Due vite che si sfiorano soltanto, il caso che tesse le sue trame: c'è davvero tanto in questo meraviglioso film di Kieslowski. Cercare di comprendere in modo logico il suo fervido simbolismo sarebbe un grave errore, una vera e propria forzatura. Quello che conta è la storia che ci viene raccontata, dalla quale possiamo trarre le nostre conclusioni o -meglio- i nostri dubbi. Kieslowski ci ha donato un film elegante, bello da vedere, anche più bello da "sentire", e -cosa rara- emozionante come pochi. Merita più di una visione. La Jacob è brava almeno quanto bella, e questo dice tutto.
Apologo vagamente borgesiano del raffinato Kieslowski, con un'interprete bellissima e convincente. Brevità e austerità formale tengono lontani rispettivamente noia e compiacimento artistoide, anche per chi non rimanga particolarmente estasiato dall'insieme, col suo fardello di metafore. Buonissimo lavoro, forse non il capo d'opera di cui si disse all'epoca della sua uscita nelle sale - ma ci fu una vera Kieslowski-mania... Suggestivo ed efficace l'uso del sonoro.
Delicato, profondo, dolce e pieno di musica, questo film è un vero e proprio dono, che non ci si stanca di vedere e rivedere. Il significato della storia, fantastica ma mai irrealistica, non è spiegato, ma si fa intuire, percepire, attraverso richiami, coincidenze, piccoli oggetti, sprazzi di luce, arie musicali. Girato in ambientazioni e con luci calde, morbide e senza tempo, dominato da una Irene Jacob bellissima e sensibile, è un film che ci fa di nuovo innamorare della vita, dei suoi piccoli misteri, della sua imprevedibile magia.
Bel film la cui sceneggiatura (particolarmente curata come sempre accade nei film di Kieslowski) mantiene costantemente sospeso il piano narrativo tra realtà e immaginazione. Fondamentale (come accade in Film Blu) il ruolo della musica che accompagna come un contrappunto tutta la vicenda; l'aura misteriosa viene accentuata dalla bella fotografia e dall'intensa interpretazione di Irene Jacob.
Un film assolutamente meraviglioso. Kieslowski, come sempre, scrive e dirige un capolavoro dalla bellezza estasiante che esplora un tema esistenziale estremamente profondo. Ottima fotografia e regia in generale e sicuramente un'eccellente interpretazione della protagonista che ben riesce a rappresentare "la doppia vita" di cui al titolo.
Film silenzioso nel suo insieme, da guardare più che vedere. Atmosfere rarefatte, coincidenze, simbologie, tutto può anche essere casuale nella sua curiosa e singolare trama. A volte un po' lezioso e autocompiacente, ma sempre intenso e introverso...
Gran film di Kieslowski in cui ogni componente contribuisce al notevole risultato
finale: la regia,corroborata dall'ottima fotografia, è molto bella ed elegante da vedersi; la sceneggiatura è al solito curata e fornisce una storia molto intensa, itrigante, misteriosa ed emozionante a patto di evitare, come già detto da altri davinottiani, di ostinarsi a disvelare in modo razionale ogni simbolismo; la musica
avvolgente che svolge un ruolo fondamentale nel narrato. La Jacob è semplicemente splendida nella sua bellezza e bravura. Da vedere.
Collocato tra il Decalogo e la trilogia dei colori e con la stessa ambivalenza del Film Rosso, finisce per assumere il valore di una tappa di transizione. C'è il rispetto dei canoni narrativi tipici del regista polacco, la solita presenza di morali sottintese e di un’astratta meditazione in immagini caricate di forza espressiva, con la sola annotazione che qui il dilemma morale è più leggero che in altri lavori. Spicca di più un bel confronto-contrasto del parallelismo tra due facce della stessa medaglia e un erotismo più forte del solito. ***!
Ha già la temperatura e la musica rarefatta (di Preisner) dei futuri film dei colori questa favola sulle due identiche cantanti liriche con destini diversi: la polacca che muore al concerto e la francese che s'innamora d'un marionettista. La domanda è: la vita si basa sul libero arbitrio o sul caso che tira i fili? Ma lungi dall'essere un arido apologo, il film è un dipanarsi di emozioni, centellinate in sottili sensazioni, dove perfino una bustina del tè nell'acqua ha il fascino di un indicibile spleen, calato in una carica fotografia ambrata.
Con straordinaria leggerezza, autorialità, Kieslowski immortala, con una fusione perfetta e alquanto rara, la vita di due ragazze, una polacca ed una francese che non si conoscono (né si incontreranno mai), ma che hanno molto in comune. La tragica esperienza dell’una sarà la salvezza dell’altra, grazie ad un gioco di simboli e situazioni. Bisogna lasciarsi prendere dal flusso di emozioni, da quei primi, primissimi piani, da quei campi e controcampi, quel cercare i mutamenti delle espressioni della splendida doppia interpretazione di Irène Jacob, sottovalutata.
Cabalistico, sensoriale. Due destini diversi per due vite simili e parallele per cui una, la Veronica polacca, si immola alla causa del talento liberando cristologicamente dal “peccato” l’altra Veronica, la gemella parigina ignota e lontana. Come farà più tardi Wong-Kaw Wai con In the mood of love, Kieslowski lavora di cesello un’opera magica, eterea, simbolica, sussurra malinconie (il funerale, lo spettacolo delle marionette) e trae impressioni pittoriche da una fotografia insieme occidua e bruciante. Pre-Lynch.
MEMORABILE: Lo spettacolo con la danza delle marionette.
Due sconosciute identiche vivono un’esistenza simile a distanza. Approccio al doppio e alle implicazioni che portano la vita a modificarsi solo in piccoli ma cruciali episodi. Kieslowski resta criptico in alcuni momenti simbolici (il finale) ma lascia intendere (il vetro con l’immagine al contrario; le marionette) gran parte del girato. Leggermente compassata la parte centrale. Brava la Jacob nel rappresentare l’incertezza di chi ha influenze sensoriali.
La bellezza della Jacob in quest'opera è seconda solo alla sua bravura, doppio polo di una vicenda che racconta due vite parallele, legate da un filo non esplicitato e destinate a procedere lungo diverse diramazioni. Lo Sliding doors di Kieslowski è un concentrato di poesia per immagini: ogni inquadratura curata in modo maniacale e una fotografia che riporta la realtà sul piano onirico, terreno proprio del racconto. Le musiche sono l'ideale fiocco sulla confezione.
Prologo rivelatore: c'è chi può contare le stelle e chi le morenti foglie autunnali. Ma forse che non cadono entrambe? Intessuto di raffinato simbolismo, in un seppia che rovescia nell'intimismo il tetro squallore del Decalogo 5, questo Kieslowski racconta con lirismo e discrezione una storia di doppi governata dal più classico degli effetti farfalla. Ciò che non è stato per l'una sarà per l'altra: a tirare le fila, la magnetica e criptica figura del burattinaio di cui si innamora Véronique. Migliore e più intensa la prima mezz'ora polacca.
Kieslowski narra con la consueta abilità, capace di rendere suggestive anche le piccole cose quotidinane, avvolgendo il suo racconto semi onirico in una confezione curatissima in cui la fotografia eccellente e musiche coinvolgenti riescono a far immergere chi guarda nel suo sogno narrato. Un sogno che parla di doppi, di amore e di morte. Film complesso, da vedere più volte, che contiene alcuni rimandi al Decalogo. Splendida la Jacob.
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Ravvediti! (scherzo) E' un gran film. Merita, anche se ovviamente ci vuole un pò di pazienza
poichè non è certo un film di cassetta per il grande pubblico. Riprova, sarai più fortunata.
;-))
Ravvediti! (scherzo) E' un gran film. Merita, anche se ovviamente ci vuole un pò di pazienza
poichè non è certo un film di cassetta per il grande pubblico. Riprova, sarai più fortunata.
;-))
Diciamo che non lo ricordo così terribilmente lento e noioso. Forse non eri in vena. Potresti
rivederlo, ma certo se non lo facessi non ti perderesti un'opera essenziale nella storia della cinematografia mondiale.
Renato ebbe a dire: Propongo di bànnare Gugly per una dozzina d'anni, e come pena aggiuntiva la visione integrale del Decalogo in polacco e senza sottotitoli! :)
Scherzo ovviamente, i gusti sono gusti e non tutte le sensibilità sono uguali... come si sarà capito dal fatto che i suoi film sul Davinotti li ho inseriti quasi tutti io, adoro Kieslowski in modo particolare.
capito...ok, dove sta la camera del purgatorio con tutta la filmografia?
scherzo...in realtà questo film mi ha talmente colpito in negativo che non ho avuto voglia di approfondire
E' un film da vedere con un'approccio a mio avviso poco "razionale" lasciandosi prendere dal mistero della vicenda e dalla bellezza (e centralità rispetto alla vicenda) della colonna sonora. A me è capitato di vederlo più volte e ho sempre notato qualcosa di nuovo
DiscussioneRaremirko • 3/10/17 02:16 Call center Davinotti - 3862 interventi
Molto buono e lìho trovato un film arty in perenne ricerca di perfezione tecnica e formale.
Molto brava la Jacob nel doppio ruolo in un film dove l'irrazionale, sino al finale, conta più della logica.
Apprezzato da molti, merita il recupero per l'originalità di mezzi e contenuti.
Ripeto, poi, come già detto in altri lidi, l'omonimia l'ho sempre trovata inquietante (vedere anche L'uomo in più).