Carmela è una bambola - Film (1958)

Encomiabile sintesi tra commedia partenopea e neorealismo rosa, che infila una gag dietro l'altra toccando l'apice nell'esilarante scena della seduta psicanalitica, in cui le interpretazioni dell'inconscio si mischiano ai numeri della smorfia napoletana. C'è pure un transgender! Manfredi è al solito eccellente; la Allasio - sonnambula velata da una seducente sottoveste - è più seriosa del solito, ma ridiventa spumeggiante nel gran finale "giudiziario". Impareggiabili anche D'Alessio e Tedeschi.

Avvenente ragazza figlia di ex guappo è promessa sposa a baronetto ma soffre di sonnambulismo e le notti si ritrova a vagare sui tetti fino a casa d'un giovane popolano che detesta perché in concorrenza d'affari col padre. Complicazioni tra i tre. Ambientata sulla costiera amalfitana, è una commedia leggera e scontata nella trama ma girata con buon gusto e spunti originali, come la presa in giro della psichiatria e dei guappi e il surreale processo. Bravi attori, nota per Tedeschi psichiatra e D’Alessio guappo stagionato. In definitiva si guarda volentieri con rilassato divertimento.

Godibile commedia di ambientazione partenopea con tanto di stereotipi sui napoletani. Nulla di eccezionale ma di sicuro un film garbato e divertente, con alcuni momenti molto riusciti (la seduta psicanalitica ma anche il processo finale). Buona la prova di Manfredi, bella davvero la Allasio.

Innocua pochade di ambientazione partenopea i cui pregi più o meno si equiparano ai difetti. Le ingenuità (proprie dell'epoca, ma anche no) abbondano, da un processo farsa al trans inglese alla ragazza in sottoveste scambiata per fantasma. Non mancano i momenti divertenti, affidati per lo più all'estro e alla bravura di D'Alessio Manfredi e Tedeschi, tra cui merita una menzione il reclutamento dei vecchi "guappi" da parte di D'Alessio. Film che si lascia guardare piacevolmente e si dimentica facilmente.

Commediola gradevole, dalla storia molto debole ma salvata dall'ambientazione amalfitana e dai caratteristi napoletani, che in più di un'occasione strappano la risata. In particolare scenette come quelle con i guappi o i duetti fra Manfredi e Carlo Taranto sono da ricordare. La Allasio bella come sempre e adatta alla parte, ma molto bravo anche D'Alessio nella parte di suo padre.

Questo film del sottovalutato e dimenticato Gianni Puccini ha la grazia di un arabesco e la cadenza gentile di un minuetto. Liberamente tratto dal melodramma ottocentesco di Bellini “La sonnambula”, possiede uno spirito divertito e un po’ svagato, gode di elementi narrativi buffi che si alternano a timidi languorini sentimentali mentre l’incantevole scenario di Amalfi ci ricorda che siamo nei paraggi del neorealismo rosa di pittoresca ambientazione strapaesana. Sensibile e ispirata la regia, spummeggiante l'Allasio (ma far credere che una "bambola" come lei sia già un principe del Foro è un po' troppo), piuttosto timido Manfredi.

Commediola d'ambientazione amalfitana che si solleva dall'ordinarietà più greve grazie all'irresistibile prova di Manfredi; l'attore è a più riprese impagabile: durante la seduta psicoanalitica, davanti allo specchio, in tribunale, come cicerone che reinventa la storia antica. Allasio meno polposa del solito, ma simpatica nei panni improbabili di avvocatessa.

Film ispirato alla celebre canzone partenopea "'A sunnambula", di cui riprende il primo verso e la vicenda a grandi linee. Si tratta, come all'epoca succedeva spesso, di una storia appena abbozzata affidata al mestiere dei protagonisti, tutti bravissimi, che riescono a tenerla in piedi con brio indovinando molti momenti divertenti. La buona regia di Puccini tiene la love story entro i confini del buon gusto narrativo evitando patetismi e lungaggini. La confezione è nella media dei film del genere, di cui questa pellicola rappresenta un valido esempio che piacerà agli appassionati.

Graziosa commedia dalla trama assai gracile ma sorretta da ottimi interpreti, in primis ovviamente Manfredi ma anche dai vari caratteristi partenopei che danno vita a vari sketch più o meno riusciti. Tutto è ben al di sopra delle righe: dallo psicanalista che classifica i pazienti per numero al surreale processo finale, nel quale si accusa nientemeno che un fantasma. Ultimo film per la breve ma prolifica carriera della sonnambula Allasio (16 film in 8 anni), che qui dà il meglio nei panni dell'avvocato. Non certo memorabile ma simpatico.