Due personaggi e tante macchiette stereotipate in questo film: il figlio cretino è veramente cretino, la nuora odiosa veramente odiosa, le amiche stronze stronzissime e il bimbo malato sofferentissimo. Maggie e Miki (Faithfull e Manojlovic) sono persone vere, anche se senza una storia credibile alle spalle. Musica ossessionante utilizzata in modo ossessivo e un po' sciocco. Se non fosse per la pruderie che alberga in fondo a ciascuno di noi, da rifuggire; ma la fauna dei peep/sexy show e il contrasto con il corpaccione goffo di Maggie meritano.
MEMORABILE: Maggie che parla del suo lavoro alle amiche.
Film fintamente trasgressivo, Irina Palm è in realtà allineato sul buonismo e sul politically correct tanto in voga: il sordido ambiente dei porno show diventa in quest'opera di Garbarski un ambiente in definitiva di onesti lavoratori che sbarcano il lunario e in cui si può addirittura migliorare come persone (vedi il personaggio del manager del locale); il film è però molto ben fatto, ben riproduce il mondo della piccola borghesia operaia inglese ed è impreziosito dalla splendida interpretazione di M Faithfull.
Interessante film che mescola con abilità e forse anche con un pizzico di furbizia, il registro drammatico con quello comico alternando momenti tristi a momenti di grande ilarità. Merito di una regia piuttosto sobria, che evita cadute di gusto (nonostante il tema) e di una sceneggiatura che è però troppo corretta e non osa abbastanza. Bella prova del cast, specie quella di una straordinaria Faithfull. Ottimo il finale che evita inutili patetismi e pur senza essere lieto e stupidamente edulcorato lascia aperta più di una porta alla speranza.
MEMORABILE: I primi tentativi "lavorativi". Maggie che svela il suo "segreto" alle amiche.
Bel film che tratta con classe e senza morbosità un tema potenzialmente scabroso. Il registro è quello del drammatico, ma non mancano alcuni momenti di ironia irresistibile, legati soprattutto al nuovo mestiere della protagonista. Molto convincente l'interpretazione di Marianne Faithful e anche Miki Manojlovic offre un'ottima prova recitativa. Purtroppo nell'ultima parte il ritmo, elevatissimo nel primo tempo, rallenta abbastanza, ma la cosa non infastidisce più di tanto. Consigliato.
Cosa non si farebbe per un figlio ingrato ed un nipotino moribondo a questo mondo? Maggie ce lo spiega con il suo lavoro ben retribuito e il suo talento manuale. Nel contesto un film neanche tanto gradevole, un drammatico mascherato da commedia all'inseguimento di una morale anche nell'immoralità di certe mansioni in funzione dell'esigenza economica. Tipicamente in contrasto con i falsi moralismi a tutti i costi inglesi.
Irina Palm si distingue dal filone "donne inglesi di una certa età alle prese con attività non proprio comuni" di cui fanno parte L'erba di Grace, Calendar Girl: altra sensibilità, altro humour. La protagonista, d'altronde, ha un approccio al personaggio diverso dalle signore dello schermo (grande e piccolo) di Sua Maestà: Brenda Blethyn e Helen Mirren, tanto per citarne due. Ne vien fuori un ritratto dolente sì, ma commosso e commovente, romantico e nello stesso tempo caustico, di una donna, di un paese, di una provincia ipocritamente bigotta. Più Leigh e Loach che Working Title style.
La masturbazione come affrancamento, rinascita e finanche salvezza. Irina Palm è un buon film buonista che non stucca con ettolitri di miele ma per buona durata diverte ed amareggia. Grande merito alla Faithful che, se dapprima annoia con il suo mutismo, finisce per ergersi sugli altri ed esser fiera del proprio lavoro. È un film furbetto che non incanta per virtuosismi ma aggrada per la delicatezza nell'affrontare il tema. Una buona pellicola.
Non tanto anticonformista come vorrebbe essere (in fondo, per come è presentato si tratta di un lavoro come ogni altro e l'importante è farlo bene, e poi il fine nobilita comunque tutto), però riscattato da una grande prova di Marianne Faithfull, che sfrutta benissimo il fisico appesantito e l'aria dimessa, e dalla simpatia di Miki Manojlovic, per quanto poco credibile nel ruolo. Resta un mistero come ci siano davvero maschietti che pagano per infilare il loro ciondolo in un foro (e se dietro la parete ci fosse un gatto in attesa del topo?)
Il film risulta essere nel suo insieme divertente e tragico. Divertente perché ci fa scoprire come la sessualità vissuta da donne non più giovani, possa essere ancora rivitalizzata; tragico per la storia del nipote e per la solitudine che accompagna la vita e le storie di tutti i personaggi. Forse a tratti un po' troppo lento e le musica risulta essere ripetitiva. La scelta del cast azzeccata in pieno.
Modesto; il ritratto sottovoce (e che per contrasto vorrebbe essere ancora più efficace) di una sciatta casalinga di mezza età che per sopravvivere esercita con grande maestria l'arte di Federica mano amica è un furbo prodotto finto trasgressivo. In più la splendida Faithfull non è così affascinante come quando canta o è se stessa. Miki Manojlovic è simpaticamente stupeffatto prima e (spoiler) poi. Il cinema "medio" britannico che strizza l'occhio ai guai della gente comune. Già Cattaneo ha fatto i suoi danni...
Maggie è una donna paziente che aspetta tutti al varco. Il figlio, giustamente shoccato, la nuora, altera e distante, le amiche, con la puzza sotto il naso e false moraliste a cui vengono gli occhi lucidi a sentire di peni fuori misura. Aspetta al varco anche Miki e tutti devono cedere di fronte alla sua trasparente onestà verso se stessa e verso gli altri. Il fine giustifica i mezzi, semplice. C'è un fine più nobile del voler salvare una giovane vita? Oltretutto quel lavoro apparentemente sporco serve a scoprire anche se stessi. Più di così...
MEMORABILE: Quando Maggie mostra alle amiche la misura di certi "pezzi".
Le vie per conquistare l'autostima, l'armonia familiare, il rispetto e persino l'amore degli altri sono infinite. Certo, Maggie è costretta a scegliere quella più impensabile (e, sinceramente, meno auspicabile): si impiega in una specie di "catena di montaggio" della masturbazione. Ma nonostante ciò... Non è un film strappalacrime, non scade nell'umorismo grassoccio: è divertente ed è commovente, come spesso è la vita. Certo non graffia, è carezzevole, è accomodante, ma la Faithfull, con i suoi occhi tristi e fieri, si ricorda con tenerezza.
Contro i moralismi e i benpensanti di sempre (ce ne sono in ogni dove), Irina Palm si erge a paladina della... normalità. Le sue manine d'oro serviranno a dare conforto a uomini soli, ad aiutare il suo ammalatissimo nipote e a farle trovare l'amore, pur se in un sordido locale porno. Film intelligente e coraggioso con una eccezionale Marianne Faithful, icona rock degli anni 60, che riesce ancora a trasgredire, senza tanti sforzi... A buon intenditor...
Parte come un diesel, nel senso che fa fatica un po' ad ingranare; poi però diviene piacevole in quel suo connubio tra dramma e commedia. Belle l'ambientazione inglese e l'atmosfera che si respira durante i passaggi casa-ospedale-club. Forse poco credibile la figura di Miki Manojlovic, mentre brava ila Faithfull.
C'era il rischio che, visto il tema trattato, la pellicola si tramutasse in un melenso polpettone incline alla lacrima facile e all'apologia del buonismo spiccio. Invece, grazie ad una sceneggiatura quantomeno originale nello spunto (meno nello svolgimento) sorretta da una regia modesta ma non insulsa e dalle ottime interpretazioni della Faithfull e del mio caro Manojlovic, il film resta godibile fino in fondo e riesce a strappare qualche risata. Non sono un grandissimo fan del cinema sociale inglese ma questo Irina Palm merita sicuramente una visione.
La tragica malattia del nipote porta una nonna a masturbare clienti in un sexyclub. Una pellicola che narra la solitudine di una donna ed il suo peregrinare per amore di un nipote. Narrazione lievemente rarefatta ma altamente efficace, la Faithfull è brava e si approccia validamente, la pellicola evidenzia il distacco familiare e la rabbia del figlio non sempre è condivisibile. Valido.
Gradevole commedia di caratteri e di costume che, nonostante l'argomento, non scade mai nel pruriginoso e anzi decide scientemente e stilisticamente di nascondersi dietro un glory hole come la sua protagonista. Di qui osserva e con garbo crudele svela, l'ipocrisia della società che circonda Maggie/Irina, capace di trovare solo la solidarietà del nipotino handicappato e del "losco" imprenditore immigrato. Bravi Faithful (memorabile come si muove) e Manojlovic, per il resto francamente risibile. Da vedere ma (forse) non da ri-vedere.
MEMORABILE: La prima "prova" lavorativa di Irina; ovviamente i thè con le amiche.
Niente male. Il pregio principale del film sta nel fatto che non si eccede mai con i toni da tragedia (la storia si prestava), giocando invece sempre sul filo dell'ironia. Straordinaria la Faithfull, perfettamente nella parte con quell'aria dimessa e sfatta, eppure in qualche modo energica (non riesco a pensare a nessun'altra in quel ruolo); un po' anonimo il resto del cast, ad eccezione di Manojlovic, simpatico e credibile "pappone" dal cuore tenero.
MEMORABILE: Maggie afflitta da "gomito del seghista"!
In equilibrio magico tra dramma e comicità, facendo attenzione a non cadere troppo nel grossolano con le inevitabili implicazioni sessuali, ma anche a non spingere troppo il pedale sul sociale o sullo psicologico: grazie a questo, il film regala un’ora e mezza di divertimento ed emozione, con la storia bizzarra della nonna che diventa “seghista” per poter curare il nipote. Bello il personaggio quasi lunare della donna, l’ingenua che compie una metamorfosi rigenerativa come in Bagdad Cafè. Incisivo Manojlovic con la sua smorfia alla Matthau.
Bella rappresentazione del disagio della periferia londinese. Ben stereotipati i personaggi (vedi la nuora odiosa, le amiche malelingue, il figlio imbecille, ecc.). Il dramma viene narrato con parti a tratti comiche d a tratti molto malinconiche. La forza è che, pur trattando un argomento "sessuale", non si scade mai nel volgare o nei "finti" doppi sensi. Discreto il finale. Malinconica la Faithfull.
Garbanski indovina il perfetto registro che si pone nella via mediana tra la comicità di Full Monty e l'eccessiva drammaticità di Frozen river. L'opera, infatti, mischia con sapienza ironia e risvolti drammatici, riuscendo a indurre una riflessione nello spettatore su concetti quali la dignità e la necessità. Sontuose le prove attoriali della Faithfull e di Manojlovic. Peccato per l'eccessivo buonismo di fondo, che non permette alla pellicola di raggiungere l'eccellenza. Non male, dopotutto.
Anche se certe situazioni non possono fare a meno di strappare il sorriso, in questo film - che pone davanti al dilemma se il fine può sempre giustificare i mezzi - è difficile non essere solidali con la scelta della protagonista. L’andamento distensivo e accomodante fa assimilare meglio il contenuto, che raggiunge un buon rapporto tra lo scopo e il risultato finale. Il tema è delicato e trattato con molto equilibrio. Chissà se dopo la visione i medici aggiorneranno i loro manuali introducendo come nuova patologia il “gomito del seghista”...
Non si approfondisce il fenomeno del "gloryhole" (cosa a cui il film fa in un primo momento pensare) né tanto meno si vuole scherzare o al contrario commuovere troppo. Resta infatti una semplice ma piacevole storiella. Il riconoscimento più sentito al regista è per il modo in cui, pur presentandoci un dramma, metta da parte le lacrimi facili. Per il resto il film è giustamente condito da un'atmosfera curata nell'ambientazione dei quartieri perifierici di Londra nonché dalla bravura dell'attrice protagonista, a cui viene naturale affezionarsi.
Un bel film, ben diretto e interpretato. Forse un po' troppo soffuso ma studiato, che si mantiene costantemente a confine tra il dramma, il grottesco, la commedia sociale inglese. Con un incipit da noir la Faithfull si trova costretta a subire le disgrazie della vita, ma poi c'è un lieto fine quasi per tutti. La parte più imbarazzante spetta al genere maschile, tristemente in fila per squallide prestazioni.
MEMORABILE: Miki si accorge che Irina ha cambiato il borsellino; Irina dice a Miki che ha un bel sorriso.
Per far guarire il nipotino, una donna racimolerà i soldi in un club per uomini. Tema caldo (il sesso per denaro) che riacquista dignità per la giusta causa. Piega comunque non drammatica, anzi velata di un’ironia di fondo anche per rivalutare le abilità delle donne di mezza età. Conclusione che sembra sdolcinata ma è invece piena di umanità. Protagonista centrata (una dimessa Faithfull) e presenza alla Matthau di Manojlovic.
MEMORABILE: La spiegazione di come fare il lavoro; Il gomito infiammato.
Film che gioca le sue carte principali sul tema della riscoperta del sesso di una sessantenne nonna londinese (una buona Marianne Faithfull, che comunque è meglio come musicista). Il resto è un plot tutto sommato prevedibile con personaggi sullo scontato andante. La storia è però interessante e getta una luce su ciò a cui si può arrivare per amore di un bambino malato e sul fatto che, anche in tarda età, ci si possa riscoprire un'altra persona. Buona la colonna sonora, anche se si ripete un po' troppo. Sopravvalutato alla sua uscita, comunque non male.
Pur presentando aspetti poco credibili (la figura del proprietario del sexy shop) e lamentando un notevole calo del ritmo nella seconda parte (una maggiore concisione avrebbe giovato), la pellicola è ben realizzata e può contare su una brava Marianne Faithfull (ma anche il resto del cast funziona a dovere). La trama parte da uno spunto originale; non tanto perché veda la protagonista dover accettare un mestiere insolito per consentire al nipote una speranza di vita, ma in quanto la stessa sia una signora di mezza età senza alcuna particolare avvenenza fisica.
Film che non fa sconti di alcun tipo, sicuramente triste e drammatico sotto differenti aspetti: dalla storia del nipote, alla nonna con il suo lavoro, le colleghe della stessa con tutto il mondo che vi ruota intorno e la coppia di genitori. Tante solitudini e tanti dolori vengono raccolti e presentati un po’ alla volta dando vita a una pellicola buona, forse a tratti un po’ lenta.
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