Se tralasciamo una casuale compartecipazione in ANNIBALE otto anni prima, DIO PERDONA... IO NO! è il primo film che vede insieme la futura coppia d'oro Bud Spencer/Terence Hill. A scovarne il potenziale è Giuseppe Colizzi, regista e sceneggiatore del film che personalmente si occupò di rintracciare Bud Spencer, assente dalle scene proprio dai tempi di ANNIBALE e che il western non l’aveva mai fatto. Una scelta azzeccata, che il pubblico premia con incassi strepitosi (Colizzi con i due firmerà infatti un'intera trilogia pre-Trinità...Leggi tutto) non dovuti alla sola presenza di Hill, allora stella nascente del genere. Lo stile di Colizzi è piuttosto personale e verrà mantenuto inalterato anche nei successivi, ma meno riusciti, I QUATTRO DELL’AVE MARIA e LA COLLINA DEGLI STIVALI: una messa in scena non ricca ma nemmeno misera come nei tanti spaghetti western coevi, un'attenzione insolita per i particolari di costume (la banda al funerale, ad esempio), le prime timide gag inserite tra una sparatoria e l'altra, dialoghi ragionati e meno approssimazione del solito nell'elaborazione del soggetto. I difetti connessi sono comunque tanti, in primis una lentezza congenita allo stile del regista che impedisce di godere appieno della già carente azione. Colizzi sembra insomma troppo ambizioso rispetto alle sue reali possibilità, finendo per penalizzare il necessario coinvolgimento. La coppia Spencer/Hill ha già modo di affrontare i primi battibecchi denotando le prime avvisaglie di una straordinaria affinità destinata ad aumentare film dopo film, anche se qui il vero interlocutore del protagonista, Hill, è Frank Wolff. Le scazzottate, ancora brevi e sporadiche, sono comunque di rara violenza e realismo. Sguardi e atteggiamenti sono ancora quelli del western serio.
Nascita di un sodalizio fra i più fortunati della storia del cinema italiano (e non solo), e primo capitolo di una trilogia fra le meglio riuscite del western di casa nostra: peccato che Colizzi si sia sostanzialmente limitato ad essa. Siamo per fortuna lontani dalla parodia sgangherata, questo è un vero spaghetti-western, sporco e cattivo, uno dei migliori del periodo. Frank Wolff/San Antonio (!), come di consueto, è un gigante e un super-carognone. E quei due lì si intendono già a meraviglia. Ottimo.
Grande spaghetti western con un Frank Wolff (Bill Santantonio) strepitoso nella parte del villain di turno. Pellicola che ha visto la nascita dell'inossidabile duo Hill/Spencer, con il primo qui cupo e scaltro e il secondo più bonaccione e facilmente raggirabile. Da vedere.
Tecnicamente qui inzia l'epopea di Bud e Terence sotto l'egida del loro mentore Colizzi. Nella pratica non è proprio così visto che il film vive dell'avvincente scontro sia ravvicinato che a distanza tra Hill e uno scoppiettante, avidissimo Frank Wolff. Spencer è più defilato e deve accontentarsi del ruolo da terzo incomodo al suo esordio nel western. La prima parte coi lunghi flashback è spiazzante ma quando inizia la vicenda vera e propria ci si può godere una pellicola che sfruttando tutti i clichè del genere regala comunque un buon spettacolo.
Non male questo spaghetti-western. La coppia Hill-Spencer qui fa sul serio, è quindi ancora lungi dal diventare un duo comico (seppur qualche battibecco lo lasci presagire), ma già si intravede l'alchimia tra i due attori. Hill, coi suoi occhi glaciali, è una discreta risposta italica al personaggio di Eastwood nella trilogia di Leone; ma Colizzi in regia invece non è Leone, seppur diriga con un certo mestiere. Abbastanza violento e teso, il film è uno dei migliori esempi del genere e quindi merita di sicuro una visione per gli appassionati.
Western post-leoniano diretto da Colizzi, che esordisce nel genere insieme alla coppia Hill-Spencer. I richiami ai western italiani precedenti sono numerosi (la struttura narrativa, le caratterizzazioni dei personaggi, i ppp degli occhi, Hill con look e atteggiamenti à la Eastwood), ma si avverte già quel tocco personale che diventerà cifra stilistica del regista. Il grandissimo Wolff impera; decisivi contributi della giunonica Rovere e delle inconfondibili facce di Martin, Brana, Capitani, Barboo.
Viene ricordato principalmente per essere stato il primo film della coppia Spencer e Hill, ma i suoi meriti vanno sicuramente al di là di questo (anche se il momento cult è proprio la prima scazzottata tra i due). Buona la trama, bene tutti i protagonisti: Hill si ispira chiaramente a Eastwood, Spencer invece è già il forzuto-scorbutico, ma dalla parte dei buoni, che sarà negli anni a venire. Bello anche il finale...
MEMORABILE: Bud e Terence si affrontano in riva al fiume...
Primo "spaghetti western" intepretati dal duo Terence Hill e Bud Spencer diretti da Giuseppe Colizzi, il loro vero scopritore. I due non hanno ancora raggiunto la piena affinità e sono lontani i toni di commedia farsesca che segneranno la loro collaborazione ma il film, a parte alcuni momenti di "stanca" è piuttosto divertente e godibile.
Un grande Frank Wolff, che nelle scene con Spencer e Hill dà autentiche lezioni di recitazione: questo il punto di forza della pellicola, ben girata, con scorci paesaggistici (siamo in Almeria, Spagna) oltretutto ammirevoli. I morti non mancano, ma si vede bene la voglia di evadere dalla semplice, cruda violenza degli spaghetti western canonici. Polposa e morbida Gina Rovere, in un ruolo che le si addiceva perfettamente. Il locandiere del primo saloon è l'indimenticato Remo Capitani. Un plauso per le musiche.
"Per qualche ragione chimica misteriosa il film funzionò bene" (Marco Giusti nel suo dizionario sullo spaghetti). In effetti è difficile capire cosa possa avere portato il film, non proprio riuscito, a incassare oltre 2 miliardi di lire nel solo 1967. Sembra un'imitazione non riuscita di Leone, con lentezze che però non vengono riempite dall'èpos né dall'attesa, ma dalla noia. Certo, Wolff è bravissimo, Spencer funziona (Hill non ancora: è troppo simil-Eastwood), ma assai frequente è l'impressione che si giri a vuoto. Panorami stupendi.
MEMORABILE: Il lago increspato ove si incontrano Spencer e Hill.
Dove tutto ebbe inizio. Questo è il primo film in cui compare per la prima volta la coppia Spencer-Hill ed è davvero un buon prodotto. Film "notturno" che mantiene una sua freschezza con gli anni. Costruito con bravura da Colizzi (che tiene conto della lezione di Leone) ha i suoi punti di forza nei paesaggi, nelle musiche e in protagonisti che rispondono bene al ruolo (un Wolff gigantesco). Terence Hill ancora troppo vicino al Clint Eastwood leoniano, ma nel complesso tutto funziona senza mai annoiare. ***
MEMORABILE: Il primo incontro dei protagonisti. La loro scazzottata; La chiaccherata di Doc con il vecchio becchino-orologiaio.
Il primo film con Bud Spencer e Terence Hill protagonisti: siamo ancora dalle parti del western più serio e violento (con molti richiami al Buono, il brutto, il cattivo), ma Colizzi scrive una storia appassionante e sa dirigerla con pochi mezzi. Wolff è un cattivo straordinario, la colonna sonora si fa ricordare e Bud e Terence iniziano già a predisporre alcuni battibecchi che poi diventeranno il marchio della coppia. Cult, ma I quattro dell'Ave Maria gli è superiore.
L'essere il film che ha inaugurato il lungo e fortunatissimo sodalizio tra Bud Spencer e Terence Hill (qui a dire il vero non protagonisti assoluti) probabilmente ha contribuito a sottostimarlo. I primi battibecchi tra i due anticipano parzialmente quello che diventerà un vero e proprio leit-motiv, ma questo è ancora uno spaghetti-western improntato alla serietà, con una storia ben costruita e dialoghi solidi. Qualche momento di stanca c'è, ma Wolff è un antagonista notevole e anche la colonna sonora non demerita. ***1/2.
MEMORABILE: Il primo incontro tra i due; Il becchino orologiaio; Il finale.
Il primo film che vede protagonista la coppia Bud Spencer e Terence Hill è uno spaghetti western di ottima fattura. I pregi della pellicola sono la sceneggiatura (dello stesso Colizzi) e la fotografia, bellissima soprattutto nelle scene notturne. La trama è avvincente e si può definire, per certi versi, contaminata dal genere noir (basti vedere i continui flashback iniziali e i ribaltamenti di situazioni). Anche se nel complesso ogni tanto il film procede in maniera troppo lenta il risultato finale è decisamente godibile.
MEMORABILE: L'entrata in scena di Terence Hill, al tavolo da poker.
Il film dove Spencer e Hill si incontrano la prima volta ma dove non fanno ancora coppia dato che devono spartire la scena con il grande e rabbioso Frank Wolff. Tra Hill e Spencer nasce miracolosamente la scintilla dell’intesa ma Giuseppe Colizzi se li ritrova insieme per caso dato che lui aveva dapprima scelto Peter Martell (infortunatosi prima del film) nel ruolo di Hill. Grande sceneggiatura, toni crudi, atmosfera cupa, spari e botte come piovesse, Colizzi onora tutte le regole del western leonino. C’è anche il mexican standoff prima della fine.
A questo punto mi chiedo se non sia stata un'arma a doppio taglio far convogliare il duo verso il comic western (senza nulla togliere a Barboni), perché già I quattro dell'Ave Maria in certi punti lo avevo visto nettamente superiore, ma per questo il paragone è improponibile... Già la prima scena non ha nulla da invidiare a un thriller e i piani di Morton sono quanto di meglio si possa chiedere a qualsiasi western, ma soprattutto la violenza è talmente concreta da insidiare molto da vicino quella del primo Leone. Da rivalutare assolutamente.
MEMORABILE: La confessione finale di Morton, interpretato da un ottimo Frank Wolff.
Il sodalizio Spencer-Hill era partito più serio, che faceto. Qui infatti i due protagonisti hanno poca voglia di ridere, o di prendere in giro gli sfortunati che incrociano il loro cammino; e visto il trattamento che gli verrà riservato, soprattutto verso la fine della pellicola, il loro comportamento è più che giustificato. E' un western onesto, ben calibrato e con un cattivo (verme di prima scelta) all'altezza delle aspettative. Il rapporto conflittuale tra i due compari forzati (uno riflessivo, l'altro totalmente istintivo e irruento) completa l'opera, consegnandoci un buon film.
MEMORABILE: Uno nel pozzo, l'altro bruciacchiato dal sadico bestione; Tentativo di spegnimento della miccia con i denti, visto che gambe e braccia sono andate.
Il primo della "trilogia Colizzi". Si intravvedono in questo film i primi segni di transizione tra il western classico e lo spaghetti; la coppia Hill-Spencer è ancora in divenire ma si intuiscono sviluppi positivi. Belle ambientazioni, molte inquadrature alla "Leone" dei volti, discreti movimenti di macchina, una colonna sonora forse un po' troppo "impegnativa" con tanto di cori di stampo operistico.
Anche se impercettibili, le differenze tra questo spaghetti western e i tanti altri (lasciando da parte quelli di Sergio Leone) sono sostanziali. Non si può nemmeno dire che il successo del film sia merito della presenza del duo, per la prima volta assieme. Il successo è dovuto invece alla serietà. Alla serietà generale con cui è stato concepito e organizzato il film, partendo dalla scelta delle location fino ad arrivare a una sceneggiatura degna di tale nome, passando per una buona regia, interpretazioni eccellenti e... uno sguardo a lavori precedenti.
Un western piuttosto sudicio e crudo, in stile Fulci, quello interpretato dalla coppia che diverrà famosa con pellicole più leggere (ma che già si trova a proprio agio con le scazzottate che li accompagneranno per tutta la carriera). L'intreccio è interessante come la regia di Colizzi, che regala alcune buone sequenze particolarmente crude.
Esordio della coppia Bud Spencer-Terence Hill in un film girato a basso costo ma che ha tutte le carte in regola per farsi ricordare. Bud appare poco, ancora non è perfettamente affiatato con Terence che nella parte del duro è fenomenale oltre che in formissima; il cattivo di Wolf è memorabile. Personalmente avrei inserito il titolo in una delle battute del film.
Primo incontro di una coppia che non sa ancora di essere tale. Balza all'occhio il vantaggio di Spencer (che grazie alla prepotente fisicità già impone al suo personaggio una caratterizzazione molto personale) su Hill (che invece appare un mero supplente intercambiabile di Eastwood o Nero). Non mancano gli eccessi fumettistici (nelle botte e nelle sparatorie), ma questa ennesima variazione di macguffin leoniani è interessante per il tono drammatico che, in retrospettiva, sortisce un effetto straniante. Da conoscere.
MEMORABILE: Hill con la corda al collo trascina il cavallo, al contrario di quanto farà Trinità; Bud ne prende più di quante ne dia.
La definizione di western spaghetti calza alla perfezione a questo film ricco di rimandi a produzioni più importanti e a tecniche di ripresa inevitabilmente prese da altri talché collegare Hill a Eastwood e non sentire la mancanza di Van Cleef nella taverna messicana (?) è praticamente impossibile. Ciononostante il prodotto è (para)dignitoso, anche se niente aggiunge a quanto già visto o letto anche nei fumetti di genere. Assenti gli immancabili fagioli per il grande Bud.
MEMORABILE: Il generico "morto" sulla panca del treno che muove impercettibilmente la bocca.
Film che ha il merito di aver creato una delle coppie più vincent di sempre, Hill/Spencer. Forse non il miglior film girato dai due, ma impossibile negare come sin da subito la regia e la sceneggiatura riescano a trovare le caratteristiche che renderanno i due attori celebri in tutto il mondo. Forse ci sono dei momenti di stanca di troppo (ma non è raro trovarne, nei western), ma gli sviluppi della storia (meno lineare del solito) e alcune scene (la tortura nel pozzo, la fuga nel fiume) ne fanno un film di livello superiore.
MEMORABILE: Le location, situate in Spagna ma di fatto quasi identiche a quelle nella Death Valley e a Lone Pine, dove sono stati girati tantissimi western.
Titolo importante, in quanto debutto di una coppia destinata a un grande avvenire. Il personaggio di Hill è ancora piuttosto derivativo, ma Spencer mostra già le caratteristiche che l’avrebbero reso un beniamino del pubblico, sia pure nel contesto serio e violento degli spaghetti western degli anni ‘60. Wolff è un antagonista spietato come da copione. L’esordiente Colizzi dirige con mano sicura, anche se il ritmo non è trascinante. Musiche solenni di Rustichelli dietro pseudonimo ispanico.
MEMORABILE: L’arrivo del treno alla stazione; Il pellicciotto di Bud; L’orchestra di ottoni; Le torture.
Che abbia fatto nascere o no la coppia di Bud Spencer e Terence Hill (anche se il vero protagonista è solo quest’ultimo), è un buon film. È lontano dal lato comico che emergerà tre anni più tardi in Lo chiamavano Trinità, ma si sente un lieve tono ironico. La prima parte, in cui Bud Spencer è un po’ defilato, è piuttosto lenta, mentre a partire dalla seconda metà il film si fa molto più coinvolgente, specie durante le torture dei protagonisti.
Primo della trilogia con Cat & Hutch, contiene sparatorie, azione, violenza sanguinante e scazzottate. Terence Hill nei panni di un pistolero duro e Spencer in quello del gigante meno duro mostrano talento, ma sono ancora molto lontani dai loro classici personaggi che nasceranno in Lo chiamavano Trinità; comunque, a posteriori, se ne può già respirare la chimica. Trama piuttosto complessa con vendetta, false accuse, caccia al tesoro e svolte narrative per mezzo di flashback. Non è affatto un gran film, ma nemmeno uno dei peggiori della coppia.
Sergio Leone aveva lasciato il segno nella nascita dello spaghetti western, Colizzi lo perfeziona, una nuova coppia lo rende mitico. Più lo si guarda, più ci si accorge quanto il film sia un gioiello per questo genere: ricco di colpi di scena, il continuo ricorso ai flashback nella parte iniziale, pallottole esplose senza troppa violenza, qualche pugno già ben assestato... Da antologia i primi piani sugli occhi di Terence Hill; Frank Wolf, nel prendersi gioco delle sue vittime deridendole per poi sfoggiare la sua perfidia, non si lascia tuttavia odiare.
MEMORABILE: La ricostruzione dell'assalto al treno disegnata sulla sabbia; Il duello tra le fiamme e i vari flashback di Hill; La tortura nel pozzo; La dinamite.
Primo storico film della coppia Bud Spencer - Terence Hill, ma siamo in pieno periodo spaghetti western quindi le loro proverbiali allegre scazzottate, a parte qualche piccolo momento, sono bandite. La trama western funziona tra stereotipi del genere e qualche interessante novità, anche se qualche scimmiottamento è fastidioso, vedi Terence che cerca di imitare Clint Eastwood senza averne il carisma. Ottima la musica di Rustichelli, e sempre importante l'apporto di Frank Wolff. Non c'è tantissimo divertimento ma è un western onesto e discreto che un'occhiata la merita.
Galeotto fu il film e chi lo diresse! Colizzi benedice col piombo una delle coppie più celebri della storia del cinema anche se per una volta quello che brilla di più è un poliedrico Wolff nei panni dell'antagonista, che mette a frutto l'esperienza accumulata su set importanti. Uno spaghetti western ben fatto, che si inserisce a buon titolo fra i migliori esempi del genere rispettandone i canoni principali. Anche la storia mantiene una sua originalità, mentre la ost di Rustichelli forse riecheggia troppo le atmosfere leoniane. A suo modo un cult. Visione consigliata.
Un Terence Hill in versione Joe lo straniero e poi Wollf, un cattivo scaltro e intelligente ma circondato da una banda di idioti. Prova superlativa la sua, attore tormentato che purtroppo si inflisse una fine terribile. E poi lui, Bud Spencer, il gigante che già faceva le prove per i tanti cazzotti a venire. Regia che pecca di qualche lungaggine ma che compensa con una buona messa in scena, curata nei dettagli e sempre credibile. Fa un po' strano sentire Terence Hill con la voce di Graziani, ma forse in questi western "seri" ci guadagna. Bel film.
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Sull'autorevole sito internet -SPAGHETTI WESTERN DATABASE (S.W.D.B.)- Quentin Tarantino lo ha citato citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la sua carriera registica.
Uscito in onesto dvd per la defunta General Video, si trova ancora. Se non c'è il bravo edicolante, cui far ordinare l'arretrato numero 4 della serie Fabbri.
HomevideoZender • 19/06/09 18:03 Capo scrivano - 47726 interventi
Direttamente dalla sempre più prestigiosa Geppo collection di Germania ecco la rara fascetta vhs di DIO PERDONA... IO NO! etichetta: TECHNOFILM.
DiscussioneDusso • 1/07/12 10:20 Archivista in seconda - 1830 interventi
Il master utilizzato è quello inglese, più nitido e più pulito evidentemente di quello italiano. Qualità audio/video buonissima, per non dire ottima.
durata 1h48m32s : versione integrale.
Discreti gli extra, consigliato, peccato per il menù in 4:3, ma cmq non cambia la sostanza.
CuriositàZender • 2/08/13 15:22 Capo scrivano - 47726 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film, con lettura del pensiero allegata:
CuriositàFauno • 28/06/16 00:11 Contratto a progetto - 2742 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, un altro flano del film:
DiscussioneAlex75 • 21/05/18 17:08 Call center Davinotti - 709 interventi
Molto interessante, dato che i titoli che il film di Colizzi si è lasciato dietro sono spesso di prim'ordine e a volte celebri. Mi chiedo quanto abbia giocato il "passaparola" nel contribuire al successo del debutto della coppia Spencer-Hill.