Con un cast da capogiro (Ben Gazzara, Anjelica Huston e Mickey Rourke tra gli altri), Vincent Gallo dirige e interpreta il suo primo film. Opera toccante e profonda che gioca molto sulle ottime interpretazioni e su una sceneggiatura (sempre di Gallo) del tutto peculiare. Il protagonista-regista fa un ottimo lavoro su entrambi i fronti, la fotografia è bellissima, autunnale, fredda e la delineazione dei personaggi è perfetta. Un piccolo gioiello che va in profondità nell'anima.
Vincent Gallo stupisce per il sapiente uso della macchina da presa, per lo stile molto personale di regia e per le trovate di sceneggiatura che tengono il film in bilico tra il dramma intimista e la commedia dai toni grottesco-surreali. Cast di prim'ordine tra i quali un eccellente Ben Gazzara e una dolce Christina Ricci, che viene travolta e sballottata per tutto il film dal protagonista (interpretato da Gallo). Ottimo esempio di cinema fatto con pochi mezzi ma con splendidi risultati. Anche le musiche sono composte dal regista-attore.
Billy Brown (Vincent Gallo) esce di prigione in una gelida fotografia meravigliosa... la neve, la solitudine... e poi via di cornici che si aprono a ricordi, note malinconiche, jump cut in cerca di un bagno dove pisciare... la rabbia, la desolazione, la violenza.. asimmetria dietro i ciechi genitori e simmetria per l'amore.. progressione ed esplosione. Gallo stupisce per aver scritto, diretto, musicato e interpretato uno dei migliori film degli ultimi 20 anni: non male per essere il suo primo lungo! Complimenti per i costumi (gli stivaletti rossi sono strepitosi).
MEMORABILE: Billy: If I find out you go near my locker, I swear to God I'll give you a karate chop right in the head.
A primo impatto le sbilenche e folli inquadrature sommate a dialoghi nervosi, deliranti e ripetitivi farebbero presagire un'opera sostanzialmente troppo ambiziosa, invece Gallo spiazza tutti mostrando una granitica consapevolezza del mezzo, creando un clima straniante ed alienato in perfetta simbiosi con la fragilità psichica dei personaggi. Fra "incantevoli" scorci della periferia americana, un balletto surreale di tip-tap e un pre-finale che colpisce sotto la cintola, Gallo dirige una delle opere più dolorose e sentite dell'ultimo ventennio. Struggente e visivamente perfetto.
MEMORABILE: Christina Ricci alle prese con balletto surreale di tip-tap; Gallo e la Ricci nel letto del motel.
Buonissimo esordio di Vincent Gallo alla regia. Una storia triste ma che in fondo mi ha coinvolto. Ci sono momenti anche ilari (tipo l'incontro con la famiglia). Bravi gli attori, splendida la colonna sonora. Certi film sono meglio di certi "carrozzoni" con effetti speciali.
L'incontro di due anime sole (lui appena uscito di prigione e determinato a farsi giustizia, lei che si lascia sequestrare e lo scarrozza in giro per la città). L'esordio alla regia di Vincent Gallo è un'opera affascinante, quasi surreale, ambientata nella provincia americana più sporca e squallida. Gallo oltre che regista è anche (bravissimo) protagonista. Al suo fianco una Ricci un po' seduttiva un po' bambina. Ottimi anche Gazzara e la Houston.
MEMORABILE: Il pranzo dai genitori di Billy; La scena della vasca da bagno; Due colpi di pistola allo strip club.
Semplicità, poesia, sensibilità. Qualità che questo film possiede in abbondanza. Una piccola storia di miseria e dolcezza e di anime perse che forse si ritrovano, attraverso i luoghi della grande solitudine americana. Gallo e la Ricci strepitosi; notevole anche Ben Gazzara nel ruolo di un padre non proprio modello. Anche l'espediente di mostrare i pensieri del protagonista attraverso l'aprirsi di piccole finestre con scene diverse, che in altri film avrei giudicato didascalico, qui è del tutto funzionale alla storia. Gallo è un grande.
Il caleidoscopio di idee e sentimenti di Gallo si ripercuote sul suo personaggio e la regia, trovandosi a suo agio tra il reale e il surreale. Dialoghi di intensità, passando dalla lucida cattiveria fin ad arrivare al bisogno affettivo, aiutati da una brillante Ricci e dalla schizzata coppia di genitori. Ambienti desolanti, fotografia fredda e drammi in primo piano, richiamano inquadrature già viste in Scorsese.
MEMORABILE: Ben Gazzara che canta; Le differenti riprese intorno al tavolo; Christina Ricci che balla al bowling.
Difficile spiegare perché funziona, eppure funziona eccome! Forse perché la confezione, scarna, poveristica e con alcune soluzioni tremende (i quadri dei flashback) sembra rispecchiare pienamente il personaggio, che a sua volta rimanda al regista, in un circolo godibilmente ironico e straniante che comprende anche cammei folgoranti e improvvisi attimi di genio (la sparatoria). E poi, cosa non da poco, con un semplice spunto di partenza (ma con due personaggi incisivi) si va avanti per un'ora e tre quarti senza un attimo di stanca. Molto bello.
Pedinamento pachidermico e nervoso, ricognizione umorale nell’America fredda e desolata per un Vincent Gallo che qui scrive, dirige e interpreta un esordio coi fiocchi, seppur imperfetto. Incontro di due anime identiche nel loro smarrimento, reietti alla fase embrionale dove i traumi di un passato famigliare turbolento si trasformano in psicosi, alienazione e voglia d’evasione. Una pericolosa, grottesca chiusura verso il mondo tenuta viva da una moderna fata Turchina, bambina seducente, dolce angolo in cui potersi finalmente rifugiare.
Opera prima per Gallo che presto trasforma la pellicola in un mero esercizio di stile per dimostrare la sua perizia: riprese con mdp fissa, piani sequenze, audio a presa diretta, filtri e molto altro. Il problema è che non c'è una vera storia di base (di Gallo anche soggetto e sceneggiatura); e quando manca la storia non bastano tutti i virtuosismi del mondo a rendere decente una pellicola. Ha il suo fascino sicuramente, le immagini rispecchiano appieno l'irrequietezza del personaggio e il cast è davvero vincente, ma arrivare in fondo è dura.
Un susseguirsi di inquadrature una più incantevole dell'altra, tanto da sfiorare la pura masturbazione intellettuale di Gallo e l'esercizio di stile, ci mostrano la non-storia di una sorta di Sindrome di Stoccolma sporcata da quanto di più banale ci possa essere. A rendere il film unico è, oltre allo stile strepitoso e a una recitazione (specie Gallo, attore-regista) eccellente, la passione che i protagonisti sembrano sprizzare da ogni poro e il loro coinvolgimento in un dramma di epiche proporzioni. Capisco il finale, ma non lo apprezzo.
Appena uscito dal carcere, Billy Brown (Gallo) è intenzionato a vendicarsi del giocatore di football corrotto che gli ha fatto perdere la scommessa della vita; ma è la vita stessa di Billy a essere una scommessa, schiacciato dalle arroganti pretese di due genitori anaffettivi, dall'incapacità di relazionarsi con l'altro sesso, da una naturale timidezza d'animo... La geniale intuizione del regista e protagonista Gallo è trasformare il formato da road movie in una statica, tormentata esplorazione del sé: ne risulta un dramma tanto più intenso quanto apparentemente costruito sul niente.
MEMORABILE: Tip-tap a ritmo di "Moonchild" dei King Crimson; Massacro immaginato sulle note di "Heart Of The Sunrise" degli Yes.
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DiscussioneDidda23 • 29/07/11 16:12 Contatti col mondo - 5798 interventi
Si Jandi intendevo Essential Killing come non distribuito in Italia.
Apprendo solo ora che This is England dopo aver vinto il premio speciale della giuria a Roma nel 2006 ,hanno deciso di distribuirlo in Italia e dovrebbe essere al cinema dal 26 Agosto 2011.
Magari vedremo il film con Gallo nel 2016..Fanno uscire talmente tanta sporcizia e non distribuiscono opere di autori importanti o opere premiate ai festival.Per me è un atteggiamento scandaloso.
Galbo ebbe a dire: Anch'io credo di averlo visto ma non ricordo nulla, non so se sia reperibile da qualche parte, indagherò....
vedo che a tutti è rimasto molto impresso sto film :-))
DiscussioneDidda23 • 21/07/12 01:53 Contatti col mondo - 5798 interventi
Strepitoso.
MusicheZender • 7/09/12 09:10 Capo scrivano - 47698 interventi
Due grandi pezzi progressive fanno da sfondo a due importanti scene del film, e una ltro è scelto per la chiusura.
Moonchild, dal primo storico album dei King Crimson "In the court of the crimson king" (considerato il primo prog album della storia), viene utilizzata quando Christina Ricci azzarda un tip tap al bowling in un'atmosfera surreale. Il pezzo dei Crimson in realtà dura 12 minuti, qui viene ripresa solo la parte cantata da Greg Lake.
La lunga intro strumentale di Heart of the sunrise degli Yes (dal disco prog forse più celebrato di sempre, ovvero "Close to the edge") fa da sottofondo alla scena visivamente più ricercata, ovvero l'incontro di Gallo con Scott Wood.
Ancora un dolcissimo pezzo "prog" per i titoli di coda, che attingono dal primo disco ancora degli Yes (intitolato semplicemente... "Yes") per chiudere in bellezza: si tratta della dolcissima Sweetness, con un irriconoscibile (e giovanissimo) Jon Anderson on vocals.
Mi spiace molto, altra grave perdita, la sua immagine era legata al film cult "Un mercoledi da leoni" dove insieme a Katt e Busey volava sulle onde con il surf. Purtroppo poi non e più riuscito a rimanere (mai più parola fu adeguata) a rimanere sulla cresta dell'onda, tra problemi personali e di salute.