Un gotico italo-spagnolo a firma José Luis Merino. Nemmeno così terribile, a dire il vero. Anzi. Benché sia evidente la povertà dei mezzi a disposizione e le scenografie non siano all'altezza delle produzioni gotiche dei migliori maestri di casa nostra, va detto che la discreta sceneggiatura di Merino e Colombo sa rendere i personaggi della vicenda sufficientemente interessanti. Il loro soggetto prevede che la biochimica Ivana (o Ivanna, a leggere il titolo scelto per l'esportazione) prenda servizio nel castello del Duca Yanov, dove il di lui fratello era scomparso mentre studiava l'immortalità. Incurante delle inspiegabili morti lì avvenute, Ivana aiuta il Duca a continuare gli studi del fratello,...Leggi tutto il quale... è davvero morto come molti credono? Chi è allora che frusta i cani, uccide le donne di passaggio, spia Ivana mentre si spoglia? Un gotico curioso, dove per una volta ci vengono risparmiati gli inutili tentativi di creare suspense con le lunghe camminate per le stanze buie del castello per concentrarsi sulle sfaccettature quasi da “giallo” della vicenda. Non che le tematiche del doppio o del mostro sfigurato, del fuoco, non appartengano al genere gotico, ma l'approccio è meno ambizioso, più “fisico”: i personaggi femminili non sono necessariamente eterei, schivi e ne guadagna così la genuina semplicità del film. Il cast, pur non potendo contare su grandi nomi di richiamo (l'unica “star” è Agostina Belli, in un ruolo piuttosto secondario) sa farsi apprezzare, mentre risultano divertenti nella loro ingenua frettolosità i discorsi tra Ivana e Yanov sugli studi chimici del fratello scomparso, basati su mai chiarite formule. Poco incisive le musiche di Luigi Malatesti. Zero sangue ma un make-up accettabile.
Horror spagnolo vecchio stile, dai risultati modesti, che paga una sceneggiatura prevedibile, piena di situazioni trite e ritrite e proprio per questo motivo anche abbastanza noiosa. Poco da segnalare per un film spento che, probabilmente, deluderà anche gli amanti del genere.
Discreto gotico che vanta nel cast, oltre alla famosa Agostina Belli, anche la bella e brava caratterista del nostro cinema Erna Schurer (la quale si concede pure un fugace nudo, tagliato in alcune versioni). La recitazione è più che discreta. Se fosse stato realizzato negli anni '60 avrebbe avuto un ottimo successo, ma nei '70 appare un po' fuori tempo massimo. Da vedere, comunque.
Appena passabile (diciamo un due pallini e mezzo) film gotico dell'orrore. Un ottimo cast (sopratutto femminile) ma storiella non troppo originale. Bellissima l'ambientazione, titolo italiano veramente altisonante visto che quello spagnolo è semplicemente "Ivana".
Horror italo-spagnolo che guarda al gotico di casa nostra anche se poi si sviluppa -grazie ad una sceneggiatura quantomeno originale- quasi come un giallo. Lontano da spettri e magioni infestate, Josè Luis Merino punta l'obiettivo sulla misteriosa figura di un eccentrico Duca e sugli studi (da questi avanzati) centrati sulla ricerca di un elisir di lunga vita. Peccato che il budget (curato da Corman) imponga, prevalentemente, una messa in scena davvero povera, aggravata dalla totale assenza di trucchi e effetti speciali. Partecipazione italiana per attori (Agostina Belli) e musica (Malatesta).
Modesto horror italo-iberico, scontato e prevedibile nella trama e sciatto nella realizzazione. La pellicola si esaurisce in una serie di effetti dozzinali che più che incutere paura fanno sorridere e lo stesso castello, pur con le sue segrete e i suoi misteriosi laboratori, non sembra minimamente possedere quelle doti sinistre e inquietanti indispensabili in storie di questo tipo. A livelli di pura sufficienza gli interpreti, compresa la graziosa ma poco espressiva Erna Schrurer e una giovanissima Agostina Belli agli inizi di carriera.
Il vecchio Merino prende il cast dei suoi Zorro e lo ricicla in un gotico ravvivato da qualche tetta e compilato avendo davanti l'abbecedario del genere. I cui adepti (quorum ego) tutto sommato possono apprezzare, o quantomeno non annoiarsi troppo. La Schurer chimica è pressappoco sullo stesso piano di Mario Tessuto fisico nucleare.
Un film dove vengono mescolati bene elementi horror e thriller in un'atmosfera gotica molto riuscita. Ottima la fotografia nelle originali location, anche se nel classico villaggio con il castello (misterioso, dove ci sono passaggi segreti, zone proibite e gli ambienti presentano piacevoli decorazioni sui muri). La trama in alcuni punti è ingenua ma tutto sommato buona (la giovane donna che si presenta come improbabile, ma sensuale, assistente al nobile scienziato pazzo), e porterà a risvolti morbosi ed erotici.
MEMORABILE: Il ponte in legno che porta all'ala proibita del castello; I vaghi riferimenti alla licantropia.
Ha un fascino tutto suo questo horror un po' scalcagnato ma dignitoso. L'atmosfera è malsana e la vicenda da fumetto pulp. Contiene delle sequenze interessanti (specie quelle oniriche) e belle trovate grottesche e macabre. L'ho visto con piacere e ho apprezzato anche il finale, tutto sopra le righe e assurdo.
Co-produzione italo-spagnola che s'inserisce a pennello nella tradizione gotica di entrambi i paesi, con qualche risvolto giallo. Non male l'ambientazione del castello, tra candelabri, camere delle torture segrete e laboratori da mad-scientists; la vicenda ricalca alcuni stereotipi del genere con un'atmosfera da fumettaccio horror anni 70 in stile "Oltretomba" risultando quindi prevedibile e anche un po' improbabile nell'ingenuità dei personaggi, tuttavia buone le prove del cast (con una brava Schurer), discreto il make-up del mostro e meglio della media i dialoghi. Non annoia.
Filmetto che non solo non riesce a regalare alcuno spavento, ma nemmeno crea il benché minimo interesse verso le sorti della bella protagonista; in compenso la noia regna sovrana per tutta la proiezione. Anche il "mostro" è uno dei più insignificanti che siano mai stati portati su grande schermo. A ravvivare la situazione ci pensa Erna Schurer, che ci regala (con molta parsimonia) qualche immagine di come mamma la fece. In un ruolo del tutto secondario appare, in una delle sue prime prove cinematografiche, anche Agostina Belli. Cast attoriale ben lontano dall'Oscar.
Un film dalle discrete potenzialità, a partire dai partecipanti adeguati (con particolare menzione per la bella dama protagonista) e con una regia corretta, sostanzialmente annientato da una sceneggiatura poco efficace che si concretizza in lunghi tratti noiosi che generano sbadigli. I dialoghi sono approssimativi, inconcludenti e a volte al limite del ridicolo, mentre il make-up non è peggiore della media ma non risulta per niente impressionante. Anche il finale è prevedibile, come il resto del film.
In un castello pressoché irraggiungibile sembra incastrarsi una maledizione che vede protagonisti due fratelli, fino a che non arriva una bionda scienziata maliarda che rimescola le carte.Trattasi di un gothic italo-spagnolo vecchia maniera con le classiche rodate componenti capaci di generare paura: la sospetta licantropia, l'uccisione selvaggia di giovani donne, gli esperimenti che sfidano l'eternità. Erna Schurer (napoletanissima!) sfodera la sua energia più caparbia, Carlos Quiney i suoi verdi occhi ammaliatori. Trama articolata e di buona fattura. Da annoverare tra i salvabili.
Dignitoso gotico italo/spagnolo, non esattamente imprevedibile nei suoi sviluppi narrativi (almeno per lo spettatore odierno) e con un finale forse eccessivamente consolatorio, ma comunque apprezzabile per l'atmosfera e l'ambientazione ottocentesca nel solito castello sinistro che si staglia sul paese teatro di efferati delitti. Dialoghi curati, misurate concessioni all'erotismo, cast privo di stelle (Agostina Belli, la più nota del gruppo, non era ancora nel suo momento di gloria) ma ben calato, anche se la Schurer convince più come donna emancipata che come innamorata devota.
Un lugubre castello terrorizza i bifolchi; stavolta però non c’entra il famoso conte ma un barone sporcaccione che anestetizza le fanciulle con lo spray. Ritmi lentissimi in questa ampollosa zuppa che, pur buttando nel pentolone ogni spezia (serial-killer, creature shelleiane, belve baskervilliane, licantropia, voyerismo, mesmerismo, giallo), non riesce a restituirci un sapore proprio; anzi, quando troppe fantasie tirano schizofrenicamente in direzioni opposte, si resta in superficie senza affondare il colpo. Ci rimangono solo una sensibile confezione gotica e una velata sensualità.
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Davvero incredibile che questa pellicola sia stata prodotta (non accreditato) da Roger Corman. Non mi pare che fosse sua prassi finanziare film europei.