Decalogo 5 - Film (1990)

Decalogo 5
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Titolo originale: Dekalog, piec
Anno: 1990
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "Il Decalogo 5". Film ispirato al quinto Comandamento "Non uccidere"

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/10/07 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 14/10/07 23:12 - 1648 commenti

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Quinto episodio. Qui il legame con il comandamento, a differenza di quanto accaduto in altri episodi, è chiaro ed esplicito... Un ragazzo si rende responsabile di un omicidio e viene giudicato e condannato a morte da un tribunale. Il disagio del suo avvocato difensore è evidente oltre ogni ragionevole dubbio, ed il rigore di certe inquadrature mette quasi più a disagio del tema trattato. Esiste anche in versione lunga, col titolo "Breve film sull'uccidere".

Pigro 17/03/09 08:37 - 9666 commenti

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Ragazzo uccide barbaramente un taxista e viene condannato a morte; lo difende un avvocato contro la pena di morte. Una fotografia fosca, acida e spettrale ben si addice a raccontare l'irraccontabile, e cioè la soppressione della vita. Kieslowski realizza con straordinario pathos (l'omicidio del taxista è uno dei più atroci e spaventosi mai visti sullo schermo per la sua inesorabilità) il suo "dei delitti e delle pene" mostrando la barbarie di chi uccide legalmente: una giustizia che pensa solo a reprimere cioè a vendicarsi. Spietato.

Pinhead80 21/01/10 18:03 - 4760 commenti

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Un ragazzo senza un apparente motivo uccide un tassista. Il comandamento del "non uccidere" viene affrontato da Kieslowsky come atto di accusa nei confronti della presunta giustizia. Si pone senza ombra di dubbio contro la pena capitale e lo fa sin dall'inizio. Rispetto ad altri film del genere, vi sono colori che testimoniano lo stato d'animo corrotto dei protagonisti. Notevole perché, pur essendo di facile intuizione la trama, ogni particolare (per esempio quelli della scena finale) aggiunge sempre qualcosa di nuovo e agghiacciante.

Nando 20/05/10 02:16 - 3814 commenti

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Ispirato al V comandamento biblico, il film si pone in maniera netta contro la pena di morte: non c'è differenza tra l'omicidio di un delinquente e l'omicidio di Stato praticato con la condanna a morte. Una lucida analisi descritta con colori varaibili e con dialoghi, inizialmente, poco marcati. Nella seconda parte il film mostra tutta la sua crudezza con scene che colpiscono in maniera decisa. Il tema dell'acqua qui pare dissolversi, eccezion fatta per l'assassinio del tassista ambientato sulle sponde della Vistola.

Cotola 2/09/10 19:36 - 9043 commenti

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L'episodio in cui il legame col comandamento cui si ispira il film è più forte. Ne è venuto fuori una lucida e dura riflessione sulla pena di morte, sulla sua natura schizofrenica e la sua assurda e ridicola pretesa di fare giustizia commettendo un altro omicidio. Alla sceneggiatura riuscita si aggiunge una fotografia magistrale. Una delle "cose" migliori sull'argomento.

Luchi78 14/01/11 13:35 - 1521 commenti

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Lo schema è piuttosto classico: un ragazzo uccide per niente e viene condannato a morte dal potere legale, un avvocato tenta invano di aiutarlo e si ritrova inerme di fronte all'orrore dell'inevitabile accadimento. Con immagini di una crudezza spietata, Kieslowski ci consegna il suo no alla pena di morte. Mi ha coinvolto meno del precedente, comunque efficace.

Giùan 22/08/11 13:12 - 4559 commenti

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Non uccidere. L'episodio più "asincrono" nel Progetto del Decalogo Kieslowskiano, teso programmaticamente a tener lontano riferimenti sociali e parapolitici per concentrarsi sull'interiorità individuale. L'omicidio folle del singolo trova corrispondenza in quello pianificato ma altrettanto gratuito da parte dello Stato. Il punto di vista dell'avvocato paradossalmente toglie forza al film, anche se il suo urlo di rabbia è l'unica risposta di fronte alla morte (da metter in relazione col gesto del padre in Decalogo 1). Grande la fotografia di Idziak.

Enzus79 13/07/12 15:37 - 2896 commenti

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Capolavoro di Krzysztof Kieslowski. Un film scritto e diretto veramente bene. Storia struggente con due scene al limite del raccappricciante: quella dell'omocidio del tassista e l'impiccagione. La drammaticità è rappresentata ottimamente e incredibilmente non annoia.

Mtine 18/05/13 18:34 - 224 commenti

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Kieslowski usa il pretesto del quinto comandamento per esprimere il suo rigetto verso la pena di morte. Tuttavia l'autore del film compie a mio avviso l'errore di piegare la storia al messaggio che vuole dare: non è spiegato il motivo dell'omicidio del tassista, solo perché si vuole dimostrare che l'insensatezza del crimine del singolo è pari a quella dello stato. Il risultato è l'opera di un filosofo, di un giurista, di un pensatore e non di un artista e dunque il film, pur ricco di simboli e significati, è narrativamente quasi inconsitente.
MEMORABILE: La prima apparizione del personaggio misterioso.

Daniela 18/09/14 16:57 - 12662 commenti

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Due morti atroci: la prima "privata", provocata dal caso, portata a compimento con fatica e goffaggine; la seconda "pubblica" anche se si svolge in un luogo appartato, efficiente ed organizzata secondo un rigido protocollo. Anche se la prima è frutto di un'azione criminale e la seconda l'esito di un processo con tutti i crismi della legalità, nessun dubbio che si tratti in entrambi i casi di omicidio, tanto che il personaggio dell'avvocato rischia di apparire quasi troppo esortativo all'interno di una rappresentazione lineare e volutamente asciutta in cui le immagini parlano da sole.

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Paulaster 9/03/16 09:49 - 4419 commenti

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L'uomo legifera per insegnare una condotta e lo fa anche condannando alla pena massima, ovvero la morte; ma lo stesso uomo non impara mai la lezione dagli altri e commette crimini. Analisi di un quadro spietato che è intollerabile per Kieslowski, ma bisognerebbe analizzare la natura umana che ci sta dietro prima di demonizzare il ruolo della giustizia. Fotografia con colorazioni che danno astrazione e riprese senza simboli per andare dritti al punto e al patibolo.
MEMORABILE: I piccioni fatti volare via; La pietra gettata dal ponte; Lo sguardo del tassista morente.

Hackett 5/01/18 10:22 - 1867 commenti

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Episodio crudissimo, a tratti sconvolgente. Ci si interroga sull'eterno dilemma della pena di morte e della sua eticità. Il sentimento di odio nei confronti del protagonista che uccide con lucida efferatezza un innocente si deve poi mescolare nel finale con un altrettanto lucida e calcolatrice giustizia. Kieslowski questa volta, per voce del personaggio dell'avvocato, esplicita la sua posizione. Ma il pugno allo stomaco causato dall'intera vicenda si sente.

Lou 18/02/19 14:28 - 1121 commenti

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Potente atto d'accusa contro la pena di morte, che Kieslowski mette in atto con coraggio ponendo a confronto la barbara uccisione di un taxista da parte di un giovane sbandato con l'altrettanto barbara esecuzione di quest'ultimo in nome della giustizia polacca. La visione è di forte impatto, cruda e soffocante, anche per il ricorso a una fotografia a tinte fosche che rende ancor più livido e disperante il contesto.

Bubobubo 20/02/19 22:45 - 1847 commenti

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La tirata conclusiva dell'avvocato contro il taglione di stato, oltre a risentire evidentemente del clima politico degli anni precedenti, si ammanta di un'aura quasi dostoevskijana nel procedere per strappi, con passione, riassumendo al meglio (e non senza un filo di didascalismo) il messaggio del film. Opera potente, sgradevole, infettata dalle gradazioni di grigio e di ocra che predominano sulle tetre ambientazioni delle periferie polacche degli anni '80. L'omicidio del tassista, per goffaggine e insensatezza, quasi ricorda Angst.

Mickes2 28/04/20 21:34 - 1670 commenti

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Nell’abbagliante bellezza della città vecchia di Varsavia filtrata attraverso la meravigliosa fotografia chiaroscurale di Idziak, prende forma una durissima riflessione sulla pena di morte in quanto unica possibile punizione alle atroci malefatte dell’uomo. Ma è una conclusione finale, vendicativa e senza appello che esclude l’umanità anche dagli esecutori: uno Stato-giustizia dittatoriale incapace di prevedere, sostenere e imparare dagli errori compromettendo il proprio futuro. Oggi ancor di più, un lavoro impressionante.
MEMORABILE: Tutta la parte finale; L'immagine della bambina del ritratto nella Rynek Starego Miasta di Varsavia.
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