Glory Road - Vincere cambia tutto - Film (2006)

La vera storia dei Texas Western Miners, la squadra di basket del college, formata quasi interamente da neri, che nel 1966 vinse a sorpresa il campionato. Quando si tratta di storie vere sono sempre un po' in difficoltà, anche perchè, come in questo caso, il tutto viene spiegato in maniera diligente e piuttosto esauriente. Il problema è che gli attori non spiccano per interpretazione (tanto che non se ne ricorda uno in paricolare), compreso il coach. Si tocca anche il tasto dolente del razzismo, ma non si va a fondo, limitandosi a un pestaggio.

Pagina di storia sportiva poco nota, quella dei Texas Western Miners, squadra con troppi neri in campo per i tempi, che riuscì a conquistare il titolo universitario di basket. Un film sul razzismo, non troppo duro, che accompagnato dall'azzeccatissima colonna sonora si giostra bene nel raccontare gli eventi, anche se in alcuni punti sembra un po' troppo poco approfondito. Meritevole comunque di visione.

La vera storia di Texas Western, college secondario che vinse il torneo nazionale NCAA contro la superpotenza Kentucky guidata dal leggendario coach Adolph Rupp schierando 7 giocatori neri nel Texas razzista del 1965. Cinema medio di ambientazione sportiva, con attori mediocri e ben poco approfondimento: non c'è dramma e il clima dell'epoca è descritto superficialmente. Non male le scene di gioco. Rispetto al modello di Hoosiers, che qualitativamente rimane ben lontano, nomi e circostanze sono fedelmente riprodotte.

Un miracolo sportivo nel basket universitario americano degli anni 60. Il taglio statunitense è evidente in tutta la narrazione, in cui viene menzionato l'annoso problema del razzismo nel sudista Texas. Valide le scene sportive, anonimi gli interpreti; ma qui si guarda la vicenda.

Una storia vera con tanto di morale: se si lavora assieme (uomini di razze diverse), alla pari, per raggiungere un obiettivo (buono naturalmente) o, come in questo caso, un'importante vittoria sportiva, allora si instaura un legame di vera amicizia che va al di là del colore della pelle. Film girato senza eccessiva enfasi (un pregio) ma stigmatizzando i momenti importanti, in modo da ricreare il clima dell'America del primissimo dopo Kennedy. Rimane impresso, per la scarsa sportività, il comportamento del coach della squadra del Kentucky.

Ricostruzione di un’impresa sportiva realmente accaduta, ma soprattutto di una vittoria contro il clima razzista degli anni ‘50/’60 imperante nel sud degli Usa. Apprezzabili le ricostruzioni delle partite effettuate con attori che conoscono in modo evidente la nobile arte del basket; il film riesce a non scendere nel tecnicismo del gioco, notoriamente di non immediata fruizione. Il razzismo è evidente lungo tutto il film in modo palese e strisciante, clamoroso (tra gli altri, l’episodio dell’entrata in campo con lancio di oggetti e liquidi).

Film di genere ambientato negli anni 60, racconta la vera storia dell'impresa sportiva di una squadra di basket formata da afroamericani. Tecnicamente pregevole nelle sequenze agonistiche, il film è limitato da una sceneggiatura che caratterizza in modo troppo schematico i personaggi e dà alla vicenda un'impronta eccessivamente moraleggiante. Nemmeno gli attori e la regia brillano in modo particolare.

Film sportivo nella norma, narra le gesta di una squadra del Texas che vinse il campionato negli anni 60. Sebbene il tutto sia trattato con cura, convincono poco gli attori protagonisti (forse l'unico di cui si avrà memoria è il coach Josh Lucas), ma forse è una scelta del regista quella di far prevalere il gruppo sul singolo. Si affronta anche il problema del razzismo. Molto buone le scene delle partite di basket (ben curate e parecchio coinvolgenti). Non male.