Vivere! - Film (1994)

Un pezzo di storia cinese, dagli anni '40 al tragico periodo maoista, attraverso le vicissitudini degli abitanti di un piccolo villaggio. Divenuto ormai una celebrità Yimou abbandona i suoi allegorici e stilizzatissimi drammi da camera per un racconto corale e potente, ma squilibrato negli eccessi "veristici" e nell'accumulo matarazziano di disgrazie in serie. Meglio Ju Dou e Lanterne rosse. Ovviamente la censura governativa non apprezzò. Se lo vedete in compagnia di persone con lacrima facile munitevi di anfibi.

Un trentennio fondamentale della recente storia cinese (dagli anni ’40 alla fine degli anni ’60), fa da sfondo alle vicende raccontate in questo film di Zhang Yimou. Il titolo è una dichiarazione di intenti sulla necessità dell’essere umano di sopravvivere al di là delle sovrastrutture ideologiche. Disomogeneo dal punto di vista narrativo, a causa della mescolanza di stili (dalla commedia, al dramma, alle note grottesche), il film si segnala per una buona sceneggiatura e per la valida caratterizzazione dei personaggi. Buona la prova del cast.

La vita di una famiglia cinese dal periodo pre-rivoluzionario in poi, scandita da una serie di disgrazie economiche e familiari che si intrecciano con i drammi della storia. Una saga della sfiga, che non lesina sugli effetti né risparmia i fazzoletti (un paio di morti sono davvero strazianti, la sottoscritta non ha saputo mantenere il ciglio asciutto), raccontata con uno stile classico e lirico assieme, proprio del primo periodo del regista, anche se di bellezza meno folgorante di altre sue opere. Espressivo Ge You, divinamente bella Gong Li.

Trent'anni di storia cinese dalla prospettiva di una famiglia ricca impoverita a causa di debiti di gioco. Magnifiche scenografie (che quasi non cambiano, immagino volutamente, fatta eccezione per la comparsa dei manifesti di Mao), ottimi attori perfettamente in parte e una regia che non eccede mai neanche nei momenti lacrimevoli, sebbene a tratti questa reticenza "all'intrusione" fa incappare in qualche calo di ritmo. La cosa migliore sono forse i personaggi: nonostante tutte le contraddizioni loro e dell'epoca, nessuno è veramente negativo.