Una delle più insulse, vuote e mal dirette commedie all'italiana di sempre. Svogliata come il suo protagonista, Vittorio Gassman, che dimostra quanto in parti da commedia comica classica (almeno nelle intenzioni) non riesca a trovare la sua giusta dimensione. A prima vista sembra la più tipica situazione da equivoci: ci sono due fratelli gemelli (entrambi ovviamente interpretati da Gassman) totalmente diversi nel carattere: il primo, Mario Agasti, è un importante uomo politico; il secondo, Filippo, un nullafacente che sfrutta la popolarità del fratello per fingersi lui e salvarsi così da situazioni imbarazzanti. E’ Filippo la pecora nera del titolo e gli...Leggi tutto avversari (e non) politici lo avvicinano per proporgli prevedibili scambi di persona. Il problema è che Luciano Salce, regista altre volte brillante (basti citare i primi due Fantozzi), forse per non voler ricadere nella solita commedia degli equivoci tenta un'altra via, quella della commedia a vago sfondo politico, senza sfruttare minimamente le ampie potenzialità dell'idea comica dei sosia. Ma la cosa peggiore è che, pur tentando di rifuggire da situazioni comiche che lui ritiene evidentemente troppo banali, finisce per cadere in gag spesso paradossalmente banalissime o, come si direbbe “in gergo”, vecchie come il cucco. In più aumenta il disagio di una pessima sceneggiatura, oltretutto confusa e incapace di spiegare con chiarezza e coerenza le sfumature della vicenda, inserendo personaggi assolutamente superflui (vedi la coppia di giovani “alternativi” altrimenti detti hippies, siamo nel 1968!). Non c'è un filo logico preciso (colpa anche del pessimo montaggio) e la storia non ha senso!
Tra le varie idee vecchie come il cucco ecco che Salce, con Gassman, rifà i Menecmi. Siamo a fine stagione per la commedia all'italiana però non è così disgustoso. Vi si ritrovano tracce dello stile di Salce di Colpo di stato nell'illustrazione dei politici nei teleschermi, nel vagare errabondo nella sceneggiatura e in un humour peculiare. Il film non scintilla ma un po' di personalità ce l'ha anche se, ripeto, l'escamotage è vecchiotto. Il grande Rocky Roberts canta le canzoni del film.
Mario Agasti è un politico integerrimo ed idealista, il gemello Filippo un pragmatico trafficone: chi la spunterà? La domanda è retorica ieri come oggi, sebbene questa satira di Salce, poggiante sull’artifizio plautiano del sosia messo in atto da un impeccabile Gassman, sia aduggiata da una sceneggiatura vaga e prolissa e da note d’ordinanza sui trends d’epoca (hippies, santoni del Gange, marijuana e libretto rosso di Mao). La bellezza della distinta Gastoni si completa con quella dell’effervescente La Russa, e Walter, in abito talare, fa le prove per La casa di Avati. Smussato.
MEMORABILE: Il sagrestano che crede di vedere doppio per aver bevuto di nascosto il vino dell’Eucaristia; la foto al cadavere di Albertini spacciato per vivo.
Film bruttarello, per via di una sceneggiatura frettolosa e approssimativa (all'epoca non esisteva l'Ambasciata della DDR in Italia!) e che scade ulteriormente dopo la festa "africana". Lo si guarda fino in fondo, perché Gassman ha qualche guizzo e qua e là si impenna (l'arrivo della strepitosa Marisa Fabbri). Flebile la satira politica. Albertini, uomo dell'opposizione, viene non casualmente descritto con fazzoletto rosso al collo, ma mentre miete il grano chiude con qualcosa che pare "alalà"!
Deludente film di Salce, che procede a "strappi", poco divertente ma che fortunatamente si riprende un po' dalla festa africana in poi. Curioso il fatto che Gassman metta in pratica per la patata d'oro l'idea suggeritagli da un suo vecchio compagno di classe cinque anni prima in Il successo. Comparsata per Banfi, notevole la lolita La Russa (anche se inserita non bene nella vicenda).
Da Salce mi sarei aspettato qualcosa di più. La satira non graffia più di tanto, anche e soprattutto per via di una sceneggiatura poco incisiva che mina la riuscita totale di un film altrimenti molto riuscito. Comunque si lascia guardare, anche per merito di un Gassmann grandioso e istrionico. Molto bella la meteora La Russa, così come sempre distinta e affascinante è la Gastoni. Ottime le canzoni cantate da Rocky Roberts. Tutto sommato non male.
Nelle intenzioni degli autori presumibilmente un film, che sfruttando il tema del "doppio" (in questo caso i due gemelli dai caratteri agli antipodi) vuole raccontare e denunciare il malaffare della politica italiana (e da questo punto di vista opera assai attuale). Propositi in parte vanificati da una sceneggiatura lacunosa che affida al mattatore Gassman gran parte del peso del film che difetta appunto per la scrittura inadeguata. Qualche momento simpatico che non basta però a risollevare l'insieme. Mediocre.
Basta un solo Gassman per dirottare un film su di lui (specie quando la sceneggiatura è debole, come in questo caso), figuriamoci se sono due... Il film è completamente suo, gli altri sono un contorno dove quasi sembra di vedere la svogliatezza rassegnata del "tanto c'è lui". I film come questo hanno il merito di ricordarci da dove e da quando l'Italia politica è partita, per giungere dove ora è. Attraverso una satira che dovrebbe divertire ma, al contrario, è triste, si assiste allo scambio in famiglia del buono con il cattivo. Pecora nera contagiosa.
Molti bassi e pochissimi alti per questo film diretto da uno dei migliori registi anni 70 e interpretato da un attore immenso come Gassman. Nonostante le buone possibilità, questa commedia che si vorrebbe di denuncia si salva per il rotto della cuffia. Albertini fa poco più che un cameo e appaiono per pochi istanti anche Jimmy il fenomeno (qui accreditato col vero nome) e Lino Banfi. La parte peggiore è sicuramente la festa africana, veramente ridicola.
MEMORABILE: Albertini miete il grano con fazzoletto rosso e grida... "Alalà"??? Mah...; La festa africana, con un capo di stato da annali del ridicolo.
Il personaggio dell'arraffone truffaldino pieno di risorse di addice a Gassman almeno quanto il lutto a Elettra. E il Mattatore si butta mani e piedi in questa commedia di Salce in cui si trova addirittura a interpretare contemporaneamente il suo alter ego. Ma il risultato, vuoi per una sceneggiatura non eccezionale, vuoi per il poco lavoro del protagonista sulla mimica dei due gemelli (Gassman, nel bene e nel male, non è Totò) lascia un senso di inappagamento non colmato nemmeno dalla buona prova della Gastoni. Guardabile, ma niente di più.
MEMORABILE: "Questi sono gli italiani, i più rompicoglioni di tutti" (Il presidente dello Zemia a sua moglie).
Molto facile nella satira sulla disonestà politica nonché in certi frizzi (il sagrestano che crede di vedere doppio, l'allusiva "Patata d'Oro") si lascia, però, vedere con piacevolezza: i meccanismi della commedia agra vengono suonati con la consueta bravura anche se manca la vera cattiveria di altre pellicole di Salce (emerge con gusto solo nell'episodio con Albertini e dall'accenno a Enrico Mattei). A distanza di mezzo secolo la forza metaforica sulla putrefazione italiana, allora data per scontata, ingrossa visibilmente. Grande Gassman.
Deludente: da una Gassman sdoppiato nel ruolo di due gemelli dal carattere opposto (un moralista democristiano e uno spregiudicato trafficone che sfrutta la somiglianza col primo) ci si aspetterebbero guizzi senza tregua. Salce invece non solo decide di buttarla sulla satira politica, ma fa addirittura sul serio senza avere presupposti all'altezza. Così, inciampando goffamente fra vari must dell'epoca (hippies col libretto rosso che ballano musica beat) la ghigliottina del '68 si abbatte inesorabile anche qui, come sul coevo Profeta di Risi.
MEMORABILE: La festa africana; Le foto pornografiche.
Satira sulla politica del tempo che usa il tema del doppio. Mattatore di turno è Vittorio Gassman, che recita in modo esemplare la parte strappando qualche risata. Il film però non pare decolla mai e ha un finale quasi scontato, tirato via. Un'occasione che poteva senz'altro essere sfruttata meglio. Piccole apparizioni per Fiorenzo Fiorentini, Paolo Paoloni e Jimmy il Fenomeno. Nulla di che.
MEMORABILE: Il sacrestano che vede i gemelli in Chiesa e non crede ai propri occhi; L'onorevole che si trova per strada seduto sul sedile.
Il doppio speculare in un film ha un solo fine, dimostrare quanto le parti in fondo si assomiglino. Così lo zelante onorevole Agasti, il "buono", è un egotico che lascia sfiorire la moglie; il gemello Filippo sarà anche furfante ma è un geniale uomo di mondo. E Salce, regista mai scontato, al connubio aggiunge una nuance machiavellica: la volpe nella politica italiana è di gran lunga preferita al leone (quantomeno al ministero degli esteri). Commedia non spiacevole però ridondante, che vive di marchingegni morali e, certo, del mattatorismo qui persino duplicato di Gassman.
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Numerose sono le scene in cui i due gemelli interpretati da Gassman sono assieme, ed è facile intuire che la cosa è possibile unendo due riprese fatte in tempi diversi nella stessa inquadratura. La cosa avviene con risultati notevoli, soprattutto per l'epoca.
Finchè l'inquadratura è fissa il trucco avviene senza problemi, ma in una scena dove i due camminano seguiti da una carrellata all'indietro è più complicato: la prima piega della tenda al centro dello schermo appare per un momento sdoppiata in senso verticale, segno che l'inquadratura (o la velocità) delle carrellate nelle due riprese non era la stessa:
L'espediente truffaldino della "patata d'oro" è praticamente lo stesso del film Il successo. In questo film è Gassman stesso ad idearlo mentre ne Il successo gli viene suggerito dal conoscente Cesaretto (Mino Doro).