la scelta di mostrare l'arrivo dei soccorsi che vengono attaccati a loro volta, che smorza la poetica mortifera e lambisce la pacchiana slasherata)

    Preziosissime le location boschive e il paesello arroccato sulle montagne, dove si respira il tanfo di putrefazione e solitudine (posti, poi, non tanto dissimili da dove vive il sottoscritto), sottolineato dal bellissimo score di Stefano Sciascia (con nenie funeste sullo stile della Jenifer argentiana) e dalla fotografia di Daniele Trani.

    Divertente la "spiegazione" che dà lo stesso Bianchini sull'improvvisa scomparsa del camper dell'etologo nell'intervista su Nocturno del dicembre 2013.

    Peccato per certe scelte narrative che, a tratti, sfiorano la narcolessia (al bar polveroso a trincare grappa, gli appisolamenti, il vagare continuo per il villaggio spettrale) e di far parlare il vecchio e sua moglie in sloveno

    Bravissimo Marco Marchese che si sobbarca tutto il film sulle spalle , perso negli acquitrini dei suoi peggiori incubi.

    Forse la Jenifer argentiana viene proprio da questo piccolo inferno montanaro.
    Ultima modifica: 2/06/18 13:49 da Buiomega71