Discussioni su I giorni del vino e delle rose - Film (1962)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Daniela • 21/02/18 09:29
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Scusa Zender, ieri sera ho rivisto il film e non ricordavo di aver già postato una nota su questa bellissima poesia, che avevo scoperto tanti anni fa in via indiretta proprio grazie ad Edwards.
  • Zender • 21/02/18 14:39
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ah ok, quindi hai cancellato tutto? come vuoi.
  • Buiomega71 • 19/08/19 10:27
    Consigliere - 25934 interventi
    Rassegna estiva: Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammatica

    Curioso come uno dei film più lancinanti, duri e strazianti di quegli anni, sia diretto da un autore di "commedie" (eccettuato rari casi) e con un finale durissimo che lascia poche speranze (fortemente voluto da Edwards che ha avuto ragione sui dirigenti della Warner, che insistevano per una chiusa più tenera) e parecchi dubbi (anche sulla guarigione di Lemmon dal demone dell'alcool, con quella scritta luminosa BAR che lampeggia, come riverbero, nella finestra del suo appartamento).

    Coadiuvato da un Jack Lemmon in stato di grazia e da una Lee Remick intensissima, il film comincia come la classica commediola edwardsiana ( i biscotti ripieni che nessuno vuole, la gag dei fiori in ascensore, Lemmon che và a sbattere contro la vetrata, le pantomime di seduzione verso la Remick-si piglia pure uno schiaffone in ascensore-il parapiglia sullo yatch che paiono le prove generali per Hollywood party, la sequenza pre polanskiana da Inquilino del terzo piano con i condomini che si lamentano per l'insetticida che Lemmon spruzza a quantità industriale contro gli scarafaggi nell'appartamento della Remick), per poi scivolare, pian piano, nel dramma più cupo e disperato, dove Lemmon continua a bere senza rendersi conto che stà cadendo nel baratro dell'autodistruzione (Fammi il pieno), trascinando con sè anche la moglie nel gorgo del vizio, nella durissima sequenza della scenata dove Lemmon rientra a casa più ubriaco che mai, rimproverando la Remick di non farle compagnia nell'ebrezza dell'alcool, e il doloroso discorso sull'allattamento.

    Da quì in poi la commedia lascia il posto al melodramma più straziante, con sequenze ancor oggi da pugno allo stomaco (Lemmon che devasta la serra del suocero in cerca della bottiglia nascosta in un vaso, Lemmon nella camera di contenzione in preda al delirium tremens, la crisi isterica, da alcolizzata, della Remick che prima, ciucca marcia, và a dare la buonanotte al padre a letto, eppoi si avventa come una iena sulla figlioletta, nella squallida stanza d'albergo, dove la Remick, in preda ad una sbronza colossale, fa ricadere Lemmon nella dipendenza, l'umiliazione che subisce Lemmon da parte di un venditore di liquori, Lemmon e la Remick zeppi di superalcolico che impazzano dementi nella camera degli ospiti del suocero, con Lemmon che nasconde le bottiglie nei pantaloni, la disperazione del padre della Remick), dove Edwards anticipa di parecchi lustri l'inferno della dipendenza di Cristiana F..

    Devastante per come Edwards (anch'egli gran bevitore, dopo aver smesso una volta finito il film) tratta la materia degli alcolisti, partendo pian piano, dalla quotidianità di una normale coppia americana borghese, fino a toccare il fondo, per poi tentare di riemergere, con tocchi quasi da horror gotico (la casa di campagna del suocero, Lemmon che si inoltra in una notte di tregenda per cercare l'agognata bottiglia nascosta, i chiaroscuri da noir nelle stanze di motel, l'allucinante crisi di astinenza nella cella della clinica), in una cupezza che rimarca l'angoscia, lo sconforto e l'alienazione di chi è dipendente dal vizio del bere e non può farne a meno (il personaggio della Remick e i suoi discorsi del "non voler smettere" sono illuminanti, oltre che sofferti, per far capire l'inferno in cui precipita un alcolista)

    La televisione trasmette cartoni animati (Joe Dante ne farà un marchio di fabbrica) e Edwards riprende lo sbroffino della doccia allo stesso modo in cui lo riprendeva Alfred Hitchcock in Psycho

    Un Edwards anomalo, che sà cambiare genere in maniera straordinaria (vedi anche il thriller di Operazione terrore), picchiando durissimo, dove fà più male, in questi devastanti giorni perduti secondo il regista della Pantera rosa

    Nella minirecensione dell'(Ovo)Maltin il finale non è propriamente così come lo descrive.

    Bellissimi i titoli di testa alla Saul Bass.
    Ultima modifica: 19/08/19 15:01 da Buiomega71
  • Buiomega71 • 5/09/19 19:25
    Consigliere - 25934 interventi
    @Paulaster

    Vedo che la mia rassegna estiva appena trascorsa ha dato i suoi buoni frutti ;)
    Ultima modifica: 5/09/19 19:25 da Buiomega71
  • Paulaster • 6/09/19 10:32
    Controllo di gestione - 97 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    @Paulaster

    Vedo che la mia rassegna estiva appena trascorsa ha dato i suoi buoni frutti ;)


    Flic o floc?
    L'avevo in nota da tempo e l'ho visto anch'io durante le vacanze. Una casualità che mi deve preoccupare? :)