Nonostante il titolo possa far pensare a una nuova avventura del barone targata Hammer, in realtà è un piccolo horror americano, con un lontano discendente del barone. Per il resto vi troviamo i tipici giovani anni 50' e pochi spaventi, per gli amanti dell'horror vintage.
Una della peggiori creature di Frankenstein apparse sullo schermo, sia per il trucco che per la recitazione dell'attore che lo impersona. Stavolta il cervello è quello di una bionda svampita, ma i risultati non cambiano, siamo sempre di fronte a un essere brutale (però più ubbidiente, secondo gli intenti degli autori del film). Ci sono anche rimandi al dottor Jekyll inseriti abbastanza a caso, ma che riescono divertenti. L'ambientazione è contemporanea e non manca un numero musicale con i teenager degli anni Cinquanta. Dialoghi banali.
MEMORABILE: Si sente bussare alla porta... aprono, ed è il mostro.
Uno scienziato intento a far progredire la medicina con il ritrovato di un nuovo farmaco è supportato da un discendente di Frankenstein, intenzionato a ripetere l'esperimento dei progenitori. Terrificante low budget parte di un quartetto indescrivibile di pellicole (tra le quali anche She demons) nel quale predomina l'effetto comico dato da trucchi infantili, come l'utilizzo di palline da ping pong al posto degli occhi. Mostri a go-go: non solo quello femminile di Frankenstein ma anche generati dal siero e, in parte, debitori di Jekyll & Hide.
MEMORABILE: Le movenze della "creatura" sui trampoli; Gli occhi fuori dalle orbite della ragazza sotto effetto di siero...
Tra le meno riuscite rivisitazioni del mito di Frankenstein. Passi il make-up della creatura le cui vicissitudini in fase di produzione non hanno contribuito a una buona riuscita, ma anche il resto non si rivela indovinato. Deprecabile calare il soggetto in un contesto anni ’50, dalle sfumature opposte a quelle originali. Gli intermezzi musicali a bordo piscina, poi, rappresentano il culmine di una scelta rivelatasi sbagliata che fa strabuzzare gli occhi dall’incredulità. Tedioso e destinato a essere sepolto dalle sabbie dell’anonimato.
Il nipote pazzo del dottor Frankenstein, nelle vesti di scienziato e seduttore, trasforma una bella fanciulla in mostro carnevalesco, poi punta una pin-up bionda e minorenne, la uccide e le espianta il cervello (gli serve per la sua creatura). È solo l'inizio di questo squinternato horror fantascientifico, campione di razza nella categoria "se non lo vedi non ci credi". Così come è impossibile prenderlo sul serio non delude, però, se si cerca lo spasso dei prodotti rozzi, comici loro malgrado, fumettistici e manicomiali fatti con pochi dollari.
MEMORABILE: "La creatura", un omone deforme e ridicolo con il cervello di una pin-up bionda (che il dottor Frankenstein chiama "Lei").
Al nadir delle produzioni (...) fanta-horror degli anni '50, nei paraggi di Ed Wood, ecco un'idea banale riscattata involontariamente dalla miseria del budget, o dall'ubriachezza del truccatore, per cui la creatura che - come da titolo - si suppone di sesso femminile (e come tale è apostrofata) assume tuttavia le sembianze di Pietro Ingrao, generando un cortocircuito transgender che consegna l'altrimenti dimenticabile film alla tenebrosa nicchia dei culti minor(at)i. La scena più spaventosa è l'intermezzo musicale.
Godibile trashata da drive-in che, forse anche più de La strage di Frankenstein, trasuda un feeling Fifties risibile ma a suo modo irresistibile (non mancano i siparietti rock 'n' roll). Il dottor Frankenstein (un esaltato Donald Murphy) è più viscido e spietato che mai, la trama assurda (c'è un subplot superfluo con l'eroina tramutata in mostro licantropesco per mezzo di un siero), con tracce di sessismo (il cervello di una donna sarebbe più propenso a essere comandato) e reazioni umane incredibili. Allucinante il make-up della nipote-mostro.
MEMORABILE: Il dottore assalta sessualmente l'eroina, poi si scusa offrendole un drink (in realtà un siero sperimentale) e lei lo accetta come se nulla fosse!
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