Una delle più celebri commedie nere americane, diretta da un Frank Capra più che mai alla ricerca del ritmo comico e che costringe Cary Grant a una recitazione esagitata: lo vediamo muoversi sul set comr una cavalletta, strabuzzando gli occhi, piegandosi e alzandosi in continuazione per parlare con le piccole zie, salendo e scendendo le scale dell'appartamento/set (non dimentichiamo che il film è tratto da una commedia di Jospeh Kesserling, di chiara impostazione teatrale), aprendo e chiudendo cassapanche, impazzendo al telefono mentre cerca di sostenere un dialogo sensato con la fresca moglie ignara della situazione, saltando e correndo da una parte all'altra della casa. Un vero argento vivo, insomma...Leggi tutto (penalizzato da un brutto doppiaggio italiano), che però può anche arrivare a infastidire per i suoi eccessi. Attorno a lui, con una certa indipendenza, si muovono poi tutti gli altri personaggi: le due famigerate vecchie zie avvelenatrici (Josephine Hull e Jean Adair), il fratello pazzo che si crede Roosevelt (forse la figura più genuinamente divertente, ottimamente interpretata da John Alexander) e l'altro fratello ritrovato, Jonathan, una maschera alla Frankenstein (Capra avrebbe voluto proprio Karloff) che si fa accompagnare da un timido assistente (Peter Lorre) e si rivela subito essere un criminale. Il ritmo è quasi da film comico puro, con momenti esilaranti alternati ad altri un po' forzati e stanchi (soprattutto quando in scena ci sono il fratello Jonathan e il suo assistente). Ad oggi una commedia un po' datata ma ancora con molte frecce al proprio arco.
Simpatica commedia, a tratti spassosa, con un Grant spiritoso (piacevolmente caricaturale nelle espressioni), anche se doppiato maluccio. Deliziose le due vecchiette mortifere. Un plauso però va anche all’orrido “fratello” del protagonista (non ditegli che assomiglia a Boris Karloff). Il film funziona molto bene fino a tre quarti di pellicola, ma poi scivola troppo nella farsa, esagerando con le pagliacciate e calcando inevitabilmente la mano (troppi malintesi, gente iper ottusa e una rissa clownesca). Occhio alla cassapanca. Nel complesso riuscito.
Celebre, quasi leggendaria pellicola, pluricitata nei ricordi cinefili e nei film dei decenni successivi (uno, italiano, fra i mille: Tutti defunti tranne i morti). Poi, a vederla o a rivederla, non è così eccezionale come si pensava, ma restano alcune cose fantastiche, a partire dalle ziette che, più che camminare, fluttuano e saltellano. Indimenticabile Peter Lorre.
Capolavoro. Da un grande successo teatrale dell'epoca, Capra trae una commedia nera molto
divertente. Ambientato prevalentemente in una sola stanza, come a teatro, con tempi comici e battute memorabili. Splendido e affiatatissimo il cast. Grant è semplicemente superbo; le due vecchiette Adair e Hull simpatiche e bravissime; Lorre e Massey sublimi. Resto del cast da applausi. Molte le scene da ricordare.
MEMORABILE: Grant che scopre cosa contiene la cassapanca; Grant che scopre la verità sul fratello e il suo amico; la rissa finale e il finale.
Spassosa commedia realizzata dal geniale Frank Capra a partire da un'opera teatrale; il film mantiene un impianto decisamente da palcoscenico e la regia coglie perfettamente i tempi dello spettacolo, dotando il film di un ritmo praticamente perfetto, con momenti di irresistibile comicità di stampo noir. Ottimo il cast, con un eccellente Cary Grant, affiancato da ottimi caratteristi, come nella migliore tradizione della commedia americana di grande livello.
L'impeccabile tecnica registica del geniale Capra mette al mondo questa che è una signora commedia, con uno stile molto teatrale (è dal teatro che il film trae origine) e con tempi comici perfetti, botta e risposta efficaci e soprattutto ritmi sempre arzilli. Bella la trama (che in pratica parla di occultamenti di cadaveri) che fa del film un pilastro della commedia nera. Sono ottime tutte le interpretazioni, in particolare quella del dinamicissimo Cary Grant.
MEMORABILE: "Mi hanno detto che assomiglio a Boris Karloff".
Parodia dalle tinte macabre, diretta con parsimonia da Capra e recitata alla grande da un vivacissimo Cary Grant, all'uopo supportato da una serie di attori che contribuiscono a valorizzarne la parte. Pur essendo svolto in un'unità spazio/temporale assai ridotta, il film tiene incollati alla poltrona poiché riesce a generare emozioni contrastanti ed universali (con prevalenza di ilarità garantita dall'assurdità del plot: due vecchiette malevole che han dell'impossibile). Piccolo grande classico, adatto ad ogni tipo di pubblico e reso sempre più affascinante dall'incèdere del tempo.
Arzille vecchiette uccidono i loro malcapitati ospiti. Geniale, divertente, irresistibile commedia nera che a distanza di decenni non mostra il minimo cedimento. Capra è bravissimo nel trasferire sullo schermo con la giusta vivacità un'opera teatrale, e i suoi attori (a cominciare dalle incredibili vecchiette Adair e Hull) stanno al gioco deliziosamente cinico. Il ritmo è il vero protagonista di questo indimenticabile classico del cinema comico.
Una delle più belle e straordinarie commedie nere di tutti i tempi, animata da una grande regia come Capra (capace di girare in questo caso un film molto lontano dalle sue corde), una notevole sceneggiatura (meno stupida di quanto si possa pensare in un primo momento) ed un cast ricco di attori eccellenti, fra i quali spiccano Cary Grant ed un Peter Lorre una spanna sopra tutti. Imperdibile ed inimitabile.
Nonostante le tante lodi ricevute credo che siamo distanti dal raffinato umorismo di Lubitsch e dalle migliori commedie dello stesso Capra. Grant appare oltremodo tarantolato e diverse gag non dimostrano grande inventiva, specie quando sul set mancano le due tenere ziette. Anche il finale è potenzialmente spassoso ma con troppa carne al fuoco e troppi occhi stralunati.
MEMORABILE: Quando le due vecchiette si scandalizzano per il cadavere "estraneo" nella loro cantina.
Questa vecchia commedia è un susseguirsi continuo di trovate brillanti e situazioni comiche in cui un gigioneggiante (forse esageratamente!) Cary Grant domina - ma tutto il cast è più che adeguato nell'interpretazione di questo pugno di personaggi, tutti, pur in modi diversi, capaci di restare nel cuore a film finito. La pellicola avanza tra gag e malintesi senza un solo momento di stanchezza; nelle ultime scene si scoprono le carte e la comicità è pura, ma sempre resa con abilità. Nonostante gli anni trascorsi, ancora estremamente godibile.
MEMORABILE: La scena in cui Grant scopre il cadavere.
Una pazzesca commedia nera con personaggi azzeccati e una storia che è anni avanti; davvero incredibile la non-chalance con cui le due zie si accollano una dozzina di omicidi; la verve di Cary Grant non è l'unica personalità a reggere il film, che ha la sua forza nella coralità dell'insieme. Peccato per qualche lungaggine di troppo.
Una delle migliori commedie nere del cinema statunitense, d'impostazione teatrale e vecchio stile ma che conserva tuttora il proprio fascino. Grant, esagerato più che mai, si scapicolla qua e là in una famiglia di matti scatenati, dal fratello che si crede Roosevelt alle simpatiche zie misericordiose e sterminatrici. Peccato solo per il doppiaggio carente.
Due simpatiche vecchine avvelenano i pensionanti per alleviare le loro pene. Capra in libera uscita dai suoi territori mette in scena un testo teatrale, tutto basato su entrate e uscite di scena dei protagonisti (vivi o morti) e su una comicità molto fisica (nella quale Grant non pare a suo agio e va spesso fuori giri). Non male il sosia di Karloff e Lorre che rifà M. Forse anche a causa del doppiaggio, mi è sembrato un film piuttosto invecchiato e la sua comicità nera oggi fa sorridere e poco più.
Una piccola commedia nera fatta davvero di poco, quasi teatrale nel suo incedere isterico ma immobile e con una carrellata di attori, sfruttati piuttosto bene. Su tutti ovviamente Grant, qui fuori di testa come non mai: domina la scena in ogni momento ed è indimenticabile nei suoi folli tentativi di nascondere il "vizietto" delle sue adorate zie. Certamente non tra i film memorabili di Capra, ma un piacevole diversivo da riscoprire e di cui meravigliarsi. Perché no? Se dopo così tanto tempo si ride ancora... Bel doppiaggio.
Uno dei film più noti con Cary Grant, anche se certamente non uno dei suoi migliori. I momenti di grande divertimento senza dubbio non mancano (le scene col fratello che si crede Theodor Roosvelt, le vecchine che si scandalizzano per la presenza di un cadavere "estraneo" nella loro cantina, etc...), ma l'aria che generalmente si respira è quella di una morbosa perenne tendenza al grottesco inutilmente esasperato. Ed il giochetto alla lunga stanca. Bravi Grant e la Hull, anche se la Adair lo è ben di più. Pessimo doppiaggio italiano.
MEMORABILE: Il fratello/Roosvelt che dice: "Caaaricaaaaa!!!"
Commedia nera di Frank Capra che agli occhi dello spettatore odierno risulta datata, a differenza di altre commedie del regista come L'eterna illusione. Il ritmo è forsennato e alcune sequenze sono particolarmente assurde, ma comunque in certi frangenti si ride di gusto. Cary Grant sopra le righe ma lascia il segno, il più convincente è Peter Lorre.
Una delle commedie americane più belle di ogni tempo, un manifesto alla bravura del grande Frank Capra. Intrisa di humour nero e con un ritmo vivacissimo, nonostante la quasi totale unità di luogo, con dialoghi brillanti e tanti momenti divertenti. Tutto il cast è perfetto, a partire da un Cary Grant scatenato, passando per un Peter Lorre fantastico fino alle due adorabili vecchiette assassine. Un vero e proprio capolavoro assoluto.
Cary Grant, in procinto di sposarsi, scopre che le sue due adorabili zie coltivano il vizio di mandare all'altro mondo anziani tristi e solitari, allo scopo di alleviare le loro sofferenze. Inoltre suo zio si crede Theodore Roosevelt e il fratello maggiore è un pluriomicida in fuga... Commedia briosissima incentrata, come nell'Eterna illusione, su una famiglia stramba, ma questa volta con connotazioni più o meno criminali. Grant, assai giovane, è un pò troppo esagitato ma il rest del cast è perfetto ed il ritmo non lascia respiro. Godurioso.
Commedia noir vecchia maniera tratta da una rappresentazione teatrale di qualche anno prima e di gran successo. Il regista Frank Capra è un genio e il film non ha momenti di cedimento, supportato da un Cary Grant in forma smagliante e uno stuolo di attori bravi a tenergli dietro. Qualche momento comico è addirittura irresistibile. Cult da vedere.
Il fulcro della commedia sono le figure delle due zie e del nipote che si crede Roosevelt. Il loro rapporto "criminale" è perfetto e condotto con una convinta ingenuità che permette poi il roteare, attorno alla vicenda, delle persone "sane" e quindi di dare il via a gag che si tirano l'un l'altra a ogni entrata in scena di nuovi personaggi. Da non dimenticare l'esterno con i tassisti. Capra gestisce bene il tutto e si accetta anche un Cary Grant che è volutamente l'unico spesso sopra le righe. I tre del fulcro (cui aggiungerei Lorre) sono i migliori.
MEMORABILE: I cambi d'abito, sempre adeguati, del "Presidente Roosevelt".
Divertente black comedy con uno straripante Cary Grant travolto da una serie di eventi bizzarri. Le sue espressioni sbigottite ai folli racconti delle zie sono impagabili, ma anche Massey nel ruolo di Johnny (una sorta di Frankenstein) è straordinario, tant'è che parlando della sua plastica facciale dice: "mi hanno scambiato per Boris Karloff". Capra dirige con mestiere e senza snaturare l'impianto teatrale della commedia ne rispetta ritmo e tempi comici. Menzione speciale per l'inquietante Peter Lorre (già mostro di Düsseldorf). Da vedere.
MEMORABILE: La Lane e Grant si rincorrono intorno a un albero: "Ma tesoro, amerai anche il mio cervello?" "Una cosa per volta".
Commedia nera frizzante come poche, densa di battute fulminanti, con personaggi spassosi, inimitabili e indimenticabili, orchestrati da una regia che sa il fatto suo; il tutto su una sceneggiatura solida, costruita a incastri, con attenzione ai tempi comici e ai colpi di scena. Un godibile passatempo d'antan che non ha una ruga e che ancora una volta dimostra la validità dello strumento parodistico (trattasi di lettura umoristica dei generi horror e thriller) quando utilizzato con cervello.
Totalmente irreale e per nulla credibile. Se si sorvola sui personaggi delle vecchiette (che non raggiungono la cattiveria de Zia Angelina), che sanno reggere la scena con un'innata cattiveria al vetriolo proposta sopra le righe sul vassoio della normalità, Grant si barcamena con espressioni fuori luogo al cospetto di situazioni inverosimili. Difficile reggerne la visione. Sconsigliatissimo.
Probabilmente la "commedia nera" più famosa della storia del cinema, in cui Capra rielabora un grande successo di Broadway mantenendo l'impianto teatrale con un'unica location e dando spazio all'irresistibile testo di Kesselring. In tale contesto emergono le grandi capacità attoriali dei protagonisti, con la Hull e la Adair che mostrano un grande affiatamento maturato in tanti anni di palcoscenico assieme. Un film che scorre leggero e sornione fino alla fine, divertendo un'America che doveva dimenticare gli orrori della guerra. Intramontabile!
MEMORABILE: L'entrata in scena di Massey; La studiata "leggerezza" di Grant nel rendere il personaggio.
Datatissima commedia nera, zeppa di pagliacciate (Grant e le sue demenziali pantomime sfiorano l'insopportabile, la trombetta: "Caricaaa", la terribile battuta dell'autista: "Sono una caffettiera!") dall'impianto teatraleggiante e con numeri da avanspettacolo ben poco divertenti (la cassapanca, i poliziotti imbecilli). Nulla da dire sulla regia di Capra (almeno per l'epoca) e qualche sprazzo horror con l'entrata in scena del frankensteiano nipote Jonathan, ma pare che si divertano solo gli attori, in questa scombiccherata farsaccia parecchio sopravvalutata.
MEMORABILE: Cary Grant legato alla sedia come il poliziotto delle Iene; Jonathan che vuole accoltellare il poliziotto idiota; "13 corpi in cantina"; La sambuca.
Buona l'atmosfera e le ricostruzioni sceniche del vecchio quartiere in cui abita la folle famiglia Brewster. Trama divertente, con una riuscita coppia di vecchiette, all'apparenza innocue ma che in realtà sono due avvelenatrici. C'è Peter Lorre nella parte di un chirurgo plastico che ha dato al suo compare, Raymond Massey, le fattezze di Boris Karloff (chissà che esito avrebbe avuto il film col vero Karloff). Cary Grant ha la faccia del bravo ragazzo adatta a controbilanciare l'ambiente pazzo e criminale dei suoi familiari.
Forse la più classica delle commedie nere: deliziosamente perfida, esilarante e frenetica. Buona parte del meritato successo va attribuita all'indovinatissimo cast, da un Gable sopra le righe che rivolge spesso gli occhi sgomenti al pubblico all'adorabile coppia Hell-Adair, dall'impressionante Massey truccato come Boris Karloff in Frankenstein al buffissimo Lorre. Le gag si rincorrono instancabili, fra cadaveri occultati ed equivoci d'ogni genere, in un ritratto paradossale della pazzia e dell'innocente beatitudine che da essa deriva. Finale "a sorpresa" un po' brusco ma necessario.
MEMORABILE: "Roosevelt" parte alla carica su per le scale; Grant scopre il corpo nella cassa; Il volto con cicatrici del fratello Gionata; L'arrivo della polizia.
Questa celeberrima commedia nera americana su due vecchine con un "hobby" molto particolare, pur non essendo un film perfetto (in particolare la parte in cui entra in scena il fratello scomparso stenta a decollare), è ricca di spunti e regala tocchi di humor davvero notevoli. Ottimo il finale, a nobilitare una pellicola che a distanza di 77 anni si mantiene ancora giovane e fresca.
MEMORABILE: La reazione di Cary Grant quando scopre di essere figlio illegittimo.
Tra i titoli di punta della commedia nera americana, risulta piuttosto sopravvalutato. È vero che la regia di Frank Capra è ottima, come è vero che la storia (basata su una commedia teatrale, e si vede) è a tratti molto divertente. Ma è anche vero che comunque tutto gira attorno alle stesse situazioni che vengono tirate troppo per le lunghe. La lunga durata fa sì che il film finisca pure per annoiare. Finta la recitazione di Cary Grant, evidentemente forzata e a tratti fastidiosa. Con un bel taglio al metraggio e un protagonista più da commedia sarebbe stato molto meglio.
Novello sposo scopre che le zie nascondono cadaveri in cantina. La partenza, fuorviante, si dirige verso una commedia delle parti sul matrimonio, poi invece rivela uno humor nero dai tratti macabri. Notevole la regia di Capra, con gran ritmo narrativo e le ziette che ne beneficiano ogni volta che entrano in scena. Grant non è agevolato dal solito doppiaggio e tende ad essere sempre sopra le righe. Lorre è di una classe superiore e tiene alta l’attenzione. L’ultima parte vira nel farsesco con punte di screwball comedy e smette di divertire.
MEMORABILE: Il differente cadavere nella cassapanca; L’aggressione alla moglie; Il poliziotto commediografo; Figlio illegittimo.
Una commedia nera decisamente esilarante, condotta da Frank Capra con i tempi giusti e interpretata da Cary Grant con gli occhi sempre strabuzzati e la recitazione giustamente caricata. Si ride dall'inizio alla fine e il candore con il quale le signore raccontano ciò che fanno come abitudine quotidiana dice molto sull'orrore della società media americana. Davvero riuscito.
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Inizialmente il direttore del manicomio (Everett Horton) era una delle vittime delle "dolci" vecchiette. Successivamente alla anteprime della pellicola Capra fu costretto a non farlo morire poiché il personaggio fu considerato troppo simpatico dal pubblico che quindi ci sarebbe rimasto molto male se fosse morto.
CuriositàDaniela • 2/04/13 12:54 Gran Burattinaio - 5926 interventi
Il film è l'adattamento di una commedia omonima di Joseph Kesselring, rappresentata con molto successo a Broadway.
Per il ruolo di Jonathan Brewster, fratello del protagonista Mortimer, Capra avrebbe voluto Boris Karloff, che lo interpretava sulle scene teatrali, ma per l'indisponibilità dell'attore, dovette ripiegare su Raymond Massey, truccato con un look che richiamava il mostro di Frankenstein.
Si trattò di un bel cambio di immagine per Massey, fino ad allora noto soprattutto come il padre della patria in Abramo Lincoln in Illinois