Biografia romanzata del grande compositore Cole Porter, il film diretto dal regista/produttore Winkler è una storia patinata in cui la vita del compositore è in realtà un pretesto per presentare una serie di momenti musicali (alcuni molto riusciti) attraverso eleganti citazioni dell'epoca d'oro del musical hollywoodiano. La parte recitata risente di un certo manierismo anche se ha il merito di illustrare alcuni aspetti della vita del musicista (l'omosessualità) su cui altri film (come Night and Day con Cary Grant) avevano sorvolato.
Bruttina questa biografia di Cole Porter. Se da un lato ha il merito di mettere in luce l'aspetto della bisessualità del musicista americano (spesso messa a tacere) va
però detto che non riesce minimamente a coinvolgere e ad appassionare, se non in rarissime occasioni, nemmeno grazie alle indubbiamente splendide canzoni. Molta maniera, qualche scena madre (neanche troppe per la verità visto il genere di film) e poche emozioni vere e sincere alternate alla troppa noia.
Più difetti che pregi. Questa biografia su Cole Porter è molto più veritiera (non ci voleva molto) rispetto a uno dei più inverosimili biopic mai sfornati da Hollywood (Notte e dì, 1946). D'altro canto, uno dei migliori songwriter del '900 è mortificato dagli arrangiamenti pop di molte sue canzoni (in pratica si salva solo Diana Krall e forse Nathalie Cole). D'accordo che al cinema ci vanno i ragazzi, ma c'è un limite a tutto! Impeccabile l'intero cast, ma il film è patinato fino all'eccesso.
Difficile dire se volutamente è stato girato sullo stile Hollywood anni '50, probabilmente sì; se così è, Winkler è riuscito molto bene a entrare nel clima. Kline non è male nei panni di Porter, credibile come compositore, marito amorevole e "infedele". La colonna sonora naturalmente è la cosa più pregevole, proposta in modo da non appesantire e da farsi apprezzare come merita. Fuori tempo per la generazione cresciuta con le sue canzoni, ma senza tempo per tutti quelli che amano la melodia e non solo.
Un ritratto della carriera del musicista nel pieno del suo successo tra la bella società europea e americana. Il limite del regista è di aver puntato quasi esclusivamente sul compositore attraverso una continua sequela di scene di musical, canzoni, composizioni e prove. Si apprezza il mestiere di Kline (condizionato però dalla scelta idealizzante) e qualche inserto di pop star attuali, ma nell'insieme il film risulta piuttosto noioso e non aggiunge niente allo spessore del personaggio. Troppa musica anche se bella, ma la confezione è decisamente zuccherosa.
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CuriositàRaremirko • 20/11/13 00:55 Call center Davinotti - 3862 interventi
* L'efficacissimo make up che fa sembrare Kline anziano è stato realizzato con della gelatina, scelta che permette così all'attore di poter realizzare espressioni credibili nonostante il trucco
* Anche Giorgio Armani collaborò per i vari vestiari ed i costumi
* Il finale alternativo, di circa 3 minuti e mezzo di durata, è decisamente più allegro di quello della versione normale: balli, musiche e canzoni difatti si sprecano.
Fonte: extra del dvd
DiscussioneRaremirko • 20/11/13 01:27 Call center Davinotti - 3862 interventi
Raffinato ed elegantissimo (te credo, han chiamato pure Armani per i costumi e gli abiti), non merita certi giudizi bassi; non è neanche così lento a dire il vero, però bisogna anche entrare nell'ottica che per 2 ore si parla solo di un certo tema, così magari lo si accetta di più.
Tutti bravissimi (spicca forse proprio Kline, e bravi pure la Morissette, la Crow e Williams, seppur si vedano poco), ottima fotografia, scena finale molto commovente (mentre il finale alternativo prevede balli e canzoni).
Un buon biopic/dramma musicale non troppo mainstream (anche in virtù delle tante scene tristi e della mancanza di ironia) e più che altro destinato a palati fini (non che io ce l'abbia, è solo un modo di dire).
Altra buona prova per Winkler; coraggioso l'aver voluto mostrare senza troppi fronzoli (e magari anche in modo piuttosto antipatico) la bisessualità del protagonista.
Curati pure i dialoghi: "Cos'è la discrezione se non la disonestà mascherata con un pò di buona educazione?"