Discussioni su 4 mosche di velluto grigio - Film (1971)

DISCUSSIONE GENERALE

98 post
  • Buiomega71 • 25/03/16 20:44
    Consigliere - 25999 interventi
    Posso capire tutto, ma scrivere in un commento ad un film di tale portata tecnica (che e un dato di fatto, piaccia o meno il film) "ma le inquadrature sono ridicole", francamente...
  • B. Legnani • 25/03/16 22:56
    Pianificazione e progetti - 14964 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Posso capire tutto, ma scrivere in un commento ad un film di tale portata tecnica (che e un dato di fatto, piaccia o meno il film) "ma le inquadrature sono ridicole", francamente...

    In effetti, sono il punto forte del film.
  • Matemalex • 25/11/16 19:26
    Galoppino - 496 interventi
    Lunedì 28/11/2016 è prevista la proiezione della versione integrale del film al Cinema Adriano di Roma in occasione del 45° anniversario dalla sua prima uscita.
    Dario Argento incontrerà il pubblico alle ore 20.30.
    Qui i dettagli:
    http://cinecult.scrittoio.com/cms/
    Ultima modifica: 25/11/16 19:30 da Matemalex
  • Noncha17 • 25/11/16 23:00
    Magazziniere - 1068 interventi
    L'evento Facebook..

    Per chi va: in Discussione c'è un "concorsino"! ;)
  • Noncha17 • 1/12/16 12:36
    Magazziniere - 1068 interventi
    Per chi (come me) non è andato, ecco qui la presentazione: Video
  • Noncha17 • 5/12/16 18:58
    Magazziniere - 1068 interventi
    Dario sarà presente alla proiezione del film all'Oberdan di Milano del 13 dicembre..

    4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO – EDIZIONE INTEGRALE RESTAURATA

    ..e, il giorno dopo, sarà allo IULM!
    Ultima modifica: 5/12/16 23:34 da Noncha17
  • Zender • 5/10/17 07:48
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Il Dandi ebbe a dire:
    Come noto il personaggio del senzatetto Diomede detto "Dio" (in inglese Godfrey detto "God") interpretato da Bud Spencer è preso in prestito dal romanzo "La statua che urla" di Frederic Brown; dallo stesso romanzo Argento aveva già tratto il soggetto di L'uccello dalle piume di cristallo.

    Sì, l'avevo scritto anche nel mio commento d'epoca al film :) Da grande ammiratore di Brown e dopo aver letto il romanzo me ne accorsi subito e mi colpì, la cosa.
    Ultima modifica: 5/10/17 08:28 da Zender
  • Alex75 • 23/10/17 17:18
    Call center Davinotti - 709 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    Argento pretese un'adesione talmente profonda dalla Farmer che questa al termine delle riprese ebbe un fortissimo crollo nervoso duratole molti mesi

    Tra l'altro la Farmer, prima di questo film, non aveva mai girato thriller, con la possibile eccezione di "Quando il sole scotta" di Georges Lautner.
  • Nipo • 4/11/17 01:00
    Galoppino - 97 interventi
    In questo film inizia ad esserci una svolta nel cinema di Argento, inizia a farsi largo un certo surrealismo che diventerà nel tempo onirismo e delirio. Nel film appare quello che sarà il primo di una lunga serie di manichini e bambole che percorreranno la filmografia del regista. Il film si può dire che sia diviso in due parti che si alternano durante lo svolgersi della vicenda: quelle ambientate in casa di Roberto, il protagonista, e tutte le altre fuori di questa casa. La divisione stilistica delle sequenze tra interno ed esterno è vistosamente palese. Le riprese in casa di Roberto sono estremamente statiche, mentre quando siamo in altri ambienti allora la macchina da presa si muove, avvolge i personaggi, li segue e precede. In effetti Argento vuole chiaramente distogliere la nostra attenzione da quello che scopriremo essere il centro della vicenda. Non vuole che le inquadrature dell'ambiente casalingo siano particolarmente memorabili, in quanto intende portare altrove la nostra attenzione, vuole allontanarci da quello che invece è proprio il cuore della vicenda. I film di Argento spesso sono chiari ad una seconda visione. Quando ormai sappiamo già qual'è il segreto della pellicola allora ci rendiamo conto del perchè alcune scelte sono state prese dal regista. Le inquadrature in casa, e sopratutto i dialoghi tra Roberto e la moglie Nina, si avvalgono di riprese semplici. Molto spesso sono inquadrature fisse che riprendono i due che si scambiano delle battute molto scarne. E' difficile vedere tra i due un campo ed un contro-campo. Argento vuole sbrigarsi a realizzare queste scene di dialogo, che sembrano quasi messe li a riempimento, solamente perchè un'esigenza di copione vuole che ci siano. Sembra come se Argento avesse l'urgenza di interessarsi ad altro nella vicenda del film. Il tutto concorre a voler sottolineare che tra i due non ci sia un forte legame, ma anzi, una notevole freddezza e disinteresse. Ma è proprio in questo l'inganno. Il vero centro del mistero è proprio nella casa di Roberto in quanto l'assassino e motore della vicenda è sua moglie Nina. Argento, con la chiave della banalità, vuole spingerci a pensare che di fronte a tanta semplicità di ripresa non può nascondersi la soluzione dell'enigma. L'abitazione di Roberto è anonima, e non rimane impressa nella mente dello spettatore, che così è portato a porre attenzione ad altri ambienti, a cercare di trovare indizi sparsi nella città dov'è ambientata la vicenda. Ci aspettiamo che l'intreccio si sciolga in un ambiente più “teatrale” come suggerito dall'inizio, con la sequenza del finto omicidio dell'inseguitore di Roberto (anche se all'occhio attento di qualche spettatore non sarà sfuggito il dettaglio della lama truccata a inizio film, quando l'inseguitore minaccia Roberto con il finto pugnale: facendo attenzione si nota che la lama ha una tacca che sta ad indicare una punta retrattile), ma anche qui sta l'intuizione geniale del regista. A fare attenzione si nota che le riprese in casa di Roberto hanno una staticità teatrale, e a volte si intravede, dietro le spalle di Roberto ( la prima volta durante il primo agguato notturno ai danni del ragazzo, la seconda volta durante un dialogo con Nina) una pesante tenda rossa, che riporta all'idea del teatro iniziale. C'è quasi la voglia a sottintendere che Nina si trovi su un palcoscenico, pronta a recitare la sua parte di donna fragile e spaventata; mentre è proprio lei che da dietro le quinte muove i fili dei personaggi-marionetta. Come era falso e teatrale quel primo incidentale omicidio, così è falsa e teatrale l'innocenza di Nina.
    Veramente Roberto è tra i più fallimentari dei protagonisti di Argento, superato solamente dalla Betty di “Opera”. Roberto non riesce a scoprire chi lo vuole uccidere e si deve mettere nelle mani di personaggi stravaganti che, nonostante tutto, sapranno scoprire la verità molto prima di lui e in minor tempo. Si veda ad esempio la figura dell'ispettore gay Arrosio. In poco riesce a capire chi si nasconde dietro al mistero, mentre Roberto, da sempre accanto a sua moglie, non ha mai avuto neanche il sospetto di aver convissuto per anni con una folle maniaca. E non conoscendo neanche la storia prematrimoniale di Nina ci fa capire che in realtà i due non si sono mai confidati ma neanche parlati. Certo che Nina preferirebbe mantenere il segreto del suo ricovero, ma sarebbe stato normale anche che Roberto in qualche modo intuisse qualche cosa. Ci si trova di fronte ad una coppia di estranei, due persone che si sono sposate per motivi lontani dall'amore: Nina dichiaratamente per motivi di vendetta; ma potrebbe essere logico che invece Roberto si sia sposato per questioni economiche. E' lui stesso ad ammettere che i soldi sono della moglie.
    Questo ragionamento trova conferma nel fatto che addirittura la cameriera Amelia, che vive in casa di Roberto, scopre cosa stia succedendo veramente, tanto da spingersi, malauguratamente, a ricattare Nina.
    Ma un margine di scusante lo possiamo concedere a Roberto, in quanto neanche un altro personaggio, Dalia, cugina di Nina, sa nulla del passato della donna. Forse Nina è stata tanto abile e scaltra da nascondere le sue tragedie familiari anche alla parente. Ma qui stona un po' troppo la situazione. Risulta difficile pensare che Dalia, in quanto cugina, non abbia mai saputo del ricovero in manicomio della madre di Nina e di Nina stessa. Come ci conferma l'assassina nella delirante confessione finale, la madre è morta in manicomio, ed è quindi macchinosa e artificiosa l'idea che Dalia non conoscesse le sorti della sfortunata famiglia di Nina.
    Ma ormai a questo punto della carriera del regista, l'attenzione di Argento si sta spostando verso la costruzione di trame che sfiorano l'irreale. Un esempio di questa irrealtà è data dalla sequenza dell'omicidio di Amelia, in un parco. Mentre attende Nina non si rende conto del tempo che passa. Ad un certo punto, quasi senza nessuna continuità se non alcuni stacchi, passiamo dal pomeriggio alla notte, quando Amelia, ormai sola nel parco, viene braccata dal maniaco. La polizia comincia a scomparire gradualmente, riducendo la sua presenza a mero contorno (qui è praticamente inesistente, ed ha solo un guizzo di utilità nella decisione di scoprire l'immagine nella retina del cadavere, ma dopo questa concessione sarà di nuovo fagocitata nell'ombra della vicenda), mentre la storia si spinge verso le derive del sogno, nella sequenza dell'esecuzione nella piazza araba. Sequenza che torna a sottolineare la volontà di scandagliare nuovi confini di delirio, che cominceranno a dilagare qualche tempo dopo nel film “Profondo Rosso”.
  • Fauno • 8/11/17 18:09
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Anche per questo lungo intervento analitico ti rinnovo i complimenti, Nipo, ma su un paio di punti non mi trovi del tutto d'accordo.

    Innanzitutto la scena in cui Nina parla della madre è stata rigorosamente tagliata per il mercato italiano e aggiunta solo successivamente negli extra di una versione tedesca, fra l'altro bootleg.

    Quanto all'irrealtà o alla poca attendibilità per il fatto che Nina non avesse mai parlato a Tobias dei suoi trascorsi familiari, questo sì; per quanto l'amore abbia 1000 sfaccettature è quasi impossibile che sia ridotto solo al denaro(unidirezionalmente) e all'estetica (bilateralmente: nessuno penso possa obiettare che fossero una gran bella coppia, Brandon e la Farmer!).

    Attenzione però quando tiri in ballo Dalia, visto che per me è quasi più lei la vera fuoriclasse del film, anche se fa una bruttissima fine.
    Soffermati sulla scena in cui lei sta riordinando le cose e ha il flash di sentire due voci nella sua mente: "Manicomio!" (pronunciata da chi si scoprirà essere il padre di Nina e quindi lo zio di Dalia), e poi la voce di Tobias dire "Ma chi mi può odiare tanto?" e in quel momento, tacchete!, le si accendono tutte le luci della ragione e cambia completamente il suo stato d'animo.

    Lei magari poteva essere la cugina che aveva perso per lungo tempo i contatti con Nina, che non le dispiaceva avere un flirt con Tobias, senza pensare neanche lontanamente alla rassomiglianza fra genero e suocero (che non si erano mai visti, dal momento che il secondo muore prima del matrimonio), ma che con la stessa mezza spensieratezza e ingenuità di una giovane donna avrebbe potuto avere questo forte bagliore, istantaneo sì, ma di un'intensità tale da portarla a svelare un enigma.
    Sono fenomeni meno frequenti di una volta, ma assolutamente attendibili, ed è stata questa ,per me, una delle migliori scene del film e una di quelle che mi ha fatto sobbalzare, molto più del delitto che avverrà di lì a poco.

    Quanto ad Amelia una certa forzatura è presente, ma da come Dario ti aveva preparato, inquadrandoti tutti i cavi della linea telefonica durante la chiamata ricattatoria, per poi portarti ad un luogo di internamento con delle voci minacciose in sottofondo (mi pare: se qualcuno ti dà un pugno tu dagliene due), che ecco che l'artificio del tempo ignorato da Amelia passa in secondo piano; c'è una tale carica negativa che non solo sta per colpire con tutta la sua forza, ma che è perfino capace di andare oltre ogni ostacolo e di soggiogare perfino il tempo (indirizzandolo a proprio favore, non facendolo notare alla vittima designata-chiedo scusa a Maurizio Lucidi ;-)) e lo spazio (il muro che è troppo alto da scavalcare!). Quindi è un capolavoro!
  • Alex75 • 6/12/17 17:25
    Call center Davinotti - 709 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Graf ebbe a dire:
    [, per quanto riguarda la potenza visionaria delle immagini, è proprio Quattro mosche di velluto grigio.
    Non il più perfetto ma il più affascinante dei tre.
    I siparietti comici del film, tanto criticati, per me hanno una precisa funzione strategica: sono degli astuti periodi di pausa nei quali lo spettatore possa allentare la tensione e rilassarsi così da affievolire lo stato di attenzione in modo tale che la realizzazione di un colpo di scena possa colpirlo a sorpresa e sconvolgerlo con l’inusitata forza di un’esecuzione capitale….


    Premesso che non sono per nulla d'accordo sui siparietti comici, che mi paiono terribili, qui come in PROFONDO ROSSO, sono totalmente d'accordo su quanto sottolineo.


    Io l'ho visto dopo Profondo rosso, e mi ha affascinato scoprire, durante la visione, i vari elementi presenti in quel capolavoro. Non posso (ancora) confrontarlo con i primi due, non avendoli visti, ma l'essere una sorta di Profondo rosso "in nuce" gioca a suo favore, così come la presenza di Mimsy Farmer (m'impressiona tantissimo quando dà di matto). Sugli intermezzi umoristici (e sulla presenza di attori come Marielle, Lionello e Bud Spencer) concordo con Graf; l'andamento sornione da "commedia nera" che si percepisce per buona parte di queste due opere enfatizza il crescendo di tensione.
  • Rocchiola • 6/06/18 08:39
    Call center Davinotti - 1255 interventi
    Personalmente trovo questo film piuttosto deludente e non credo che basti tirare in ballo lo stile e la tecnica registica di Argento, per giustificare giustificare una vicenda confusa e poco attendibile e che soprattutto non procura alcun brivido. Non è solo con la tecnica che si fanno dei bei film ed in ogni caso penso che quando l'esasperazione stilistica prende il sopravvento sulla ragione, si hanno quasi sempre risultati deludenti benché spesso elevati ad oggetto di culto da parte dei sostenitori più sfegatati.
    Comunque al di là dei pareri personali, devo dire che il protagonista del film, da buon musicista, sfoggia davvero un bella collezione di vinili (riconoscibili nell'immagine di seguito riportata John Barleycorn Must Die dei TRAFFIC e All Things Must Pass di George Harrison:
    https://s22.postimg.cc/78a0ojj0x/WP_20180530_22_52_34_Pro.jpg
  • Zender • 6/06/18 12:25
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Sì, trovi i vinili in vista nelle curiosità :)
  • Fauno • 6/06/18 17:28
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Io più vado avanti sul sito più ci metto la mano sul fuoco, e non credo di bruciarmela, che le idee su certi film siano molto una questione di data di nascita. Vederli a suo tempo o al massimo 10 anni dopo la loro edizione e nelle sale fa un effetto ben diverso rispetto ai download attuali, alle varie edizioni dei dvd e allo star dietro ai 10 secondi tagliati; si perde la matrice del film, è la classica quantificazione. Per me trovare difetti al nostro regista più amato in assoluto nei suoi primi film è quantomeno assurdo, comunque...Se proprio si vuole io sono un sostenitore sfegatato di altri registi ai quali tutti danno contro unanimemente. Quanto a Dario sostengo solo che è pur vero che negli ultimi 20 anni ha fatto più di un liscio clamoroso, e visto che è stato massacrato sarà venuta anche la moda di criticarlo e demolirlo integralmente. Io questo film non lo trovo né confuso né poco attendibile, al limite mi ha procurato meno brivido di altri, ma tutto il resto va a diecimila...
  • Capannelle • 6/06/18 20:33
    Scrivano - 3514 interventi
    Fauno ebbe a dire:
    Io più vado avanti sul sito più ci metto la mano sul fuoco, e non credo di bruciarmela, che le idee su certi film siano molto una questione di data di nascita. Vederli a suo tempo o al massimo 10 anni dopo la loro edizione e nelle sale fa un effetto ben diverso rispetto ai download attuali In parte puoi aver ragione e non riguarda solo Argento ma tutta una produzione classica che non è facile valutare abituati agli standard di oggi

    Per me trovare difetti al nostro regista più amato in assoluto nei suoi primi film è quantomeno assurdo, comunque.. A parte che Argento è uno fra i nostri registi più amati ma penso che abbia dimostrato in tante sue opere grandi pregi ma anche dei difetti ricorrenti
    Ultima modifica: 6/06/18 20:35 da Capannelle
  • Fauno • 7/06/18 16:45
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Difetti a go-go, non lo nego affatto, ma nella prima trilogia ha letteralmente reinventato il thriller, e non solo italiano. Qui si parla quasi di brevetto del genio...Magari per molti i capolavori sono i tre film successivi o altri ancora, ma è nei primi tre che fonda il suo stile unico e inconfondibile. Il discorso che volevo fare io è che a esser troppo perfezionisti non ci si gode più niente...
  • Andygx • 27/10/18 09:40
    Disoccupato - 2382 interventi
    Halloween, notte horror con Dario Argento: al villino Crespi con i ragazzi del Cinema America.

    https://www.ilmessaggero.it/roma/cultura/dario_argento_cinema_america_villino_crespi-4063407.html
  • Fauno • 13/08/22 13:04
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    https://it.wikipedia.org/wiki/The_Motowns

    Secondo Wikipedia i Motowns sarebbero apparsi in questo film.
    L'ho trovato casualmente, e mi ha molto stupito, ma in effetti mi è parso di vedere che solo uno dei musicisti sia accreditato, e sarebbe Leopoldo Migliori, che sarà sicuramente quello che discuterà con Tobias col suo scarso rendimento e sulla tenuta del complesso. Ma chi sono gli altri membri? Fossero veramente i Motowns sarebbe un discreto colpo di scena, anche perchè erano già attivi da 4 anni e alla loro seconda formazione, che molto probabilmente era improntata al rock progressivo ( lo dico perché il loro secondo LP omonimo del '71 non ce l'ho, mentre il primo, del '67, era chiaramente beat ).