Bah, cari Ciavazzaro e Ale nkf, sarò l’unico a pensarla così, ma continuerò a pensarlo in eterno: questa serie è bellissima!
Nella seconda metà degli anni ’90 leggevo il Batman quindicinale edito da Play Press, ed era una gioia seguire in tv personaggi come Dick Grayson (ex-Robin, ora Nightwing) e Tim Drake (il nuovo Robin), che avevo da poco scoperto in edicola. Inoltre ho da sempre un debole per Barbara Gordon/Batgirl, ed era bello vederla di nuovo in azione, prima che il Joker la condannasse sulla sedia a rotelle…
A parte il valore affettivo, finalmente ho trovato il cofanetto Dvd con tutti e 24 gli episodi (solo in inglese, purtroppo), e visionando la serie nella sua interezza, devo dire che l’impressione non è cambiata, e non ce n’è un solo episodio che scarterei.
Il disegno s’è fatto ancora più spigoloso e bidimensionale, ma non è una modifica così radicale: già la prima serie guardava allo stile sintetico dei fumetti anni ’30 (vedi Dick Tracy). È stata una sorta di “evoluzione naturale”: lo dimostra il fatto che alcuni personaggi come Due Facce e Harley Quinn sono rimasti praticamente identici.
E sì, le trame hanno perso un po’ dell’amarezza e del pessimismo della serie precedente per favorire l’azione allo stato puro, tuttavia qualche momento decisamente “adulto” ritorna ad affacciarsi. Mi riferisco ad episodi come “Cold Comfort”, con un Mr. Freeze mai così tragico e shakespeariano, “Growing Pains”, dove la love story tra Robin e la ragazzina smemorata ha tutt’altro che un lieto fine, “Mean Season”, amara riflessione sul mito della bellezza e della giovinezza nella società moderna (con un colpo di scena finale a dir poco beffardo), “Old Wounds”, che esplora impeccabilmente le differenze che hanno portato alla rottura del sodalizio tra Batman e il primo Robin, per non parlare di “Mad Love”, la cui versione a fumetti vinse l’Eisner Award (il nobel del fumetto, e scusate se è poco), con un’intelligente tratteggio del personaggio di Harley Quinn (e l’idea del Joker che racconta diverse versioni del suo triste passato è stata ripresa pure da Heath Ledger nel Cavaliere Oscuro).
Gli episodi più “leggeri” non sono certo sgradevoli, anzi sono dei veri gioiellini. Penso a “Legends of the Dark Knight”, che omaggia le atmosfere ed il disegno sia del Btman anni ’50 di Dick Sprang, sia di quello anni ’80 by Frank Miller (che si disse entusiasta d’essere omaggiato da Bruce Timm). Per non parlare di “Girl’s Night Out” dove Supergirl e Batgirl stabiliscono subito una complicità che i loro corrispettivi maschili faticano ad avere, mentre Livewire si accorda subito con Poison Ivy, suscitando la “gelosia” di Harley Quinn. Azione senza tempi morti, qualche tocco d’ironia, un bel colpo di scena qua e là, e personaggi messi a fuoco in una maniera veloce, ma precisa e intelligente: questo è fumetto supereroistico nella sua forma migliore, senza la pesantezza intellettuale dei pistolotti di Christopher Nolan…