Buiomega71 • 20/01/18 10:10
Consigliere - 25998 interventi Non saprei, ma comincio a credere che Refn sia un autore un pò troppo sopravvalutato (o forse sono io che non sono riuscito a entrare in sintonia totale con questa sua opera-che dovrebbe racchiudere, per sua stessa ammissione-tutto il suo cinema-pur riconfermando che
Pusher III sia un grandissimo film e questo
Solo Dio perdona un passo indietro)
Non che
Solo Dio perdona sia un brutto film, anzi, ma se ci tolgo le straordinarie coreografie della violenza efferatissima, mi rimane dentro poco
Anche i cromatismi argentiani della fotografia di Larry Smith alla lunga nauseano (come le stanze lynchiane o cronenberghiane dominate da un rosso purpureo, dedali della mente umana o del ventre materno) dando un senso di "artificioso"
Sembra un misto tra il cinema di Takeshi Kitano e quello di Gaspar Noè, dove Refn frulla le sue ossessioni, il suo cinema e la sua viscerale cinefilia (bellissimi gli omaggi a
Un tranquillo week end di paura-il bambino idrocefalo-
A better Tomorrow-nel locale con spilli e spuntoni nascosti un pò ovunque, dai fermagli nei capelli delle ragazze, nei contenitori della frutta-
L'anno del dragone-le canzonette, la spietatezza di un mondo completamente diverso dal nostro e impenetrabile-
Le Iene-la crudele e atroce tortura ai danni di Byron Gibson e una Bangkok che sembra l'Osaka di
Black Rain con tanto di ragazze esposte in vetrina nel bordello "futuristico" come in
Alpha Blue e facce spatasciate e deformate come in
Irreversible e un episodio di
Adrenaline)
Ma al di là della cinefilia refniana e del suo personalissimo modo di fare cinema, e proprio una spocchia un pò troppo d'auteur che ne limita la piena riuscita (
Pusher III mi è sembrato molto più genuino e sincero), dove all'inizio faticavo a empatizzare non riusciendo a "entrare" nel film (e nella mente di Refn)
Un pò troppo allegorico (al di là della non sceneggiatura), freddo e distaccato nelle parti con Gosling che bighellona tra stanze e night con la prostituta (che si strofina come la gheisa di
Videodrome-ma senza dildo-), nel suo tormento interiore che le fà spiaccicare due o tre parole in tutto il film, dell'onirico pre-finale nel bosco con il taglio delle mani (di stucchevole autorialità, uno scivolone un pò troppo azzardato), di un intelaiatura da "rape and revenge", cinema orientale e gangster movie non dissimile da mille altri.
Restano le magnifiche esplosioni di grandissima violenza e Kristin Scott Thomas (un incrocio tra Lady Macbeth e Donatella Versace, per ammissione dello stesso Refn), milf/mather/virago castratrice in zeppe e tacco 12, belva dalla pelle di donna, incestuosa e avida (pare pure del cazzo del figlio morto), vero e proprio deus ex machina, sanguigna e ferina, volgare e insensibile, mostro vendicativo di rara ferocia, strega nel senso più dispregiativo del termine, madre/padrona intrisa di sangue e spietatezza, che riduce i figli all'impotenza (uno stupratore e massacratore di ragazzine, l'altro impotente che usa solo le mani come contatto sessuale) e scatena l'inferno in quel di Bangkok. Impostata magnificamente da Refn come una dark lady tamarrissima, sigaretta in bocca, tra pantagrueliche tavole imbandite, che si sollazza tra streaptease maschili di culturisti e ripresa tra chiaroscuri e stanze buie illuminate dal rosso o nel bianco geometrico "kubrickiano" nella stanza dall'albergo.
ATTENZIONE SPOILER
Un torace tranciato in due, gole squarciate, spilloni conficcati negli arti, negli occhi e enucleando occhi (da rimarcare la bellissima sequenza in cui lo sgherro di Chang dice alle ragazze presenti in sala di chiudere gli occhi per non urtare la loro sensibilità), la Scott Thomas sgozzata argentianamente davanti al finestrone della stanza dall'albergo, olio bollente gettato in faccia, la stanza della bambina ridotta a mattatoio, l'agguato nel locale con massacro, Gosling che sbrocca e pesta due clienti in un night club, in mezzo a queste gemme viscerali di brutalità e di soave poesia della violenza, rimangono il combattimento tra Chang e un goffo e patetico Julian e Julian che "entra" nelle viscere materne, ricettacolo macabro e malato del ventre materno, una sorta di "rientrare" da dove è nato, non dissimile dalla grottesca feritoia oscena nello stomaco di James Woods in
Videodrome
FINE SPOILER
Un pò troppo invasiva la musica di Cliff Martinez (che và da sonorità carpenteriane a quelle dei Tangerine Dream)
Notevole la figura di Chang, giustiziere alla katana, biblico vendicatore con un codice morale non dissimile dal Milo di
Pusher III
Tecnicamente ineccepibile, profondamente refniano, ma non ha soddisfatto pienamente le mie aspettative, dove l'astrazione diventa un pò maniera, continuando a preferirle
Pusher III.
E quanti cazzi fai cantare con quella boccuccia da pompinara
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 11/02/21
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