Latitudine zero - Film (1969)

Romero e Cotten (americani) affiancati da un cast nipponico in un film ispirato alle avventure di Verne. Le riprese subacquee che caratterizzano la prima parte del film sono semplicissime ma efficaci. Essendo un film di Honda i modellini sono immancabili (lo squalo nero, la cabina gialla degli esperimenti...), ma il punto più forte del film è la descrizione della società di Latitudine zero, accompagnata da dialoghi un po' troppo ingenui ma immagini piuttosto belle; e bellissima (contando l'epoca) è la ricostruzione dell'Alpha. Affascinante.

Buoni contro cattivi, con contorno di modellini (la base sottomarina), esplosioni, sassoni rotolanti e laser. Sinceramente, preferisco quando Honda si sbizzarrisce di più coi mostri, anche se qui devo rinoscere che la sceneggiatura è un po’ più curata e studiata del solito. La pellicola si lascia abbastanza vedere, specialmente quando c’è lo scontro tra i due sommergibili; anche se, nel complesso, non va al di là di un prodotto piuttosto mediocre.

Fumettone fantascientifico di poche pretese, che ha negli effetti speciali artigianali e tutto sommato funzionali i pochi elementi di interesse. La trama è banale e soporifera, tanto che più volte ho dovuto combattere contro il sonno: sarà per questo che mi è sfuggito il senso del colpo di scena finale? In fondo quello che rimane è l'affascinante atmosfera anni '60 che induce a chiudere bonariamente un occhio su tutto il resto.

Ispirandosi ad un serial radiofonico di Ted Shederman (che già si rifaceva a una serie di eterogenee fonti, come per esempio Orizzonte perduto - in fondo, Latitudine Zero non è altro che una sorta di Shangri La sottomarina, dove vivono ultracentenari, ma con sembianze giovanili - o il vecchio "Undersea Kingdom", diretto nel 1936 da Eason & Kane), Honda realizza uno spassoso e visionario film fanta-avventuroso, estremamente naif, ma proprio lì risiede la sua forza. Piccolo cult-movie "anni '60" per ragazzini.

Filmettino abbastanza gradevole, ma più per gli effetti speciali che altro. Abbastanza poveri in realtà, ma fatti con grande immaginazione e pulizia e si può quindi passar sopra alla loro palese artificiosità (e poi coi prodotti nipponici il gioco è dichiarato). Si esagera un po' con l'entrata in scena dei pupazzi antropomorfi, ma la vera pecca del film è la mancanza di profondità nei dialoghi e nella storia: ci sono buoni spunti ma mai adeguatamente sviluppati, un vero peccato. Solo per completisti del genere fantascienza...

In questa pellicola Honda mette da parte i mostri che popolano la maggior parte della sua produzione per dedicarsi ad una storia più alla Jules Verne. Si tratta di un fumettone decisamente ingenuo che oggi può esercitare un certo fascino naif, ma che all'epoca probabilmente solo un pubblico molto giovane poteva gradire. Il cast si avvale di interpreti di un certo pregio (Cotten e Romero) che, ovviamente, non forniscono però prove memorabili. Effetti speciali assai caserecci ma funzionali al tipo di spettacolo.

Fantascienza giapponese con alcuni interpreti occidentali per un film che narra di un luogo sommerso dove una comunità segreta vive in pace (e usa oro per gli indumenti e i diamanti come terra da vaso). Ma c'è anche un cattivo, che fa esperimenti e trapianti di organi creando divertenti mostri posticci nel classico stile di Ishirô Honda (malgrado non sia una pellicola sul genere Godzilla). Tipiche del regista sono pure alcune soluzioni esagerate (il bagno che rende immuni ai proiettili, per esempio).