Kundun - Film (1997)

Kundun
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/09/07 DAL BENEMERITO CAESARS
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Caesars 20/09/07 14:51 - 3778 commenti

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Storia del 14° Dalai Lama (in tibetano Kundun) diretta dal grande Martin Scorsese. Bisogna dire che il film è ben girato, ma risulta troppo lento e pesante in alcune parti, quindi potrebbe scontentare una parte di pubblico. Rispetto al coevo Sette anni in Tibet è meno hollywoodiano ma non molto più convincente. Da segnalare la stupenda colonna sonora firmata da Philip Glass. Un film che merita in ogni caso una visione.

Galbo 15/12/07 13:03 - 12380 commenti

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"Kundun" è il frutto dell'incontro tra uno dei registi metropolitani per eccellenza come Scorsese ed il mondo della spiritualità tibetana, incarnato dalla figura del Dalai Lama. Benchè molto suggestivo da punto di vista delle immagini (alcune sequenze sono tra le migliori mai fotografate in un film di Scorsese) il film soffre di una certa prolissità e lunghezza frutto probabilmente della necesità di spiegare le motivazioni ideologiche e politiche dei leader del popolo tibetano per i quali il regista parteggia apertamente.

Cotola 11/04/10 00:35 - 9009 commenti

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Interessante film di Scorsese che ad un comparto tecnico ineccepibile, a partire dalla regia (si vedano in particolare le scene di massa che sono come sempre dirette in modo magistrale) fino ad arrivare al montaggio, alla fotografia, ai costumi, le scenografie e tutto il resto, non fa corrispondere un adeguato svolgimento narrativo che solo a tratti si rivela efficace e riesce a coinvolgere lo spettatore. In ogni caso un film non banale e di sicuro superiore alla media almeno in quanto a fattura.

Tarabas 25/12/10 23:44 - 1878 commenti

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In un villaggio tibetano un monaco scopre in un monello il nuovo Dalai Lama: il film è la sua storia; il suo nome è Tenzin Gyatso, l'attuale capo spirituale del buddhismo tibetano. Visivamente folgorante, come i costumi rituali dei monaci, rigoroso e biografico, il film va accettato con il suo ritmo e le sue lentezze, le immagini oniriche mescolate alle lunghe inquadrature dei paesaggi. Sullo sfondo, il dramma dell'invasione cinese e la fallita intesa con Mao. Intenso.
MEMORABILE: Le inqudarature del Mandala percorso dalle mani di un monaco, che si sovrappongono alle sequenze finali.

Minitina80 16/10/17 21:23 - 2980 commenti

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Un’opera che vive dell’estetica e della funzionalità delle singole parti, lasciando la sensazione che alla fine qualcosa manchi all’appello. Scenografie e costumi sono semplicemente perfetti, mentre il commento musicale di Glass riesce a donare spessore alle immagini, spesso suggestive e di grande impatto visivo. Si vede chiaramente Scorsese da che parte sta e quanto creda nel progetto, ma a latitare è la scintilla che lo avrebbe reso immune dalla noia e dal poco interesse. Una narrazione troppo didascalica non rende la storia avvincente.

Pinhead80 12/08/20 15:01 - 4719 commenti

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La scoperta e la vita del quattordicesimo Dalai Lama viene raccontata maestosamente da Martin Scorsese. Il messaggio di speranza che esce da questo importantissimo leader religioso mondiale è molto potente e lo incorona a vero e proprio pilastro della resistenza non violenta. La prima parte lo umanizza molto perché ne mostra il lato gioioso e bambino, la seconda o eleva in tutta la sua magnificenza pur mantenendone la semplicità di fondo. Un film molto complesso e forse poco capito ma che racchiude in sé le contraddizioni di un'epoca e di un mondo inquieto.
MEMORABILE: L'inquietante e terribile discorso di congedo di Mao Tse-tung al Dalai Lama.

Thedude94 27/10/22 23:44 - 1089 commenti

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Considerato ingiustamente come uno dei film minori di Scorsese, in realtà quest'opera è un puro omaggio al Dalai Lama e si inserisce perfettamente in quel filone narrativo legato alla religione dell'amato regista americano. La fotografia di Deakins e i costumi di Ferretti rappresentano perfettamente la cultura tibetana e, nonostante lo straniamento che può dare il fatto che parlino per la maggior parte in lingua inglese (d'altronde la produzione è americana), fanno sì che si empatizzi al massimo con la condizione di un popolo costretto all'esilio e di un uomo mite e pacifico.

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