Discussioni su Il padre di famiglia - Film (1967)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 4/09/20 10:54
    Consigliere - 25997 interventi
    Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto 

    Le sequenze migliori del film sono quelle con Manfredi e la Auger con i loro incontri clandestini (alla  spiaggia-sulle note di ,Quando, quando, quando-  a casa di lei, in macchina a pranzo a mangiare le spigole, dove Manfredi fa indigestione di pesce, e una volta che torna a casa la moglie le cucina...pesce!), alcune simpatiche trovate (le maniglie delle porte e lo sbroffino della doccia a misura di bambino, le cameriere sarde "mariangele fantozziane") e uno straordinario Manfredi che ti porta a casa il film (anche Leslie Caron è superlativa, che ha una certa "italianità" magari assente negli attori americani che prendevano parte a questo tipo di produzioni).

    Realistico e caustico l'occhio di Loy che ben tratteggia questo gruppo di famiglia in un inferno, tra il discutibile metodo Montessori e chiassosi marmocchi che danno sui nervi, con una non poco larvata vena antifamiliare.

    Alcuni frangenti sono notevoli, come la discussione, al tramonto-il solito grande Nannuzzi-, tra Manfredi e la Caron al laghetto dellì'Eur, che , più in là, nei giardinetti del palazzetto dello sport, un gruppo di ragazzi gioca a Gioventù bruciata con le auto, e la crisi di nervi della Caron davanti al dottore è ben resa dall'attrice.

    Ma si parla un pò troppo di politica (cosa che aborro nei film), il personaggio di Tognazzi è semplicemente fastidioso, irritante e insopportabile, con il suo pugno alzato della mano di legno, chiedendo continuamente se "è un compagno o una compagna" che diventa una macchietta intollerabile e alcune situazioni tirate parecchio per le lunghe che finiscono per annoiare (il funerale tra il traffico, la nascita del primo bambino, la tirata di Manfredi sui palazzoni che rovinano la bellezza di Roma, la direttrice dell'asilo che esalta fanaticamente il metodo Montessori).

    La figura della Caron, seppur ficcante, è l'antitesi di quello che , personalmente, penso sui rapporti matrimoniali o sessuali (fare l'amore solo per concepire, o sennò mi sento sporca e mignotta è una concezione terribile e inaccettabile, per quel che mi riguarda, che manda a remengo il Tinto Brass pensiero-che sposo in toto- sul fare l'amore solo per il piacere di farlo), e già al quarto figlio in arrivo la mia solidiarietà và tutta al povero Manfredi (che è perfetto quando è vittima, comprensibile, dell'angoscia che lo attanaglia), già succube di una casa che è un porto di mare (le governati coi baffi, cheppoi diventano belle ragazze, la madre di una di esse distesa sul letto, la puzza di pecorino, la rottura di scatole di avere sempre la sagoma, inutile, di Tognazzi tra i piedi).

    C'è vitalità in Loy, un senso di autocritica o autoanalisi (anche lui aveva quattro figli), ma la sua sincera "epopea" della famiglia (im)perfetta ha parecchie steccate (a volte poco divertenti, altre che cercano una scarsa empatia drammatica) per conquistare davvero.

    Tra attimi che brillano di luce propria (quando, finalmente, Manfredi dà uno schiaffone al figlio che continua imperterrito a fare casino, le pantomime di Manfredi per nascondersi , in spiaggia, alla vista di Tognazzi, quando è in compagnia della Auger, il silenzio, tanto agognato, nella casa per la mancanza della moglie, la Caron che , per poco, non và a sbattere contro un pullman nel traffico cittadino mentre i marmocchi cantano il ragazzo della via Gluck), il resto del film è un ritratto di famiglia come tanti e che funziona a intermittenza, che, alla fine, non lascia molto, se non la eccezionale performance di Manfredi.

    Al di là della riuscita più o meno interessante del film, è curioso constatare come il matrimonio e la famiglia non siano solo la tomba dell'amore, ma una vera e propria catastrofe.

    Curati e perspicaci i dialoghi, pessime le musiche di Rustichelli.

    Del tutto incomprensibile il divieto ai minori di 14 anni.
    Ultima modifica: 4/09/20 13:25 da Buiomega71