Il nobile cast assoldato per l'occasione dal regista Zerry Zaks (del quale si sono perse le tracce) non salva il film dal fallimento artistico. La sceneggiatura infatti, preme eccessivamente sul pedale del melodramma e dell'aspetto eccessivamente lacrimevole così da diluire il messaggio di fondo dell'opera che è quello della solidarietà per gli ammalati;gli stessi attori, mal diretti, risultano sprecati.
Storia di un ragazzo problematico, della sua zia malata di leucemia e del resto della famiglia. Scipito melodrammone che tedia fino alla noia il povero spettatore che abbia la sfortuna di incappare in un simile prodotto di serie Z. E questo nonostante il cast di richiamo assoldato per questa occasione. Che poi non è altro, visto che il film è prodotto dalla Disney, che una sfacciata pubblicità al suo Parco Giochi di Orlando. Da un testo teatrale, ma penso che anche l'autore si sia vergognato di questo esito penoso.
Polpettone sul dramma di una famiglia americana che calamìta a sè quasi tutte le sfighe possibili, dal ragazzino piromane sociopatico alla zia colpita dal cancro per finire col vecchio (il Marvin del titolo) semi-vegetale. Il filo conduttore del film è l'avvicinamento tra il nipote "ribelle" (un poco credibilie Di Caprio) e la zia malata bisognosa del suo midollo. Stanchissima la Streep lontana chilometri dai fasti che furono mentre De Niro, che produce, si regala un cameo.
Pessimo. Se sono stati scritturati dei buoni attori (Di Caprio escluso, che attore non è e per me non lo sarà mai) questi devono essersi scordati di saper recitare. In ogni caso la storia è tanto lenta, prevedibile e mal diretta che la loro interpretazione passerebbe innoservata.
Una storia che tocca i più faciloni alla lacrima. Una donna ha bisogno del midollo osseo per salvarsi dalla leucemia: chiamerà la sorella (in brutti rapporti) ed i nipoti che non vede da anni. Il cast è buono (anche un non credibile De Niro), ma non basta a salvare questo film strappalacrime dalla mediocrità.
Commuovente opera con riconciliazioni familiari. Storia strappalacrime ed intelligente che ottiene ciò che si prefigge. Anche se pecca di un super-perbenismo americano, riesce a non annoiare; anzi, riesce a interessare, attraverso lo sviluppo drammatico della vicenda. Il cast è buono. Fra i tanti, un giovanissimo Leonardo Di Caprio.
Prima prova valida per Di Caprio e diciamo che rispetto alle due attrici "esperte" (Meryl Streep e Diane Keaton) se la cava nettamente meglio. Gran spreco di talenti per uno sciocco e mieloso dramma familiare di scarsissimo rilievo. Un film strappalacrime, un "pathos" angoscioso, un viluppo in cui è stato aggiunto di tutto, compreso uno spot per un famoso parco di divertimenti. Non siamo cinici noi, è il film che non ha un grammo di passione, non ha uno stile ben preciso. Peccato per il cast, con un ottimo Robert De Niro, pure co-produttore.
Famiglia disgregata cerca di rimettere insieme i pezzi: un concentrato di casi limite (padre con ictus, zia svanita, madre egoista, sorella leucemica, figlio caratteriale) da mélo ad alto tasso sentimentale ma anche ad alto livello narrativo (da un’opera teatrale), anche grazie all’interpretazione accorata delle due protagoniste e a un’attenta cura dei dialoghi. Nell’esemplarità estremizzata dei rapporti ecco una perfetta fotografia delle dinamiche psicologiche relazionali. Nel genere “strappalacrime con famiglia a pezzi”, un buon film.
Jerry Zaks, regista principalmente di teatro, dirige un film che per la maggior parte della sua durata riesce a non cadere nel patetico; sino al finale, dove invece il melodramma prende il sopravvento e il film diventa gratuitamente strappalacrime. È comunque un buon prodotto, sorretto soprattutto da un gran bel cast col giovane Di Caprio che regge abbastanza bene il confronto con i mostri sacri Meryl Streep e Diane Keaton. Godibile, anche se poteva essere ancora migliore.
Film pesante come un macigno, girato freddamente, summa di disgrazie familiari che spreca l'unico spunto interessante (il legame profondo che si instaura tra un ragazzino problematico e la zia malata). Meryl Streep appare poco convinta, mentre l'acerbo DiCaprio se la cava: a ragion veduta le uniche cose da salvare sono la bravura della Keaton nei panni di una donna che si aggrappa con disperazione alla vita e il finale, per nulla banale.
Bessie è interamente dedita alla cura del padre gravemente malato. Quando scopre di aver bisogno di un trapianto di midollo osseo, deve mettersi in contatto con la sorella che non vede da molti anni... A parte qualche alleggerimento comico legato a personaggi di contorno dolcemente svampiti come la zia della protagonista fan delle soap, un cancer-movie condito da segreti, recriminazioni e rimorsi tipici dei drammi familiari, ossia una saga della sfiga troppo programmaticamente strappalacrime per risultare davvero commovente, nonostante l'impegno di Keaton nel suscitare compassione.
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