Spiazzante film questa ventesima (per l'epoca, o ventunesima se si include il simpatico episodio di
Storie incredibili Il giardino di Vanessa) opera del texano dagli occhi di ghiaccio.
Spiazzante perchè poco nelle corde dell'Eastwood che conosco, dove il buon Clint sembra accodarsi alla moda tarantiniano/coeniana che esplose a metà degli anni 90 (più che per bizzarre scelte narrative poco consone al suo stile)
L'inizio è terribile, e non si riesce a entrare in empatia con il film (troppi personaggi, troppi dialoghi logorroici, troppi festini alla
Grande Gatsby), e la mano di Clint si fa fatica a cogliere (se non nel buffo bulldog, uguale al Polpetta di
Coraggio fatti ammazzare)
Pare una gara teatraleggiante a chi recita meglio (per me, comunque, meglio Cusack di Spacey) e alcune raffinatezze stonano con il carattere ruvido del sergente Gunny.
Insomma un Clint che è tutto fuorchè un Clint.
Poi una strana malia misticheggiante avvolge la pellicola (gli strampalati riti voodoo di Minerva al cimitero di notte, Lewis e i tafani, Spacey che suona l'organo da novello dottor Phibes) ibridandosi con acri sapori tennesseewilliamsiani da melodrammone anni 50 nel caldo torrido degli Stati Uniti del Sud.
Clint mescola dramma, commedia, mistero, magia nera, legal thriller, stoccate stile
Gli insospettabili (il confronto Spacey/Law) e, curiosamente, bazzica la comicità da avanspettacolo (lo show della drag queen Chablis Deveau, la divertente sequenza al ballo delle debuttanti di colore, dove Deveau dà il meglio di sè, in gag volgarotte e menar di culo che mi hanno fatto venire alla mente un momento analogo di
Porky's 2-
Mi hai rotto una tetta-, le pantomime ospedaliere per accedere all'obitorio, gli scoppiettanti dialoghi di Deveau sul suo "cioccolatino",la riunione delle mogli per bene che giocano a bridge, girata da Clint come fosse una parata militare con il perfetto sincronismo delle donne che escono dalle auto, Spacey che distribuisce sigarette ai galeotti in cella, con un carcerato che lo annusa mentre telefona) e tira in ballo transgenderismo, omosessualità, libertà sessuale, marchettari, temi non propio facili da trattare per un conservatore repubblicano come lui, senza scadere nel macchiettistico.
Certo, da Clint non mi aspettavo scenette alla
Porky's 2 o che lasciasse mano libera all'istronismo della trans Lady Chablis, e che si riducesse al più classico (e stantio) legal thriller ormai venuto a nausea (negli anni novanta certa stà moda di far finire tutto nelle aule di tribunale, dove i film tratti da John Grisham proliferavano, e anche il buon Clint non ha resistito al richiamo per stare al passo)
La mano del cavaliere pallido salta fuori nel personaggio violento e poralacciaro di Jude Law, e nello scontro a pistolettate con Spacey, nonchè in alcune sonorità jazz che tanto piacciono all'autore di
Bird.
Colpo di scena finale inaspettato (l'infarto), anche se un tantinello moralisticheggiante.
Un Clint completamente diverso, più autoriale, più bizzarro, decisamente complesso, spesso sgangherato e assolutamente imperfetto, ma a suo modo coraggioso, che tenta strade diverse dal suo cinema classico, non controllando perfettamente la troppa carne al fuoco, stonando a più riprese, ma con una certa vitalità (si nota, comunque, che il buon Clint ci ha messo anima e corpo nel progetto, e non solo la figlia)
Durata un pò eccessiva, noiosetto nelle parti processuali, il miscuglio di generi non è ben amalgamato e il soggetto avrebbe richiesto una regia più visionaria e surreale (doti che mancano a Clint, che spesso cade nella trappola alla Tenente Colombo), ma nell'insieme rimane , forse, tra le opere più stralunate e balzane di Clint.
Grande fotografia del fido Jack N. Green, e notevole l'inizio circolare che si ricongiunge alla chiusa finale sulla statua della ragazza degli uccelli nel parco, che simboleggia la giustizia.