Note: Aka "Biancaneve and Company". Taluni segnalano nel cast la presenza di Diego Abatantuono, ma è chiaramente una bufala (nei titoli di testa non compare), in quanto si tratta di un imitatore che rifà la sua classica parlata. Come vi sono cloni di Verdone e Benigni, messi nel film probabilmente per abbindolare il pubblico attraverso il trailer del film.
Chi poteva portare sullo schermo una farsaccia erotica incentrata su Biancaneve (addirittura nella icona classica disneyana...) se non Mario Bianchi? Poverissimo (di soldi) barzelletta movie, potrebbe essere considerato il contraltare di W la foca. Contando su un discreto cast di coprotagonisti, il film si lascia andare ad una demenzialità dietro l'altra, senza nemmeno tentare di nascondere gli anacronismi! Quando la genialata e il fancazzismo collimano. Da notare la presenza al suo interno di cloni di Abatantuono (la voce off), Benigni e Verdone.
MEMORABILE: Impagabili i sette nani dai nomi come Dammelo, Trombolo, Stronzolo...
Sicuramente strano da classificare per via di una comicità paradossale (simil L'aereo più pazzo del mondo, per intenderci) accentuata da Gianfranco D'Angelo che sorge da un televisore, surrogato moderno dello "specchio della verità". Per il resto la Miti (che è un gran bel vedere) sposa alla perfezione la bellezza sensuale di Biancaneve (così definita perché... concepita durante un rapporto sulla neve!). Mario Bianchi è autore da riconsiderare, come dimostrano il variegato cast della pellicola (Bracardi, Lionello, Murgia) e la colonna sonora.
MEMORABILE: La perfida regina (trans) Crimilde si fa iniettare nel "membro" un liquido velenoso, col quale spedire Biancaneve (immaginare come) nel mondo dei più.
Bruttissimo, deprimente filmaccio che non contiene una sola idea sensata che sia una e con un ritmo decisamente inesistente. Sprecatissimi attori del calibro di Gianfranco D'Angelo, Enzo Garinei, Murgia, Lionello e Bracardi. Inconsistenti gli altri, a partire da Michela Miti (neppure troppo sexy). In definitiva da evitare.
Pessimo, squallido da non crederci. Eppure non ci si annoia, forse per i volti simpatici dei caratteristi discreti che popolano il film, forse per la bellezza di Michela Miti (che con questo film decretò la sua fine) o forse per quella (almeno mia) cinica curiosità verso i prodotti famosi per la loro bruttezza. Qui siamo veramente al limite: nemmeno una scena che abbia anche solo una trovata originale e divertente; nemmeno la parodia funziona perché va troppo oltre (i 7 nani diventan saggi, Ponzio Pilato che c'entra...). Povero e volgare, trash da paura.
MEMORABILE: In una scena uno dei 7 saggi (quello che copia Verdone) si permette di dire che Bouchet, Vitali e addirittura Celentano siano una stronzata!
Agghiacciante, inimmaginabile. Entra senza dubbio nella serie “se non lo vedi, non ci credi”. Battute che uccidono, altro che sorridere. Si cerca (inutilmente) di divertire con gli anacronismi (nella reggia si usano telefoni, televisori e radiotaxi), ma il gioco, fin lì tollerabile, si fa micidiale quando arrestano Garinei in mezzo a automobili moderne e antenne televisive. Bellissima, e perfetta per la parte, la lattea Michela Miti, unico motivo per reggere fino in fondo.
MEMORABILE: Il citato, pazzesco arresto di Garinei.
Trattandosi di Bianchi ci si aspettava la solita boiata, eppure nonostante la trama e alcune battute idiote e tralasciando alcune situazioni agghiaccianti riesce a divertire, se visto con lo spirito giusto. Bianchi, qui forse alla sua unica regia decente, riesce a trasportare la fiaba di Biancaneve nell'alveo della commedia sexy. Passabile.
MEMORABILE: I sette nani, lo specchio di D'Angelo e la regina transessuale.
Atroce. Una parodia soft-core della favola di Biancaneve spaventosamente noiosa, incapace di suscitare il minimo sorriso - tranne quando è in scena brevemente D'Angelo in versione Specchio Magico - e irritante nei suoi insulsi anacronismi e volgarità assortite. L'inettitudine di Mario Bianchi è un fiume in piena che travolge tutto: i grossi nomi (Garinei doppiato da Pescucci, Murgia, Bracardi, Lionello), la nivea venustà della Miti, i pochi spunti curiosi (la regina trans, i riferimenti al mondo delle TV locali). Continiello ricicla le musiche de Il trafficone: ovvero, "Il ballo del qua qua".
Forse visto in compagnia di amici, con qualche bicchiere di vino in corpo e con la voglia di ridere per forza, potrebbe essere un gran divertimento. Divertimento per le innumerevoli balordaggini di cui è costellato il film che nemmeno le grazie di qualche giovane fanciulla, Michela Miti in testa, riescono a compensare. E pensare che l'idea non è nemmeno male (nel suo genere) e ci sono pure gli interpreti adatti. La regia e la sceneggiatura non sono minimamente all'altezza, perciò la visione oltre ad annoiare, intristisce pure.
Incommentabile. Dovrebbe bastare per questo abominevole incrocio tra una recita dell'oratorio e un porno turkmeno (non me ne vogliano i turkmeni). Sul canovaccio della favola viene innestata una serie di barzellette zozze, gag da avanspettacolo e volgarità impresentabili. Lasciamo perdere la confezione da filmino delle vacanze. Incredibile che siano coinvolti attori con una reputazione come Agus, Magni e D'Angelo. La Miti fa l'oca con sospetta naturalezza.
Squallida rivisitazione della celebre fiaba, condotta con uno stile che si vorrebbe originale ma che, al di là di qualche piccola trovata, lascia trasparire sciattezza e trascuratezza da ogni dettaglio. C'è da dire che il tipo di comicità (di dubbia efficacia) anticipa quella del "Drive in" e, in parte, quella dei Vanzina (per via dei riferimenti alla società contemporeanea in costesti ad essa estranei), ma non per tutti potrebbe trattarsi di un pregio. Non male la fotografia, sprecato Murgia, musiche di repertorio. In definitiva, da evitare.
Tremendo - oltre che quasi fuori tempo massimo per il genere - esemplare di mix tra farsa pecoreccia e barzelletta-movie. Pur non raggiungendo i livelli deliranti di altri capolavori dell'orrido del periodo, il film è un campionario di brutture e gag non riuscite, spesso reminescenti del periodo del decamerotico settantiano; al di là della sciatteria produttiva e dello script senza idee, il vero problema è l'assenza di veri comici, rimpiazzati da deprimenti cloni. Si salvano D'Angelo e la sexy Miti, ma spiace vederli in un lavoro così avvilente.
Il solo motivo (quasi) per vedere questo pseudo-erotico dai toni grotteschi e paradossali è la presenza di Michela Miti; sensuale e simpatica, ottima per la parte. Per il resto è tutta una cialtroneria barzellettara disuguale e disastrata, che lascia il tempo che trova. Trash ai limiti del sopportabile che interesserà gli esegeti del genere, per via dell'accumulo di assurdità e non-sense d'accatto.
La fiaba più antica del mondo è ormai così inflazionata (qui troviamo anche la metaparodia: attori che riproducono gesta e fattezze di comici che a loro volta imitano in modo beffardo la realtà) che pare non abbia più nulla da insegnare. Si scherza sulle tresche erotico-politiche e sul tanto modaiolo, oggidì, ritorno estetico-chirurgico verso la verginità, ultima frontiera dell'eros. Ma il minimal-casareccio registico e la demenzialità della favella deprimono i tentativi di satira. Questo fumettone non è da gettare, ma nemmeno si eleva sul piedistallo.
MEMORABILE: La strega travestita da uomo seduce Biancaneve; La parodia dei carabinieri; Gianfranco D'Angelo dietro lo specchio.
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DiscussioneZender • 4/01/11 08:37 Capo scrivano - 47770 interventi
R.f.e. ebbe a dire: "Potrebbe" essere dello sfortunato Giorgio Porcaro (Benevento, 29 novembre 1952–Monza, 4 giugno 2002), la "voce narrante" in stile Abatantuono-terruncello-prima-maniera... A me non sembrava proprio Porcaro (che non credo tra l'altro, essendo il vero padre di quella parlata, avrebbe accettato di imitare chi lo imitava). Perchè il narratore è un clone di Abatantuono, e Porcaro non lo era. Comunque, R.f.e., bisognerebbe mettere nelle curiosità ciò che è sicuro, in generale le ipotesi.
DiscussioneMatalo! • 26/10/11 14:20 Call center Davinotti - 614 interventi
Zender ebbe a dire: R.f.e. ebbe a dire: "Potrebbe" essere dello sfortunato Giorgio Porcaro (Benevento, 29 novembre 1952–Monza, 4 giugno 2002), la "voce narrante" in stile Abatantuono-terruncello-prima-maniera... A me non sembrava proprio Porcaro (che non credo tra l'altro, essendo il vero padre di quella parlata, avrebbe accettato di imitare chi lo imitava). Perchè il narratore è un clone di Abatantuono, e Porcaro non lo era. Comunque, R.f.e., bisognerebbe mettere nelle curiosità ciò che è sicuro, in generale le ipotesi.
Oddio, Porcaro, poverino, accettò di fare diverse schifezze nella vita. Chissà, magari anche questa è da annoverarsi tra le tante.
A me la voce pareva la sua ma non sono un esperto in materia
DiscussioneMatalo! • 26/10/11 14:42 Call center Davinotti - 614 interventi
Ecco Biancaneve e i sette sadici... sadici nel senso che con il loro umorismo sono torture viventi!
Scusate se faccio una domanda sciocca, e mi rivolgo principalmente a B.Legnani che parla di "lattea Miti" (fantastica sinestesia) dopo aver dato un giudizio talmente basso da sfiorare la sublimazione.
Insomma, io non sono mai riuscito a vederlo ma ogni volta che lo segnaliamo sul forum mi si accende una lux di curiosità.
Vale la pena provare??
Direi che dipende dallo stato d'animo e dalla capacità di "subire" filmacci.
Ci sono momenti in cui io non ho voglia di guardare un Kubrick, per esempio, e preferisco un Alvaro Vitali.
Se pensi di essere disponibile a cose di cattivo gusto e di realizzazione trasandata...
B. Legnani ebbe a dire: Mco ebbe a dire: Vale la pena provare??
Direi che dipende dallo stato d'animo e dalla capacità di "subire" filmacci.
Ci sono momenti in cui io non ho voglia di guardare un Kubrick, per esempio, e preferisco un Alvaro Vitali.
Se pensi di essere disponibile a cose di cattivo gusto e di realizzazione trasandata...
Ok, vedrò di trovare una sera in cui abbia voglia di farmi male ah ah ah ah ;-)
Grazie mille della tua risposta solerte!!