Il grande cocomero - Film (1993)

Il grande cocomero

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/12/07 DAL BENEMERITO CAPANNELLE
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Capannelle 11/12/07 12:00 - 4411 commenti

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Arturo (Castellitto) è uno psichiatra infantile che si occupa delle crisi epilettiche della dodicenne Pippi e si accorge che il vero problema è la totale assenza dei genitori. Ci si dedica con forte umanità, le fa condividere i problemi degli altri pazienti e, vinte le sue resistenze, le consente di trovare un poco di affetto. Lo stesso dottore, reduce da una crisi coniugale, ritrova fiducia in sè stesso. Grande prova di Castellitto, sguardi e silenzi intensi; il tema del disagio mentale e dell'abbandono è svolto dalla Archibugi con sensibilità.

Gugly 29/01/08 20:49 - 1187 commenti

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Film commovente ma non strappalacrime, che descrive un pezzo di percorso che percorrono un medico in crisi personale ed una ragazzina riottosa che rischia di costruire il suo mondo attorno alla malattia; ognuno darà qualcosa all'altro poi, giustamente, la vita li dividerà. Grande l'interpretazione anche di Laura Betti. In generale encomiabile la vera descrizione del reparto di un ospedale italiano, sommessa ma tesa a farti riflettere.

Galbo 10/02/08 11:05 - 12393 commenti

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Bel film di Francesca Archibugi che riesce a trovare il giusto linguaggio per parlare senza retorica della malattia psichica e a descrivere un quadro tutto sommato realistico dei rapporti medico-paziente in un contesto delicato come quello delle malattie mentali. Lo fa attraverso una bella sceneggiatura centrata intorno al protagonista interpretato con molta sensibilità da Sergio Castellitto. E' proprio nella ricerca della causa della malattia della bambina a cui non è estraneo il contesto familiare che va ricercato il cuore del film.

Pigro 17/01/09 11:59 - 9666 commenti

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Giovane psichiatra usa un approccio nuovo per affrontare i problemi di una ragazzina epilettica. La regista affronta con mano salda e sguardo diretto un nodo delicato del sistema sociale, e cioè la gestione delle malattie della psiche, con inevitabile contorno di riflessione sui metodi terapeutici, sulle condizioni materiali, sulle responsabilità (negative o positive) dovute alle dinamiche relazionali o parentali. Un film dignitoso e sensibile, in cui si segnala l'impegno di Castellitto.

Cotola 25/10/09 00:04 - 9043 commenti

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Una delle migliori prove registiche della Archibugi è una bella pellicola in cui si descrivono con pudore, sobrietà e delicatezza il tema della malattia psichica. Non ci sono colpi bassi (è questo è un gran merito) ma forse non colpisce mai davvero al cuore. Buona la prova di Castellitto e degli altri attori. Meritevole.

Mdmaster 16/09/10 19:37 - 802 commenti

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Una, stranamente, buona prova della Archibugi che con poche vie di Roma (San Lorenzo e poco altro) dipinge proprio la Roma che mi ricordo io da piccolo, a contorno della storia di una bimba dall'epilessia anomala e di uno neuropsichiatra dai metodi non proprio ortodossi. Stranamente (e due) bravo anche Castellitto, e così pure il cast di contorno. Pure le musiche fanno il proprio dovere. Raramente si solleva oltre un livello da film tv, ma è comunque toccante e, soprattutto, mai banale.
MEMORABILE: Roma, quando piove, diventa proprio incasinata così.

Nando 4/03/16 08:35 - 3814 commenti

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Il rapporto tra medico e pazienti affetti da disturbi psichici in un film della Archibugi che mostra tatto e delicatezza. L'analisi introspettiva dei personaggi è ben congegnata e gli interpreti si comportano egregiamente. Bravo Castellitto e sorprendente la Fugardi, all'epoca promessa emergente. Una buona pellicola su un argomento non facile.

Paulaster 19/03/18 09:33 - 4419 commenti

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Psichiatra riuscirà a guarire una ragazzina epilettica. Il tema dei disagi e delle malattie infantili è trattato con estrema delicatezza dalla Archibugi che non la mette sulla pietà e, volutamente, a tratti, sa essere realistica. Castellitto non strafà ed è moderato nell'essere insieme medico e compagno di terapia; nota per la giovane protagonista, è credibile nelle sue emozioni. Piccole parentesi più leggere danno respiro alla vicenda.
MEMORABILE: Il cane buttato fuori dalla finestra; Il finale col nuovo paziente; Il ragazzo che vede le righe in aria.

Zio bacco 20/11/17 13:17 - 240 commenti

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A distanza di parecchi anni lo considero ancora uno dei migliori film italiani del decennio. Ottima la prova di Castellitto e della sorprendente Fugardi, all'epoca promessa del cinema. L'Archibugi, che a mio avviso tocca qui l'apice della sua carriera, riesce a imbastire un prodotto molto valido, che dà un affresco veritiero della realtà ospedaliera italica. Il disagio mentale e la ricerca della cura sono affrontati in modo molto profondo e delicato, senza melensaggini inutili tipiche del cinema nostrano d'oggigiorno. Da riscoprire.

Marcolino1 3/02/21 22:32 - 553 commenti

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Appartiene ai proto-ospedalieri su cui si sono formati gli odierni sceneggiati con le medesime tematiche (qui ristrette al peculiare ramo neuropsichiatrico), alcuni di essi traboccati in quasi aberrazioni. Fortunatamente non questo, anche se poco spazio è concesso ai meritevoli attori adolescenti e all'approfondimento dei personaggi da loro interpretati. Lascia delusi l'epilogo inconcludente della vicenda, che resta sospeso. Se non altro si evita il dramma patologico, guarnendo il film con accennati tecnicismi, interrogativi religioso-familiari e crisi funzionali di reparto.
MEMORABILE: Un paziente getta il succo di frutta in faccia a Castellito, che coincide con l'occhio del regista; Il Jack Russel di nome stxxxxx.

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Gabrius79 12/10/22 21:02 - 1427 commenti

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Interessante pellicola ben diretta dalla Archibugi che racconta con pudore e in modo asciutto il tema delle malattie psichiche lasciando il campo libero a un ottimo Castellitto, il quale entra nella parte di un giovane psichiatra con estrema professionalità. Bene anche la giovane Fugardi nel ruolo della paziente e ottima la Betti, che lascia il segno nella parte dell’infermiera più matura.
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  • Discussione Bouvard • 22/08/21 09:39
    Galoppino - 16 interventi
    La professoressa Salmon ha risposto, confermando che in base alle sue conoscenze e ricerche quel passaggio è un falso. Non copio la sua risposta per rispetto della riservatezza, ma lei suggerisce un'ulteriore interpretazione, se non addirittura due: il prete come personaggio bugiardo, e/o persino come archetipo della falsità dei preti che mentono sulla base di finte scritture...

    Rimane da cercare una conferma (e un'"imbeccata" interpretativa) da parte di chi il film lo ha creato!
  • Discussione Bouvard • 22/08/21 09:53
    Galoppino - 16 interventi
    Aggiungo copiando dalla mia stessa risposta alla professoressa:

    Quando il film fu creato e distribuito, era improbabile che la citazione catturasse l'attenzione di uno spettatore & appassionato di Dostoevskij, che questi ne cogliesse il carattere fittizio, e avesse tempo di verificare, comunicare con altri esperti, e magari divulgare la piccola scoperta per discuterla. Improbabile, non impossibile (per esempio avrebbe potuto succedere a un cineforum).

    A me è successo perché stavo cercando una bella citazione per una lezione sulla teodicea nell'ambito di un corso sull'ateismo. La volevo chiara, letteraria, "alta", concettualmente potente. Ricordavo il passaggio del film fin da bambino proprio perché così particolare (la messa, la domanda, il "Signore perché?"...). Ma siccome insegno in inglese mi sono messo a cercarla appunto in una traduzione in inglese. Non l'ho trovata, e poi mi sono accorto che anche i pochi siti che la riportavano in italiano o si rifacevano direttamente al film o si copiavano tra loro.

    Vediamo se scopriamo altro...
  • Discussione Huck finn • 22/08/21 11:33
    Galoppino - 554 interventi
    Molto interessante! Secondo me la spiegazione più logica è che in quel punto serviva una citazione alta e laica con quel significato e per gli sceneggiatori è stato più semplice crearla ad hoc
    Ultima modifica: 22/08/21 11:34 da Huck finn
  • Discussione Allan • 22/08/21 12:36
    Disoccupato - 1338 interventi
    C'è un brano nei Fratelli Karamazov in cui uno dei personaggi si interroga su Dio e la sofferenza degli innocenti. E non sa darsi una risposta al perché anche i bambini debbano soffrire.
  • Discussione Bouvard • 22/08/21 12:49
    Galoppino - 16 interventi
    Allan ebbe a dire:
    C'è un brano nei Fratelli Karamazov in cui uno dei personaggi si interroga su Dio e la sofferenza degli innocenti. E non sa darsi una risposta al perché anche i bambini debbano soffrire.
    Quello del film però è creato apposta per sembrare tratto dall'Idiota, visto il riferimento al suo notissimo protagonista. Comunque la prof. Salmon ha cercato anche nei Karamazov. Il passo archibugiano è semplicemente un falso. La domanda affascinante, ora, è: perché?

  • Discussione Bouvard • 22/08/21 12:52
    Galoppino - 16 interventi
    Huck finn ebbe a dire:
    Molto interessante! Secondo me la spiegazione più logica è che in quel punto serviva una citazione alta e laica con quel significato e per gli sceneggiatori è stato più semplice crearla ad hoc
    Questa interpretazione mi sembra plausible!

    Chissà, se così è stato, se hanno pensato "chi vuoi che se ne accorga?!"
  • Discussione Allan • 22/08/21 14:20
    Disoccupato - 1338 interventi
    Bouvard ebbe a dire:
    Allan ebbe a dire:
    C'è un brano nei Fratelli Karamazov in cui uno dei personaggi si interroga su Dio e la sofferenza degli innocenti. E non sa darsi una risposta al perché anche i bambini debbano soffrire.
    Quello del film però è creato apposta per sembrare tratto dall'Idiota, visto il riferimento al suo notissimo protagonista. Comunque la prof. Salmon ha cercato anche nei Karamazov. Il passo archibugiano è semplicemente un falso. La domanda affascinante, ora, è: perché?

    Mi riferivo al pensiero dovstoeskiano che può aver ispirato il passo del film. Sul perché della falsa citazione e attribuzione all'Idiota, certamente si procede per ipotesi.
  • Discussione Bouvard • 22/08/21 14:42
    Galoppino - 16 interventi
    Allan ebbe a dire:
    Bouvard ebbe a dire:
    Allan ebbe a dire:
    C'è un brano nei Fratelli Karamazov in cui uno dei personaggi si interroga su Dio e la sofferenza degli innocenti. E non sa darsi una risposta al perché anche i bambini debbano soffrire.
    Quello del film però è creato apposta per sembrare tratto dall'Idiota, visto il riferimento al suo notissimo protagonista. Comunque la prof. Salmon ha cercato anche nei Karamazov. Il passo archibugiano è semplicemente un falso. La domanda affascinante, ora, è: perché?

    Mi riferivo al pensiero dovstoeskiano che può aver ispirato il passo del film. Sul perché della falsa citazione e attribuzione all'Idiota, certamente si procede per ipotesi.
    Assolutamente! Ispirato - o essersi prestato. L'astuzia è consistita nello scegliere uno scrittore che un passo del genere avrebbe potuto benissimo scriverlo! Come attribuire a Manzoni una descrizione di un tramonto sul Lago di Como, con una riflessione su Dio, e buttarci dentro il nome di Lucia...

  • Curiosità Huck finn • 3/03/23 13:28
    Galoppino - 554 interventi
    La partita che Arturo (Castellitto) e Aida (Betti) guardano insieme durante una notte in clinica è Roma - Bayer Monaco 1-0 giocata il 31 luglio 1992, amichevole Memorial Dino Viola, amatissimo presidente della società giallorossa morto nel gennaio del 1991. Grazie a Fedemelis per il confronto con il filmato d'epoca.

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  • Curiosità Huck finn • 13/03/23 13:40
    Galoppino - 554 interventi
    Il poster di Francesco De Gregori che Pippi (Fugardi) tiene a fianco al letto corrisponde alla copertina dell'album Scacchi e tarocchi, uscito nel 1985:

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