XXY - Uomini, donne o tutti e due? - Film (2007)

Bello, delicato ed interessante piccolo film argentino che tratta con grande garbo e pudore temi scottanti come quello della diversità, della sessualità e dei rapporti con l'altro e lo fa con grande equilibrio e sobrietà evitando le trappole in cui si può cadere realizzando film di questo genere (per esempio quella del voyerismo). Il merito della riuscita della pellicola è dell'ottima regia, della sceneggiatura e della bella prova degli attori. Nonostante il meritatissimo premio otteuto a Cannes è rimasto, purtroppo, sconosciuto ai più. Peccato.

Ritratto di un'adolescente ermafrodita: potente, grazie alla crudezza dell'immagine, all'intensità della protagonista e degli altri interpreti, e alla straordinaria capacità evocativa di quell'orizzonte dell'altrove battuto dal vento che è il litorale uruguayano, raggelato da una fotografia acida. La narrazione si mantiene costantemente in tensione per la condizione di sofferenza e lacerazione che non sa (non vuole) trovare uno sbocco: e forse è la permanente atmosfera plumbea e dolorosa la pecca di questa comunque ottima opera prima.

Tema decisamente difficile ed antipopolare quello di questo piccolo film argentino: la storia di un’ermafrodita e dei suoi difficili rapporti con la comunità, viene affrontato dalla regista con la massima sensibilità possibile e tutto dalla parte della protagonista. Scarno ed essenziale, il film va diretto sul bersaglio, non nascondendo (ma neanche ostentando) le sgradevolezze e il disagio esistenziale della condizione. Bravissima la protagonista.

Al di là delle polemiche che ha suscitato nell'ambiente medico scientifico, il film della Puenzo poco (e giustamente) si focalizza sull'aspetto tecnico della sindrome di Klinefelter per giocarsi invece le sue ottime carte nel raccontare con schietta delicatezza un'età (ce lo ricordiamo tutti vero?) complicatissima, nella quale le scelte (anche quelle di genere e orientamento sessuale) rischiano di essere senza ritorno e gli strumenti per affrontarle acerbi come inutili i consigli pur in buona fede degli adulti. Bravissimi i ragazzi e papà Darin.

Un film finalmente diverso sulla diversità (mi si passi il gioco di parole), che mette da parte ogni retorica politicamente corretta per rappresentare, senza compiacimento nè morbosità, la carne e il sangue della questione. Certo, dal punto di vista scientifico, la caratterizzazione dell'ermafrodita Alex è del tutto immaginifica, ma la coerenza narrativa della Puenzo riduce la cosa a dettaglio irrilevante: conta il rifiuto di Alex verso le pressioni sociali che spingono alla scelta identitaria (che di fatto si rivela una perdita di identità).

Un giovane ermafrodita cerca di capire quale sia la sua vera identità attraverso il rapporto con i ragazzi. Il film analizza con molta delicatezza quello che è un complesso problema identitario, che può portare la persona ad avere più di un dubbio e più di un senso di colpa. La difficoltà dell'essere visto dagli altri come fenomeno da baraccone piuttosto che come persona, è descritta anche con immagini crude e con scene veramente intense (la spiaggia, la scena di sesso tra i ragazzi). Un'opera particolare che merita di essere vista.

Un tema difficile e spesso ignorato nel cinema internazionale, trattato con la sensibilità e la cognizione che un argomento del genere richiede. Un genitore che ama suo/a figlio/a, come dovrebbe essere di norma indipendentemente dalla sua identità di genere. Il regista, con mano delicata e sapiente, tratteggia i vari personaggi realizzando un affresco di profonda umanità, dove quello che conta è unicamente preservare la felicità a cui ognuno ha il diritto di anelare. Illuminante.

Il racconto della Puenzo riguarda il classico tema della diversità declinato su un soggetto del tutto insolito (sia a livello statistico che cinematografico). È condotto con garbo e una discreta personalità ma anche con un che di "so già dove vado a parare" e una gestione esitante dei caratteri adulti. Niente da dire invece sulla prova della protagonista.

Un racconto delicato quello messo in scena dalla Puenzo, che decide di fare una scelta coraggiosa con una storia complessa sotto ogni punto di vista; innanzitutto quello attoriale e di scelta del cast, che in questo caso è molto azzeccato; poi nella scelta dello stile della sceneggiatura, riempita con pochi dialoghi e molti silenzi che meglio di qualsiasi altra cosa spiegano le sensazioni e il vissuto dei protagonisti. Fotografia fredda e scenografie spoglie sono la conclusione di un film buono, da vedere per comprendere certi tipi di dinamiche sociali e di vita.

A causa di un'anomalia genetica, il corpo di Alex presenta caratteri maschili e femminili. I genitori hanno scelto di non farla operare in attesa si manifestino le sue scelte sessuali, e per preservare il segreto, si sono trasferiti in una remota località costiera ma... I turbamenti dell'adolescenza al centro di un film che, se suscita perplessità per quanto riguarda il titolo fuorviante, genera interesse per la particolarità del soggetto e convince sul piano dell'approccio, che risulta nello stesso tempo crudo e pudico. Bella l'ambientazione e eccellenti le prove di Darin e Efron.