Calore - Film (1972)

Calore
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Heat
Anno: 1972
Genere: commedia (colore)
Note: Aka "Heat - Calore". Prodotto da Andy Warhol.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Con HEAT si conclude la trilogia americana di Paul Morrissey, che dopo FLESH e TRASH ritorna, sempre sotto l'egida di Andy Warhol e della sua “factory”, a riproporre il fascinoso Joe Dallesandro nella parte dell'uomo oggetto. Questa volta il nostro, sempre ripreso lungamente e con insistiti primi piani sul volto in modo da renderne l'innegabile magnetismo, è un ex divo TV che, dopo aver recitato cinque anni nel serial “Big Ranch” e aver inciso un disco di successo, è partito per il militare tornandosene a Hollywood da perfetto sconosciuto. Il suo obiettivo è diventare...Leggi tutto attore di primo piano, ma il suo manager pare non trovare nulla per lui. E’ così che, per mantenersi o per cercare agganci nel mondo dello spettacolo, si lascia andare alle avance della padrona di casa e della vicina (Sylvia Miles, che non si fa problemi a mostrare il suo seno appassito), ex attrice che gli permette di rilanciarlo grazie alle sue conoscenze. Lui, passivo e strafottente come solo Dallesandro poteva essere in modo tanto originale e sublime, rimane perennemente deluso e frustrato, rassegnato (ma con qualche impennata d'orgoglio) alla sua funzione di gigolò. Morrissey conferma il suo stile anarchico brillando nel tratteggio di personaggi nel contempo credibili e incredibili. Non c'è imbarazzo nel trattare la sessualità né timore di proporre un film in effetti piuttosto ripetitivo. Si capisce che è un modo di fare cinema lontano dal mainstream, che non sottostando quindi a regole collaudate rischia spesso di annoiare. Ma il disincanto con il quale recita tutto il cast “giovane” è da applausi. Dallesandro è perfetto, unico, e si muove sul set in modo esemplare. Poco influenti le musiche di John Cale.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Herrkinski 24/06/08 19:15 - 8112 commenti

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Terzo e miglior capitolo della trilogia di Morrissey. Qui il grande Joe Dallesandro è al top della forma e mai è stato così adatto in un ruolo. Il film abbandona parzialmente lo stile statico e semi-improvvisato dei predecessori, mantendendo una forma filmica più convenzionale, seppur sempre bizzarra e pregna di situazioni e dialoghi abbastanza assurdi. Molto azzeccati anche gli interpreti di contorno (su tutti la folle Feldman) e la storia si lascia seguire bene, con tante parti ironiche che strappano più di una risata. Bizzarro e anarchico.
MEMORABILE: I due gemelli che si masturbano in continuazione ai bordi della piscina.

Fauno 22/07/09 16:51 - 2212 commenti

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Questo invece mi era piaciuto... Un Dallesandro abbastanza sornione, di bellissimo aspetto e corporatura (a differenza di quello schifo che era in Trash), che non dice di no a nessuna esperienza da polleggio, finge di essere accondiscendente in tutto, salvo mandare a ranare il mondo intero al momento opportuno e lasciare che le paranoie rimangano agli altri, visto che sono loro stessi che se le creano. Simpaticissima la diva sul viale del tramonto e arcistrafurba ancorchè orrenda l'albergatrice.
MEMORABILE: La scena della pistola inceppata, of course!

Lucius 1/11/09 16:58 - 3015 commenti

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Con una regia non hollywoodiana, Morrissey realizza un film interessante soprattutto per la storia che racconta. Una sceneggiatura emblematica e veritiera che vede un baldo giovanotto accondiscendere ai capricci di una diva hollywoodiana, salvo poi cambiare rotta al momento opportuno. Bello l'affresco dell'epoca così come i personaggi di contorno. Apparentemente arrendevole.

Pigro 29/09/10 08:14 - 9666 commenti

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Una specie di Viale del tramonto in versione Morrissey, con un bonazzo che cerca fortuna a Hollywood finendo in letti vari, tra cui quello della diva al tramonto. E' sicuramente il lavoro più maturo della trilogia di Flesh e Trash, ma anche quello che - assumendo una narrazione più convenzionale e una trama più leggibile - perde smalto innovativo. Insomma, dalla sperimentazione si passa alla messa a frutto delle trovate underground in una propsettiva da fiction tradizionale: piacevole ma meno graffiante.

Giùan 14/06/11 17:01 - 4559 commenti

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La versione Warhol's factory del Capolavoro di Wilder diventa, nelle sapienti mani di Paul Morrissey, qualcosa di solo apparentemente effimero e al fondo invece decisamente sostanzioso. Joe D'Allesandro, ex baby star ormai bollito, diventa il noncurante pupazzo del desiderio nelle mani di incanutite virago, degenerate figlie bisex, obese tenutarie di motel, produttori crapuloni e depravati d'ogni risma: segno dei tempi dello show biz insomma. D'Allesandro, sorta di Angelo sterminatore al contrario, è al top del suo magnetismo. Oltre il modernariato.
MEMORABILE: Le scene nella piscina dell'hotel.

Trivex 24/07/13 09:33 - 1744 commenti

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Insomma, un po' deludente. Non ho visto molte opere di Morrisey (grandi film, in particolare il primo, il Dracula assetato e il Barone affamato) ed ero piuttosto curioso. Non manca il fascino dell'insieme: un film ruvido e schietto, farcito di trasgressioni istintuali, rappresentate in una forma che a distanza di anni sorprende e colpisce per quanto efficace. Ma la storia a lungo andare si fa noiosa e anche i lunghi dialoghi che accompagnano, a volte, pure le scene ardite, non sono sempre originali e sostenibili senza tedio. **

Ira72 13/03/17 14:22 - 1313 commenti

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E' un piacere guardare Dallesandro. Non solo per la palese beltà, ma anche per l'assoluta spontaneità che lo accompagna, conferendo così grande autenticità alla pellicola. Credo ci sia molto di vero, data la biografia del personaggio. E chi, meglio del duetto Warhol-Morrissey, poteva esaltare i vizi peggiori dell'essere umano in modo così singolare e originale? Permangono il trash e il grottesco, ma sempre con stile e con una crudezza che lascia attoniti. La forza sta nel valorizzare personaggi borderline che, semplicemente, mettono in scena se stessi.

Teddy 3/01/23 08:49 - 825 commenti

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L’annullamento emotivo di un giovane cantante, la deriva psico-fisica di un’attrice di mezza età, la perdita di coscienza di una ragazza madre. È il verbosissimo viale del tramonto di Morrissey, che dipinge un disincantato e perfido contagio sociale ancora oggi di sconcertante attualità. Inquietanti la Miles e la Feldman, di incredibile disinvoltura Dallesandro.

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  • Discussione Herrkinski • 24/06/08 19:21
    Consigliere avanzato - 2632 interventi
    L'attrice Andrea Feldman morì giovanissima, poco dopo le riprese del film. Secondo fonti attendibili, si lanciò dalla finestra dell'appartamento in cui viveva con la sua famiglia, dopo aver dato appuntamento a vari uomini e ex-fidanzati a quella stessa ora, in modo che potessero vederla piombare sul marciapiede. Pare che avesse un crocifisso in una mano e una Bibbia nell'altra al momento del suicidio.