Discussioni su Lost souls - La profezia - Film (1999)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 2/12/13 09:48
    Consigliere - 25933 interventi
    Del tema strabusato del "satanic movie" Lost Souls se ne discosta, avendo almeno il guizzo di una certa originalità e evitando effettacci (e soventi cadute nel ridicolo) proprie del genere (anche se c'è una bestemmia ben poco velata:"Gesù striscerà nella m....), per una narrazione sospesa (anche se spesse volte confusa) , che stà più al thriller che nemmeno al "possession movie"

    Gran lavoro sull'immagine, con un accecante luce bianca sparata dalle finestre, dai bellissimi titoli di testa acquosi, dalle atmosfere polanskiane e opprimenti (quasi tarkovskjane le immagini da incubo nel manicomio), da una New York invernale spettrale e plumbea

    Il fido mago della luce spielberghiano regala estetismi degni di nota, lavora bene su ambienti, i luoghi e sui volti sofferti, dona momenti surreali e stranianti (la donna di colore che "salva" Ben Chaplin dal traffico newyorkese, e poi se ne và canticchiando quasi come un usignolo, il cerbiatto in mezzo alla strada di notte, gli scarafaggi sul pavimento dell'appartamento), mette a segno alcuni attimi da antologia (la scoperta di Chaplin del pentacolo sul soffitto dell'appartamento vuoto, il pre finale con i satanisti nella chiesa-dal vago sentore barilliano-, l'incubo/veglia-alla Allucinazione Perversa-della Ryder in caffetteria con la bambina che continua a ripetere come un disco rotto:"Gesù è morto", l'audio cassetta "silenziosa" alle orecchie di Chaplin, mentre la vecchia isterica vicina di appartamento dà di matto- sequenza tipicamente polanskiana)

    Omaggi non poco velati al capolavoro friedkiano (i cani che si azzuffano fuori dalla chiesa), al Conflitto finale bakeriano (il Gesù Cristo in croce nella chiesa, l'avvento dell'Anticristo e i suoi adepti "silenziosi"), e anticipa una sequenza della Terza Madre argentiana, quando due automobilisti se le danno di santa ragione al passaggio di Chaplin (inconsapevole nuovo Damien), prima che inforchi la galleria

    Un pò confuso e sgangherato lo script (il posseduto che si disarticola), alcune volte gratuito (l'inutile esorcismo a John Hurt) e non esente da cadute di tono (il frettoloso finale, l'orologio dell'auto che segna 666!), ma impreziosito dalla fotografia in desaturazione di Mauro Fiore, e dallo score di Jan A.P. Kaczmarek, nonchè dal notevole talento visivo di Kaminski.

    Nel ruolo del serial killer George Viznik, si rivede con piacere il Pascow di Cimitero Vivente.

    Imperfetto e non del tutto riuscito (ma, in definitiva, piuttosto sottovalutato), e superiore di gran lunga alla baracconata hyamesiana di Giorni Contati e al deludente Stigmate.
    Ultima modifica: 3/12/13 00:47 da Buiomega71