Sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale sul fronte jugoslavo, Cavara ambienta la storia d'amore (ovviamente impossibile) tra un ufficiale nazista e un'infallibile cecchina, suo bersaglio. Nonostante qualche parentesi sdolcinata e sessantottina, il film nel complesso funziona bene, specialmente per l'atmosfera sospesa, l'ambientazione tra i placidi boschi innevati e per la bellezza fiera della Machiavelli. Musiche di Ortolani, con una malinconica canzone slava sui titoli di testa.
Il film parte discretamente e la prima mezz'ora suscita interesse, visto che i tedeschi intendono catturare viva una cecchina infallibile (che sta a fianco dei russi sul fronte orientale) allo scopo di fiaccare il morale degli avversari e per evitare di creare una martire. In seguito però si è soffocati dalla monotonia del bianco paesaggio, da un amore istintivo per non dire cavernicolo, al quale seguirà un mesto epilogo. Interessante la scena del lancio dei viveri, che fa capire chiaramente come i tedeschi, per quanto tenaci, combattessero in trasferta...
Il film paga il forte squilibrio tra la prima e la seconda parte. Fino alla cattura la pellicola è interessante, intrigante con un ritmo abbastanza teso e serrato; nella seconda invece presta il fianco e cede alla banalità del rapporto tra carceriere e prigioniero che poi diventa altro. Molto belle le ambientazioni innevate; pochi (per fortuna) ma banali i dialoghi. Alla fine non è male, ma avrebbe potuto essere più bello.
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Stralcio di un'intervista a Nicoletta Rangoni Machiavelli raccolta dal fratellastro Niccolò:
«Tutto girato in l'allora Yugoslavia, in boschi di betulle, una storia d'amore di una partigiana col soldato nemico; due soli personaggi e lui era un americano di nome David McCallum. Io ebbi una storia d'amore col Cavara (prima o dopo le sue dichiarazioni? N. d. r.), dopo il film, che mi aiutò a levarmi di torno il malefico boyfriend dei tempi di Giarrettiera. Ma ci vollero gli avvocati e le guardie del corpo. Girando un film così intimo, all’aperto, in terra straniera, per un attimo vissi la meravigliosa favola dell’unione regista-attore, che è stata il successo di tanti film. Ero curata, stimolata; era come avere un maestro, nel regista, ed essere un’attrice considerata ed affermata, per come ero trattata dalla troupe. Un piccolo assaggio che mi rese più sicura. Per un attimo mi balenò in testa che avrei anche potuto farcela, come attrice. Una cosa buffa furono gli scarponcini d’epoca (1935) autentici, di pelle e non foderati, che portai giorno dopo giorno nella neve alta due metri, anche se non erano sempre una necessità di scena, i quali nonostante tutti gli sforzi non si asciugavano mai, per cui dopo il film mi presi una bella broncopolmonite».
Caro Homesick,
tutto verissimo ciò che tu scrivi. Ma avendo pagato il dvd solo 2 euro e avendo voglia da tempo di vedere il film, ho deciso di prenderlo
ugualmente.