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MMJ Davinotti jr
Anno: 1967
Genere: corto/mediometraggio (bianco e nero)
Regia: Daniele D'Anza
Note: Telefilm di 50 minuti della serie "Tuttototò".
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Dalla serie TUTTOTOTO’ (mandata in onda dal Programma Nazionale nel 1967) uno degli episodi migliori, con un Totò piuttosto in forma alle prese con uno dei personaggi più classici del suo repertorio, il maestro di musica spiantato (di nome fa Marduccheo Stonatini), sposato con Giusi Raspani Dandolo che lo rimprovera continuamente di essere un fallito e di credersi un artista senza averne le qualità. Il telefilm è diviso sostanzialmente in due sketch: il primo è in casa, contraddistinto dai battibecchi con la moglie e arricchito dall'entrata in scena di una vicina alla quale Totò spiega quanto sua moglie sia inadeguata e insensibile all'arte. Chiamato poi a dirigere la banda di un paesino in...Leggi tutto occasione di una sagra, troverà alloggio alla locanda Leon d'Oro per la notte. Non essendovi lì tuttavia camere libere, sarà costretto per una serie di equivoci a dividere un lettino in un saloncino di passaggio, affittato per errore anche a un avvocato (Mario Castellani, che con Totò dà vita all’ennesima variante dello sketch del vagone letto) e a un vecchiarello in fin di vita (Ernesto Calindri). Davanti al conteso lettino i tre occupano la seconda parte con un divertente scambio di battute (Calindri resta un po' in ombra, prevedibilmente) che degenera in insulti e ovvi rimandi a una situazione già provata più volte da Totò con la sua spalla prediletta. Il finale, inevitabile, ci mostra il comico napoletano rifare il numero del direttore d'orchestra con consumata maestria, portandosi dietro un autentico esercito di bersaglieri in corsa. Nonostante una certa sciatteria generale ci si diverte abbastanza.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Smoker85 - Non male, dopotutto:
Marcel MJ Davinotti jr., Undying, Rambo90 - Mediocre, ma con un suo perché:
Pigro - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Minitina80, Panza
Mardocheo Stonatelli (Totò) è uno scalcinato maestro d'orchestra, con mobili in via (definitiva) di pignoramento. Si profila l'opportunità d'incassare qualche baiocco con l'ingaggio che gli viene offerto: dirigere l'orchestra in occasione d'una festa paesana. Ne consegue una vera e propria... baraonda! Comparsate per Ernesto Calindri e Valeria Fabrizi (la svampita cameriera). Il finale con sarabanda ritmata ad "inno dei bersaglieri" è tratto da vari spettacoli teatrali di Totò. Andato in onda il 13 Maggio 1967, totalizzò 17 milioni di presenze.
MEMORABILE: Castellani a Totò: "Faccio l'avvocato". La replica di Stonatelli: "Si, ma uno di quegli avvocati senza clienti..."
Forse l'episodio più comico della serie TuttoTotò, partendo dai diverbi tra il musicista Stonatelli e la povera moglie Peppa (vessata oltremodo e colta da un raptus appena vede delle banconote), passando per la serie di improbabili impegni vantati dal maestro alla contessa, per finire al diverbio coll'avvocato Spaghetti (interpretato dal sempre ottimo Mario Castellani). Inverosimile e comica la serie di acciacchi e mali che affligono il terzo pensionante (Calindri). Gran finale con il numero del direttore d'orchestra, forse un po' troppo lungo.
MEMORABILE: Il diverbio tra il maestro Stonatelli e l'avvocato Spaghetti.
Tutto l’episodio è un insieme di vecchie battute e sketch già noti in altre pellicole, qui riproposti e appena rielaborati per sembrare troppo uguali. Soffre dei momenti di inesorabile lentezza, ma ciò nonostante Totò è in buona forma, è vivo e ci regala qualche breve attimo di ilarità. Il finale con la banda, oltre che già visto, è troppo lungo e sfiancante.
Se già in generale, in alcune occasioni, la serie non spicca per originalità e brillantezza, qui addirittura Totò appare insopportabile, in preda a esagerate mossette e smorfie: in questo senso l'apice è dato dall'eterno concerto finale, cinque minuti che non paiono finire mai. Nemmeno la presenza di Calindri e Castellani salva la baracca. Più brillante e simpatica appare invece l'irruenza della Raspani Dandolo, come contraltare alle pretese di Totò. Sono davvero cinquanta minuti pesanti e poco divertenti.
Leggermente inferiore ai precedenti. Totò riprende praticamente il personaggio di Totò a colori riproponendo poi, nella seconda parte, lo sketch della camera di passaggio visto (in versione un po' diversa) negli Onorevoli. Ed è proprio questo lungo sketch la fase più riuscita, nella quale finalmente il protagonista può sbizzarrirsi con l'abituale spalla Castellani e con un Calindri davvero in parte. Più sterili i battibecchi con la moglie, mentre depotenziato dall'età appare il finale con la marcia e i fuochi artificiali.
Il terzo episodio dell’omaggio a Totò è l’unione maldestra e incoerente di due storie diverse in un plot sbilenco e inconsistente: il maestro di musica e la locanda con gli equivoci su una camera condivisa. Non c’è dubbio che il protagonista mantenga la verve giusta e riesca a sfoderare qua e là le sue divertenti trovate sempreverdi. La mancanza di vere idee si nota: non a caso il film punta molto sugli altri attori, pur bravi, ma la cosa non regge. Da notare le panoramiche sui volti pasoliniani del finale prima del solito carosello bandistico.
Ernesto Calindri HA RECITATO ANCHE IN...
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