Prigioniero della seconda strada - Film (1975)

Tratta da un'opera di Neil Simon, è una commedia amara che narra le nevrosi che possono colpire l'americano medio che vive nelle grosse città (ma che possiamo benissimo estendere anche alle nostre metropoli odierne). Ovviamente ciò che aumenta il valore del film sono le straordinarie interpretazioni di Jack Lemmon e Anne Bancroft, che riescono a tenere a galla una trama che soffre un po' di staticità (ma non per questo manca di essere spunto per riflettere sulla qualità della vita odierna). Discreto.

Storia di una crisi personale che è anche crisi dei valori incarnati dalla vita metropolitana. La storia dei due protagonisti (splendidamente interpretati da Lemmon e da Anne Bancroft) si staglia così sullo sfondo di una metropoli (New York) mai così oppressiva e tentacolare. Il film, tratto da un'opera di Neil Simon, si avvale di una buona sceneggiatura e di una regia efficace nel sottolineare le nevrosi dei personaggi.

Coppia sull'orlo di una crisi di nervi nell'infermo metropolitano: manager di mezz'età licenziato per la crisi, cerca inutilmente un nuovo impiego e cade in depressione, mentre la moglie tira avanti in qualche modo. Come sempre accade nelle commedia tratte da Simon, non mancano le battute fulminanti e le situazioni sapide, ma il tono complessivo è tutt'altro che allegro. Nonostante qualche forzatura, a rendere pregevole questa "commedia drammatica" sono le interpretazioni di Lemmon, grande istrione, e di Bancroft, di sublime ironia.

Sembra una sorta di seguito di Un provinciale a New York, interpretato da Jack Lemmon 5 anni prima. Qui però interpreta un cittadino newyorkese alle prese con la vita di tutti i giorni, sia a lavoro che a casa. Sempre grandissimo, affiancato da una Bancroft altrettanto bravissima. Ottimo anche il resto del cast. Rapido cameo per un giovane Stallone.

Adoravo questo film da piccolo, anche se coglievo solo i lati umoristici trascurando tutto il resto. È una commedia dolceamara graziata dalle belle interpretazioni della Bancroft e Lemmon, quest'ultimo alle prese con una vita moderna che non gli va più giù e la classica crisi di mezz'età. A quanto pare niente riuscirà ad aiutarlo. Da piccolo sorridevo spesso quando litigava con i vicini, ora invece per altri motivi. Non certo un filmone, soffre di tratti statici e una certa ripetitività, ma comunque merita ben una visione.

Il solito, fantastico, Lemmon ma anche una straordinaria Anne Bancroft in un'ottima commedia che mi ha ricordato molto Woody Allen. La sceneggiatura è tratta da una pièce teatrale di Neil Simon e infatti il film è basato essenzialmente sui dialoghi. Si ride, ma spesso lo si fa amaramente, anche perché le disavventure che porteranno Lemmon all'esaurimento nervoso (il licenziamento, la disoccupazione e il furto nella sua abitazione) sono drammi che chiunque può trovarsi a vivere. Da vedere.

D'impostazione teatrale ma con un gran ritmo, scandito da dialoghi vivaci e brillanti con battute non banali e un'acuta osservazione dello stile di vita frenetico americano delle grandi città. Vera e propria gara di bravura tra Lemmon e la Bancroft, assecondati da una regia che li lascia a briglia sciolta, spaziando da momenti comici ad altri decisamente amari. Bene anche il cast di supporto e la colonna sonora. Davvero notevole.

Dramma urbano tratto da una pièce teatrale di Neil Simon, che parte benissimo (la prima mezz'ora è notevole) per poi afflosciarsi lentamente. Non mancano tocchi di doloroso realismo e i due protagonisti sono ovviamente all'altezza della situazione, eppure non convince del tutto. Forse affronta troppi temi in una volta sola: alienazione, disoccupazione, disagio psichico. Ad ogni modo Lemmon è spettacolare, e vale la pena di affrontare il film anche solo per gustare la sua interpretazione.

Una commedia agrodolce sulla crisi di identità legata alla perdita della propria professione, che porta il protagonista a una rancorosa deriva depressiva, alla quale cerca di riparare la comprensiva e amorosa moglie. L'andamento teatrale è evidente nella struttura dialogica e nella parsimonia degli esterni newyorkesi (comunque pregevoli) con battute che vanno dall'ironico all'amaro, che fanno riflettere sulla fragilità emotiva e sul peso che ha su di essa una società competitiva come quella americana. Grandissima prova di Lemmon e Bancroft che attenua qualche momento di stasi.